4 Agosto 2012
Categoria : archeologia
Ozieri (SS). I Campagna di scavo del villaggio abbandonato di Bisarcio di Marco Milanese
L’Università di Sassari (cattedre di Metodologia della Ricerca Archeologica e di Archeologia Medievale), il Comune di Ozieri e la Soprintendenza Archeologica di Sassari e Nuoro organizzano -in regime di concessione ministeriale di scavo- la prima campagna di scavo nelvillaggio abbandonato di Bisarcio, che si prevede di realizzare dal 10 Settembre al 10 Ottobre 2012.
Le prime notizie sul villaggio riguardano la diocesi e sono due documenti che fanno parte del controverso condaghe di Bisarcio: trattano la vendita di terreni intorno alla seconda metà dell’XI secolo. La prima attestazione sicura è del 18 marzo 1082, nel documento di donazione della chiesa di S. Michele di Plaiano a S. Maria di Pisa, dove figura il vescovo di Bisarcio Costantino. In una fonte della metà del Trecento il villaggio di Bisarcio conta circa 200 fuochi, mentre nel XVI secolo la popolazione era calata a circa 50 fuochi; nei decenni successivi la popolazione registrata diminuisce a 20 fuochi, e verso la fine del XVII secolo a soli 6.
Alla fine del Cinquecento, Giovanni Francesco Fara descrive il villaggio come quasi distrutto, con poche capanne «senz’aver conservato niente della grandezza degli antichi edifici» mentre nella Relazione sugli stati di Oliva scritta nel 1769 da Vincenzo Mameli De Ormedilla il villaggio risulta distrutto non da troppo tempo, con alcune case quasi intatte.
Francesco Amadu, nella sua opera sulla diocesi di Bisarcio, ha stilato l’elenco dei vescovi fino alla soppressione della stessa nel 1503. Il villaggio sorgeva attorno alla basilica di Sant’Antioco di Bisarcio, una cattedrale ancora in buone condizioni collocata su uno sperone roccioso, e il complesso comprendeva un episcopio (di fronte alla chiesa), un vicariato (al lato sinistro della chiesa) ed altri edifici oggi non più visibili. I numerosi resti del villaggio sono situati a Nord della chiesa, e probabilmente appartengono all’ultima fase abitativa.
Le tracce più visibili del villaggio sono situate a Nord della chiesa, ma non si esclude che il villaggio potesse in passato estendersi anche ad Est della chiesa, dove oggi si trovano numerosi edifici moderni. A Nord della cattedrale sono presenti ruderi di differenti dimensioni, di cui sono visibili i muri perimetrali. Gli edifici sono di difficile definizione a causa della vicinanza delle costruzioni, poiché spesso utilizzano pareti in comune. Tra i vari edifici quelli di maggiormente conservati sono quelli di una chiesa, di cui si distingue chiaramente l’abside, e i resti di una grossa struttura presumibilmente pubblica, poiché di dimensioni molto superiori alle altre e provvista di più piani.
Le aree di scavo interesseranno parti differenti dell’insediamento, in modo da verificare l’effettiva estensione del villaggio; lo scavo di strutture significative potrebbe invece riportare notizie utili sugli aspetti cronologici e funzionali del sito, sui traffici commerciali e sulle cause e modalità di abbandono.
Alla fine del Cinquecento, Giovanni Francesco Fara descrive il villaggio come quasi distrutto, con poche capanne «senz’aver conservato niente della grandezza degli antichi edifici» mentre nella Relazione sugli stati di Oliva scritta nel 1769 da Vincenzo Mameli De Ormedilla il villaggio risulta distrutto non da troppo tempo, con alcune case quasi intatte.
Francesco Amadu, nella sua opera sulla diocesi di Bisarcio, ha stilato l’elenco dei vescovi fino alla soppressione della stessa nel 1503. Il villaggio sorgeva attorno alla basilica di Sant’Antioco di Bisarcio, una cattedrale ancora in buone condizioni collocata su uno sperone roccioso, e il complesso comprendeva un episcopio (di fronte alla chiesa), un vicariato (al lato sinistro della chiesa) ed altri edifici oggi non più visibili. I numerosi resti del villaggio sono situati a Nord della chiesa, e probabilmente appartengono all’ultima fase abitativa.
Le tracce più visibili del villaggio sono situate a Nord della chiesa, ma non si esclude che il villaggio potesse in passato estendersi anche ad Est della chiesa, dove oggi si trovano numerosi edifici moderni. A Nord della cattedrale sono presenti ruderi di differenti dimensioni, di cui sono visibili i muri perimetrali. Gli edifici sono di difficile definizione a causa della vicinanza delle costruzioni, poiché spesso utilizzano pareti in comune. Tra i vari edifici quelli di maggiormente conservati sono quelli di una chiesa, di cui si distingue chiaramente l’abside, e i resti di una grossa struttura presumibilmente pubblica, poiché di dimensioni molto superiori alle altre e provvista di più piani.
Le aree di scavo interesseranno parti differenti dell’insediamento, in modo da verificare l’effettiva estensione del villaggio; lo scavo di strutture significative potrebbe invece riportare notizie utili sugli aspetti cronologici e funzionali del sito, sui traffici commerciali e sulle cause e modalità di abbandono.
http://www.archeomedia.net/campi-archeologici/38286-ozieri-ss-i-campagna-di-scavo-nel-villaggio-abbandonato-di-bisarzio.html
Organizzatore: Prof. Marco Milanese, Università di Sassari