L’istruzione a Nuoro dal 1792 al 1848 di Veronica Solinas

 Il contesto storico-culturale di Nuoro tra Settecento e primo Ottocento

Nuoro trova nel cuore della Sardegna centro orientale, più precisamente nella zona denominata Barbagia. La cittadina si adagia su un vasto altopiano ai piedi del Monte Ortobene. Domus de Janas e Nuraghi documentano la presenza di antichi insediamenti umani nel territorio. Sembra che i primi insediamenti risalgano al periodo prenuragico e nuragico . Conquistato totalmente dai romani tanto che in alcuni centri si parla un sardo latineggiante con pronuncia molto simile a quella proposta dagli studiosi più accreditati. In seguito alla caduta dell’Impero Romano, Nuoro, come tutta la Sardegna, attraversò un lungo periodo di passaggi di dominio per il controllo del territorio: da quello Bizantino, a quello della Corona Aragonese (1297), alla Corona Spagnola (1479), fino a giungere all’egemonia Piemontese (1720). In tutti questi secoli la città conobbe gli effetti delle lunghe guerre per l’occupazione dell’Isola: crisi economica, aumento della criminalità, saccheggi, delitti. Inoltre si accentuò l’isolamento viario in cui già si trovava tutta l’area barbaricina anche se molto utilizzati erano i cavalli gli asini e i muli .

Nonostante tutto, nel corso del XVIII secolo, il centro urbano acquistò gradualmente preminenza territoriale, tanto che nel 1779, fu scelto come sede della diocesi vescovile già di Galtellì e precedentemente facente parte della diocesi di Cagliari.

A Nuoro erano inoltre presenti famiglie di prestigio economico, sociale e culturale. Nel dizionario del Casalis, il compilatore delle voci sarde, lo scolopio Vittorio Angius, cita i nomi più rappresentativi della società nuorese annotando:

“ Si possono quindi indicare due casati nobili, i Nieddu divisi in tre famiglie, e i Galisai. I primi sono già di antica nobiltà, e vantano alcuni della loro genealogia, che meritarono favori e onori da’ Re Cattolici per i loro servigi, tra gli altri Gio. Nieddu Pugione, che Carlo in suo diploma del 1711 loda benemerito della corona in pace e in guerra; Giovanni di lui padre capitano delle cavallerie di Nuoro nelle frequenti invasioni de’ barbareschi; Pietro Nieddu-Guiso, avolo suo parimenti capitano di cavalleria; quindi Pietro Nieddu Guiso figlio di Carlo, e comandante della cavalleria nuorese, che molto si distinse nella invasione, che i nemici di Carlo fautori di Filippo fecero in Terranova. In Nuoro fiorì per gran tempo un ramo della principale famiglia sarda de’ Manca, e tra’ molti nominerò Antonio Manca Penduccio. Il re Filippo (1654) gli concedeva de’ privilegi per rispetto a’ suoi meriti, e per riguardo alla stirpe da cui proveniva. Con i Manca fiorirono pure i Pirella, i Guiso, i Minutili, i Satta… I notai sono in notevole numero (35 incirca), perché è questa la professione, cui si dedicano quelli che amano il far niente. Il loro ozio però è pernicioso al pubblico ”.

 Un importante fattore di rilevanza religioso e socio – culturale, è rappresentato a Nuoro dalla presenza dei Frati Minori Osservanti.

I Gesuiti giunsero nel centro barbaricino negli ultimi anni del ‘500, mentre, da Sassari da cui dipesero amministrativamente, si espandevano in tutta l’Isola, nei quattro collegi di Sassari (1562), Cagliari (1564), Iglesias (1581) e Alghero (1588) davano vita ad una vera e propria classe studentesca con molte presenze di alunni barbaricini .

L’area destinata ai frati francescani, all’epoca, si trovava alla periferia dell’abitato, in sintonia con il carisma degli Osservanti, che intendevano in tal modo difendere la loro riservatezza e nel contempo indicare un possibile nuovo sviluppo urbano intorno ad un centro religioso. Il primitivo impianto architettonico fu più tardi ampliato, acquisendo la fisionomia di un grande edificio .

  L’economia risentiva profondamente delle altalenanti condizioni di sviluppo dell’intera isola, condizionata, dalla conquista iberica in poi, dal regime feudale: le attività di gran lunga prevalenti erano quelle agricole e pastorali, con esiguo sviluppo del commercio, con una modesta rappresentanza nobiliare sia di spada sia di toga e una limitata presenza di ecclesiastici. Di fronte alla prospettiva della carriera ecclesiastica la famiglia dell’aspirante sacerdote s’impegnava in suo favore nella costituzione di un patrimonio di beni immobili, poiché secondo le disposizioni del Concilio di Trento, “non licet cleris mendicare” un ecclesiastico doveva cioè avere risorse sufficienti per vivere.

Il regime feudale, del resto poco studiato nel nuorese, sembra che fosse un regime sostanzialmente statico, con un sistema gerarchico di dipendenze di ruoli in tutti i campi, basato ufficialmente sul rispetto dei codici scritti, ma di fatto, soggetto molto spesso all’arbitrio di uno o dell’altro funzionario, dal grado più alto del reggitore, diretto rappresentante del feudatario nei territori a lui appartenenti, agli amministratori zonali delle sue rendite, ai maggiori di giustizia delle singole comunità perché i feudatari spagnoli amavano restare in spagna data la consistenza dei loro interessi in Patria.

Al di là delle concessioni riconosciute, soprattutto in termini fiscali, agli ecclesiastici e alla piccola nobiltà, i vassalli (cioè la quasi totalità degli abitanti di un villaggio) erano sottoposti ad un regime di esazione di tributi difficilmente sopportabile soprattutto in presenza di un’economia essenzialmente povera, dipendente quasi totalmente dai risultati delle annate agrarie. Molti per mantenere in qualche modo la famiglia, svolgevano l’attività di servi pastori o stringevano i cosiddetti contratti di soccida, per la custodia di bestiame bovino, ovino, caprino e suino. Tra i tipi di soccida presenti nell’economia pastorale nuorese possiamo citare i seguenti:

1. A obbligu: durata di cinque anni, bestiame e pascolo a carico del soccidante (pastore maggiore) frutti a metà ogni anno; alla fine del contratto restituzione dalla parte del soccidario (pastore minore) di tutto il bestiame affidato ed il resto diviso in parti uguali. Era un contratto già chiamato anticamente a cabu biu, definito usurario e quindi proibito nella diocesi di Alghero, in forza delle norme del sinodo voluto nel 1581 dal mons. Bacallar. Non teneva, infatti, conto delle perdite causate dalle annate cattive, epidemie o furti.

2. A parte ‘e fruttu: solo divisione dei frutti durata di un anno, il socio maggiore mette tutto il bestiame, metà spese per pascolo, trasporto e veterinario, per intero tasse e contributi; al socio minore spettano cura e custodia del bestiame, metà spese per pascolo, trasporto e veterinario, i prodotti vengono divisi a metà, il socio minore ha diritto anche ad un quarto del bestiame sterile.

3. A pastura franca: durata di un anno l’onere del pascolo al proprietario del pascolo mentre quello del bestiame, del trasporto, della custodia, delle cure e delle tasse spetta al proprietario del bestiame; i prodotti vengono divisi a metà.

4. A su pede: durata del contratto cinque anni; gli oneri del socio maggiore riguardano tutto il bestiame, metà del pascolo e del salario del servo; gli oneri del socio minore riguardano il lavoro personale, metà pascolo e salario del servo. Per quanto riguarda la divisione dei prodotti al socio minore spettano metà dei prodotti annuali, metà del bestiame esistente allo scioglimento della soccida .

 Gli antichi rioni di Nuoro man mano che la città da borgo medievale si affacciava alla modernità erano quelli noti ancora oggi come storici: San Pietro; Seuna; Sa corte de sos sete fochiles; Su puthicheddu (pozzo oggi essiccato); Fossu Loroddu (letteralmente “fosso sporco” dove si era soliti buttare l’immondizia); San Nicolò (zona intorno all’antica chiesetta di San Nicolò, andata poi in rovina); Sa Bena ( fonte pubblica e abbeveratoio per il bestiame posto nell’attuale incrocio tra via Gramsci e via Manzoni) . Nel dizionario del Casalis, lo scolopio Vittorio Angius descrive la situazione urbana come segue:

“il materiale delle abitazioni non è molto elegante e appare ancora agli stranieri non poco della rozzezza antica…..le case formate tutte di granito non hanno la maggior parte che il piano terreno con il cortile davanti dove si tengono a stalla i giumenti e si accatastano le legna; il numero delle medesime si può computare di circa 845. Non v’ha che una sola piazza detta di S. Giovanni, dove si fa il mercato quasi in mezzo alla città. Cominciasi però a vedere edifizi di bell’arte e di gentile aspetto e tra non molto sarà compiuta la nuova cattedrale. Il paese è diviso in due parti da una gran via che nel dialetto sardo dicono via-majore. Sebbene né questa né altre siano selciate nonpertanto per la sunnotata natura del suolo sono poco polverose nell’estate, e non sarebbero in nessuna parte fangose nell’inverno se s’inclinasse il suolo in certi siti e non si lascassero vagare i porci e i giumenti. Ma queste strutture si toglieranno e sarà poi con utili consiglio sparso nei predi il letame che si accumula alla fine del paese ”.

 Durante il periodo della guerra di successione spagnola (nei primi due decenni del Settecento), in seguito alla vittoria della potenza asburgica accaddero mutamenti temporanei nell’assetto proprietario dei feudi. Così in data 4 ottobre 1708, con atto rogato dal notaio Salvatore Pirella, il commissario della Reale Giunta Michele Vargiu, podestà di Osilo, inizia la procedura di confisca. Il 5 ottobre il maggiore di giustizia Domenico Ganga presenta i conti della lista feudale; lo stesso giorno viene emanato l’ordine di comparizione al maggiore di Lollove, Pietro Maria Sanna e a quello dell’anno precedente Giovanni Ruiu. Dopo il breve periodo di dominazione austriaca la Sardegna, nel 1720, passò ai Savoia, restando nei patti di passaggio che niente sarebbe dovuto essere modificato nell’organizzazione data dalla Spagna; la struttura feudale, dunque, non subì reali grossi cambiamenti. I Savoia speravano di poter comunque permutare la Sardegna con un altro territorio, pur mantenendo il titolo monarchico; queste due condizioni comportarono il sostanziale immobilismo dell’amministrazione sabauda, in un contesto socio-economico e politico ancora fortemente condizionato dal retaggio culturale iberico . Nei primi decenni i Savoia tentarono di mettere un minimo di razionalità nella varietà dell’organizzazione feudale e di giungere a un’analisi dei bilanci, della produzione della zecca, e di cercare di favorire gradualmente l’uso della lingua italiana al posto di quella spagnola che certamente dopo quattro secoli non poteva essere spenta come un lumicino . I graduati universitari usavano nei documenti ufficiali lo spagnolo e così anche gli ecclesiastici a capo delle diocesi che costituivano non solo il motore religioso, ma anche sociale e culturale di quei primi anni di dominazione. Inoltre anche in Sardegna, soprattutto nella classe nobiliare ed ecclesiastica, privilegiate, si sentivano profondamente le appartenenze dei vari belligeranti: vi erano fazioni che erano favorevoli alla Spagna di cui desideravano il ritorno, quelli favorevoli prima all’Austria e poi alla Francia. Tutto questo non poté che creare uno scompiglio sociale, alimentando tra l’altro scontri di ogni genere che erano spesso letti sia dai contemporanei sia dagli storici unicamente come conflitti che non modificarono sostanzialmente la situazione: i moti antifeudali e le rivolte contro il governo piemontese, furono una costante che danneggiò ancor di più la già fragile economia della città. In una relazione storico – geografica compilata sullo stato dell’isola dal viceré de Viry durante una sua visita nel 1746, si legge:

“Nuoro conta 1173 persone per la maggior parte grandi ladri e assassini, è situato a 63 miglia a sud-est di Sassari e a 20 miglia a ovest del golfo di Orosei, tra montagne deserte ricche di pascoli e belle acque, produttrici anche di cereali e l’aria è buona. Nobili nuoresi: Don Antonio Francesco Nieddu, Don Pietro Ignazio Nieddu, Don Giovanni Antonio Nieddu suo figlio, Don Gavino Nieddu, Don Paolo Galisai e il cavaliere di spada Giacomo Manca.”

 Nel periodo della visita viceregia, Nuoro continuava a crescere economicamente e in popolazione, superando anche la “Villa” di Orani che, per secoli, aveva dominato e che restava capoluogo dell’omonimo marchesato. L’attività pastorale del centro barbaricino dava vivacità, soprattutto nelle buone annate, al commercio del formaggio, controllato da alcuni mercanti della Corsica grazie agli scali portuali di Posada, Siniscola e Orosei, della carta orientale dell’isola.

Sotto Carlo Emanuele III e il ministro degli Affari di Sardegna Michele Lorenzo Bogino, con editto del 24 settembre 1771, furono istituiti i Consigli Comunitativi in tutta l’isola. Nuoro essendo una “Villa” di oltre 200 fuochi fiscali, aveva sette consiglieri eletti tra le tre classi sociali, il sindaco veniva scelto tra i primi di ciascuna classe, i consiglieri dovevano avere almeno 30 anni di età, essere onesti, benestanti, nativi o residenti da almeno 10 anni a Nuoro; contrariamente a quanto avveniva in passato non ci si poteva riunire in piazza. Negli ultimi decenni del Settecento, la storia di Nuoro registra un fatto di particolare rilievo, costituito dall’erezione della diocesi, di cui fu prescelta come sede facendo parte fino a quel momento della vasta diocesi di Cagliari. Nel 1775 mons. Delbecchi, arcivescovo di Cagliari, trasmise a Torino, alla Corte, una nota sui Progetti di risorgimento della diocesi di Galtellì, soppressa alla fine del Quattrocento con accorpamento all’arcidiocesi di Cagliari. Secondo i suggerimenti del progetto, si potevano aggiungere alle vecchie parrocchie delle baronie di Orosei e di Posada, quelle di Orgosolo, Nuoro, Orune, Lollove, Fonni e Mamoiada. La sede poteva essere fissata a Oliena o a Dorgali per essere emtrambi considerabili località salutari al centro del territorio .

Nel 1777 i sindaci e i consiglieri comunitativi di Galtellì, Dorgali, Oliena, Orosei, Onifai, Irgoli, Loculi, Siniscola, Posada, Torpè, Lodè, Lula, Onanì, Gorofai, Bitti e Orgosolo inviavano una supplica al viceré per chiedere la presenza di un vescovo per l’amministrazione religiosa delle rispettive comunità, lamentando che nel corso del secolo vi erano state solo due visite pastorali anziché una ogni tre anni. Si denunciavano poi la miseria delle chiese e la mancanza di educazione cristiana che generava frequenti omicidi, furti ed altri delitti ed abusi, mentre il clero era poco stabile perché preferiva l’aria buona di altre località dell’isola. Con una diocesi e un vescovo autonomi secondo i supplicanti sarebbe stato possibile:

• costruire il seminario con beneficio dell’istruzione pubblica,

• sostenere i monti frumentari, da poco ricostituiti a beneficio dei contadini poveri e tenere in funzione un ospedale il cui consiglio di amministrazione era presieduto dal vescovo.

