Ricordando Maria Scanu ved. Schintu, madre dolce e amabile di sei figli di Ange de Clermont
Il nostro blog spesso parla di personaggi e studi storici, ma non disdegna periodicamente di cercare di ricostruire ritratti di persone che diremmo comuni, ma che tali non sono.
La memoria e la storia di figure che sono vissute in paese o che tornano dai luoghi dell’emigrazione o che si dedicano alla poesie o che svolgono arti mestieri fanno parte dei contenuti che apprezziamo dal momento che, da quasi un secolo, la microstoria fa parte a pieno titolo della storia delle nazioni.
Certo non è consuetudine ricordare una mamma, ma per noi è importante motivo di riflessione da presentare alle nuove generazioni che vivono quasi con la fobia di mettere al mondo i figli che sono secondo Cicerono “seminarium reipubblicae” semenzaio dello Stato.
Appena un mese è trascorso dalla scomparsa di Maria Scanu,82 anni, vedova di Flavio Schintu, gestore da una vita della locale agenzia di credito agrario prima e del Banco di Sardegna poi. Un uomo promotore di eventi sportivi e amante dello sport lui stesso, almeno finché ha potuto praticarlo. Persona affabile e disponibile, cattolico praticante e coerente nei principi. Di lui avremo modo di parlare in altra occasione.
Ora, ad un mese dalla scomparsa ,intendiamo parlare della moglie Maria, tutta casa e figli, assai poco dedita agli svaghi. Una malattia che si portava da tempo l’ha portata via ai suoi cari e al paese che l’ammirava per la sua dedizione totale alla famiglia.
Veniva da una famiglia di commercianti che in paese hanno intersecato una parte della storia. Il padre gestiva un botteghino dove spesso gli avventori, contadini e pastori e artigiani, tra un bicchiere di vino (quei bicchieri assai piccoli) trattavano di ingaggi per arare, sarchiare e mietere, a suo tempo il grano, oppure di artigiani che trattavano di lavoro. Non mancavano certo coloro che argomentavano di politica anche se durante il fascismo bisognava essere prudenti. Mentre il padre accudiva al botteghino le sei ragazze man mano che crescevano davano a turno una mano alla madre nel negozio attiguo dove oltre ai tabacchi si vendevano i più svariati generi di prodotti per la casa, dall’abbigliamento e merce varia.
Quarta di sei figlie, fino ai trent’anni circa, con molto garbo e cortesia aveva aiutato la madre e la altre sorelle, poi il matrimonio con Flavio Schintu, la videro dedicarsi totalmente alla famiglia. Si era negli anni della ricostruzione dell’Italia e della Sardegna, la vivacità politica di quegli anni e l’emancipazione della donna dalla famiglia potevano essere uno stimolo interessante per Maria e le discussioni sul ruolo della donna potevano spingerla come poi fecero tante a limitare il numero dei figli e a condurre una vita più agiata, visto che i figli, se per certi versi sono una consolazione, diventano nella crescita e nell’educazione un motivo di preoccupazione. Maria Scanu, però, non si lasciò influenzare da queste idee e uno dopo l’altro, tra gli anni sessanta e primi settanta, mise al mondo sei figli fra cui due figlie e quattro figli, in ordine di tempo Mauro, Cinzia, Alessandro, Ezio, Simonetta e Ferruccio.
Gli anni del boom economico che in genere portarono alla diminuzione dei nuclei familiari per Maria furono anni di maternità cadenzata biennio dopo biennio. La sposa e madre cristiana dal cuore generoso e materno non misurò i sacrifici che la presenza di tanti figli le richiese. La sua arma non era certo né l’autoritarismo di certe mamme dell’epoca fascista, né l’ossessione delle minacce paterne, ma la dolcezza, la capacità di far ragionare con una carezza e con un’abbraccio i rampolli più vivaci. Li seguì tutti con grande amore sia durante le scuole elementari e medie frequentate in paese sia nel corso delle scuole superiori in città. Così ciascuno secondo le sue abilità raggiunsero rispettivamente il diploma di ragioniere, la laurea in lingue, il diploma di geometra, quello di ragioniere ancora, la laurea in Pedagogia, e infine, quello d’ingegnere informatico. Uno di questi è stato anche sindaco del paese e più tardi city manager della provincia di Sassari.
In seguito al matrimonio della maggior parte dei figli seppe svolgere con dolcezza il ruolo di nonna e fu accanto ai figli quando le prove, come avviene in tutte le famiglie, vennero a bussare all’esistenza di ciascuno di essi.
Da 17 anni era rimasta vedeva e si consolava nei conforti della fede e stando accanto ai figli per sdrammatizzare e accettare la vita nei suoi momenti di successo e in quelli dell’insuccesso o della malattia. Se ci fu una debolezza fu quella di aver amato tanto i figli che rappresentano il futuro della nostra società specie quando se ne cura l’educazione umana e cristiana.
La testimonianza di un’amica e di un amico riassume egregiamente il ritratto di questa madre dolce e amabile
“Le invio qualche riga per un ricordo di Maria Scanu mancata il 1° aprile 2013 all’età di 82 anni che aveva compiuto lo scorso 4 febbraio. Per me era zia Maria, per mia madre l’amica discreta ma sempre presente che tutti vedevano sempre insieme. Mai che una andasse a una visita, dal medico o in farmacia senza l’altra. Per loro era una prassi darsi appuntamento e ritrovarsi per qualsiasi incombenza. Nella nostra casa è sempre stata una persona di famiglia, presente ad ogni evento sia lieto che triste. Anche i miei bambini avevano imparato a volerle bene: quando dovevo lavorare spesso veniva per aiutare mia madre a seguirli. Per chi l’ha veramente conosciuta “severa”, come le ho già detto, non era certo l’aggettivo appropriato per definirla. Era piuttosto una persona bonaria, discreta, sempre col sorriso sulle labbra e ben disposta con tutti. Nonostante avesse sofferto tanto, e non solo fisicamente per il male che alla fine l’ha portata via, non l’abbiamo mai sentita parlare male di qualcuno. Del resto le vicissitudini di una famiglia, ancor più se numerosa, lo sappiamo possono essere tante: veder crescere i figli, i loro primi traguardi, ma anche le preoccupazioni e i lutti. Certo più di una pena se la teneva dentro ma con mia madre si capivano senza nemmero dire troppo. Sicuramente i suoi sei figli sono stati il suo orgoglio, ma ciò che faceva di lei una grande donna e una madre benevola, sempre e comunque, era la sua capacità di non cedere mai alla cattiveria né al rancore, nonostante gli schiaffi della vita.” Letizia.
“Ho frequentato diverse volte la casa di zio Flavio e di zia Maria. Sono amico di tutti i suoi figli, soprattutto di Cinzia, Simonetta, Ezio e Mauro. Zia Maria era una donna onesta, semplice e solare. Sempre con il sorriso.” Gianni.
A noi, ormai al tramonto della vita, non resta che parlare alle nuove generazioni di queste figure esemplari che sono e restano alla base della nostra nazione che ha ridotto drasticamente il numero dei figli e si avvia ad un futuro abbastanza grigio se a questo aggiungiamo altri eventi che promettono di dare inizio a istituti giuridici aberranti che portano all’assoluta carenza di figli.
Ai figli, alle sorelle, ai parenti e ai nostri compaesani chiediamo di meditare sull’importanza di madri generose e motivate che fanno parte del nostro più profondo patrimonio umano e cristiano della nostra società.