I tre polli e i due trebbiatori all’arrembaggio di una crisi voluta dal nano ungaro-franco e dalla crucca veterocom. di Fulgenzio Saetta
Pur non condividendo le sparate del nostro collaboratore, verbalmente intemperante, con piglio quasi profetico, accogliamo il suo sfogo, dove tra tante castronerie, qualcosa di vero dice. (La redazione)
Non fermiamoci a parlare troppo dei tre polli, ben cresciuti, ben pasciuti per via matrimoniale e suocerile; non parliamo nemmeno dei due affamati trebbiatori: il matrimonio tra la suina emiliana e il cinghiale abbruzzese, partoriranno solo l’economia dei tempi di sussistenza. I veri protagonisti di questa crisi sono il nano ungaro-franco e la crucca veterocomunista. Su tutti campeggia la boria, la supponenza, la miopia dei travet che hanno voluto affrettare l’invenzione dell’euro a tutti i costi come un l’idoletto degli ebrei nel deserto. A questi si aggiunga il drago cinese e il petrodollaro di sapore arabo. Per tanti anni, nonostante il debito pubblico alle stelle, tutti si son buttati sui titoli italiani senza timore, oggi sono a diarrea e cercano di svendere, grazie anche alla stitichezza della maggior crucca. Abbiamo fatto l’Unione Europea per evitare ancora che i due popoli barbari, i franchi e i crucchi, si scannassero e mettessero il mondo in pericolo, ed eccoteli a fare gli sbruffoni verso la vitella inanellata d’oro, forte per la ricchezza delle famiglie, ma debole nel partorire soltanto famelici lupacchiotti che vanno all’arrembaggio dopo tanta astinenza di potere. Astinenza mai vista dalla nascita della liberaldemocrazia del regno sabaudo (1848-2011) ad oggi. Casini, Fini, Rutelli, tre pollaccioni che con quattro scauzati vogliono pascolare la vitella grassa insieme al porcaro Bersani e al mandriano Di Pietro. E i più forsennati degl’italiani che credono che basta uccidere il tiranno e subito il mondo sarà felice e contento e i nostri titoli voleranno alle stelle. E’ mai possibile che a 150 dall’unità d’Italia, questi ex agro-pastorali non abbiano capito che il premier italiano è solo un pupazzo e ciò che conta è la squadra di governo? Berlusconi è ricco e la ricchezza è peccato, le ruberie sottobanco non lo sono. Lo spreco delle amministrazioni meridionali con tutte le cosche criminali con l’arrivo dei tre pollaccioni e due trebbiatori forse d’improvviso cambieranno? E il nano comico ridolini con la crucca tri o quadrimaritata sorrideranno meno? Gentaglia che non sa nemmeno che cosa fare di fronte ad una crisi globale che fingono di controllare, con Obama e Cameron, fanno una quadriglia equestre per darsi aria da gran signori, ma sono dei poveracci che tra telefonate, incontri, semincontri, bevutine non sanno fare altro che affossare l’Europa a cominciare da quella meridionale, sempre invisa, considerata stracciona e godereccia. Purtroppo Berlusconi il godereccio lo ha fatto, ma se anche si fa da parte o viene fatto da parte, i sedicenti governatori del mondo non governeranno niente. Avete voluto l’Europa senza radici cristiane? Eccovela ridotta ad una povera Lesbia catulliana. Non ci si rende conto che come è imploso il comunismo per fabbricare il nuovo uomo sta crollando il liberismo o la minestra statalista-liberal-laicista per costruire l’homo cuput glandis europeorum. Ecco l’euro che ci ha ridotto al 50% il valore del nostro lavoro di una vita, ecco la burocrazia europea rabberciona, corrotta, inconcludente. Vada a casa pure il milanese sensuale e godereccio, saltino sulla carrozza i tre castissimi pollaccioni, insieme ai due trebbiatori dallo sguardo bovino, si celebri pure il matrimonio a tre a quattro o a cinque, che ne vedremo delle belle e conteremo tante balle. L’immonda greppia dei quasi mille parlamentari, non importa se senatori o deputati, continuino a mangiare insieme alla casta impudica delle varipinte magistrature! La vitelle è ancora grassa. Il nano ungaro-franco ha pure lui i giorni contati e la titubante crucca non governerà di certo eternamente, perché qualcuno le sta preparando la pensione. Italiani, piangete come vitelli la morte di un finto tiranno, e vestite panni viola, il pollaio è in movimento, sotto a chi tocca!
E Paisanu (a s’americana)? S’ittirese nare fine? Che vento tira a Roma Peppe? Mi raccomando, muoviti con passo felpato come hai fatto tutta la vita. Ammentadi però chi as settantachimb’annos e si non nt’incandas in tempus, sa pinzione rassa che sue si la mandigat muzere tua! Fortza Peppe, sorridi ai tre pollaccioni e tratta pro sa Presidenzia de sa Repubblica! As a bider chi bi resessis! Ancu ti falet unu ciddu,Pe’! Peristantu mandiga saltitza de pograbu.