Nello stesso anno 1777 il vicario capitolare Francesco Maria Corongiu fece compilare ai parroci galtellinensi un questionario contenente domande sullo stato di ogni singola parrocchia. Contemporaneamente però, si mosse il Consiglio Comunitativo di Nuoro che il 10 agosto inviava al viceré di Sardegna, conte Cordara, una supplica sulle ragioni a favore della scelta di Nuoro come sede della diocesi: si evidenziava la centralità di Nuoro rispetto a tutto il territorio diocesano, per cui i contatti tra la sede vescovile e le parrocchie sarebbero stati più agevoli. Si vantava inoltre il clima salubre del villaggio collocato in “un bellissimo sito aperto a tutti i venti, un amenissimo e disteso orizzonte ed un temperamento d’aria la più sana e la più pura fra tutti i paesi del vescovado….acque freschissime strade asciutte e piane per cui il vescovo potrebbe tranquillamente girare in carrozza”. Nuoro viene descritto come il villaggio più abbondante di ogni sorta di viveri e come quello che teneva maggior commercio con Cagliari e Sassari per la gran moltitudine di negozianti, che in ogni tempo portano a dette città il loro bestiame. Erano inoltre residenti un gran numero di buoni medici, chirurghi e “specierie”, cioè farmacie, oltre che di sacerdoti e di un convento francescano. La “Villa” era stata inoltre residenza dei gesuiti e vantava un gran numero di cavalieri e persone distinte. Il vescovo avrebbe potuto dimorare in un palazzo paragonabile a quelli dei vescovi di Cagliari e di Alghero una casa parrocchiale assai comoda composta di ventotto stanze. Era presente anche una casa di esercizi spirituali che, con la dotazione finanziaria dei beni già di proprietà dei gesuiti, si sarebbe potuta trasformare in seminario tridentino. Il Consiglio Comunitativo chiudeva la supplica affermando che il vescovo sarebbe stato il più fortunato della Sardegna sia per la bellezza e comodità della sua residenza, sia per il cresciuto reddito annuale che non sarebbe stato inferiore ai 4000 scudi annui . Dopo due anni, il 21 luglio 1779, con la bolla Eam inter coeteras il papa Pio VI ricostituì la diocesi stabilendo che la sede fosse Nuoro, da qui la denominazione diocesi di Galtellì – Nuoro. Alle vecchie parrocchie si aggiungevano quelle di Orune, Nuoro e Lollove che furono separate dalla diocesi di Alghero, quelle di Mamoiada e Fonni appartenenti all’arcidiocesi di Oristano e Orgosolo, staccata dalla diocesi di Suelli. Per tale scelta fu decisiva la relazione che inviò a Torino Francesco Maria Corongiu, questi, poneva l’attenzione su una serie di elementi simili a quelli già esposti dal Consiglio Comunitativo di Nuoro. Il centro barbaricino, composto di 589 famiglie per un totale di 2782 anime, era il più popolato di tutti quelli che aspiravano a diventare sede diocesana, godeva di aria salubre e di ampie strade, di abbondanza di viveri, di una buona chiesa parrocchiale “suscettibile di erezione in Cattedrale ”. Corongiu elencava inoltre meriti di carattere civile come la presenza di varie famiglie di cavalieri e di benestanti, di laureati e otto notai; terminava dicendo che essendo questa “Villa” una delle più popolate e rispettabili in quella parte del Regno assai discosta dalle due capitali, la presenza del Prelato e tutti gli accessori della medesima avrebbe contribuito a raddolcire e moderare il costume e a renderla uno dei più grati e migliori soggiorni del Regno. Probabilmente la scelta di Nuoro a sede della diocesi, era dovuta alla pressione di potenti famiglie nuoresi presso la Corte torinese, il centro barbaricino vantava inoltre il fatto di aver dato i natali ad alcuni vescovi delle diocesi sarde tra i quali Simone Manca, Melchiorre Pirella e i vescovi di Ampurias Francesco Ignazio Guiso e Giovanni Arras Minutili. La stessa comunità nuorese volle manifestare ulteriormente il suo interesse con una deliberazione del Consiglio Comunitativo presieduto dal sindaco Antonio Corda che in data 7 agosto 1778 decise di contribuire all’erezione della diocesi con 1000 scudi per la costruzione della cattedrale .

L’elevazione di Nuoro a sede di diocesi può essere vista come la felice conclusione di un lungo periodo di notevole vivacità della vita religiosa iniziata già dai primi anni del Seicento, consolidatasi nel corso del Settecento. Un contributo significativo per lo sviluppo della devozione religiosa è legato anche alla presenza del già menzionato convento francescano. I frati avevano introdotto, infatti, molte feste patrocinate dalle offerte dei fedeli; il convento era inoltre sede di studio filosofico rappresentando un importante punto di riferimento per la formazione culturale di parecchi giovani nuoresi, anche coloro che non intendevano intraprendere la carriera ecclesiastica ma avviarsi agli studi giuridici o di medicina ricevevano dai frati i primi rudimenti di grammatica, retorica e filosofia. La presenza a Nuoro, dal 1720 al 1777, dei gesuiti aveva contribuito notevolmente alla sua crescita culturale, essi infatti, fondarono accanto alla chiesa della Madonna delle Grazie una cosiddetta casa di residenza, un collegio per giovani studenti; fornirono, inoltre, suggerimenti e buoni esempi pratici per il miglioramento dell’agricoltura .

 Un fattore costante nella storia della Sardegna è stato il predominio dell’economia pastorale su quella agricola; grazie agli influssi di scuole di pensiero diffuse in Europa in età illuministica e seguite in Italia in varie regioni come la Toscana e il Piemonte ebbe inizio anche in Sardegna, la consapevolezza della necessità di un cambiamento di rotta che favorisse l’agricoltura. In questo contesto si inquadra la pubblicazione di vari saggi economici e tra questi l’opera di “Rifiorimento della Sardegna, proposto nel miglioramento di sua agricoltura” del gesuita padre Francesco Gemelli. La tesi centrale del trattato è che la riforma agraria doveva portare dall’uso comune della terra alla proprietà privata perché con quel modello economico sarebbe stato più facile il progresso e certamente più agevole della pastorizia a pascolo brado .

Molti anni più tardi si accese una contesa tra le comunità limitrofe di Orani e Nuoro; i nuoresi introdussero il bestiame e fecero legna nei territori di Orani e gli oranesi a loro volta avevano effettuato degli arresti, creando dissapori tra le due comunità. Il 6 ottobre 1820 venne promulgato l’Editto delle Chiudende (anche se la pubblicazione definitiva, dopo vari intoppi, risale al 4 aprile 1823) con cui si autorizzava la recinzione dei terreni di proprietà,che per antica tradizione erano fino ad allora considerati di proprietà collettiva, con la consuetudine dei pastori a far pascolare il gregge ovunque, introducendo così anche per legge la proprietà privata che in parte era già presente. L’editto mirava a favorire la modernizzazione e lo sviluppo dell’agricoltura locale, che versava in gravi condizioni di arretratezza, e nei suoi passi fondamentali imponeva l’autorizzazione a qualunque proprietario di chiudere liberamente con una siepe o con un muro, qualunque suo terreno non soggetto a pascolo, di passaggio. La medesima licenza era concessa ai comuni, per i terreni di loro proprietà, ed in tutti terreni chiusi in applicazione dell’editto era favorita qualunque coltivazione . In esecuzione dell’editto il 9 dicembre 1824 l’Intendente Generale minacciò pene pecuniarie e detentive ai sindaci e ai consigli comunitativi che non avessero badato a liberare i terreni dagli abusivi. Il 30 aprile 1825 con Carta Reale di Carlo Felice si ordinava di attivare l’esecuzione dell’editto delle chiudende, a proposito di chiusure, divisione e cessione a terzi di terreni comunali. Nel 1828 si fece più viva l’opposizione, fu inviato a Cagliari un ricorso anonimo di vassalli nuoresi contro alcune chiudende. In particolare ci si lamentava del fatto che molte chiusure erano state fatte incorporandovi pubblici abbeveratoi, strade reali e comunali e terreni soggetti a servitù di pascolo comune per il bestiame domestico e selvatico, comprando per la somma di tre scudi le concessioni dall’Intendente Provinciale, che minacciava di punire chiunque ne avesse fatto menzione ricevendo vari richiami dal Censore Locale. Secondo il Todde con quelle chiusure si favorirono cinque o sei individui benestanti e prepotenti che chiudevano ghiandiferi e salti comunali necessari alla popolazione per sopravvivere, perché vi pascolava bestiame di ogni genere .

Si evidenziava il comportamento di Domenico Manca che “minaccia non solo quelli che vorrebbero introdursi per abbeverare il proprio cavallo, ma anche i poveri assetati minacciandoli con il fucile e aizzando dei mastini”. Nel ricorso era inoltre rimarcato il dissenso del Censore Locale con l’Intendente perché il primo sosteneva le ragioni locali dei contadini, il secondo era accusato di connivenza con i “prinzipales”. Il 29 maggio si riunì il Consiglio Comunitativo presieduto dal sindaco Francesco Floris, che comunicò le lamentele di alcuni cittadini contro i proprietari che avrebbero formato delle chiudende contro il disposto del Regio Editto. Nel Consiglio si deliberarono i seguenti punti:

• Procedere alla demolizione di quelle tanche nelle quali sono comprese strade reali e vicinali per eliminare i gravi danni che ciò comporta;

• Demolire le tanche nelle quali sono comprese pubbliche fonti e pubblici abbeveratoi;

• Demolire le tanche nelle quali sono compresi salti comunali, ghiandiferi e terre di demanio, perché molta povera gente rischia di non avere il minimo per la sopravvivenza se s’impedisce anche l’allevamento dei maiali. Tra l’altro alcuni proprietari in mala fede, dopo aver ottenuto la concessione di chiudere dieci o venti starelli di terreno, ne hanno chiusi cento e più con un evidente danno al popolo.

La decisione Consiglio Comunitativo pareva segnare una certa inversione di rotta rispetto ad atteggiamenti precedenti, una maggiore attenzione alle ragioni dei vassalli senza terra. Nel 1829 il Consiglio eseguì parecchi sopraluoghi ricevendo molte richieste di chiusure; tra queste anche la proposta presentata per finanziare l’istruzione scolastica programmata dal Collegio delle Province a Cagliari e in particolare, alcune borse di studio a favore di giovani nuoresi con i proventi di una nuova tanca . In seduta del 16 ottobre si deliberava di respingere questa richiesta per evitare gravi contese tra i pastori; gli stessi terreni comunque sarebbero stati ceduti al seminario vescovile con delibera del 1 marzo 1834. Il 25 giugno del 1830 alcuni principales scrissero al viceré affermando che, volendo eseguire le disposizioni sovrane in beneficio del Regno, chiusero a muro barbaro le proprie terre; si lamentarono perché ne nacque una scontentezza nella parte inoperosa del popolo che provocò una seduta notturna della giunta diocesana dei monti granatici senza il suo presidente mons. Bua , e in tale occasione si decise di far sospendere le ultime chiusure . L’Intendente Generale Stara ritenne che, per evitare successive conseguenze si dovesse inviare un delegato speciale in modo che, sentite le parti, facesse gli opportuni sopraluoghi. L’indagine confermò la persistenza di gravi contrasti tra pastori poveri e contadini da una parte e ricchi possidenti dall’altra; la situazione dell’ordine pubblico precipitò l’anno seguente: nel dicembre del 1831 fu inviata a Nuoro una colonna mobile di Dragoni al comando del capitano Vittorio Leotardi. Nell’estate del 1832 scoppiarono vari tumulti a Nuoro, in Barbagia e nel Goceano, il fuoco della rivolta contro le chiudende ingiuste sembrava inarrestabile. Il 20 luglio il reggente della reale cancelleria, Leardi, e quello dell’ufficio fiscale generale Geranzani, compilarono una relazione in cui s’indicava come capo della rivolta nuorese il tenente dei miliziani Antonio Pintori e proposero l’invio immediato a Nuoro di un giudice della Reale Udienza come delegato speciale e subito dopo di una commissione d’indagine. L’8 agosto arrivò a Nuoro il giudice don Antonio Rodriguez inviato da Cagliari in Barbagia per un’indagine a tutto campo. Qualche mese più tardi il giudice fu trasferito a Sedilo con l’accusa di inefficienza, fu nominata una commissione militare mista e accresciuta la forza pubblica, tra Novembre e Febbraio furono celebrati 45 processi con 97 imputati; il 23 gennaio 1833, mons. Bua scrisse da Oristano al viceré, illustrando le difficoltà di amministrazione della diocesi di Nuoro e chiedendo un autorevole intervento; il problema per l’uso dei terreni pubblici continuerà ad essere scottante per lungo tempo, come emergerà anche nella seconda metà del secolo con i “moti de su connottu”, una grande rivolta scoppiata a Nuoro nel 1868 nota, appunto, con il nome di “Su Connottu” (i terreni comuni). I rivoltosi, chiedevano il ritorno a ciò che avevano sempre conosciuto, ossia al ripristino dell’antico sistema di gestione dei terreni; nei giorni della rivolta fu assalito il comune e furono bruciati i documenti di compravendita delle terre comunali.

 Nell’ottobre del 1836 con l’intento di ingraziarsi il consenso dei sudditi del regno, dopo le gravi sommosse delle chiudende dei primi anni ’30, il governo sabaudo conferì alla “Villa” di Nuoro il titolo di Città .

Il villaggio si estendeva su due rioni, uno nella zona alta, quello di San Pietro, ed uno in quella bassa e poverissima di Seuna: fra le due contrade un aggregato di palazzetti e casupole al centro con uno stradone, via Majore, qui si trovavano una ventina di fabbricati appartenenti alle persone più rispettabili per censo e ricchezza, mentre gli altri poveri abitanti trovavano sistemazione in circa duecento stanze basse e mal costruite. Nelle giornate di lavoro l’abitato si popolava: la maggior parte delle forze lavorative, agricoltori e pastori, si recavano nelle campagne per i consueti lavori ma anche per essere presenti per tutelare i propri averi e le proprie coltivazioni, dalla presenza di malvagi sempre pronti con le armi ad impossessarsi con la forza degli averi tanto sudati degli altri. L’abitato si ravvivava nelle domeniche ma specialmente in occasione delle feste. La classe più elevata, invece, cercava giornalmente ricovero nel convento dei Minori Osservanti, dove nei vasti locali trovavano sistemazione le scuole, l’ospedaletto, gli uffici della Regia Contribuzione.

Con l’elevazione a città si era superata la quota di tremila abitanti raggiungendo il picco demografico di 3940 abitanti così suddivisi: 2040 uomini, 1900 donne; in data 11 Aprile 1837 il Consiglio Comunitativo delibera l’approvazione di un regolamento relativo sia all’igiene del centro abitato sia ad altri punti definiti dall’assemblea civica “principi di civilizzazione ”:

“l. Saranno indistintamente tenuti gli abitanti della Città di spazzare le contrade ognuno nei limiti della propria abitazione due volte alla settimana, la mattina a sette ore d’estate, ed alle otto d’inverno nei rispettivi giorni di mercoledì e domenica siano le medesime pulite sotto la penale di una li sarda.

2. Si proibisce a chiunque di gettare il letame od immondezza di qualsivoglia specie fuori del sito all’ oggetto destinato sotto la penale di uno scudo. Sotto questa proibizione si annoverano le serie di vino ed olio, rottami ed avanzi fabbriche, ceneri, e simili.

3. Nel termine di giorni otto a decorrere dalla data della pubblicazione del presente sarà ogni proprietario in obbligo di sgombrare le strade e piazzali ape degli esistenti mucchi di pietre sotto la penale di lira una per la prima val del doppio in caso di ulteriore renitenza. Sotto questo precetto vengono compresi i carri con cui si vogliano occupare le contrade.

