Il Settecento per l’Occidente è un secolo estremamente variegato: è il secolo della rivoluzione industriale inglese, della rivoluzione nordamericana, della rivoluzione francese e della sua diffusione, per opera di Napoleone, della fine dell’ Europa confessionale e della rivoluzione illuministica.
L’Italia, divisa in tanti piccoli stati , risentì sia pure moderatamente di questi profondi rivolgimenti subendo, specie nella penisola, almeno in epoca napoleonica, radicali mutamenti.
La Sardegna, nell’ultimo decennio del secolo, sia pure vivacizzata da numerose sommosse popolari e dai moti antifeudali, non si lasciò coinvolgere a pieno dalla rivoluzione francese, da quella industriale e tanto meno dalla rivoluzione culturale illuministica, ma si attardò nel clima dell’ancien règime in cui la nobiltà e il clero ebbero il sopravvento in mezzo ad una popolazione scarsa e dispersa nel territorio, alle prese coi problemi di sussistenza e sottoposta alle numerose vessazioni feudali (1).
Nel corso del Settecento la popolazione sarda passò dai 300 mila ai 360 mila abitanti, e tolte le città regie di Cagliari, Sassari, Oristano, Alghero, Iglesias, Bosa e Castelsardo, era suddivisa in circa 350 piccoli centri rurali, appartenenti a circa 360 feudi, di cui 188 di feudatari sardo-piemontesi e 172 spagnoli. I primi tendevano a risiedere nelle città più che nei borghi e i secondi, affidando i feudi ai “podatari” tende in Spagna. I nobili, generalmente si trattava di piccola nobiltà, erano circa sei mila e il clero, tra quello regolare e quello secolare era costituito da circa otto mila unità, nel totale il ceto privilegiato costituiva oltre il 3% della popolazione (2).
Data l’organizzazione feudale, lo scarso commercio e le ridotte iniziative imprenditoriali in tutti i settori dell’economia, le rendite tendevano ad assottigliarsi, per cui le lotte sia all’interno della nobiltà che del clero sia all’interno degli stessi ordini privilegiati erano frequenti e violente. Non mancavano altresì le persistenti rivalità e contrasti tra le città e i centri rurali.
A ciò si aggiunga il flagello costante della malaria, delle epidemie ricorrenti e delle ricorrenti carestie (3).
Infine si consideri l’infausto inizio del secolo che vide la Sardegna nel 1708 passare dalla Spagna all’Austria e poi, nel 1717 tornare per un anno alla Spagna e quindi all’Austria, nel 1720, da questa al Piemonte, che per un trentennio sperò di barattarla con territori di terraferma. Da sottolineare i vincoli diplomatici imposti al principe di Piemonte e neo re di Sardegna: l’assoluto rispetto della lingua ufficiale castigliana, delle consuetudini giuridiche e circoscrizionali e della legislazione spagnola.
Questi continui passaggi “coloniali” non poterono non influire sui ceti privilegiati, che spesso costituirono delle vere e proprie fazioni a favore o contro la Spagna o l’Austria (4).
Lo scarso controllo del territorio, vasto e, specie nella parte settentrionale, impervio, da parte di un’autorità centrale, completa il quadro.
Ad ogni modo il secolo del dominio dei Savoia può essere suddiviso in due periodi che vanno dal 1820 al 1860 e da quest’anno alla fine del secolo.
Il primo può definirsi quello dell’occupazione e dell’organizzazione amministrativa omogenea del territorio e il secondo quello dell’inizio delle riforme e della decisa formazione di una nuova classe dirigente filopiemontese.
Chiaramonti nel Settecento.
I dati socio economici su Chiaramonti possono desumersi dalla relazione, risalente al 1769, di Vincenzo Ormedilla dal momento che il paese faceva parte del Principato di Anglona, comprendente gli altri paesi viciniori.
Chiaramonti risultava per popolazione il secondo paese del Principato, con 1.196 anime, dal momento che Nulvi, centro principale, ne aveva 3.590, Sedini 836, Martis 753, Laerru 550, Perfugas 338, Bulzi 292.
