Questo carme in greco e in latino, il primo trovato in Sardegna, mi affascina per tutti i nomi di fiori citati: viole,gigli,rosa, croco, amaranto,viola bianca, narciso. Da eventi del borgo l’ho trasferito qui. Per non dire dei sentimenti dello sposo guarito dalla moglie, contagiata forse e sicuramente morta.
L’amore di Filippo e di Pontilla dura eterno in terra sarda.
“Dalle tue ceneri , Pontilla, fioriscano viole e gigli e possa tu sbocciare ancora nei petali della rosa, del croco profumato, dell’eterno amaranto e nei bei fiori della viola bianca affinché, come il narciso e il mesto amaranto, anche il tempo che ha da venire abbia sempre un tuo fiore. Infatti, quando già di Filippo lo spirito dalle sue membra stava per sciogliersi ed egli l’anima sulle labbra aveva, piegandosi sul pallido sposo, Pontilla la vita di lui con la sua scambiò. E gli Dei spezzarono un’unione così felice: per amor del suo dolce sposo morì Pontilla, vive ora contro la sua volontà Filippo, sempre anelando di poter presto confondere l’anima sua con quella della sposa che l’amò tanto.”
Necropoli di Tuvixeddu in Cagliari
Il primo carme epigrafico in lingua greca e latina trovato in Sardegna dove è dichiarato tutto l’amore di Filippo per la sua sposa Pontilla morta per salvarlo.
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Qualche giorno fa ha fatto ritorno al suo piccolo paese di Martis il missionario vincenziano Padre Giovanni Maria Razzu nella sua navicella di noce per il riposo eterno nel piccolo cimitero del paese che si è molto rimpicciolito rispetto alla nascitas di questo suo figlio, nato nel 1934.
Personalmente ebbi modo di conoscerlo nel 1952 nella casa Apostolica di Scarnafigi. lui frequentava già la seconda media, io, che a gennaio del 1951 avevo compiuto 15 anni cominciai a frequentare la prima media. Ricoverato a Saluzzo due volte e a Cuneo una volta, a causa del clima rigido che non confaceva alla mia salute, dovetti abbandonare quel seminario nel luglio del 1952. Giovanni Razzu con tanti altri compagni provenienti dalla Sardegna e dalle regioni del Norditalia continuarono gli studi divennero preti della Missione e a Giovanni Razzu con altri indimenticabili compagni, ad esempio, Visca, Strapazzon e altri, paartì per il Madagascar. Mauro Tedde, corrispondente della Nuova Sardegna, qui rievoca il cinquantennio di Sacerdoziodipadre GiovanniMaria.
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Di tempo in tempo sorge in Italia qualche cranio. Per cranio intendiamo degli zombie che hanno frequentato più di una università e qualche corsetto di magni studi in qualche nazione europea.
Le loro pubblicazioni vanno a ruba, ma a questi zombie non gli basta, vogliono ulteriori incassi e ulteriori guadagni e fama. Il sistema è quello di mettere la faccia a posto dell’occipite e mettere l’occipite al posto della faccia. Si spacciano per storici e con una superbia pari all’ignoranza più bieca pisciano un libro dopo l’altro sul passato che scambiano per il presente. Pazzoidi lucidi il cui scopo è quello di guadagnare ad ogni rutto o sufflazione un gran pacco di soldi.
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25 Aprile 2024
- Categoria:
storia
Grande sventolio di bandiere e marce corali in molte regioni italiane, ma soprattutto in Emilia Romagna con capo regione Bologna. Emilia Romagna che ci ha dato Mussolini, Nenni e altri uomini politici illustri.
Ieri fascisti fino in fondo, poi sovietici fino in fondo, ma anche democratici fino in fondo.
Da un giorno all’altro fatte eccezioni i fascistissimi o i compagni in camicia nera hanno indossato la camicia rossa. Da fascisti a sovietici. I sovietici? Grande esempio di democrazia e di libertà specie con Stalin e successori. I partigiani più gloriosi. Ovviamente con dei distinguo: i partigiani veri e sinceri che hanno combattuto contro i nazifascisti, quelli falsi che hanno ucciso per vendetta privata, si legga Pansa, e quelli che speravano di farci piombare in una guerra civile dei soviet ad imitazione dei sovietici russi.
Grazie ai primi, riprovazione per i secondi, e discutibilissimi i terzi.
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Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza le Superiore e le Delegate delle Carmelitane Scalze e ha rivolto loro il discorso che riportiamo di seguito:
Discorso del Santo Padre
Buenos días, ¡bienvenidas!
Yo voy a hablar en castellano.