4. Resta vietato sotto la penale di lire cinque per la prima volta, e del doppio carcere in caso di recidiva, il guasto delle strade entro e fuori popolato, sia lo scavo delle pietre sia per raccogliere sabbia o per qualunque altro oggetto.

5. Sarà proibito d’ora innanzi il salassa dei cavalli ed il macello di qualsivoglia specie di bestiame nelle pubbliche contrade della popolazione sotto la penale di mezzo scudo sardo.

6. Nessun capo di bestiame, la di cui carne dovrà esporsi alla vendita nella pubblica piazza, potrà macellarsi neppure dentro le proprie abitazioni penale di lire cinque.

7. Non sarà lecito di lasciare vagare per le pubbliche strade i porci ed i gi ti, sotto la penale di una lira in odio dei proprietari.

8. Sono assolutamente vietati i canali, che sporgendo nelle pubbliche contrade esportano dalle abitazioni le immondezze. I medesimi si dovranno chiudere nel termine di giorni otto a contare dalla pubblicazione del presente penale di lire cinque sarde.

9. Si vieta l’esposizione e l’asciugamento delle pelli nelle pubbliche piazze sotto la stessa penale di lire cinque.

lO. Tutti gli abitanti della Città saranno in obbligo di radersi le barbe un almeno ogni quindici giorni, sotto la penale di lira una, escluso anche i di duoli.

11. Tutte le donne indistintamente solite tingere i veli detti volgarmente “bende” dovranno conservare queste perfettamente pulite sotto la penale di una lira sarda.

12. Si proibisce inoltre alle medesime sotto la stessa penale l’uso dell’indecente forese grigio per le gonnelle, potendo sostituire a queste il rosso, oppure panno o stoffe. Si concede per l’osservanza di questo precetto il termine di mesi tre decorrenti dal giorno della pubblicazione.

13. Viene proibita ai rustici l’unzione dell’olio ai capelli sotto la penale di lira una, e s’inculca ai medesimi la maggior pulitezza possibile negli abiti.

14. Sotto la penale di lire sarde cinque resta proibita la corsa dei cavalli entro popolato, e nelle pubbliche passeggiate intorno alla Città.

15. Sarà obbligo dei macellai e venditori di carne di presentare la medesima ben pulita e nettata dal sangue, esponendola interamente al pubblico, di appianare i banchi coll’accetta ogni sabato, e di trattare con urbanità tutti indistintamente i compratori, sotto la penale di lire cinque sarde.

16. Le taverne in giorni festivi dovranno tenersi chiuse la mattina dalle ore nove fino alle undici, e la sera d’estate dalle ore quattro fino alle sei, e d’inverno dalle tre alle cinque (nelle quali ore sogliano celebrare le funzioni ecclesiastiche) sotto la penale di lire cinque.

17. Non sarà lecita alle medesime la vendita dei cibi e delle bevande dopo il suono del ritiro sotto la stessa penale di lire cinque.

18. Si proibisce il giuoco delle carte sotto la penale di uno scudo col carcere in caso di recidiva .”

Il viceré, a proposito delle norme appena citate, invitava le autorità nuoresi a non infliggere multe sulle nuove fogge di costumi (l’abbigliamento detto a sa tzivile) e a non proibire completamente il gioco delle carte, perché: “ce ne sono di tollerati e questi si potrebbero proibire solo nelle taverne” . Nel 1838 il Consiglio Comunitativo predispose il primo piano di abbellimento della città:

– “Ogni particolare non intraprenda fabbricati di nuovo né riedificazione, né restauri generali che espongano all’esterno ed al Pubblico aspetto della Città, come anche nell’interesse delle abitazioni, ove si tratti delle basi di fondamento o di nuovi muri che influiscano nell’insieme sostegno della casa, senza precedervi un disegno regolare è che presenterà al Consiglio degli Edili, per riportarne il permesso di fabbricare, sotto la penale di L. 5 solvente per ogni giorno di lavoro, tanto dal proprietario come dal muratore, che senza il conseguimento del regolare permesso si occupa a tal fabbricato; ed in caso di renitenza si demolisce colla forza, a tutta spesa dell’edificatore.

– Che ognuno avente piazzale alle porte d’avanti della casa, in caso che debba erigere un Palazzo, farà elevare questo porgendolo alla contrada pubblica e formarsi il cortile a tergo del palazzo.

– Che si faccia un riattamento generale stabile per via di lastrico per tutte le strade, piazze, parcheggi pubblici della città, sotto la penale di L. 5 per ogni particolare, il quale trascuri di riattare la sua porzione di strada.

– Che s’imbianchino tutti i Palazzi di nuovo erigendi o riedificandi nell’esterno previa pulitura a due mani di calce.

– Che ogni Palazzo sporgente alla contrada pubblica, che si forma di nuovo o si modifica, deve avere la sua cornice al finimento del fabbricato, non solo per l’esterno abbellimento, ma eziandio per lo scanso di tanti stillicidi che vengono in pregiudizio della stessa casa e per evitarsi ogni altro inconveniente.

– Che demolite le attuali Carceri, in questo locale, essendo in punto centrale si forma una pubblica piazza ed un pubblico mercato, di cui estremamente si abbisogna, tanto più che il condotto che parte da quelle cloache, attraversando via Majore, a causa di diverse crepature, si espande un fetore, che ammorba quasi tutta la Città.

– Che i nuovi fabbricati siano proibite le finestre sporgenti all’esterno inferiore all’altezza di m. 3”

 Poiché a Nuoro non esisteva un ingegnere o chi per esso, né un architetto, il viceré fece arrivare il signor Giacomo Galfrè in qualità di architetto e proprio a questo si deve la sistemazione di nuove strade e la riorganizzazione di quelle costruite male nel passato. Vista la necessità si era provveduto all’istituzione di tribunali con compiti giurisdizionali e amministrativi: operavano i giudici in prima istanza in città, insieme con il comandante militare e con l’avvocato fiscale facevano parte del congresso di Prefettura che giudicava senza appello i delitti leggeri . Per quanto riguarda il settore amministrativo assumevano la qualità di intendente provinciale ed esercitavano la sorveglianza su tutti i comuni i villaggi per quanto riguardava le imposte. Riguardo alle vie di comunicazione Nuoro continuava a rimanere isolata anche se con un commercio in progressivo aumento e pertanto da qualche tempo si sollecitava l’apertura di nuove arterie soprattutto quella per Orosei che avrebbe dato lavoro ad una moltitudine di persone ed aperto a Nuoro la via del mare e quindi del commercio. Il 22 novembre del 1840 il Consiglio Civico approva lo stemma della città che conteneva i seguenti elementi:

– Il sole, perché la parola “Nuoro”, in ebraico, significa «nuova luce»;

– Gli alberi, per indicare la ghiandifera montagna d’Ortobene;

– Le macchie indicano la valle detta de Badde Magna, ricca di oliveti;

– La vacca, che vuol significare sia la vita pastorale sia i salti;

– La Corona e Croce di Savoia, in ricordo del massimo beneficio accordato dal monarca nell’elevazione di Nuoro al rango di città.

  In Sardegna la prima strutturale riforma dell’insegnamento pre-universitario fu promossa dal ministro Bogino nel 1760-1761 all’interno di un più generale progetto che mirava soprattutto a rifondare le due università sarde . “La proposta governativa era quella di rendere univoco il Metodo dell’insegnanza nelle scuole in modo da instradare meglio i giovani alle umane lettere o ad altre scienze. Attraverso l’approvazione di un apposito Piano di Studi le scuole venivano divise in classi, nominate con numeri ordinali, poste in successione secondo criteri di gradualità ”. Erano previsti per ciascun livello degli studi criteri e contenuti didattici uguali nel tentativo di unire l’antica sapienza elargita dai gesuiti alla concretezza del piano di studi degli scolopi . Il ciclo degli studi pre-universitari era diviso in sette classi: nella classe settima si doveva insegnare la grammatica italiana, nella sesta si poteva insegnare la grammatica latina. S’introduceva un modello di alfabetizzazione fondato sulla lingua volgare, in contrasto con il metodo tradizionale, la ratio studiorum, che faceva ricorso al latino anche per i primi esercizi di lettura . Si trattava di una novità ricca di implicazioni: con essa si voleva valorizzare il carattere pratico della prima alfabetizzazione e favorire la diffusione dell’uso della lingua italiana in Sardegna, un’esigenza politica improrogabile per rafforzare il legame del Piemonte con l’isola. Sotto il profilo puramente didattico va rilevato però che, al di là delle istanze di principio e delle soluzioni indicate, la riforma evitava di affrontare il livello della prima alfabetizzazione vera e propria, rispettando, in tal modo, le soluzioni tradizionali. Tra gli obiettivi della settima classe troviamo, infatti “i fondamenti della lingua italiana” e cioè:

“le declinazioni de’ nomi e pronomi, la coniugazione de’ verbi regolari e irregolari, i passati indefiniti e gli articoli, esercitando gli scolari nella perfetta lettura, e nello scrivere sovente, obbligandoli a far distinzione de’ punti, delle virgole, degli accenti ed altri segni grammaticali, dicendo anche loro ragione della forza e significazione, accidenti e qualità di tutte le parti del discorso” .

 I ragazzi che frequentavano la settima classe dovevano quindi aver acquisito già altrove (in famiglia con precettore privato o nelle parrocchie) una prima alfabetizzazione che li mettesse in grado di conseguire il livello di istruzione per un agevole approccio alla settima classe. Altro obiettivo era quello di insegnare ai fanciulli le regole della pronuncia e l’insegnamento della scrittura. Un progetto di tale ampiezza, non si esauriva nel programma di una sola classe, la settima, gli obiettivi didattici che si volevano conseguire avrebbero comportato, infatti, un impegno di svariati anni. Al termine della classe settima i fanciulli dovevano essere in grado di poter apprendere i primi elementi della lingua latina: l’obiettivo della sesta classe era appunto comparabile a quello che nel sistema didattico delle scuole gesuitiche corrispondeva alla classe di grammatica inferiore; il programma comprendeva esercizi scritti, finalizzati a far acquisire una perfetta ortografia, ed esercizi orali per una corretta pronuncia. In questa classe si facevano inoltre imparare a memoria declinazioni di nomi e pronomi anche anomali e le coniugazioni di verbi regolari e irregolari . Da sottolineare che nel far apprendere questi primi elementi latini si facevano continui parallelismi e riferimenti alle analoghe regole della grammatica italiana, che restava pertanto l’obiettivo linguistico primario. Il tentativo dei Savoia di far adottare una grammatica in grado di unire al latino anche l’italiano rispondeva a due scopi: far parlare con lo stesso idioma i sudditi del medesimo principe e fornire gli scolari isolani di un codice comunicativo spendibile in ogni ambito professionale anche in terraferma. Il progetto di parificazione della Sardegna ai regni di terraferma comprendeva la stesura di un Piano di Direzione Universale dei collegi orientato a standardizzare gli insegnamenti, i tempi per la formazione spirituale e i periodi di vacanza.

L’organizzazione della didattica passava anche attraverso la definizione di un calendario comune a tutte le scuole sarde nel quale erano inserite anche le pratiche religiose secondo il calendario liturgico della Chiesa.

L’educazione religiosa, che in queste due prime classi si poneva come obiettivo la perfetta conoscenza del Catechismo, imponeva l’uso della lingua italiana, rafforzando in tal modo il ricorso all’uso del volgare. Queste prescrizioni, miranti in primo luogo ad uniformare la didattica delle scuole già operanti nell’isola, soprattutto quelle dei gesuiti e quelle degli scolopi, non rappresentano dunque una svolta o un effettivo passo in avanti nel campo dell’istruzione di base: esse servivano semmai a garantire l’uniformità degli indirizzi didattici e dei curricula nelle scuole inferiori ed erano funzionali più a quanti proseguivano gli studi che non a promuovere un vasto programma di alfabetizzazione popolare che allora in Sardegna come in tutta Europa non era ancora stato concepito.

Il divieto di svolgere privatamente l’insegnamento di grammatica, umanità e retorica si estendeva anche all’istruzione inferiore, era evidente la volontà del governo di sorvegliare qualsiasi percorso di accesso alla cultura, anche se la presenza di tali vincoli e la necessità di ricorrere a forme di supervisione, probabilmente sta a testimoniare che le scuole di prima alfabetizzazione rimanevano in gran parte un aspetto legato alla buona volontà dei parroci, dei precettori e dei maestri privati . Del resto la nascita della scuola che oggi chiamiamo popolare o elementare incominciava a diffondersi lentamente come idea e si attuerà negli ultimi decenni del Settecento soprattutto in Polonia con le scuole parrocchiali e sottoparrocchiali. Fra i cambiamenti istituzionali più significativi degli anni seguenti, va ricordata la trasformazione del collegio dei gesuiti, il cui ordine fu soppresso nel 1773, in Scuole regie. Si trattò di un mutamento che non modificò la funzione e l’offerta didattica di queste scuole: ora i maestri erano scelti dal Magistrato sopra gli studi, l’organismo cui era demandata la direzione dell’apparato scolastico, a tutti i livelli dell’insegnamento, fino all’università; spesso gli stessi insegnanti erano reclutati tra i Gesuiti ormai inseriti nelle Diocesi o tra i cosiddetti preti liberi. Si andava verso un accentramento statale e uniforme dell’istruzione che il sovrano voleva assolutamente controllare diminuendo l’autonomia degli ordini religiosi che fin qui avevano avuto il monopolio dell’istruzione e della formazione dei giovani.

 Nel corso del XVIII secolo, fu importante per lo sviluppo di Nuoro, soprattutto in termini culturali, la presenza di due ordini religiosi: l’Ordine francescano, più precisamente i Minori Osservanti, e la Compagnia di Gesù. I primi arrivarono nel villaggio alla fine del Cinquecento e diedero un significativo contributo allo sviluppo della devozione religiosa: evangelizzando e introducendo molte pratiche di pietà che si espressero anche nel culto del Signore, della Vergine e dei Santi con conseguenti celebrazioni solenni e feste popolari. Il convento era inoltre sede di un corso di Filosofia, istituendo una scuola per la formazione di parecchi giovani nuoresi, dove, accanto agli aspiranti frati, erano accolti dei convittori, che non intendevano seguire la vocazione religiosa, ma compiere gli studi delle classi boginiane per iscriversi agli studi giuridici o di medicina in una delle due università dell’Isola. Gli scolari ricevevano presso gli Osservanti sia le prime nozioni del leggere, scrivere e far di conto sia l’istruzione delle sette classi boginiane. Rilevante fu la presenza dei Gesuiti documentata dal 1723 fino al 1763, quale casa di residenza con una comunità formata da cinque membri tra i quali due maestri, uno per gli abecedarios e uno per l’insegnamento della grammatica, anch’essi contribuirono attivamente all’educazione e all’istruzione dei giovani della curatoria di Nuoro . La loro casa di residenza era situata presso la chiesetta di Nostra Signora delle Grazie, ricca di lasciti e donazioni, da parte di fedeli benestanti; essi fornirono, inoltre, suggerimenti e buoni esempi pratici per il miglioramento dell’agricoltura

Una prima testimonianza che prova l’esistenza a Nuoro di scuole inferiori e superiori risale al 1792; in quell’anno erano presenti nel villaggio due scuole: una nella quale si insegnava a leggere, scrivere e a far di conto, l’altra nella quale si insegnava umanità; l’istruzione era affidata a due maestri che percepivano, su disposizione del Magistrato Sopra gli Studi, lo stipendio di venticinque scudi annui. Le lezioni delle scuole inferiori si tenevano in una chiesuola, mentre quelle delle scuole superiori si tenevano in una stanza presa in affitto, oppure in una delle Chiese del villaggio. Nel villaggio di Fonni “per uso e contratto antico i Minori Osservanti insegnavano a leggere scrivere e fare i conti nel loro Convento”, negli altri villaggi della Diocesi le scuole erano tenute da un parroco che insegnava a leggere, scrivere e far di conto . Allo stato degli studi, le notizie riguardanti lo stato dell’istruzione a Nuoro, si interrompono per un periodo di circa vent’anni; nell’ottobre del 1818 il can. Turoni inviò ai sacerdoti di Mamoiada, Gavoi, Bitti e Orgosolo una lettera nella quale esortava i parroci ad istituire nei loro paesi una scuola primaria . Il Turoni inizia la sua lettera rilevando che: “Fra tutte l’età dell’uomo la più disposta a ricevere i semi della virtù e dei vizi è la puerizia….” appare evidente, in questo passo, il concetto della ricettività della fanciullezza; il religioso riteneva che compito della scuola non dovesse essere soltanto quello di istruire i ragazzi ma soprattutto di “imbuire gli animi dei fanciulli di quelle giuste massime di nostra Santa Religione e di quei principi di vera soggezione al Sovrano ed ai Superiori immediati onde renderli coll’andare nell’età susseguente esemplari Cristiani, fedeli ed utili membri della Civile Società” .