D’altra parte dai censimenti pervenutici prima e nel corso del Settecento il paese contava 856 abit. alle soglie del 1700 (1698), 1.238 nel 1728, 1.167 a metà del secolo (1751), con un evidente incremento nei primi 30 anni, visto che passo’ da 856 nel 1698 a 1.238 nel 1728 con un incremento di 382 abitanti. Ventitré anni dopo subì un decremento di 71 abit., per riprendersi 18 anni più tardi (1769) con un incremento di 28 anime senza però riuscire a recuperare il picco del 1728. Nel 1780 raggiunse i 1.333 abit. di cui 664 maschi e 669 femmine uniformandosi in tal modo al trend di crescita della vicina Gallura.
Per quanto riguarda le rendite feudali, il paese si colloca al secondo posto con rendite per lire sarde 1.165, mentre Nulvi aveva rendite per lire 2.190, Sedini con 770 e Martis 835, Laerru 453, Perfugas 770 e Bulzi 231. Anche in questo caso il paese si colloca subito dopo Nulvi con una rendita del 50% rispetto a quella del maggior centro dell’Anglona.
Il totale delle rendite dei diritti dell’intero principato anglonese era di 2.387,10 lire sarde.
L’Ormedilla ci informa altresì che il paese è provvisto di 2 sacerdoti che non sarebbero dei più zelanti “con un convento di Carmelitani” Per quanto riguarda l’agricoltura il paese sembra godere di un certo benessere sia pure relativo a causa delle frequenti carestie, pestilenze e lotte tra le fazioni. Nella prima metà del secolo è indubbio che il paese fosse controllato economicamente dall’egemonia della nobile famiglia Delitala Tedde in parte di origini chiaramontese in parte nulvese. La malavita imperversava furiosamente a causa delle lotte tra le fazioni che si servivano di quelli che nel 1739 verranno definiti bandeados.
E’ in questo contesto della prima metà del secolo 1716-1755, che si colloca la storia della nobildonna Lucia Tedde (Nulvi 1695/96 Chiaramonti 1755), la quale da indomita amazzone percorreva l’Anglona e particolarmente i salti di el Sasso dove affrontava e sconfiggeva almeno in parte i suoi avversari, spesso della sua stessa famiglia come il capo quadriglia Giovanni Maria Tedde, freddato a Nulvi da Giovanni Fais dopo un oltraggio di carattere economico a Donna Lucia.
Costretta dal viceré Castagnole alla resa sconta il reato imputatole in due anni di arresti domiciliari a Cagliari e sembra convertita dal carismatico gesuita padre Giovanni Battista Vassallo, mediatore di paci tra le fazioni, dopo aver destinato il suo cospicuo patrimonio (tra 5 o 6 mila scudi) al collegio gesuitico di Ozieri, nella sua stessa abitazione in Chiaramonti dopo aver fatto testamento.
Di questo stesso periodo è altresì l’epopea dell’imprendibile Giovanni Fais il quale seppe tener testa quanto donna Lucia e anche da suo alleato, nelle varie lotte tra le fazioni dell’Anglona, alle autorità viceregie.
Riuscito a sfuggire più volte alla caccia che i vari viceré gli diedero, fu vittima in Sassari del tradimento di alcuni elementi della sua stessa banda che, dopo averlo ubriacato lo finirono nel sonno e successivamente il suo cadavere per iniziativa delle autorità fu oggetto di dileggio in Sassari e in Ozieri, a Chiaramonti e a Nulvi come ammonimento a tutti i capi quadriglia e bandeados dell’epoca.
2.La popolazione di Chiaramonti nel Settecento di Giovanni Soro e Andreina Cascioni
Il contributo fu predisposto dai coniugi Soro- Cascioni in occasione del centenario della parrocchiale di San Matteo nel 1988. Rivisto e corredato di note, è per la prima volta pubblicato per intero in questo sito. Trattasi qui della II parte essendo stata pubblicata, sempre in questo sito, la I parte. ( a cura del webmaster).
