L’arte del furto di oggetti preziosi degli zingari di Sassari e dintorni di Ange de Clermont
Più che i nostri fratelli, le nostre sorelle zingare le incontriamo negl’incroci delle strade coi semafori, all’uscita dalle chiese, agl’ingressi dei supermercati, nelle vie, oppure fingendosi arrotini di coltelli e aggiustatori di cucine nelle nostre case.
Da buoni cristiani apriamo i borsellini o compriamo pane e companatico che ci viene richiesto. A volte, con un cuscino al posto del nascituro, vi offriamo non solo l’euro o i cinque euro. Qualche giorno fa, i nostri beneamati fratelli zingari , previo scasso della serratura, sono riusciti a penetrare nel nostro modesto studio e a portar via oggetti d’affezione prima che di pregio.
I carabinieri hanno riconosciuto subito la loro manina rapace, più delle sorelle che dei fratelli zingari. Ora a parte lo scasso e il furto di oggetti cari e preziosi, ci addolora il ripensamento che dobbiamo fare su questi nostri fratelli di cui auspichiamo l’integrazione, ma non c’è integrazione che tenga se questi amati fratelli e sorelle continuano a perpetrare furti negli appartamenti. Si tratta di ladri matricolati e raffinati che non hanno imparato a rispettare le case e le cose altrui.
Non è escluso che prima o poi con un’incursione dei militi dell’arma gli oggetti possano essere ritrovati, ma l’offesa di mettere un appartamento all’aria, di violare la privacy, di scordare ogni atto di amore caritatevole che i singoli, laici e credenti, usano nei loro confronti. Non paghi di rubare questi oggetti saccheggiano cimiteri rubando oggetti di rame e tra poco aspettiamoci il furto di pluviali e di altri arredi. Ormai come formiche dalla testa rossa saccheggiano ovunque possono saccheggiare quasi a completare l’opera dei ladri nostrani. Certo uno che ha fame non va a rubare oggetti preziosi, ma lo fa per festeggiare con cifre esorbitanti i matrimoni dei cani che usano celebrare.
Come al solito i nostri sociologi e sacerdoti ci dicono che sono fratelli che sbagliano e hanno ragione, ma se continuiamo così arriverà un momento in cui la gente si coalizzerà per cacciarli via dalle città e dai paesi e respingere questi figli del vento ai paesi della loro provenienza. Bei tempi quelli in cui nei nostri paesi si lasciava la chiave fuori della porta, ora è imprudente seguire quest’uso. Cominciamo ad averne le scatole piene e a perndere la pazienza. Violare gli appartamenti dei loro difensori, dei loro amici è cosa abominevole. Non per questo cambieremo idea sulla loro difesa, ma siamo altresì decisi a batterci perché quando compiono dei reati siano puniti dalla legge senza tante scuse. A riguardo voglio raccontare quanto mi ha raccontato l’amico Eugenio.
Un giorno presso una banca alimentare per pacchi gratuti, in quattro, zingari, entrano nel banco, prendono quattro pacchi, li aprono fuori per strada, scelgono le cose che loro vanno a gradimento e buttano i sacchetti con i rimanenti alimenti per la strada.
Anche questo dev’essere impedito. Fratelli quanto volete, ma se pescati in flagranza di reato, se vengono ritrovati presso le vostre poco igieniche roulotte, se esponete i bambini al freddo e alle percosse, perché piangendo attirino i passanti, se mettete i piedi storti per impietosire, simulando malanni che non avete, meritate d’esser puniti; se costringete le vostre fanciulle ad elemosinare forzatamente siete ugualmente in fallo e dovete subire i rigori della legge, altrimenti tornatevene come figli del vento da dove siete venuti e mettetevi a lavorare cipolle e patate o lavorate il rame visto che ne ammassate tanto gratuitamente con i furti.
Da parte mia cari fratelli se per un verso mi batterò per la vostra integrazione, vi denuncerò come farei con qualsiasi italiano, ogni volta che entrerete in casa mia per rubare, non solo, mi auguro anche che quando starete per aprire un cassetto non si scagli verso di voi una forte scarica elettrica che vi faccia provare un pò di brivido sempre con la speranze che ne usciate illesi e non segnati.