Egli insiste sull’educazione cristiana per fare dei fanciulli dei buoni cristiani e sull’obbedienza al sovrano per farne buoni sudditi; i principi della pedagogia erano quelli che l’istruzione servisse a fare degli scolari boni cristiani et boni subditi. Era responsabilità della scuola formare una società migliore costituita da persone che nella loro condotta si ispirassero ai principi cristiani per cui essa doveva essere il luogo per l‘addestramento delle nuove generazioni all’inserimento nella società assolutistica in cui si doveva obbedienza a Dio e al sovrano.

Questo documento dimostra l’esistenza di una scuola parrocchiale precedente alla scuola normale di Carlo Felice. Il Turoni, a riguardo, afferma: “Era lodevole quell’antica consuetudine praticata dai parroci i quali nella propria abitazione ricevevano i ragazzi e giovinetti e da veri Padri Spirituali li ammaestravano nei doveri verso Dio verso il prossimo e verso se stessi”. Il canonico continua invitando i parroci dei suddetti villaggi ad inviare, entro quindici giorni dal ricevimento della lettera, un viceparroco o un Sacerdote in modo che fosse possibile verificare il possesso, da parte di quest’ultimo, delle capacità e competenze necessarie per ricoprire la carica di Maestro; vengono poi individuate e comunicate in diversi punti, organizzazione e modalità di lavoro cui i maestri dovranno attenersi (calendario delle vacanze, durata giornaliera delle lezioni ecc…):

1. “In nessun tempo potrà il Maestro venir distolto dalla scuola, ad eccezione dei giorni festivi e di vacanza, nei quali sarà tenuto intervenire con gli altri Viceparroci a tutti gli uffizi del proprio Ministero.

2. Le vacanze maggiori, qualora il Maestro di Scuola sia Vice parroco, si daranno in Quaresima, cioè dalla Domenica Quinquagesima sino al Mercoledì dopo Pasqua e tutto il mese di Settembre (tempo in cui è necessaria l’assistenza del medesimo maestro per le confessioni Pasquali), il quale parteciperà ugualmente agli altri Curati della porzione di decime, limosine di messe ed altri emolumenti a loro assegnati; se però il Maestro di Scuola non fosse il Viceparroco, le vacanze maggiori si daranno nel Maggio fino alla metà di Giugno, osservandosi a puntino il calendario per le scuole inferiori della nostra Metropoli (il qual calendario s’osserverà anche dai Maestri Viceparroci in tutto, fuorché nelle vacanze maggiori, come sopra) e questi ancorché godesse di qualche stipendio, o pensione proveniente dal Legato pio, godrà eziandio della porzione dei frutti di stola, vulgo peaggi, coll’obbligo d’intervenire alle funzioni della Parrocchia nei giorni festivi e di vacanza solamente.

3. La Scuola durerà due ore e mezzo alla mattina ed altrettanto alla sera, cioè di mattina alle otto sino alle dieci e mezzo e di sera nell’inverno dalle due sino alle quattro e mezzo e nella estate dalle quattro sino alle sei ore e mezzo, avvertendo che alla mattina, immediatamente terminata la scuola, s’andrà a sentir Messa alla Chiesa Parrocchiale, accompagnando il Maestro che vadano a due a due con tutta modestia; nella Messa però messi in fila inginocchiati, canteranno divotamente il Rosario e Litanie della beata Vergine, se non vi fosse funzione Parrocchiale, ed in questo caso staranno in silenzio, ciascuno col suo libretto alle mani.

4. In quei Villaggi nei quali per esser poco popolati vi sarà un solo Vicario Parrocchiale, o un altro solo sacerdote, non potendosi fare pubblica scuola, questi ad imitazione degli accennati antichi zelanti Parrochi, riceveranno in casa i fanciulli e ragazzi a fine d’ammaestrarli nell’immacolata legge di Dio, ed impararli a leggere e scrivere ad oggetto di portarsi tutti più grandicelli ad alcuno dei Villaggi più vicini, nei quali si fa scuola.”

Il Turoni dà anche delle precise indicazioni riguardo i libri da utilizzare, nello specifico, rimanda alle indicazioni e istruzioni emanate dal Magistrato sopra gli Studi il 27 Ottobre del 1777. I documenti appena descritti rappresentano una testimonianza del fatto che, ancor prima della riforma di Carlo Felice, il leggere, lo scrivere e il far di conto erano attività di cui si occupavano principalmente i parroci, i quali, accoglievano nelle loro case i giovani per dar loro “i primi rudimenti” che poi consentivano di accedere alle classi Boginiane.

Due anni più tardi, il 12 Maggio 1820, Pasquale Turoni risponde ad una richiesta del Viceré del Regno riguardante una descrizione accurata in merito all’organizzazione delle Scuole nella Villa di Nuoro e nei Villaggi della Diocesi; il Religioso scrive che a Nuoro vi sono due classi, una nella quale si impara a leggere e a contare, l’altra dove si impara a scrivere; il maestro di queste due classi è il Vicario Generale Sacerdote Antonio Chessa. Sono fornite precise indicazioni in merito ai libri utilizzati, in particolare, chi scrive afferma che si usano i libri “della Dottrina ed Alfabeto per i primi e della dottrina Donato e Grammatica per i secondi”. Negli altri Villaggi della Diocesi le scuole sono tenute da Religiosi la divisione delle classi e i libri utilizzati sono i medesimi:

“In esecuzione di quanto l’E.V. si è degnata di interessarmi con veneratissimo Dispaccio del 6 corrente mi fa particolar premura di darle un genuino dettaglio sui scopi che nel medesimo si contengono.

1. Si tengono in Nuoro le pubbliche scuole divise in due classi: una di leggere e di compitare e l’altra di scrivimento non essendovi altri ragazzi abili di Quinta Quarta Sintassi ed Umanità alle quali s’estendono le scuole della sede e segnatamente nei nove anni che il mio Segretario di Camera Sacerdote Antonio Chessa dovette per mio ordine in qualità di Vicario Generale attendere a queste ultime classi.

2. Si servono i primi dei libri della dottrina e dell’alfabeto ed i secondi della dottrina Donato e Grammatica.

3. Sono sempre destinati dall’ordinario due maestri che vengono stipendiati ognuno di venticinque scudi ognuno dall’Azienda ExGesuititica.

4. Attualmente occupano l’impiego li ascritti Gio. Santus Marini e Salvatore Guiso ……… ambi del servimento luogo da me assegnati fin dal 1819.

5. Si fanno in Oliena le scuole dal viceparroco Francesco Salis tiene venticinque scudi all’azienda suddetta sono divise le classi come sopra e si servono gli stessi libri. In Orgosolo col Viceparroco Antonio Pintori colla sunnominata suddivisione di classi e uso di medesimi libri. In Mamoiada si tengono le scuole dal Viceparroco salvatore Satta nel modo indicato. Su Bitti dal Viceparroco Giorgio Munalanu come negli altri luoghi riguardo alle classi ed uso dei libri. In Orosei si tengono le scuole dal Viceparroco Bachisio Era colla stessa divisione e si usano i medesimi libri. In galtellì dal Viceparroco Pietro Sechi colla sunnominata divisione e uso dei libri. In Fonni si tengono le scuole per consuetudine da quei religiosi ed in questi anni si sono sospese per mancanza di soggetti

5. In tutti i suddivisati villaggi il Rettore del luogo presenta all’Ordinario il soggetto più idoneo ad un tal mestiere per riportarne l’annunzia come in fatti furono tutti da me destinati senza Patenti dal 1818” .

  Nel campo dell’istruzione la situazione della Sardegna non si distingue da quanto avvenne nel resto d’Europa fin dal Cinquecento: generalmente l’istruzione di grado inferiore veniva curata privatamente, o dagli ecclesiastici . Nelle città più popolose dell’Isola, quali Cagliari e Sassari, i maestri erano stipendiati per l’insegnamento dei primi rudimenti . In seguito, con l’istituzione dei collegi della Compagnia di Gesù a Sassari nel 1562, a Cagliari nel 1564, a Iglesias nel 1581, ad Alghero nel 1588; i cosiddetti abecedarios furono preparati in questi istituti. Ai collegi gesuitici si aggiunsero nel 1640 a Cagliari, nel 1661 a Isili, nel 1673 a Tempio, nel 1681 a Oristano, nel 1682 a Sassari, i collegi dei Poveri Chierici della Madre, gli Scolopi, il cui fine principale era l’educazione dei fanciulli poveri . La mancata invasione dei soldati napoleonici in Sardegna impedì la diffusione nell’isola di una rete d’istruzione primaria paragonabile a quella che sorse nell’Europa dell’Ottocento e nel resto dell’Italia peninsulare. In Sardegna dunque l’istruzione continuava ad essere affidata ai diversi ordini religiosi e al clero regolare e secolare .

Solamente il 24 giugno 1823 con l’emanazione del Regio Editto da parte di Carlo Felice e il successivo regolamento del 25 giugno 1824, vennero istituite in Sardegna le cosiddette scuole “elementari” normali. Il Regio Edito ordinava che in tutti i villaggi del Regno di Sardegna vi fosse un maestro che insegnasse a leggere e scrivere, a far di conto, la dottrina cristiana e il catechismo agricolo . L’innovazione di tale intervento riguardava la volontà di realizzare una diffusione sistematica nel territorio, di scuole di istruzione primaria dette, appunto, normali. La supervisione delle scuole era sottoposta alla giurisdizione del Magistrato Sopra gli Studi e di una giunta da lui costituita . In ciascun villaggio la scelta del maestro era affidata al parroco e al sindaco mentre l’intendente provinciale si occupava di controllare la condotta morale del maestro e, qualora fosse stato necessario, aveva il potere di sollevarlo dall’incarico . Veniva disciplinata in maniera precisa la scelta dei maestri dal personale religioso: viceparroco, sacerdote o chierico privi di altri benefici . Nel caso in cui nel territorio ci fossero stati ordini religiosi questi, avevano la precedenza rispetto ai parroci; soltanto in casi eccezionali la scelta sarebbe potuta ricadere sopra qualche altra persona istruita del villaggio . Per il primo anno le spese per il mantenimento dello stabilimento e per lo stipendio del precettore erano a carico del comune, per gli anni successivi era previsto che il pagamento dello stipendio del precettore e il mantenimento della scuola si ricavasse dai profitti di un appezzamento di terreno da individuare tra i siti devoluti ai comuni in seguito all’Editto delle chiudende . La frequenza della scuola era considerata di primaria importanza: l’editto prevedeva che i genitori di cinque figli che non avessero permesso almeno a due di loro di frequentare la scuola avrebbero perso le esenzioni di cui godevano; inoltre chi terminava il corso di studi con lode e da adulto aveva poi a carico quattro figli, avrebbe potuto usufruire delle esenzioni previste per le famiglie con cinque figli . La durata del corso di studi della scuola normale era fissata in tre anni, dopo un mese di assenze ingiustificate si riteneva che la scuola fosse stata abbandonata . In seguito all’emanazione dell’Editto nell’assegnazione di incarichi giudiziari e comunali le capacità di leggere, scrivere e far di conto erano considerate titoli preferenziali . Ad accompagnare l’Editto vi erano delle istruzioni, dove si decretava che l’ordinamento delle scuole e la durata delle lezioni sarebbero stati prescritti dai relativi Magistrati sopra gli studi in relazione alle località e alle stagioni. Si decideva inoltre che il parroco avrebbe dovuto comunicare all’Intendente provinciale la somma di denaro necessaria per il mantenimento della scuola e che fosse responsabilità di quest’ultimo la stima del valore del terreno da coltivare per coprire tali spese .