Libri matrimoniorum
I registri dei matrimoni consultati sono quattro: il <<liber primus matrimoniorum>>, alcuni fogli volanti inseriti nel <<liber baptizatorum primus,>> il <<liber secundus matrimoniorum et tertius.>>
Il primo libro registra i matrimoni celebrati tra il 1703 e il 1726; i fogli volanti riportano i matrimoni celebrati dal 22 ottobre 1726 al 22 aprile 1741. Il <<liber secundus >> che registra i matrimoni dal gennaio 1780 al 5 agosto 1791, ha in coperta <<IV reg. quinque >> e nella costola libro <<d<e> defunctos..>>
Si tratta del quarto volume che i vicarios e i visseparrocos (sic) compilavano secondo il Rituale Romano. Sul frontespizio si legge:
<<Libro donde se assientan los desposorios de esta presente villa de Claramonti y parroquial iglesia de San Matheo siendo vicario de la mesma S. M. Rev.do Dr. Juan Frassetto de la villa de Senneri Y visse. cos. Los reverendos Juan Lucas Cabresu Rev.do Pedro Valentino y Juan Antonio de Bellu de la dicha de Claramonti enserrado y conservado en su fuente baptismal de dicha Igl. a hoy dia 25 de Xmbre de l’ano 1779 y despues de veinte Y quatro ojas estan assentados los difunctos y despues de quarenta y ocho ojas los ninos.>>
Il <<tertius liber matrimoniorum>> interessa gli anni che vanno dal 1791 al 1830. Gli atti riportano in genere la data del matrimonio, il nome ed il cognome degli sposi, il luogo di provenienza, lo stato civile, soltero / a o viudo/a. Seguono il cognome e il nome dei testimoni.
L’atto si chiude con la firma dell’officiante. Le registrazioni sono redatte in lingua sarda dal 1703 al 1741 e in lingua castigliana dal 1780 al 1801.
Il primo volume e i fogli volanti non danno notizie dei genitori degli sposi; al contrario queste informazioni appaiono nell’ultimo scorcio del secolo. Non sono indicate né la professione né l’età degli sposi e dei testi. Di solito l’atto, quando si tratta di matrimoni tra consanguinei o di sposi forestieri, contiene riferimenti alla dispensa rilasciata dal vescovo o dal canonico penitenziere. Talvolta al registro è allegata la dispensa originale (16).. 10.
Libri defunctorum
Nel <<liber matrimoniorum secundus>> , come già detto, vengono riportati gli atti di morte degli adulti dal 1780 al 1799, nei quinterni finali, quelli infantili dal 1781 al 1800. Le registrazioni riguardanti i bambini sono molto semplici; <<murio un nino /a de >> e di solito questa formula è seguita dal nome e dal cognome del genitore nonché dalla firma del sacerdote che ha ufficiato il rito. Dal 1795 non è più possibile individuare il sesso poiché viene usata l’ espressione <<murio una creatura a…>> : gli atti, inoltre, per tutto il periodo esaminato non indicano l’ età.
Più complete appaiono le registrazioni dei decessi degli adulti, in quanto riportano la data, il nome, il cognome, l’età, la data di sepoltura, se si tratta di morti violente. Fino al 1786 possiamo sapere se il defunto ha fatto testamento e presso chi. A partire da tale data, questa indicazione appare saltuariamente, ma acquista maggiore importanza l’annotazione riguardante la somministrazione dei sacramenti e, nel caso in cui il defunto non abbia potuto riceverli, il sacerdote segnala la causa di morte che può essere repentina (il 7,52%), violenta o accidentale (lo 0,63%).
La coordinate demografiche
- Natalità
Prima di analizzare i dati da noi esaminati, bisogna ricordare, perché il discorso sia chiaro, che il Rituale Romano e, in particolare, i diversi sinodi diocesani sardi consigliano la somministrazione del battesimo nello stesso giorno o al massimo il giorno successivo alla nascita. Le dilazioni di pochi giorni, che non possono superare la settimana, sono concesse a coloro che abitano nelle zone rurali, mentre è concesso qualche mese per i pastori transumanti.
A Chiaramonti normalmente tra la data della nascita e quella del battesimo non trascorrono più di tre giorni. Con riferimento ai registri dei battezzati abbiamo seguito il divenire della natalità durante quasi tutto il secolo ed esattamente dal 1714 al 1743 nella prima metà, dal 1751 al 1799 nella seconda. In particolare ci si è soffermati, per una analisi specifica, sui dati relativi al 1721-730, 1751-60 e 1790-1799.
I grafici del primo periodo (tav. 1) e del secondo (tavv. 2, 3), mettono in risalto l’andamento delle nascite nel corso di tutto il secolo.
