Rievocati a Sassari i 180 anni di storia dell’Orfanotrofio delle Figlie di Maria di Francesco Obinu
Il 24 novembre ha avuto luogo la commemorazione dei centottant’anni di vita dell’Istituto delle Figlie di Maria di Sassari, già Regio Orfanotrofio, presso l’attuale sede di via Muroni, di fronte ad un numeroso uditorio composto in grande parte dai famigliari degli alunni dell’Istituto. A corredo dell’evento, una mostra con disegni degli alunni e con fotografie e documenti, che testimoniano alcuni momenti della lunga vita dell’Istituto, visitabile anche nei prossimi giorni.
Dopo i saluti del dott. Tanferna, commissario straordinario dell’Istituto, dell’arcivescovo di Sassari, Paolo Atzei,del rettore dell’università degli Studi prof. Attilio Mastino, dei rappresentanti del Comune, della Provincia e dell’Assessorato regionale alla Pubblica istruzione, della provinciale delle suore Figlie della Carità, suor Rina Bua e della superiora generale delle Pie sorelle educatrici, Madre Aurora Cambilargiu, sono state consegnate due targhe ricordo: la prima ad una anziana signora, presente nell’Istituto fin dalla tenera età e la seconda a suor Stefania, abile e instancabile organizzatrice dell’evento.Hanno dunque avuto inizio i lavori congressuali, sotto la moderazione del direttore dell’Archivio storico diocesano, Giancarlo Zichi.Con la relazione sulla “condizione dell’istruzione femminile in Sardegna fra il Settecento e l’Ottocento”, il dott. Francesco Obinu (Università di Sassari) ha proposto un quadro generale della scuola per l’educazione delle donne in età pre-unitaria, soffermandosi in particolare sull’istruzione di grado elementare. In questo contesto, il relatore ha evidenziato l’importanza dell’attività scolastica svolta dall’Istituto delle Figlie di Maria di Sassari in un periodo storico che, fino a dopo la metà del XIX secolo, non vide nell’isola alcuna altra struttura stabile per l’istruzione femminile di grado elementare, avendo avuto breve vita la scuola delle Maestre pie Venerini di Oristano (1838-41) e avendo fatto le scuole elementari femminili pubbliche la loro prima comparsa in Sardegna soltanto nel 1853, nelle province di Nuoro e di Cagliari, e dopo quell’anno anche nella provincia di Sassari.
Ha quindi preso la parola il dott. Angelo Ammirati, già direttore dell’Archivio di Stato di Sassari, che ha narrato del “recupero della memoria storica del Regio Orfanotrofio delle Figlie di Maria”, attraverso l’illustrazione di alcuni documenti conservati nell’archivio dell’Istituto. I documenti, scelti lungo un arco cronologico che va dalla data di fondazione dell’Orfanotrofio (1832) fino ai nostri giorni, raccontano della vita quotidiana delle fanciulle ospiti della struttura, dei loro impegni scolastici, della loro entrata ed uscita dall’Istituto, talvolta anche per avvenuto decesso in tenera età.
Il dott. Stefano Tedde (ricercatore) ha poi parlato dell’“infanzia abbandonata ai primi dell’800”, illustrando attraverso riscontri documentali del tempo quali provvidenze pubbliche si adottavano per soccorrere i piccoli sfortunati senza famiglia e, in generale, le persone bisognose. Gli orfanotrofi, come quello sassarese, svolgevano naturalmente un ruolo assistenziale di fondamentale importanza. In loro mancanza, anzi, molti fanciulli sarebbero andati incontro ad un tragico destino, poiché le istituzioni viceregie e quelle comunitative non erano spesso in grado di garantire a tutti un’adeguata assistenza.
Padre Erminio Antonello, sacerdote vincenziano, ha svolto un’interessante relazione sulla “funzione del Regio Orfanotrofio a Sassari, e l’opera educativa socio-culturale delle Figlie della Carità”. Come si evince dal titolo, il relatore ha voluto dare uno spaccato dell’attività di questa importante congregazione educatrice femminile, che ha accumulato una lunga e proficua presenza nell’Istituto sassarese. L’impegno educativo delle Figlie della Carità non ebbe soltanto un carattere propriamente scolastico, ma ebbe anche ricadute sociali-culturali sulla vita della città. Le maestre caritatevoli non consideravano la formazione scolastica come un rito da consumarsi nel chiuso dell’Istituto, ma come un momento di comunione con la vita cittadina, e dunque, ad esempio, in tempo di carnevale organizzavano con gli alunni eventi ludici che avevano insieme lo scopo educativo e quello di creare un collegamento con il tessuto vivo del resto della società sassarese, impegnata nei tradizionali festeggiamenti.
Ha concluso il cappellano del carcere di S. Sebastiano, don Gaetano Galia, parlando di “prospettive e ruolo delle Opere assistenziali oggi e le nuove povertà”. Il tema, molto impegnativo e delicato, è stato affrontato in rapida sintesi, anche per la brevità del tempo a disposizione, ma il relatore ha voluto soprattutto lanciare un appello: e cioè che le istituzioni ecclesiastiche e quelle civili sappiano lavorare insieme, per evitare che l’attività assistenziale muoia o si indebolisca al punto di non potere offrire più sufficiente soccorso alle tante e diverse categorie di persone bisognose.
In conclusione, è stato offerto un programma di canti dai cori della Lolek Ensemble, Corale Vivaldi e Amici del Canto sardo.
Francesco Obinu