Il Regolamento per le scuole normali del Regno di Sardegna

 Il 25 giugno 1824 Carlo Felice diffondeva il Regolamento per le scuole normali. Nell’esordio di tale Regolamento Sua Maestà riconosce ai parroci e agli intendenti provinciali il merito di essersi impegnati per stabilire le scuole normali in tutti i centri del Regno; l’obiettivo era di conferire omogeneità di regole e metodo d’insegnamento al sistema scolastico . Le disposizioni miravano a migliorare i livelli di alfabetizzazione fra i ceti popolari, il provvedimento era, infatti, rivolto in maniera esplicita, alle “classi dei pastori, degli agricoltori e degli artisti” ai figli dei quali dovevano essere insegnate: la lettura, la scrittura, la dottrina cristiana e anche i precetti dell’agricoltura . Il reperimento dei fondi necessari al mantenimento delle scuole normali era a carico della comunità che vi doveva provvedere attraverso il versamento di una tassa o la dotazione di un appezzamento di terreno da coltivare i cui profitti sarebbero serviti a coprire le spese per la scuola . Le spese da affrontare riguardavano: arredi, sussidi, stipendio del maestro, affitto dei locali o costruzione della scuola (nel caso in cui non ci fossero stati locali idonei come stanze di convento, oratori, sacrestia), premi per gli studenti meritevoli ed eventuale gratificazione per il supplente. L’arredamento della scuola doveva avere: una scrivania e una sedia per il maestro, banchi per gli scolari, un crocefisso da appendere alla parete, una lavagna; gli scolari che si trovavano in condizioni economiche disagiate dovevano essere forniti di libri, carta, penne, calamaio e inchiostro . Dopo essersi consultato con il parroco e il Consiglio civico di ciascun villaggio, toccava all’Intendente Provinciale sulla base del luogo, del numero di abitanti e di scolari, stabilire la somma di denaro necessaria al mantenimento delle scuole . Si stabiliva inoltre che, qualora il pagamento di tale somma fosse avvenuto attraverso imposizione fiscale, entro i primi due mesi sarebbe pervenuta la prima metà dei soldi e l’altra nel mese di settembre . Se un suddito decideva di destinare una somma di denaro per la scuola normale, doveva consegnarla all’esattore del Dipartimento alla presenza del sindaco e del parroco e in un secondo tempo questi doveva spedirla all’Intendente Provinciale il quale a sua volta l’avrebbe depositata nella Cassa Provinciale. Nel caso in cui la donazione fosse stato un appezzamento di terreno il Consiglio Civico non poteva prenderne possesso senza l’autorizzazione dell’Intendente Provinciale, il quale, aveva il compito di verificare dimensioni, qualità e stato del terreno in modo da poterne stimare la rendita annua . Lo stipendio dei maestri non poteva essere inferiore a venti scudi annui né superiore a sessanta nel caso di chierici o semplici sacerdoti; se i maestri erano parroci, viceparroci o religiosi lo stipendio non poteva essere inferiore a quindici scudi annui . Il Regolamento stabiliva che, nei luoghi in cui l’istruzione era affidata ai precettori dei conventi, a questi ultimi spettasse una parte dello stipendio la cui somma sarebbe stata stabilita dalla Regia Commissione sopra gli studi di Sassari e dal Magistrato sopra gli studi di Cagliari . Chi sostituiva il maestro per un determinato periodo aveva diritto ad una gratificazione proporzionata alla durata del suo incarico stabilita dall’Intendente Provinciale dopo essersi consultato con il parroco e il sindaco. Se l’assenza del maestro era ritenuta ingiustificata, la somma di denaro per la gratificazione del supplente era detratta dallo stipendio del maestro . Al termine di ogni anno scolastico il maestro e il parroco proponevano all’Intendente, per “gli scolari più distinti”, da uno a sei premi che consistevano per una parte in libri e per una parte in indumenti di poco costo; la consegna di tali premi sarebbe avvenuta in un giorno festivo con grande solennità . Carlo Felice stabiliva che dal primo gennaio 1827 non sarebbero stati ammessi nelle scuole di latinità quei ragazzi che non avessero prima frequentato e terminato le scuole normali, tale conferma si aveva dalle dichiarazioni del parroco o del maestro . Il Regolamento conteneva specifiche disposizioni per i maestri i quali dovevano avere una condotta ispirata alla “morigeratezza e all’onestà”, in modo da essere un esempio per i giovani, una grave mancanza a riguardo, era motivo e causa di licenziamento . Per quanto riguarda la didattica, Sua Maestà approvava la pubblicazione del metodo inviato dal Rettore di Bonnanaro, il teologo Maurizio Serra al parroco, maestro della scuola normale del suo paese, tutti i maestri vi si dovevano attenere scrupolosamente . Il maestro doveva impegnarsi per inculcare nell’animo dei giovani “l’amore per le virtù e l’aborrimento dei vizi”, a tal fine aveva il dovere di ricordare agli studenti le pene stabilite dalle leggi contro i più comuni reati: l’omicidio, il furto, lo spergiuro, il delitto di falso e la disubbidienza ai superiori, se necessario il maestro era tenuto ad illustrare in lingua sarda le disposizioni ed il fine di ogni legge . Il maestro doveva trovarsi in aula cinque minuti prima dell’inizio delle lezioni e trattenersi fino a quando tutti gli scolari non fossero usciti; qualora questi non si fosse potuto recare a scuola, era tenuto ad avvisare immediatamente il parroco in modo da nominare un supplente . A lui era affidata l’istruzione ma anche l’educazione morale, religiosa e civica degli scolari, doveva verificare l’assiduità negli studi, le assenze accertandosi delle cause e alla fine di ciascun trimestre inviare all’Intendente Provinciale un quadro dettagliato della propria classe indicando per ciascuno studente nome, cognome, età, anno e classe di studi, assenze alle lezioni e alle funzioni religiose, un giudizio sulle sue capacità intellettive, sul suo carattere e annotare quant’altro ritenesse necessario. Il maestro doveva inoltre stilare e inviare all’Intendente Provinciale una relazione sulle lezioni spiegate e studiate, quest’ultimo le spediva entrambe alla Regia commissione sopra gli studi per chi faceva capo a Cagliari o al Magistrato sopra gli studi per che faceva capo a Sassari .

Le scuole normali dovevano iniziare la prima domenica dopo Pasqua, in quest’occasione il maestro e gli scolari si riunivano a scuola e poi si recavano in processione, ordinati a due a due, e preceduti dall’immagine del crocefisso fino alla parrocchia dove ascoltavano la messa, cantavano il Veni Creatore e veniva data loro la benedizione . Si faceva scuola tutti i giorni ad eccezione del giovedì se non era prevista un’altra vacanza durante la settimana; le scuole terminavano dalla domenica di quinquagesima fino a quella in albis; le vacanze rispettavano i cicli agricoli: dal 2 al 26 luglio, dal 4 al 15 ottobre . La settimana scolastica era composta di cinque giorni e quotidianamente comportava per maestri e scolari un impegno di cinque ore da dividere tra la mattina e il pomeriggio. Gli orari variavano a seconda delle stagioni: dalla domenica in albis per tutto il mese di ottobre la scuola aveva inizio la mattina alle sette e il pomeriggio alle sedici; dal primo novembre fino al sabato di quinquagesima la scuola sarebbe iniziata la mattina alle otto e il pomeriggio alle quattordici . Il programma di studi prevedeva l’apprendimento della lettura, scrittura, del far di conto la dottrina cristiana e i precetti; la durata minima del corso era di tre anni alla fine dei quali il maestro e il parroco conferivano una certificazione indispensabile per accedere alle classi di grammatica.

La ripartizione della giornata scolastica destinava la prima ora alla lettura, la seconda alla scrittura, la terza all’abbaco; nel pomeriggio la prima ora era dedicata alla ripetizione di quanto fatto il mattino e l’altra era divisa tra l’apprendimento della dottrina cristiana e del catechismo agrario . L’educazione religiosa non si esauriva con la dottrina ma era integrata quotidianamente da una serie di esercizi di devozione che occupavano gran parte del tempo. Alla fine delle lezioni mattutine i maestri dovevano accompagnare gli scolari in chiesa per assistere alla celebrazione della messa alla quale assistevano in uno spazio apposito della chiesa; il sabato la lezione del pomeriggio si concludeva con il canto delle litanie. Nel tempo di Quaresima gli scolari frequentavano il catechismo e per un’ora al giorno, il maestro spiegava loro e faceva ripetere quanto insegnato in chiesa. Nei giorni precedenti la domenica delle Palme erano dedicati due momenti al giorno per lo studio del triduo e la meditazione, la domenica delle Palme dopo la messa, i ragazzi in età facevano la comunione; tutti i mesi gli scolari dovevano confessarsi e comunicarsi . Gli studenti erano divisi in classi sulla base delle loro capacità, in ciascuna classe era prevista la presenza di uno o più decurioni che avrebbero dovuto far esercitare gli alunni delle classi inferiori. Gli alunni più meritevoli e i decurioni occupavano sia a scuola sia in chiesa “i posti più distinti”. Le norme disciplinari erano definite con chiarezza allo scopo di prevenire qualsiasi tipo di disordine; gli scolari erano tenuti ad evitare ogni disattenzione, mancanza di rispetto nei confronti del maestro, della scuola e dei compagni. L’intervento del maestro sul comportamento degli allievi andava da dolci ammonizioni, riprensioni, castighi in base all’età del ragazzo. Se lo studente era particolarmente indisciplinato, il maestro poteva decidere di espellerlo dalla scuola .

Il Regolamento termina con l’auspicio che le reali disposizioni fossero seguite, che i comuni, i parroci e i maestri collaborassero per la buona riuscita delle scuole; il Re si preservava di inviare in ciascuna provincia dell’Isola degli ispettori che avevano il compito di verificare l’effettiva applicazione del Regolamento o riferire eventuali abusi.

L’Editto di Carlo Felice del 24 giugno 1823 rimandava, per quanto riguarda la didattica, alle istruzioni del teologo Maurizio Serra . Il canonico aveva redatto un libretto di norme con lo scopo di istruire e guidare il maestro della scuola di Bonnannaro, paese dove lui era parroco, Gianantonio Vargiu. Le istruzioni contenute in tale libretto furono riconosciute da Carlo Felice come “testo normativo per le scuole normali della Sardegna”. . In seguito a tale riconoscimento ufficiale, il Serra fu nominato parroco a Sassari e poi promosso a capo della Giunta sopra le scuole normali e membro fisso del Magistrato sopra gli studi di Sassari. Il manuale del canonico è composto di 104 pagine, suddiviso in undici capitoli e strutturato come segue :

Introduaione

Del Metodo d’insegnar l’alfabeto (pp.6)

 Della compitazione e sillabazione (pp. 4)

 Dell’insegnar a leggere (pp. 4)

 Della scelta di libri da leggere, e del metodo da tenersi nella lettura (pp. 5)

 Dell’aritmetica (pp. 12) suddiviso in:

Sezione prima: Dell’aritmetica mentale

Sezione seconda: Dell’aritmetica in cifre, suddivisa in

Paragrafo 1. Dell’addizione, ossia del sommare

Paragrafo 2. Della sottrazione

Paragrafo 3. Del moltiplicare

Paragrafo 4. Della divisione

 Della ortografia in generale (pp.2)

 Dell’ortografia in particolare (pp.10) suddiviso in:

Osservazione prima. Dell’addoppiamento delle vocali:

Regola Prima. Regola Seconda. Regola Terza. Regola Quarta.

Osservazione seconda. Delle consonanti doppie:

Regola Prima. Regola Seconda. Regola Terza.

Regola Prima. Regola Seconda. Regola Terza. Regola Quarta.

Regola Prima. Regola Seconda. Regola Terza. Regola Quarta. Regola Quinta. Regola Sesta.

 Dell’istruzione religiosa (pp. 14)

 Dell’istruzione civile (pp. 8)

 Ultimi avvertimenti al maestro (pp.9)

Appendice (pp. 5)

Massime (pp. 4)

Dai libri santi e pii  (pp.6)

Affetti pii (pp.2)

Modelli (pp. 7)

Nota ( p.1)

La parte più consistente dell’opera fa riferimento agli apprendimenti linguistici seguiti da quelli religiosi, aritmetici, dall’educazione morale e civile ed infine dall’ultima parte antologica. Nella parte introduttiva del suo manuale il Serra precisa la propria posizione a favore dell’istruzione del popolo in quanto “parroco che per dovere del suo sacro ministero è tenuto ad illuminarne il popolo ed a servirgli di guida principalmente in quello che riguarda la morale e la religione” . Il canonico considera l’istruzione come uno strumento essenziale alla crescita personale e spirituale del credente e individua nell’alfabetizzazione elementare dei piccoli fedeli anche una forma di controllo sociale; il maestro assume dunque contemporaneamente le funzioni di istruire, educare e orientare al futuro i giovani scolari. L’insegnamento dei primi rudimenti nel leggere, scrivere e far di conto era necessario e funzionale all’apprendimento delle nozioni di Agricoltura contemplate nelle istruzioni del Serra, “indispensabili per educare ad una nuova mentalità che fosse sensibile alle innovazioni tecnico-agricole e al miglioramento economico” . Serra cita le fonti dalle quali ha attinto per la realizzazione delle istruzioni, a riguardo, fa riferimento al sacerdote Antonio Manunta “institutore in un tempo de’ seminaristi della Diocesi e uomo che arde dal desiderio di procurar tutti i lumi e tutti i vantaggi possibili ai suoi connazionali” . In diverse parti del suo lavoro Serra cita il prof. Anselmi: per le scuole del popolo sarde consiglia “il secondo e il terzo fascicolo delle bellissime letture che all’infanzia propone il Professor Anselmi unitamente ai due primi fascicoli di Storia Sacra che, a discretissimo prezzo, si vendono sciolti in Torino”. . Giuseppe Anselmi è nuovamente citato nel Capo Ottavo “Dell’ortografia in particolare” come esempio da seguire per il raddoppiamento delle consonanti nelle parole composte . Un’altra fonte citata da Serra, riguarda la scuola della Mendicità istruita in Torino , come modello per l’insegnamento-apprendimento del conteggio .

Il primo capitolo del manuale è dedicato all’insegnamento dell’alfabeto per il quale Serra raccomanda di utilizzare un cartellone “scritto in grossi caratteri col mezzo dei rami traforati” da affiggere alla parete di modo che gli scolari potessero individuare con facilità le lettere indicate dal maestro con una bacchetta. Egli fa iniziare il processo di apprendimento dalle cinque vocali maiuscole seguite dalle consonanti nel loro ordine, precisando che il maestro doveva far pronunciare il puro valore, cioè il suono, delle lettere ed evitare di dire “effa, ella, emme, enne, essa, per f, l, m, n, s” . Prima di passare allo stampato minuscolo il maestro doveva accertarsi che gli scolari riconoscessero, una per una le lettere scritte in maiuscolo. Una volta passato al minuscolo occorreva procedere nello stesso ordine usato per il maiuscolo (prima vocali, poi consonanti) e soffermarsi sulle lettere simili tra loro nel suono: b-p /m-n; apprese entrambe le modalità il maestro doveva far confrontare ogni minuscola con la corrispondente maiuscola. Oltre al cartellone da affiggere alla parete, Serra consiglia di usare, per l’insegnamento-apprendimento dell’alfabeto, una lavagna sulla quale scrivere le lettere e indicandole con la bacchetta farle ripetere a turno da ciascun allievo; il maestro doveva presentare da quattro a cinque lettere per volta e ripetere la lezione fino a quando gli scolari non fossero stati in grado di riconoscerle. Come esercizio propedeutico all’apprendimento delle lettere e della scrittura, Serra consiglia al maestro di compiere delle attività finalizzate al riconoscimento e discriminazione delle lettere sulla base delle loro affinità nella forma; si tratta di prove alla lavagna da eseguire prima dal maestro e poi dagli scolari, di volta in volta chiamati, con la raccomandazione ad individuare somiglianze e differenze fra le lettere, sulla base delle linee impiegate per scriverle ( rette, curve, oblique) .

Il capitolo successivo è dedicato alla Compitazione e Sillabazione, ossia, divisione e ricomposizione delle parole; il maestro doveva inizialmente far accostare agli scolari le consonanti alle vocali, far leggere correttamente le diverse composizioni per poi far sillabare partendo dalle parole più semplici e brevi per poi arrivare alle polisillabe. Doveva inoltre accertarsi che la pronuncia delle sillabe fosse corretta facendo in modo che gli scolari riuscissero a pronunciare ciascuna sillaba senza nominare le lettere costitutive; anche in questo caso il maestro doveva scrivere sulla lavagna le stesse parole da compitare e altre da sillabare e poi indicandole con la bacchetta farle leggere ad alta voce a ciascuno scolaro mentre gli altri le ripetevano sottovoce. Una volta appreso a sillabare e compitare gli scolari dovevano imparare che cosa fossero una vocale , una consonante, una sillaba, una parola attraverso la spiegazione del maestro, il quale, raccomandava ai suoi studenti di evitare le cantilene ed errori di pronuncia .

Il terzo capitolo è destinato all’insegnamento della lettura: per abituare i ragazzi a leggere in modo piano e naturale, Serra raccomanda al maestro di “preleggere egli stesso due o più volte la piccola lezione assegnata affinché gli scolari ne sappiano incitare le pause e la pronuncia” . Il canonico consiglia di utilizzare brevi letture o corte sentenze, raccolte alla fine del manuale, e di spiegarne e commentarne i precetti. Il primo ad iniziare doveva essere il maestro seguito poi da ciascun allievo in modo che tutti potessero seguire sul libro chi leggeva a voce alta; per questo, il maestro non doveva permettere che gli scolari migliori procedessero più speditamente degli altri, altrimenti “i meno abili non potevano seguire la lezione cogli occhi senza essere costretti a trascorrere qualche parola da essi non ben veduta” . Il passo successivo consisteva in una lettura più veloce e corretta; per quanto riguarda i libri da utilizzare, Serra prende le distanze dai tradizionali metodi incentrati sulla lingua latina affermando che: “non parmi che dal Maestro seguir si possa l’antico metodo delle scuole primarie, imbarazzando i fanciulli colla lettura or dell’Uffizio latino della Beatissima Vergine, or del Donato, degli Elementi della stessa lingua latina, e d’altri simili libri” . Egli suggerisce di usare il secondo e terzo fascicolo del Professor Anselmi; il maestro doveva preparare la lezione a casa in quanto: “preparandosi previamente non gli mancheranno paragoni, esempi, modi di dire usuali per farsi intendere e rendere tutto palpabile” , dopo aver letto una parte della lezione occorreva interrogare tutti gli scolari in modo che tutti mantenessero viva l’attenzione. All’apprendimento della lettura seguiva quello della scrittura, anche in questo caso Serra consiglia al maestro di iniziare avvalendosi della lavagna su cui far esercitare gli scolari a scrivere le lettere, il passo successivo consisteva nella distribuzione di un abbecedario con le lettere maiuscole e a seguire, minuscole, maiuscole e minuscole in corsivo ed infine una tavoletta con i numeri. Molto importante era inoltre l’esercizio finalizzato ad una corretta impugnatura della penna per imitare sul foglio le lettere scritte dal maestro alla lavagna. L’apprendimento della scrittura si differenziava in funzione ai casi specifici: per chi non aveva intenzione di proseguire gli studi era sufficiente imparare a scrivere in modo leggibile, chi invece intendeva continuare la carriera scolastica doveva esercitarsi nella calligrafia per migliorarla sempre di più, a riguardo Serra consiglia di utilizzare il libro: Avviamento alla Calligrafia .