Per quanto riguarda l’andamento dei battesimi e quindi delle nascite dal 1714 al 1743 (tav. 1) possiamo rilevare come i massimi picchi si raggiungano nel 1727, 1724, 1735, 1714: questi risultano gli anni di maggiore incremento della natalità.
Meno rilevanti, ma comunque consistenti, risultano quelli relativi al 1722, 1723, 1732, 1733. E’ indubbio che questo andamento, nel corso del secolo, risulta quasi ciclico.
Dopo il 1714 si ha un decremento che perdura dal 1715 fino al 1721. Consistente risulta, invece, il periodo che va dal 1722 al 1728 e sia pure in discontinuità quello che va dal 1729 al 1735; dopo questa data pare quasi ripetersi la dinamica del primo periodo (tav. 2).
Nella seconda metà del secolo, vale a dire dal 1751 al 1775 (tav. 2), i picchi massimi si raggiungono nell’ordine nel 1771, nel 1761, 1756 e 1774; meno rilevanti nel 1754, 1759, 1769. Negli altri anni i valori ondeggiano con una dinamica quasi costante. Ad ogni modo nel corso del secolo gli anni di minore fecondità risultano il 1773, 1770, il 1767.
Per il terzo periodo che va dal 1776 al 1799 ( tav. 3) gli anni di maggiore incremento della natalità sono il 1792, il 1799, 1784 e 1791 e a parte gli avvallamenti del 1781, 1780, 1778. Successivamente, a partire dal 1782, escluso il calo del 1786, si osserva un costante incremento fino al 1792; dopo di che, nonostante il decremento del 1793, 1794, 1796, 1797, non si raggiungono i cali del primo periodo. (tav. 3).
Dai rilievi della tab. 1, siamo in grado di determinare il fenomeno della natalità anche rispetto al sesso, relativamente ai tre periodi scelti per comodità di lavoro 1721-30, 1751-60, 1790-99. Così per il periodo che va dal 1721 al 1730 prevalgono i nati di sesso femminile, in ragione del 52,66% contro il 47, 34 % dell’altro sesso, per il secondo periodo, che va dal 1751 al 1760, vi è un decremento dei maschi col 48,83% contro il 51,17% delle femmine; nel terzo periodo 1790-99 i battezzati di sesso maschile prevalgono anche se di poco sui nati di sesso femminile: infatti si ha il 50,15% di maschi contro il 49,35% di femmine. Ciononostante nei 77 anni esaminati, i maschi prevalgono sempre come si evidenzia nella tab. 2.
Anche nel nostro centro, come del resto in altri villaggi dell’isola, si verifica un calo delle nascite: da una media annua di 54,5 nel primo periodo e di 64,6 nel terzo, si scende ad una media annua di 46,9 nel periodo che va dal 1751 al 1760 (tab. 1).
Ricordiamo che tra il 1728 e il 1751 in Sardegna si è verificata una diminuzione della popolazione computabile in ragione del 10,18%, che si ripercuote sul calo della natalità.
Anche a Chiaramonti si verifica questo calo, pur se in misura minore, in quanto la diminuzione della popolazione è calcolabile intorno al 5,74%, vale a dire 71 anime in meno tra il censimento del 1728 e quello del 1751.
Questo fenomeno è messo in evidenza nelle tavv. 1, 2, 3, da cui notiamo che nel 1743 si registra il minor numero dei battezzati non solo di questo periodo, ma di tutto il secolo.
Seguendo sempre i registri dei battezzati è possibile fare un rilievo interessante sui nati illegittimi.
Notiamo innanzi tutto un dato di carattere generale: le nascite illegittime, nell’arco dei due periodi appaiono del tutto irrilevanti (tab.3).
La percentuale degli illegittimi, infatti, tra il 1714 e il 1743 è pari allo 0, 44%, con una media annuale dello 0,2, per salire tra il 1751 e il 1799 all’1,43% con una media dello 0,76 per anno. I sei illegittimi del primo periodo si registrano negli anni 1730-1743, mentre gli altri 37 del secondo periodo sono annotati tra il 1751 e il 1799: raggiungono la punta massima nel 1769 con quattro illegittimi.
Per maggiore chiarezza si riportano i grafici per il confronto tra natalità maschile e femminile (tavv. 4, 5, 6).
Nuzialità.