Me alegra encontrarme con ustedes mientras están reunidas para reflexionar juntas y trabajar en la revisión de sus Constituciones, aquellas del 90, las anteriores, que sé yo, trabajen entre ustedes. Es una cita importante que no responde sólo a una necesidad humana al natural devenir de la vida comunitaria; se trata más bien de un “tiempo del Espíritu” que están llamadas a vivir como ocasión de oración y discernimiento. Permaneciendo interiormente abiertas a lo que el Espíritu Santo quiera sugerirles, tienen la tarea de encontrar nuevos lenguajes, nuevos caminos y nuevos instrumentos que impulsen con mayor entusiasmo la vida contemplativa que el Señor les ha llamado a abrazar, de modo que el carisma se conserve —el carisma es el mismo— y que pueda llegar a ser entendido y a atraer muchos corazones, para la gloria de Dios y el bien de la Iglesia. Cuando un Carmelo funciona bien, atrae, atrae, ¿no es cierto? Es como la luz con las moscas, atrae, atrae.
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L’istituo superiore del Sacra Cuore di Gesù di Milano divenne Università nel 1924, esattamente un secolo fa. Domenica il Canale I della TV ha trasmesso la Messa celebrata nell’aula Magna dell’Università Cattolica che conta circa 47 mila studenti: si tratta dell’Università Cattolica già frequentata d’Europa tra quelle che si fregiano del titolo di Cattolica. In Sardegna si è ricordata la data della fondazione a Nuoro, con un convegno il cui maggior relatore è stato il dr. Guido Rombi studioso di questo tema indirettamente in quanto biografo di Don Enea Selis, diventato assistente della Cattolica e poi vescovo di Cosenza, per motivi di salute nominato Arciprete della Basila Vaticana. Avremmo dovuto partecipare anche noi, ma lo stato di salute e dell’età non ci ha permesso tanto, pur fornendo agli organizzatori dei dati interessanti concernente Sassari e la Cattolica. A causa della poca vista non possiamo consultare nessun cartaceo, ma dal momento che la memoria è ancora lucida possiamo contribuire con i ricordi testimoniando quanto sappiamo.
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Carulu istimadu e tribuladu, tribulados comente semus totu: chie non l’ada in pes l’ada in coddu. In tantos arejnos chi si suni fatos in cust’istiu amus faeddadu finza de sa fide no solu in s’istradone, bi suni cuddos chi narana chi bi creene e cuddos chi narana chi no bi creene (poi bisonzat bidere ite li narat su coro).
Tzertu finza a su 1848 totu bi devian creere pro fortza e andare a cheja a sas festas cumandas, si non b’andaian benian signados finza in su liberu de sos istados de sas animas (sa veridade si nelzat, sos prideros custos rezistros o no lo impitaiana o los ana brujados).
Dae su barantotto ognunu fidi liberu de creere o de no creere, de andare a cheja o de no bi andare. Poi est bennidu un ateru barantotto, cussu de su millenoichentos. Un articulu de s’istatudu de su partidu comunista narait chi sos iscrittos devian professare sa dotrina marxista e su materialismu istoricu, tando sa cheja, at mandadu s’iscomuniga, ma meda cristianos ana votadu su matessi cussu partidu e ‘istoria poi est andada comente est andada, ma intantu un ateru grupu de cristianos an lassadu sa cheja. Oe lu idimus cun sos ojos sa dominiga andana a cheja fortzis su deghe pro chentu o fortzis su vinti. Non m’ammento s’annu, ma cando ana fatu sas istatisticas Tzaramonte in tota sa diozesi fini a s’ultimu postu cun Poltuturre su deghe pro ghentu.Agni modu no si devet pessare chi chie no andat a cheja noi siat unu credente, anzis don Tilocca ogni dominiga no faghiat cumprendere chi sos chi andaimus a cheja fortzis fimus peus de cuddos chi no b’andaiana. Calchi olta appo pensadu: – Como no chi enzo piusu, gai so pius bonu!- in veridade, deo ando a cheja ca mi sento peccadore abituale pius de soso ateros e quindi appo bisonzu de pregare pius de sos ateros chi, ad esser Deus o sa nadia, sunt pius bonos de a mie!
Ad ogni modu, brinchende custos arrejnos, in custu gosu, fato sa professione de fide de unu pecadore. Devo falare in tzitade pro sos meses chi sighini e prima de serrare sa domo m’est bennida sa gana de faghere un ateru goso.
Tzaramonte m’ispirat su chi Tatari nemmancu mi cunsizat.
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Sono le tre di notte e il mio cuore fa le bizze. Vivo da solo a meno di un km dall’ospedale Santissima Annunziata a Sassari, un edificio che per me fino a pochi giorni fa era un casermone piuttosto anonimo. Pur essendo cardiopatico di lungo corso, con un pizzico d’incoscienza, non mi ero posto il problema di gestire un’emergenza privo dell’immediato supporto di familiari, per inciso, tutti residenti, come me, in continente.
Chiamo il 118 e in pochi minuti l’ambulanza è sotto casa. Viene individuato il problema cardiaco, confermato poi al Pronto Soccorso.
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Commenti disabilitati su “Orizzontale, 11 lettere: CARDIOLOGIA. L’avventura di un ricovero” di Casirio D’Adda . Leggi tutto