Il sesto capitolo, dedicato all’insegnamento dell’aritmetica, è diviso in due sezioni la prima intitolata Dell’Aritmetica mentale fa riferimento, appunto, al calcolo mentale; Serra consiglia di iniziare con la numerazione utilizzando le dita e in un secondo momento, i compagni di scuola, i libri, le penne e altri oggetti concreti. Per quanto riguarda la risoluzione dei problemi si consiglia di procedere attraverso la presentazione di semplici esempi ripetuti tratti da episodi di vita quotidiana e di riflettere oralmente su quali delle quattro operazioni fosse opportuno mettere in pratica per arrivare alla risoluzione . Nella seconda sezione denominata “Aritmetica in cifre”, viene illustrato il valore posizionale delle cifre, seguite, dalle quattro operazioni con il calcolo scritto in colonna rispettando sempre il principio della gradualità che prevede di procedere dal semplice al complesso. Successivi al sesto sono due capitoli dedicati all’Ortografia, materia, che viene nettamente distinta dal leggere e scrivere, come suggerisce la scelta del Serra di collocarla dopo l’aritmetica; tale disciplina riveste grande importanza nel curriculum suggerito dal canonico il quale afferma che: “Infin da quando cominciano i fanciulli a sillabare e compitare le lettere, le mire di un buon Maestro debbono essere rivolte ad instituirli insensibilmente ed avvezzarli al retto scrivere, che chiamasi ortografia” . Segue una serie di regole specifiche che fanno riferimento ai raddoppiamenti di vocali e consonanti con un continuo confronto tra italiano e latino . Il nono capitolo è riservato all’educazione religiosa, il Maestro doveva spiegare ai ragazzi il piccolo Catechismo della Diocesi suddiviso in quattro parti: la prima era costituita dal Credo che indicava ciò in cui bisognava credere, la seconda parte conteneva i Comandamenti di Dio e della Chiesa che indicavano i comportamenti da tenere, la terza parte conteneva i Sacramenti, infine nella quarta parte “spiegasi quella che si chiama Domenicale, perché insegnata dal Signor nostro, che è il Pater Noster, l’Ave Maria ecc… Era inoltre responsabilità del Maestro accompagnare gli scolari in Chiesa per ascoltare la Messa e la spiegazione del Vangelo, rientrati in classe egli doveva far loro delle domande per verificare la loro comprensione, infine il maestro, attraverso la sua condotta, doveva essere un modello per i suoi scolari: “né mai sia discorde la sua condotta dagli insegnamenti che porge” .

Era responsabilità del Maestro occuparsi anche dell’educazione civile degli scolari che riguardava l’igiene personale, le buone maniere e il rispetto reciproco: “In quanto riguarda il corpo, il maestro inculchi loro due cose: la prima, che bisogna guardarsi dal sudiciume dei capelli, del volto, delle mani e degli abiti procurando di non averli macchiati e di pregare le loro madri a rappezzarli, quando son laceri: la seconda che non conviene agli uomini l’attillatura affettata e soverchia, o l’impiegar troppo tempo in abbellirsi a guisa di donne……alla vera pulitezza però che deve insegnarsi ai fanciulli, non basta l’esterior contegno se sotto le apparenze pulite si nasconda un’anima ruvida che tutto riferisce a se stessa e non curi l’altrui piacere…..se tra i figliuoli di poveri genitori vi sono figli di ricchi, di nobili o distinte persone, il Maestro veglierà con gran cura che gli ultimi non disprezzino i primi, che i posti d’onor della scuola gli ottenga il merito solo” .

A conclusione del suo lavoro Serra suggerisce all’insegnante istruzioni e accorgimenti da usare nei confronti degli scolari, per consentirgli di svolgere la sua attività con successo. Egli esorta il Maestro a prendere consapevolezza dell’importanza del suo ruolo e a comportarsi di conseguenza adottando tutti gli accorgimenti del caso: “sia finalmente persuaso, che è molto delicato il suo uffizio e siccome può avvenire che lo scultore guasti una statua con un colpo mal misurato del suo scalpello, così può ancora accadere che un mal ordinato castigo guasti un fanciullo per sempre facendogli concepir per la scuola, l’avversione che ha al Maestro”

 Le scuole normali a Nuoro

Il provvedimento di Carlo Felice, che nel 1823 istituì in Sardegna le scuole normali, in ogni villaggio, della durata di tre anni, prevedeva che il compito dell’istruzione fosse affidato ai viceparroci, ma qualora nel villaggio vi fossero stati ordini religiosi, l’insegnamento doveva essere impartito da costoro ad un minor costo . In particolare a Nuoro, come già detto prima, vi era l’ordine religioso dei Minori Osservanti. Tale provvedimento causò sullo stato dell’istruzione nel villaggio non poche ripercussioni come risulta dai documenti della corrispondenza intercorsa nel 1828 fra il sacerdote-precettore, il Consiglio Comunitativo, il Capitolo della collegiata, il Magistrato sopra gli studi, l’Intendente Provinciale della Villa, il Prefetto di Alghero, il superiore dei Minori Osservanti di Sassari e un Minore Osservante del convento di Nuoro. La vicenda, esposta di seguito, riguarda il sacerdote e precettore di Nuoro che viene sollevato dal suo incarico a causa della sua presunta cattiva condotta sul posto di lavoro, per essere sostituito da un religioso dell’ordine dei Minori Osservanti. Il sacerdote si rivolse al Magistrato sopra gli studi manifestando tutto il suo dissenso in quanto riteneva false e pretestuose le motivazioni che determinarono il suo licenziamento; a tali proteste si aggiungevano delle accuse anche nei confronti del frate dei Minori Osservanti per cui, dopo una serie di indagini da parte del Magistrato Sopra gli Studi, quest’ultimo d’accordo con il Superiore dei Minori Osservanti di Sassari, padre Alfonso Ledda, incaricò l’intendente provinciale di Nuoro di nominare un nuovo precettore e di verificarne prima le effettive doti e capacità.

Il 26 gennaio 1828 il sacerdote di Nuoro Michele Mingioni scrisse al Magistrato sopra gli studi informandolo che egli era il Precettore delle scuole normali di Nuoro da tre anni ottenendo dei buoni risultati fra gli allievi che, fra l’altro, furono premiati in una cerimonia pubblica dall’Intendente Provinciale Avvocato Onnis; nonostante ciò, quest’ultimo, senza alcun motivo, lo sollevò dal suo incarico affidandolo ad un Minore Osservante . Michele Mingioni chiese a Sua Eccellenza un’ispezione delle scuole per verificare eventuali irregolarità sulla nomina del nuovo Precettore; domandò inoltre che gli venisse rilasciato un certificato legale che attestasse la sua professione di Precettore delle Scuole Normali, per ben tre anni, nella città di Nuoro. La buona condotta del Precettore venne testimoniata e sottoscritta anche dal Capitolo dei Canonici e dal Consiglio Comunitativo di Nuoro.

In realtà il nuovo precettore, il Minore Osservante frate Costantino Brandino, poteva esercitare tale carica in quanto aveva superato il relativo esame abilitativo, come confermò il suo superiore Alfonso Ledda . Il Magistrato sopra gli studi, tuttavia, ricevette delle informazioni negative in merito alle qualità morali del frate anche dal Prefetto di Alghero, il quale, affermò di essere a conoscenza che il religioso era stato in passato accusato di “falsario”, bandito per tre anni e detenuto nelle carceri di Sassari per il periodo di due .

In seguito a tale comunicazione il Magistrato sopra gli studi scrisse all’Intendente Provinciale chiedendo che fossero fatte delle verifiche in merito al Minore Osservante frate Costantino Brandino, in quanto si vociferava che questo sia fosse una persona indegna di rivestire l’incarico di Precettore delle scuole Normali di Nuoro . L’intendente provinciale Onnis confermò di aver nominato il Minore Osservante Costantino Brandino a causa dell’incapacità del precedente Precettore tanto che, in vista dell’esame degli studenti, lui stesso, era stato costretto a tenere delle lezioni; comunicò inoltre che con il nuovo Precettore sarebbe stato possibile risparmiare la somma di dieci scudi l’anno e dichiarò di essere assolutamente ignaro della cattiva condotta di cui il Minore Osservante era accusato, egli assicurò al Magistrato sopra gli studi che avrebbe verificato la veridicità delle accuse contro il Brandino. Per ricevere tali informazioni, l’Intendente Provinciale si rivolse all’Arciprete della villa, Pasquale Turoni, quest’ultimo affermò di non essere assolutamente a conoscenza delle accuse rivolte nei confronti del religioso, anzi, le smentì assicurando l’ottima condotta del Minore Osservante e ipotizzò che le calunnie nei suoi confronti probabilmente provenissero da “religiosi appartenenti alla sua stessa famiglia, ma membri di altri partiti che per anni lo avevano perseguitato” .

L’avv. Onnis comunicò subito al Magistrato sopra gli studi quanto riferitogli dal Turoni ma, nonostante ciò, il Magistrato decise di appoggiare la decisione del superiore dei Minori Osservanti di Sassari, padre Alfonso Ledda, comunicandogli la sua piena approvazione in merito alla decisione di sollevare il Precettore delle Scuole Normali di Nuoro, Padre Costantino Brandino, dalla sua carica. L’alta autorità si augurò, tuttavia, che il superiore avesse prima concordato tale decisione con l’Intendente Provinciale Onnis in modo da individuare insieme un altro Religioso idoneo alla carica di Precettore per le scuole Normali di Nuoro . In realtà il Ledda prese la sua decisione senza consultare né l’Intendente Provinciale, né l’ Arcivescovo di Oristano Monsignor Bua (governatore apostolico della Diocesi di Galtellì-Nuoro dal luglio del 1828) e di questo si lamentarono entrambi con una lettera del settembre 1828 nella quale chiedevano al Magistrato sopra gli studi che le disposizioni del superiore provinciale dei Minori Osservanti fossero sospese per permettere agli studenti di terminare l’anno scolastico . Il Magistrato sopra gli studi comunicò loro che, sulla base delle informazioni pervenutegli da parte del Prefetto di Alghero, non solo approvava le disposizioni del padre vicario provinciale ma avrebbe desiderato che mai il Religioso padre Costantino Brandino avesse ricoperto la carica di Precettore presso le Scuole Normali di Nuoro. Egli invitò, dunque, entrambi ad accettare le disposizioni del padre vicario provinciale dei Minori Osservanti sull’allontanamento di padre Costantino Brandino e a prendere le opportune informazioni in merito al nuovo Maestro proposto dal padre vicario provinciale dei Minori Osservanti .

La vicenda appena descritta rappresenta una testimonianza del fatto che nel XIX secolo lo stato delle istituzioni educative si trovava in una fase di definizione/evoluzione, si tentava di inculcare i principi cristiani ai giovani. Nelle lettere prese in esame emergono dubbi e interrogativi sui reali interessi che stavano dietro le nomine dei vari precettori. Il padre vicario provinciale dei Minori Osservanti insinuò che l’Intendente Provinciale e Mons. Bua volessero proteggere il nuovo precettore, fra Costano Brandino nonostante il suo passato poco lodevole; l’arciprete Pasquale Turoni affermò invece che le accuse contro il Minore Osservante fossero delle calunnie diffuse dagli stessi confratelli del religioso.

Tale vicenda non si conclude con chiarezza, rimangono dubbi sulla veridicità delle accuse e sulle buone intenzioni dei protagonisti; nonostante le smentite da parte dell’Intendente Provinciale, il Magistrato sopra gli studi dà credito a quanto gli viene riferito dal prefetto di Alghero e appoggia la decisione del vicario provinciale dei Minori Osservanti. Da parte del Magistrato sopra gli studi emerge la volontà di creare una solida rete di collaborazione con la Chiesa e l’Intendenza Provinciale, a riguardo egli si raccomanda al vicario provinciale dei Minori Osservanti affinché le decisioni prese in merito fossero frutto di un accordo tra le parti. L’obiettivo era quello di alzare il livello qualitativo dell’istruzione a Nuoro attraverso la sensibilizzazione dei protagonisti a partire da chi aveva il compito di sovrintendere, per passare a chi lavorava sul campo cui era affidata non solo l’istruzione ma anche l’educazione morale, religiosa e civile degli scolari.

 L’andamento delle Scuole Normali nella provincia di Nuoro

Nel 1834 il governo Regio intese verificare il funzionamento delle Scuole Normali e a questo scopo stilò un apposito questionario articolato in sedici domande. L’Intendente Provinciale di Nuoro, l’avvocato Giuseppe Medda, inviò il questionario a tutti i paesi della provincia e sulla base delle risposte trasmise diverse relazioni e uno schema sull’andamento della scuola nei 42 centri della provincia nuorese. L’Intendente illustrò la situazione generale di alcuni dei 42 centri della circoscrizione provinciale: a Burgos, Bitti e Esporlatu la Scuola Normale funzionava regolarmente, a Sarule e ad Anela c’erano pochi studenti frequentanti, a Ovodda, a Orune il maestro trascurava la scuola, a Fonni la scuola tenuta in un locale del convento era fredda, umida e mal riparata. Per tutti questi motivi egli riteneva che i parroci preposti al funzionamento dell’istruzione di base dovessero dedicare maggior cura per il buon andamento di esse Il quadro emerso dalle risposte al questionario, da parte dei vari paesi, era caratterizzato da tante difficoltà diffuse sul territorio del nuorese. Nonostante le disfunzioni delle singole scuole, si evince che la prima Scuola Normale istituita in tutti i villaggi dell’isola stava, sia pure con tante problematicità e mancanze, continuando a svilupparsi.

Tutti i Consigli Comunitativi fecero pervenire le risposte al questionario entro la prima quindicina di dicembre del 1834; il questionario conteneva i seguenti quesiti .:

1. Se la scuola era stata aperta subito dopo il Decreto Regio che la istituiva.

2. Locazione della scuola

3. Arredamento

4. Materiale didattico

5. Situazione igienico-sanitaria dei locali

6. Chi sovvenzionava la scuola

7. Stipendio del maestro

8. Condotta e qualità morali del maestro

9. Doveri del maestro

10. Se si osservava l’orario delle lezioni

11. I giorni in cui si faceva scuola

12. Le materie svolte durante l’ora di scuola

13. Partecipazione alle funzioni religiose

14. Distribuzione di premi per gli alunni

15. Numero degli scolari

16. Eventuali abusi.

 Su quarantadue paesi della provincia di Nuoro, trentaquattro risposero al questionario nel modo che segue :

1)Apertura della Scuola Normale:

Tutti i paesi risposero che la Scuola Normale fu aperta nel 1824, ad eccezione di Ollolai in cui la scuola fu aperta nel 1827, e di Loculi in cui la scuola non era frequentata.