Dalla tab. 4 risulta che tra il primo e il secondo decennio vi è un incremento dei matrimoni, mentre nel secondo ventennio, in realtà si tratta di 18 anni, si registra un decremento. Gli ultimi due decenni del secolo (tab. 5) registrano, invece, un incremento della nuzialità con una media annuale del 13,95. Tuttavia per tutto il periodo esaminato, 58 anni, la media annuale si ferma a 11,84 matrimoni ( tab. 6).
Per quanto riguarda il fenomeno della vedovanza ci sembrano significativi i dati elaborati per il primo periodo 1704-1741 ( tab.7) e per il secondo 1780-1799 (tab. 8).
Le tabelle, rispettivamente 4 e 5, fanno risaltare la diversità dei comportamenti in merito alla nuzialità. Per il primo periodo è evidente la scarsa incidenza del fenomeno, mentre è rilevante per il secondo periodo.
La situazione matrimoniale per la vedovanza migliora alla fine del secolo, quando, su 279 matrimoni, si raggiunge la percentuale del 25,45% di vedovi risposati e del 24,O1 di vedove passate a seconde nozze (tab. 8 ).
Per quanto riguarda il fenomeno dei matrimoni tra vedovi riferiti ai forestieri, chiarisce i termini la tab. 9 specie per il periodo in movimento.
A Chiaramonti come in altri centri dell’Anglona e dell’ Isola è noto il proverbio che esprime quale è la prassi che si seguiva nella scelta dello sposo o della sposa <<Si cheres pubidda leadila in bidda, si tenes manera leadila in carrela>> (18).
I proverbi coniati dagli antenati rivelano l’esistenza di un fenomeno documentabile, come risulta dalla tab. 10. Nel primo decennio 1704-13 su 117 matrimoni, 7 riguardano sposi e spose forestieri. Nel decennio successivo il fenomeno subisce una forte impennata in quanto su 127 matrimoni ben 22 interessano sposi e spose di provenienza esterna.
Nei due periodi successivi, 1724-33 e 1734-41, la percentuale tende ad abbassarsi fino al 6,O6 riferito solo agli uomini, mentre non sono presenti le spose forestiere. Questo fenomeno però subisce una tendenza opposta nel periodo 1780-89 e 1790-99 (tab.11) che noi abbiamo già esaminato parzialmente nella tabella 9 riguardante i vedovi e le vedove risposate.
A proposito dei paesi di provenienza degli sposi e delle spose forestieri si rileva Nulvi con 21 matrimoni esterni, Tempio e Martis con 10, Ploaghe con 9, Osilo e Ozieri con 5, Sassari con 4, Perfugas e Castelsardo con 3 matrimoni, Torralba e Laerru con 2 matrimoni.
Con un solo matrimonio sono presenti i centri di Sedini, Tula, Thiesi, Calangianus, Berchidda, Sorso, Buddusò, Bono, Muros, Bosa, Usini, Guspini, Padria, Alessandria, Como.
Queste provenienze danno un’idea dei rapporti del paese sia coi centri vicini che con quelli lontani.
Il nostro centro nel Settecento, presenta un’economia di tipo agropastorale che tiene impegnato l’uomo sprattutto nei mesi che vanno da novembre a luglio, con qualche pausa nel mese di febbraio e di dicembre per l’agricoltore e nei mesi di luglio, e di agosto per il pastore. D’ altra parte, la possibilità o non di contrarre matrimonio è collegato anche al buono e cattivo esito dell’ annata.A tutto ciò si aggiunga il fatto che il secolo preso in esame rientra pienamente nell’ ancien règime in cui il ciclo della vita combaciava strettamente col ciclo del tempo liturgico e pertanto i matrimoni erano vietati nella Quaresima e nell’ Avvento: vale a dire nei mesi di febbraio in parte, marzo, aprile in parte, novembre e dicembre in parte. Mentre il ciclo del tempo e quindi il lavoro dei campi rendevano disagevole sposarsi nei mesi di giugno, luglio e agosto per cui il periodo più propizio risultava settembre e ottobre.(19)
Dalle rilevazioni fatte emerge che nel periodo considerato in genere le cadenze matrimoniali rispettano, salvo eccezioni, i tempi succitati.
Mortalità
Tuttavia, nei due periodi, notiamo che la mortalità maschile è sempre superiore a quella femminile.
