La diffusione degli asili aportiani in Italia di Cristina Urgias
In seguito all’istituzione del primo asilo aportiano, sorto a Cremona nel 1828, ed al senso con cui fu accolta questa iniziativa, anche nel resto della penisola nacquero numerose società con l’intento di promuovere l’istituzione di asili infantili.
Da Cremona, l’asilo aportiano si diffuse in tutto il Lombardo Veneto. Un asilo sorse nel 1835 a Treviglio, in seguito all’iniziativa del sacerdote Carlo Carcano, che per riuscire meglio nell’opera si mise in corrispondenza con l’Aporti. L’asilo ospitava 140 fanciulli e riscosse un tale successo che attirò diversi visitatori tra cui lo stesso Aporti.[1]
Un asilo sorse a Brescia nel 1835 per iniziativa dell’avvocato G. Salari. Nel 1836 ne sorse uno a Milano promosso da G. Sacchi. Dopo pochi anni, a Milano, gli asili aportiani erano diventati 8, di cui 7 di carità ospitanti 1100 ragazzi ed uno a pagamento con 107 fanciulli appartenenti a famiglie agiate. A Mantova nel 1847 l’Aporti coinvolse nel progetto l’arciprete L. Matrini, il conte Arrivabene e don E. Tarozzi.
Altri asili sorsero nel 1838 a Bergamo ad opera di don C. Botta, a Como, a Pavia e a Soresina in provincia di Cremona.
Dopo la Lombardia, anche in Veneto furono istituiti diversi asili.
Ben 5 asili sorsero a Venezia fra il 1836 ed il 1839, a Cremona e Vicenza nel 1837, a Treviso nel 1838 e nello stesso anno a Udine .
Anche la sponda adriatica subì questo benefico influsso. Si fondò un asilo a Capo d’Istria nel 1840 in grado di ospitare 40 fanciulli che presto salirono a 60; né rimasero indifferenti il Tirolo, la Svizzera italiana, con fondazioni a Lugano, Locarno e Tesserete.
L’espansione degli asili si estese anche al Piemonte. Qui il primo asilo aportiano sorse a Rivarolo Canadese nel 1839 grazie al sostegno di Maurizio Farina, sindaco del Comune che era entrato in corrispondenza con l’Aporti per meglio attuare l’iniziativa. Il Farina provvide ad allestire la sede e fondò una società di azionisti. In seguito all’approvazione del programma di fondazione, fece stendere il Regolamento per l’asilo dallo stesso Aporti, sancito nel 1839.[2]
Intanto a Torino si costituiva la Società delle scuole infantili, che aprì un primo asilo nel 1839 ed un secondo nel 1841. Altri a Genova e a Mantova nel 1842, a Casale Monferrato e a Saluzzo, così che nel 1846 gli asili nel Regno Sardo erano 47 con 4811 bambini frequentanti.
Nel Granducato di Toscana l’asilo aportiano suscitò grande interesse e si ebbe una consistente diffusione grazie al merito di R. Lambruschini. Fu a Pisa, prima città a seguire l’esempio di Cremona, che si aprì il primo asilo nel 1831 a opera di Luigi Frassi il quale inizialmente fondò un piccolo asilo con solo 6 bambine nella sua abitazione privata. Degli asili sorsero nel 1837 a Prato, Siena e Firenze.
Nel Regno delle due Sicilie gli asili aportiano non furono accolti con grande interesse, tanto che nel 1846 si contavano solo 3 asili sorti a Napoli nel 1841, 1843 e 1844, ed uno all’Aquila sorto nel 1835.
Nello Stato Pontificio, la curia, ed in particolare i Gesuiti, si mostrarono ostili, tanto che con un intervento della Santa inquisizione del 10 agosto del 1837 venne proibita nel territorio dello Stato l’istituzione di tali asili. Solo nel 1840 fu consentito a D. Ricci di fondare un asilo a Macerata. Nel 1841 a Roma la principessa Adele Borghese ne apriva uno nel suo palazzo.[3]
Dal seguente prospetto statistico degli asili infantili esistenti in Italia nel 1846 vediamo che essi erano così distribuiti nelle varie regioni d’Italia:
Asili |
Bambini |
|
Regno Lombardo |
59 |
6174 |
Regno Veneto |
22 |
2360 |
Regno Tirolo |
5 |
390 |
Regno Litorale |
4 |
500 |
Svizzera Italiana |
3 |
150 |
Regno Sardo Piemontes |
47 |
4811 |
Stati Parmensi |
9 |
945 |
Gran ducato di Toscana |
24 |
2200 |
Stati Pontifici |
2 |
200 |
Regno di Napoli |
3 |
300 |
Totale |
178 |
18030 |
Da questo prospetto è possibile vedere che, a questa data, non c’erano asili aportiani in Sicilia, in Sardegna, in Corsica e nel Ducato di Modena e che pochi erano gli asili nello Stato Ponteficio e nel Regno di Napoli.[4]
In Sardegna, nella prima metà dell’Ottocento, nonostante diverse iniziative anche in altre località, venne istituito solo un asilo ad Alghero nel 1848 in seguito all’iniziativa del Marchese di Valverde Efisio D’Arcais.[5]
[1] Enciclopedia Pedagogica. La Scuola, Brescia, 1989, p. 1059.
[2] A. GAMBARO, M. SANCIPRIANO, S. S. MACCHIETTI (a cura di) Ferrante Aporti. Scritti pedagogici e lettere, p. 64
[3] Ivi, pp. 117-125.
[4] S.S. MACCHIETTI, La scuola infantile tra politica e pedagogia dall’età aportiana ad oggi, La Scuola , Brescia 1988, p. 40
[5] I. SERRA, L’asilo aportiano di Alghero, in A. TEDDE, Cattolici per l’Infanzia in Sardegna tra Otto e Novecento, Editrice Il Torchietto, Ozieri 1997, p.37.