 2) Locazione della scuola:

Nei villaggi di Bono, Bottida, Benetutti, Dorgali, Mamoiada, Orgosolo, Saruli, Orotelli, Irgoli le lezioni si svolgevano nei locali dell’oratorio; a Burgos e Onanì la scuola si teneva nella casa del Rettore; nella casa parrocchiale a Sporlatu, Anela, Lula, Fonni, Orune, Torpè; nella casa del Maestro a Lodine, Ollolai, Ovodda; nella Chiesa del Rosario a Nule, Posada, Gavoi; nell’Oratorio delle Anime a Siniscola e Orosei; nella Chiesa di San Michele a Bitti; nella Chiesa di Sant’Anastasia a Olzai; nella Chiesa di San Pietro a Oniferi; nella Chiesa di Santa Maria a Bolotana; nelle Chiese del Salvatore e Sant’Antonio a Gorofai.

 3) Arredamento:

Le scuole dei villaggi di Sporlatu, Anela, Dorgali, Lula, Fonni, Lodine, Orune, Bitti, Gorofai, Onanì, Ollolai, Ovodda, Olzai, Orgosolo, Saruli disponevano di tutto l’arredamento (sedia e tavolino per il maestro, banchi, lavagna, gesso e spugna); nei paesi di Bottida, Oniferi, Posada, Bolotana, Orani, Orotelli, Irgoli mancavano il gesso e la spugna; a Ottana e Onifai le scuole si trovavano senza la lavagna, la spugna e il gesso; a Benetutti mancavano banchi, lavagne, spugna e gesso; a Nule i locali della scuola erano privi di sedia e tavolino per il maestro, della spugna e del gesso; a Siniscola mancava il gesso, mentre i banchi erano in pessimo stato; nel villaggio di Torpè erano assenti il tavolino e la sedia del maestro; a Gavoi mancavano i banchi; le scuole di Mamoiada erano prive del tavolino per il maestro, di gesso e spugna, i banchi si trovavano in pessime condizioni; a Orosei non c’erano il gesso, la spugna e i banchi; il Consiglio Comunitativo del villaggio di Burgos, rispose di non sapere se la scuola fosse provvista di quanto prescritto nel questionario; il villaggio di Loculi non rispose questa domanda.

 4) Materiale didattico:

I villaggi di Orune, Olzai, Ovodda, Ollollai, Saruli, Onanì e Gorofai disponevano di tutto il materiale didattico necessario, (libri, carta, penne, inchiostro, calamaio e crocifisso); a Burgos e Orani non era presente il crocifisso; a Oniferi mancava l’inchiostro; nel villaggio di Bono non c’erano il calamaio e il crocifisso, a Fonni mancavano l’inchiostro e il calamaio, a Mamoiada le scuole erano sprovviste di libri, inchiostro calamaio e crocifisso, nel villaggio di Onifai mancavano carta, penne, inchiostro e calamaio; nelle scuole di Siniscola, Posada, Lodine, Torpè e Ottana c’era solo il crocifisso; a Bottidda, Benetutti, Dorgali, Nule, Bolottna, Gavoi, Irgoli, Orosei; il Consiglio Comunitativo del villaggio di Loculi non rispose al questionario; a Bitti il materiale didattico mancava spesso agli studenti poveri, il villaggio di Lula era sprovvisto di tale materiale da due anni, nel villaggio di Anela erano tutti illetterati; a Sporlatu non si era conoscenza di queste informazioni.

 5) Situazione igienico-sanitaria:

nei villaggi di Bono, Bottidda, Burgos, Benetutti, Sporlatu, Anela, Dorgali, Lula, Lodine, Nule, Orune, Posada, Torpè, Bitti, Gorofai, Onanì, Ollollai, Ovodda, Ottana, Oniferi, Saruli, Orotelli, Orosei, Onifai, Irgoli, Olzai, i locali adibiti destinati alle scuole si trovavano in buone condizioni, erano comodi e non soggetti ad umidità; nel villaggio di Fonni i locali delle scuole erano umidi e freddi, mancavano i vetri alle finestre; a Siniscola l’edificio scolastico era rovinato in diversi punti, per questo, veniva descritto come estremamente scomodo per lo svolgimento delle attività didattiche; anche nei villaggi di Bolottana, Mamoiada, Orgosolo e Orani i locali delle scuole venivano descritti come malsani, scomodi, freddi e umidi.

 6) Sovvenzionamento della scuola:

nei villaggi di Bono, Buttida, Burgos, Benetutti, Dorgali, Fonni, Lodine, Nule, Orune, Siniscola, Bitti, Posada, Torpè, Bolotana, Onifai, Loculi, Irgoli, Orosei, Orotelli, Saruli, Oniferi, Ottana, Orgosolo, Orani, Ollolai, Gavoi, Onanì, Gorofai, le scuole erano sovvenzionate per “dirama comunale”; nel villaggio di Lula “ogni anno fitto vacui delle vidazzoni da cui si ricavano L. 75 e da queste se ne prendono L. 11 per la scuola; il paese di Mamoiada corrisponde il salario annuo dalla popolazione non essendoci dirama comunale per tali spese; privo di terreno in dotazione e di lasciti”.

7) Stipendio del maestro :

Anela Scudi sardi 15

Bitti Lire Sarde 75

Bolottana Lire sarde 75

Bono Scudi sardi 36

Bottida Lire sarde 30

Burgos Scudi sardi 15

Dorgali Scudi sardi 40

Fonni Scudi sardi 15

Gavoi Non rivela la somma

Irgoli Scudi sardi 15

Lodine Scudi sardi 10

Lula Lire sarde 37

Mamoiada Scudi annui 25

Nule Scudi sardi 35

Ollolai Lire sarde 75

Olzai Lire sarde 50

Onanì Lire sarde 20

Onifai Lire 37

Oniferi Scudi sardi 20

Orani Scudi sardi 30

Orgosolo Scudi sardi 25

Orosei Lire sarde 32

Orotelli Scudi sardi 20

Orune Scudi 30

Ottana Scudi sardi 20

Ovodda Lire 50

Posada Lire sarde 50

Saruli Scudi sardi 20

Siniscola Lire sarde 75

Sporlatu Scudi sardi 12

Torpè . Lire sarde 20

 Dal questionario emerge che nel villaggio di Gorofai le scuole erano chiuse da due anni “ per la totale deficienza degli scolari a causa della povertà del popolo e del flagello del vaiolo”, prima di allora lo stipendio del maestro era di 20 lire sarde annue.

 8) Condotta e qualità morali del maestro:

la condotta del maestro era descritta come lodevole nei villaggi di Mamoiada, Orune, Bitti, Anela, Dorgali, Olzai, Siniscola, Ollolai, Bottida, Posada, Torpé, Benetutti, Gavoi, Onifai, Burgos, Lodine, Irgoli, Orosei, Nule, Lula, Orotelli, Ottana, Orgosolo e Bono. A Gorofai e Onanì non vi erano scolari, nel villaggio di Fonni il Consiglio Comunitativo esprimeva il suo dissenso sulla scelta dei precettori nominati dal Padre Provinciale e dal Padre Guardiano; il precettore di Orani era un frate minore osservante che veniva accusato di “scandalose disoneste corrispondenze”; nel villaggio di Ovodda il maestro spesso si allontanava dalla scuola lasciando da soli gli scolari; ad Uniferi ci si lamentava per il continuo avvicendamento dei maestri.

 Doveri del maestro:

il maestro eseguiva puntualmente le sue “incombenze” nei villaggi di Orune, Bitti, Dorgali, Saruli, Mamoiada, Bottida, Siniscola, Ollolai, Sporlatu, Benetutti, Anela, Gavoi, Orgosolo, Burgos, Lodine, Lula, Nule, Bono e Orosei; a Fonni e Bolottana i maestri venivano descritti come poco scrupolosi e diligenti; nel villaggio di Uniferi i padri di famiglia non mandavano i loro figli alla scuola, “alcuni per il pretesto di impiegare i figli in altri affari di famiglia, altri perché non vi sperano profitto”; a Olzai il parroco si dedicava interamente alla chiesa trascurando la scuola; nel villaggio di Torpè non si sapeva se il maestro avesse rispettato i propri doveri; a Posada il precettore non eseguiva i propri doveri; nel villaggio di Orotelli dal 1824 al 1834 “si sono avuti cinque precettori e non si è avuto profitto negli studenti; i padri di famiglia si determinano non pochi di mandare alla scuola i di loro figli; nel paese di Ottana: non si è veduto alcuno profitto negli studenti, dal 1824 a questa parte vi sono stati quattro precettori”.

 Se si osserva l’orario delle lezioni:

nei paesi di: Bitti, Dorgali, Gavoi, Mamoiada, Lula, Bolotana, Bottida, Ollolai; si teneva scuola tre ore di mattina e due dopo pranzo; nei villaggi di: Fonni, Oniferi, Torpè, Posada, Orani, Benetutti, Onifai, Orgosolo, Irgoli, Orune, Orosei, Siniscola, Orotelli, Bono, Ovodda, Anela, Saruli, Ottana l’orario delle lezioni non veniva rispettato; a Olzai si faceva scuola un’ora la mattina e un’ora dopo pranzo; nel paese di Lodine si tenevano solo le lezioni di Dottrina Cristiana, gli scolari non sapevano contare né scrivere; nei villaggi di Onanì, Sporlatu e Nule non si sapeva se venisse rispettato l’orario delle lezioni; a Gorofai non c’erano scolari.

11) Indicare i giorni in cui si fa scuola:

nei paesi di: Bitti, Orune, Dorgali, Bottida, Mamoiada, Bolotana, Ollolai, Orani, Siniscola, Oniferi, Olzai, Torpé, Sporlatu, Benetutti, Bono, Lula, Nule, Orosei, Orgosolo, Lodine, Burgos, Onifai, Gavoi, si faceva scuola tutti i giorni eccetto il giovedì e i giorni di vacanza; nei villaggi di Anela, Fonni, Gorofai, Orotelli, Ottana, Ovodda, la scuola non si svolgeva tutti i giorni.

12) Le materie svolte durante l’ora di scuola:

nei paese di Orune, Saruli, Ovodda, Ollolai, Dorgali, Siniscola, Olzai, Sporlatu, Gavoi, Lula, Bono, la mattina si insegnava a leggere, scrivere e far di conto, di sera la Dottrina Cristiana, il Catechismo Agrario; a Fonni le ore di scuola erano limitate alla mattina, di sera non si svolgevano le lezioni; nel paese di Mamoiada la mattina si insegnava lettura, scrittura e aritmetica; al dopo pranzo la Dottrina Cristiana recitata ad alta voce, il Catechismo Agrario non si spiegava più; il villaggio di Loculi non rispose a questa domanda; i Consigli Comunitativi di Onifai, Orgosolo, Burgos, Nule, Onanì e Anela risposero di non sapere se le ore di mattina venissero impiegate come di dovere; nel paese di Bottida non si faceva il Catechismo Agrario per assenza di libri; a Uniferi: le poche lezioni del precettore non riguardavano la scrittura, l’aritmetica e il Catechismo Agrario; nel villaggio di Orani i profitti degli allievi erano pochi in quanto nessuno di essi aveva principi di agricoltura e di aritmetica; a Bolotana gli scolari non conoscevano alcun principio di aritmetica; nei villaggi di Torpé, Lodine, Irgoli, non si tenevano le lezioni come da regolamento; a Posada non si spiegavano la lettura e la Dottrina Cristiana; a Ottana, Orotelli, Benetutti e Orosei non si tenevano le lezioni di aritmetica e il Catechismo Agrario.

 13) Partecipazione alle funzioni religiose:

le funzioni religiose si svolgevano secondo regolamento nei villaggi di Orune, Saruli, Bolotana, Nule, Ollollai, Sporlatu, Gavoi, Burgos, Olzai; nei paesi di Ovodda, Mamoiada, Orgosolo, Orosei, Ottana, Bono, Orotelli non si tenevano né il triduo, né il catechismo; a bottida, Dorgali e Anela il parroco non faceva il catechismo agli scolari; nei villaggi di Siniscola, Lodine, Torpé, Posada, Onifai, e Oniferi non si faceva il triduo.

14) Distribuzione dei premi per gli alunni:

nei paesi di: Mamoiada, Ovodda, Anela, Orune, Bitti, Saruli, Fonni, Bottida, Benetutti, Bono, Ottana, Nule, Orotelli, Orosei, Burgos, Bolotana, Onifai, Gavoi, Torpé, Olzai, Oniferi, Orani, Sporlatu e Orgosolo non si teneva alcuna distribuzione di premi agli allievi, in quanto mancava la somma necessaria per acquistarli; a Onanì non era mai stata fatta una distribuzione dei premi perché non c’erano studenti meritevoli; nei villaggi di Dorgali e Ollollai la distribuzione di alcuni premi veniva fatta dalla Chiesa; a Siniscola e Irgoli venivano distribuiti pochi premi.

 15) Numero degli scolari

Anela 4 o 5, ora 2

Bitti 40, ora 20

Bono In num ordinario da 52 a 60

Benetutti 25 attualmente

Bolottana 40 o 50

Bottida 3 o 4 prima, 15 o 16 ora

Burgos 12 ora

Dorgali 30,35,40

Fonni Ora 20 o 30; più di 60 nei primi anni della scuola

Gavoi 40 ora

Gorofai 0, prima del vaiolo 10

Irgoli Da 4 a 6

Lodine 4

Lula 15, negli anni passati più di 20

Mamoiada 20

Nule Tutti piccoli, 35

Ollollai 14 ora

Olzai 40, da 30 a 50 negli anni passati

Onanì 50 o 60

Onifai 3 o 4 ora, negli anni passati 17

Oniferi 40 o 60

Orani 18

Orgosolo 15 o 12 in num. ordinario

Orosei 23

Orotelli 12

Orune 15, 50 negli anni passati

Ottana Da 8 a 10

Ovodda Circa 20

Posada 11

Sporlatu 14, negli anni passati 20

Torpè 5 ora

  16) Eventuali abusi:

Nei paesi di: Onanì, Mamoiada, Ovodda, Orune, Anela, Bitti, Saruli, Gorofai , Loculi, Dorgali, Bottida, Bolotana, Ollolai, Siniscola, Torpè, Posada, Benetutti, Olzai, Sporlatu, Bono, Ottana, Lula, Nule, Orosei, Gavoi, Lodine, Burgos, Orgosolo, “non fu fatto alcun abuso”; a Fonni il Consiglio si lamentava per la mancanza di buon precettore, per questo, più volte si era rivolto al Padre Provinciale; “nel paese di Onanì il Consiglio determinò di reclamare abusi mai però li eseguì”; a Oniferi il Consiglio chiedeva che il parroco in quanto precettore, venisse richiamato a compiere il suo dovere come da regolamento; nei villaggi di Onifai e Irgoli si evidenziava la poca frequenza e partecipazione dei ragazzi, nei confronti della scuola; a Orotelli il Consiglio Comunitativo si lamentava del fatto che il parroco precettore della medesima scuola normale non si fosse fino ad allora curato della scuola.

  Gli interventi di Carlo Alberto sull’istruzione primaria

  La Carta Reale del 24 ottobre 1837

Carlo Alberto, come il suo predecessore Carlo Felice, cercò di migliorare la pubblica istruzione. Il suo primo atto fu la Carta Reale del 24 ottobre 1837, che aveva come scopo principale quello di migliorare lo stato della pubblica istruzione e incoraggiare tutti i maestri ad esercitare la loro professione con maggiore impegno .