Infatti, su un totale di 775 individui si registrano 397 decessi maschili, per una percentuale del 51,23 % a fronte di 378 decessi femminili, con una percentuale del 48,77%. Supponendo che questa differenza di mortalità tra i due sessi esistesse anche prima, possiamo così spiegarci la prevalenza delle donne in quasi tutti i censimenti della popolazione di Chiaramonti per il periodo considerato.
Problematici risultano i dati della tab.14: se, infatti per il decennio 1781-1790, questi possono considerarsi nella norma non si può dire la stessa cosa per il secondo decennio in cui si registra un notevole calo della mortalità, dovuto sicuramente o allo smarrimento del registro dei bambini morti o alla omissione della registrazione.
Per le ragioni suesposte, abbiamo preferito prendere in considerazione i periodi che vanno dal 1781 al 1787 e dal 1788 al 1784; per comodità di lavoro, abbiamo distinto i morti in tre classi di età: la prima da zero a 15 anni, la seconda da 16 a 55 e la terza oltre i 55 anni. Se diamo uno sguardo alla tab. 15, notiamo che la mortalità infantile rappresenta il 50,76%, quella adulta il 34,15% e la senile il 15,10%. Nel secondo periodo decresce la mortalità infantile, rimane stazionaria quella adulta e aumenta quella senile. Nella tab. 16 abbiamo preso in esame i decessi per morte violenta, in rapporto al totale dei morti, esclusa la fascia da 0 a 15 anni. Nel ventennio 1780-99 risultano deceduti per morte violenta ben 42 persone su 479 decedute, con una percentuale di 8,77% e una media annuale di 2,1 persone. Gli anni in cui si registra il maggior numero di individui deceduti per morte violenta sono il 1799 (n.6) e il 1797 (n.4), ma l’ anno in cui si raggiunge la percentuale più alta è il 1789 quando su 4 persone morte due soccombono per morte violenta. Il totale dei decessi per morte violenta è abbastanza alto, ma diventa rilevante se lo confrontiamo col vicino villaggio di Nulvi dove nello stesso periodo si registrano 22 morti di morte violenta tra cui due donne.
Le zone più calde, dove risultano commessi gli omicidi sono << el Sasso >>, <<Quirralgia>>, <<Jon Bachis>>; un solo assassinio è compiuto in regione Santa Giusta di Magòla. Tra gli assassinati ricordiamo Pedro Legieri e Antonio Fays Unali rispettivamente amico e figlio del bandito Giovanni Fays (20).
L ‘età media degli uccisi è di 33 anni, il più giovane ha 18 anni, Matteo Casula, mentre il più anziano, certo Salvatore Lumbardu, ha superato i 64 anni.
Le punte massime della mortalità si registrano in marzo e soprattutto in agosto, quando si verificano le grandi oscillazioni climatiche tra l’ inverno e la primavera e quando la scarsa igiene e l’afa estiva provocano le infiammazioni gastro-intestinali specie nei bambini, che muoiono in maggior numero in agosto e in settembre. (21).
I libri dei morti indicano talvolta le cause di morte, specie quando si tratta di morte violenta, accidentale, repentina.
Molto eloquente risulta la piramide della mortalità (tav. 10) nella quale abbiamo voluto rappresentare le fasce di età della popolazione chiaramontese dinanzi alla morte. La base che comprende bambini da 0 a 15 anni è immensa rispetto ai livelli successivi ed in linea con i dati dell’ epoca in Europa. (22)
La mortalità è più alta in generale per il sesso maschile: i maschi compresi tra i 36 e i 40 anni risultano maggiormente esposti al rischio della morte repentina. L’ andamento della mortalità femminile è pressocchè costante, ma tende a dilatarsi, come avviene per i maschi tra i 56 e i 60 anni.
Il sesso femminile risulta più longevo di quello maschile. Infatti, il vertice si chiude con tre donne che superano i 90 anni: Caderina Escanu 96, (*1786), Margarida Migaleddu 97 (*1786), Dominiga Denanni 95, (*1791).
Per il primo decennio 1780-89, l’età media dei maschi è di 45, 6 mentre quella delle donne è di 50,I; nel secondo periodo 1790-99 ( tab.17) aumenta l’ età media maschile e diminuisce sensibilmente quella femminile. Nell’ arco del ventennio questi dati confermano le caratteristiche generali emerse della piramide: le donne sono più longeve degli uomini. Abbiamo inoltre accertato che i nostri antenati di fine settecento vivevano in media 47,1 anni. Nella tab.18 abbiamo esaminato il rapporto tra la natalità e la mortalità. Per il primo decennio si registra un aumento decennale di 130 individui, pari ad una media annuale di 13 persone: nel secondo periodo, ai 360 decessi fanno riscontro 576, nascite pari ad una differenza in aumento di 216 unità, con una media annuale di 24 persone. Nell’ arco di tutto il periodo su 1179 nati si registrano 833 decessi, con una differenza di 346 unità in più di nati, pari ad incremento demografico annuale di 18,21. Quest’ ultimo dato è inficiato però dalla mancanza delle registrazioni dei bambini morti dell’ ultimo decennio ( tav. 11).
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- 2. Conclusioni
Nel concludere la ricerca archivistica sui <<quinque libri>> dei quali per questo lavoro ne sono stati utilizzati soltanto 3, giacenti presso l’ archivio della parrocchia di San Matteo in Chiaramonti, è d’ obbligo premettere quanto segue: la nostra indagine si è soffermata soltanto sul secolo XVIII con tutti limiti delle lacune temporali presenti nelle fonti. Sebbene nel il periodo preso in esame -1700-1799- siano presenti quattro dei quinque libri e tutti con notevoli lacune, abbiamo volutamente escluso l’ indagine del libro dei cresimati. Dei tre libri presi in esame la tav. indica chiaramente le difficoltà e i <<vuoti>> per una piena conoscenza demografica del periodo trattato. Dalla tav. emerge chiaramente che il registro più completo, o almeno con minori vuoti, è quello dei battezzati, per il quale tuttavia occorre sottolineare che mancano i dati relativi al periodo 1700-1712, (13 anni) 1744-1749, (6 anni) per un totale di 19 anni.
Tali lacune sono rilevanti soprattutto per gli anni che vanno dal 1744 al 1749 se si tiene conto del personaggio che, a detta delle fonti letterarie, anima e vivacizza il paese nel periodo: donna Lucia Delitala Tedde, che però morì dopo il 1755, anno del testamento in cui lascia i suoi beni, del valore di 10 mila scudi, al collegio gesuitico di Ozieri come attesta il Monti.
Per quanto riguarda i registri dei matrimoni essi rivelano lacune per i periodo che vanno dal 1700 al 1702, (3 anni), dal 1727 al 1779, (63 anni), per un totale di 66 anni: il che non è poco, dal momento che all’ epoca i matrimoni costituivano l’ ossatura essenziale del paese con le alleanze non solo parentelari, ma anche economiche.
Tale lacuna è evidentemente incolmabile soprattutto perché riferita al periodo di più intensa vivacità sociale del borgo.
Per quanto riguarda il libro dei defunti la lacuna va dal 1700 al 1779, vale a dire circa 80 anni. Anche qui si tratta di una lacuna incolmabile, date le notizie pervenuteci dalle fonti letterarie circa le lotte tra la nobiltà locale e le autorità sabaude..
Ciò detto, bisogna sottolineare come il discorso fatto si riferisca a periodi estremamente ridotti e quasi di assaggio attraverso i quali è stato possibile intravedere le dinamiche della popolazione chiaramontese nel Settecento. Non c’ è che da rattristarsi per l’ irreparabile perdita e distruzione di queste fonti, essenziali per la conoscenza della storia della popolazione chiaramontese nel Settecento. E’ indubbio tuttavia che l’ utilizzo del registro dei cresimati avrebbe potuto offrire qualche stralcio non offerto dagli altri registri. Ad ogni buon conto il libro dei battesimi è quello che quasi per tutto il secolo ha dato un’idea del movimento demografico della popolazione.
Le fonti letterarie poi offrono lungo il secolo periodicamente censimenti di natura fiscale che per tanti versi completano almeno quantitativamente la conoscenza dell’ andamento della popolazione (23).
Vi è da rimarcare comunque che al di là dei dati statistici demografici è stato possibile rilevare sia l’ elenco dei sacerdoti, vicari e viceparroci, sia quello dei notai che hanno operato. Infine è stato possibile rilevare i cognomi delle famiglie, con le loro varianti, presenti all’ epoca in Chiaramonti.
Dall’analisi dei libri parrocchiali, particolarmente dei registri dei battezzati e dei matrimoni, meno per quelli dei morti, il Settecento chiaramontese è caratterizzato da questi fenomeni demografici.
E indubbio che nonostante l’altalenanza delle nascite nel corso del secolo si verifica una crescita costante della popolazione come anche un certo incremento dei nati illegittimi. Si verifica anche un aumento dei matrimoni sia di quelli tra compaesani sia di quelli intercomunitari; si accresce altresì il numero dei matrimoni tra vedove e vedovi risposati.
Per quanto riguarda i morti, mentre si lamenta l’irreparabile perdita dei libri di circa 80 anni, per il periodo pervenutoci si può osservare che il numero dei morti è sempre abbastanza elevato compresi quelli di morte violenta suicidi omicidi incidenti.
La mancanza dei libri dal 1700 al 1780 ci impedisce di conoscere la data di morte di Donna Lucia Delitala Tedde e naturalmente di seguire di volta in volta le conseguenze delle varie disamistadi che intercorsero soprattutto tra le famiglie nobili del paese e del circondario.
Infine, la piramide della durata media della vita mette in chiara luce come il paese si uniformi in questo alla Penisola e all’intero Europa.
- Cfr. F. Corridore, Storia documentata della popolazione del Regno di Sardegna dal 1479 al 1901, Torino, 1902 .
- Cfr. Day, Anatra, Saraffia, La Sardegna medioevale e moderna, Utet, Torino, 1984 .
- A. Budruni, Cronologia storica essenziale in M. Guidetti (a cura) Storia dei sardi e della Sardegna, L’età moderna, Dagli Aragonesi alla fine del dominio spagnolo, Jaka Book, Milano, 1989 vol. 3 p. 401
- Ivi, p. 401
- F. Corridore, Storia documentata della popolazione di Sardegna, 1479-1901,
Carlo Clausen, Torino 1902.
- G. Todde, Politiche e società in Sardegna nel XIV sec. in Il mondo della Carta de Logu, Edizioni 3T Cagliari, 1979 p. 11
- P. Sella, Rationes decimarum Italiae, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1945 p.
- Fara, De rebus Sardois libri 3., Introduzione, edizione critica,apparato e traduzione italiana a cura di Enzo Cadoni, Gallizzi, Sassari 1992.
Libri baptizatorum di Nulvi, Donna Lucia nacque nel 1705 e morì sicuramente dopo il 1755 dopo aver devoluto per testamento tutti i suoi beni al collegio gesuitico di Ozieri. Cfr. A. Monti,La *Compagnia di Gesú nel territorio della provincia torinese : memorie storiche , compilate in occasione del primo centenario dalla restaurazione di essa Compagnia, Ghirardi, Chieri, 1914.
- Relazione di Vincenzo Mameli di Olmedilla sugli Stati di Oliva in “Quaderni Bolotanesi” 11, (1985)
- G. Zichi ( a cura), I quinque libri, Inventario, vol. II, Gallizzi, 1994 pp.147- 166
- Archivio di Stato di Sassari, Atti notarili di Gio Maria Satta della villa di Chiaramonti, Busta 1 H 55
- G.M. Ruiu, La Chiesa Turritana nel periodo posttridentino, 1567-1633, Collegium Mazzotti, Chiarella, 1975 p. 145
- Cfr. G. Zichi, I quinque libri,cit. pp.137-138
- A. Virdis, Theologica, 3, (1985).
14 V. Angius, Chiaramonti, in G. Casalis, Dizionario Geografico Storico Statistico Commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, Torino, 1843- 1850 voll. 32 vol. 12 p.
- E. Cheirasco, Sulle condizioni igieniche della Sardegna, Cagliari, 1855
- G. Doneddu, Criminalità e società nella Sardegna del secondo Settecento in L. Berlinguer F. Colao
- ( a cura di), Criminalità e società in età moderna, Giuffrè, Milano, 1991 vol. 12 pp. 610
- S. Posadinu, I laureati dell’ Università di Sassari dal 1766 al 1825 presso Archivio tesi di A. Tedde in Sassari
- A. Monti, La provincia
- G. Manno, Storia della Sardegna….
- D. Filia, La Sardegna cristiana, Gallizzi, Sassari, 1913
- C. Sole, La Sardegna Sabauda,
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