Il sovrano in questo documento prescriveva che fossero coniate delle medaglie d’onore in argento da conferire alle persone che si distinguevano in casi particolari. I riconoscimenti dovevano essere consegnati dal Sindaco, in solenne “congrega consolare, agli scrittori di opere di comprovata utilità, ai distinti commissari vaccinatori, chirurghi, ai distinti maestri di Scuola Normale, ai distinti agricoltori e promotori di agricoltura pratica, agli inventori, scopritori, perfezionatori ed introduttori nel Regno di un utile ritrovato, ai benefattori d’opere pie e d’istituzioni di pubblica utilità” . Alla Carta seguivano delle Istruzioni nelle quali si dava la definizione del maestro reputato distinto: a tal fine “il maestro di Scuola Normale non doveva solamente vantare un gran numero di scolari, ma anche adempiere per più anni e con pubblica soddisfazione a tutti i doveri del suo uffizio, secondo quanto prescritto nel Regolamento sanzionato il 25 giugno 1824” .

Le regie patenti del 7 settembre 1841

Il secondo atto di Carlo Alberto per migliorare le sorti della pubblica istruzione fu quello di istituire, il 7 settembre 1841, le Regie Patenti, nella cui prefazione il sovrano esprime il suo dispiacere per la constatazione che molte delle Scuole Normali create con il Regio Editto, si trovavano in una condizione poco soddisfacente, individuando la causa principale di questo stato di cose nella mancanza di metodo e di sufficiente istruzione dei docenti e negli abusi che si erano introdotti dopo l’emanazione dell’Editto . Nell’intento di porre fine a questa spiacevole situazione, il Consiglio Supremo dispose diversi provvedimenti per il buon funzionamento delle Scuole Normali. Il principale fra questi fu quello di nominare dal primo gennaio 1842, un ispettore generale a Cagliari che doveva sorvegliare le scuole di metodo e quelle normali di tutto il Regno e un Viceispettore a Sassari che doveva vigilare sulle scuole di quel Capo: sia l’uno sia l’altro, inoltre, erano membri delle commissioni e deputazioni dei rispettivi Magistrati sopra gli studi di Cagliari e Sassari per accordarsi su tutti i provvedimenti da adottare. Lo stipendio dell’Ispettore generale, a carico dello Stato, doveva corrispondere a 1.200 lire annue, quello del Viceispettore era stabilito diversamente a seconda che si trattasse o no del professore di metodica il cui stipendio era a carico dello Stato ed era pari a 400 lire annue. L’Ispettore generale aveva la facoltà di proporre un Segretario che, nominato dal governo, percepiva uno stipendio dalla Regia Cassa di 300 lire annue . Si decretava la creazione di tre distinte scuole di metodo: una a Cagliari, una a Sassari e la terza ad Oristano o Isili solo nel periodo dell’ anno in cui il tempo era “intemperioso” . La sede di queste scuole s’individuò provvisoriamente all’interno dei conventi dei Padri Scolopi. Tutti gli aspiranti maestri delle scuole sarde erano tenuti a frequentare per almeno un trimestre, ma volendo, potevano anche abbreviare il loro tirocinio sostenendo l’esame prima che finisse il corso . I professori di metodica erano nominati su proposta dell’Ispettore generale, il quale, era tenuto a visitare le scuole annualmente; era suo dovere ispezionare il vero stato in cui si trovavano le scuole, prendere gli opportuni provvedimenti e correggere abusi o deviazioni rivolgendosi al Magistrato sopra gli studi . Le lezioni nelle scuole di metodo duravano due ore al giorno, gli aspiranti maestri dovevano apprendere il metodo da adottare per Insegnare a distinguere le lettere dell’ alfabeto, i principi del compitare, del sillabare, del leggere, dello scrivere, dell’aritmetica, i principi di agricoltura e le regole per esprimere correttamente le proprie idee . I professori di metodo dovevano istruire gli scolari nella parte religiosa, per almeno mezz’ ora alla settimana, insegnando loro la dottrina cristiana; avevano, inoltre, il compito di ispezionare le scuole del luogo di residenza. Negli altri luoghi questo compito era affidato ai parroci poiché, in virtù del Regio Editto del 1823, erano i direttori della scuola normale e dovevano visitarle almeno una volta la settimana approfittando di quel momento per offrire agli scolari, ulteriori spiegazioni sulla dottrina cristiana e dare immediata comunicazione di qualsiasi irregolarità all’Ispettore generale o al Viceispettore. Altro compito dei parroci era di controllare che i ragazzi fossero presenti alle funzioni della Chiesa, accompagnati dal maestro prima o dopo la scuola, e che si accostassero con devozione ai sacramenti nelle festività del Natale, Pasqua, Pentecoste, Assunzione e Natività della Vergine e di Ognissanti . Per diventare maestri tutti gli aspiranti, dovevano sostenere un esame gratuito davanti ad una commissione composta dall’Ispettore generale, da un professore di metodica e da uno dei prefetti delle scuole pubbliche nominato dal Viceré. Il Prefetto doveva rappresentare l’Ispettore generale ed il Vice Ispettore per gli esami che si effettuavano in luoghi lontani dalla loro residenza. I candidati che superavano l’esame ricevevano dall’Ispettore generale o dal Vice Ispettore un certificato che serviva come titolo di abilitazione all’insegnamento nelle scuole elementari . Lo stesso Ispettore, dopo aver chiesto informazioni sulla condotta dei maestri ai consigli comunali, ai parroci ed agli Intendenti Provinciali, nominava tra questi, coloro che riteneva più idonei. Poteva proporre al Viceré di lasciar continuare il servizio ai precettori che pur non avendo sostenuto l’esame, si mostravano comunque idonei a tale scopo; tuttavia, per iniziare il loro servizio, i nuovi maestri dovevano presentare la carta portante la loro nomina . A tutti gli Ordinari delle città in cui erano presenti le scuole di metodica, si raccomandava di fare in modo che i chierici intervenissero numerosi in tali scuole anche perché una volta diventati maestri, potevano collaborare con i parroci per una migliore riuscita del progetto. Per i chierici era sufficiente frequentare le scuole per ricevere il certificato dal professore di metodica. L’ispettore generale “decideva l’orario d’inizio delle lezioni considerando le circostanze dei luoghi e delle stagioni; nei villaggi in cui erano presenti le scuole di latinità l’orario delle lezioni, rimaneva lo stesso” . Nei luoghi in cui mancavano le scuole di latinità, l’orario era stabilito in tre ore la mattina esclusa la mezz’ora da dedicare alla messa, se questa non era celebrata, la mezz’ora doveva essere utilizzata come esercizio di religione; la lezione aveva inizio all’ora che l’Ispettore generale riteneva più opportuna. Ogni anno l’apertura delle scuole elementari doveva coincidere con quella delle altre scuole presenti nelle rispettive province e proseguiva in tutti i giorni non festivi ad eccezione del giovedì . Il corso della scuola terminava dopo tre anni purché non interrotti per almeno un mese senza una causa giustificata, in questo caso, si riteneva che la scuola fosse stata abbandonata . Nel caso in cui il maestro di scuola elementare avesse voluto allontanare qualche allievo ritenuto incorreggibile, doveva agire in accordo con il parroco e con il professore di metodica e rendere conto all’Ispettore generale o al Viceispettore.

Nelle Regie Patenti sono elencate le materie d’insegnamento previste per il primo anno o prima classe: l’istruzione religiosa impartita ogni giorno dal maestro e ripetuta una volta la settimana dal parroco e dal professore di metodica del luogo di residenza, la conoscenza delle lettere, il compitare, il sillabare, il leggere; l’aritmetica inferiore a mente; la formazione delle lettere e dei numeri sulla pietra lavagna. Per il secondo anno l’istruzione religiosa era come per il primo anno, l’aritmetica per iscritto, lo scrivere sotto dettatura, il catechismo agrario, l’esercizio di lettura insegnando la giusta pronuncia e spiegando ai ragazzi il significato dei nuovi termini via via incontrati. Per il terzo anno: l’istruzione religiosa, l’aritmetica, il catechismo agrario, la conoscenza dei pesi e delle misure, delle monete nazionali in corso, lo studio della grammatica italiana inferiore, le regole per esprimere correttamente i propri pensieri in italiano e per redigere quelle scritture d’uso frequente anche nelle classi più povere e meno istruite della società . Tra una classe di studi e l’altra era previsto un esame da superare le cui modalità erano stabilite dall’Ispettore generale; gli studenti delle scuole elementari che volevano passare alle scuole di grammatica e lettere, dovevano presentare il certificato del maestro approvato dall’Ispettore generale o dal Viceispettore . Dato che le scuole elementari erano destinate, in particolare all’istruzione delle classi inferiori ai maestri non era permesso insegnare la lingua latina, pena l’esonero dall’insegnamento . A parità di titoli, la frequenza alla scuola normale, dava diritto di precedenza, quando venivano conferiti incarichi: di censore locale, depositario dei monti di soccorso o altri impieghi remunerabili nei comuni . Rimaneva invariata la normativa del Regio Editto riguardante i privilegi accordati ai genitori che si preoccupavano di far frequentare ai propri figli la scuola elementare, i parroci avevano la responsabilità di comunicare tali informazioni ai rispettivi parrocchiani. Ritenendo che lo stipendio del maestro elementare fosse troppo basso si decideva di fissarlo, fosse esso ecclesiastico o secolare, in una somma non minore di quaranta e non maggiore di ottanta scudi sardi, secondo l’entità della popolazione del Comune in cui si trovava la scuola con gli stessi metodi adottati fino ad allora . Il supplente incaricato di sostituire il maestro assente riceveva una gratificazione dall’Ispettore Generale in seguito alle attestazioni del parroco o del sindaco proporzionata alla durata del suo incarico. Tale importo era detratto dallo stipendio del maestro nel caso fosse assente senza una giustificazione. Se per qualche motivo, ad esempio la scarsità di popolazione, non era possibile aprire la scuola elementare, quel comune non era tenuto a pagare alcuna somma di denaro per il mantenimento della scuola. Alla fine di ogni trimestre i maestri delle scuole dovevano trasmettere all’Ispettore generale o al Viceispettore, uno stato dei loro scolari, firmato dal parroco e contenente diverse informazioni: nome, cognome, patria, età dello studente, anno e classe di studio, numero di assenze alle funzioni religiose, qualità d’ingegno, indole e altre annotazioni varie. Lo stato doveva essere accompagnato da una relazione delle lezioni spiegate e studiate; l’ispettore generale e il viceispettore dovevano poi fare un rapporto ai relativi Magistrati sopra gli studi . Alla fine di ogni anno il maestro e il parroco potevano proporre all’ispettore generale un massimo di sei premi per gli studenti meritevoli costituiti in parte da indumenti e libri; in seguito all’approvazione dell’Intendente provinciale il parroco e il professore di metodica dovevano acquistarli e poi farli distribuire solennemente in un giorno festivo dall’Ispettore generale se questi era del luogo, o dall’Intendente se presente, altrimenti dal parroco con le principali autorità del luogo .

 Le scuole “elementari” nella provincia di Nuoro.

Diversi documenti reperiti presso l’Archivio storico di Cagliari dimostrano che, nonostante numerose difficoltà, le scuole nella provincia di Nuoro continuavano a funzionare. In alcune specifiche realtà la qualità dell’istruzione impartita ai giovani era riconosciuta e sottoscritta dal Consiglio Comunitativo del posto e dal parroco, a tal punto, da richiedere, in aggiunta allo stipendio, una gratificazione in denaro da destinare al precettore per la qualità del suo lavoro. Il 3 luglio 1840, il Consiglio Comunitativo di Orani, insieme con il parroco, scrisse una richiesta all’Intendente Provinciale di Nuoro affinché fosse corrisposta al precettore delle scuole normali Giuseppe Satta una gratificazione di 25 lire per l’ottimo servizio prestato; quest’ultimo in realtà aveva richiesto un aumento di stipendio, ma essendo in servizio solo da un anno si pensò di conferirgli tale gratificazione . L’Intendente Provinciale di Nuoro comunicò al Magistrato Sopra gli Studi, la richiesta del Consiglio Comunitativo di Orani e del parroco, precisando tuttavia di non essere d’accordo con tale proposta in quanto, avrebbe potuto causare delle lamentele o altre pretese da parte dei maestri più anziani . Il Magistrato Sopra gli Studi riconobbe come lodevole la proposta avanzata dal Consiglio Comunitativo e dal parroco di Orani ma, d’accordo con l’Intendente Provinciale, ritenne inopportuno conferire, per un così breve periodo, una gratificazione al precettore. L’alta autorità scolastica decise dunque di far passare ancora del tempo per avere la possibilità di verificare nel lungo termine le effettive capacità e competenze del Satta .

Uno stipendio considerato troppo basso rappresentava, in alcuni casi, motivo per accettare altri incarichi che potevano tuttavia “rubare” del tempo prezioso al lavoro del maestro e quindi incidere negativamente sulla qualità dell’istruzione. Il 14 agosto 1840 il vicario parrocchiale di Oliena, Salvatore Cannas, scriveva all’Intendente Provinciale lamentandosi del fatto che il precettore delle scuole normali Francesco Tola, aveva accettato la carica di attuario bacelliere, ritenendo i due incarichi incompatibili tra loro, si chiedeva all’arcivescovo di sostituire il Tola con l’avvocato Angelo Puligheddu chierico della direzione del vicario parrocchiale . In realtà l’Intendente provinciale aveva ricevuto una lettera da parte del Consiglio Comunitativo di Oliena, dove veniva raccontata una vicenda un po’ diversa: ci si lamentava il fatto che il parroco avesse deciso, di sua iniziativa, di sollevare il precettore delle scuole normali di Oliena dal suo incarico in seguito all’accettazione, da parte di quest’ultimo, dell’incarico di attuario bacelliere. Ciò che il Consiglio Comunitativo non accettava non era tanto la decisione in sé ma il fatto che tale decisione fosse stata presa esclusivamente dal parroco quando la responsabilità di nomina o sostituzione del precettore spettava al Consiglio Comunitativo e all’Intendente Provinciale .

La decisione su come risolvere, l’intera vicenda arrivò dall’incaricato dell’istruzione Viceregia, il quale, basandosi sull’art. 34 del Regio Editto del 24 Giugno 1823, e cioè che la nomina del precettore delle scuole spettava all’Intendente della Provincia sulla proposta del sindaco e del parroco, consigliò di trovare un punto di accordo che vedesse la collaborazione tra le diverse autorità, religiose e amministrative .

Il 6 dicembre 1841, l’Intendente provinciale di Nuoro inviò al Magistrato sopra gli studi di Cagliari lo stato dimostrativo sulle scuole normali e propose le diverse somme da destinare agli stipendi dei maestri in seguito al conseguimento, da parte di questi, delle Regie Patenti; erano riportati anche dati riguardanti la popolazione di ciascun villaggio o città e le spese da affrontare per il mantenimento delle singole scuole. Nuoro aveva, all’epoca, 3800 abitanti, lo stipendio proposto per il maestro era di 200 lire sarde, si presumeva che le spese per il mantenimento della scuola sarebbero ammontate a 25 lire sarde; Oliena contava 2900 abitanti, per lo stipendio del maestro si chiedevano 179 lire sarde, per le spese della scuola si fissava la cifra di 15 lire sarde; Bitti aveva 2700 abitanti al precettore si volevano dare 175 lire sarde, per il mantenimento della scuola si presumeva di spendere 15 lire sarde; Orune contava 200 abitanti, lo stipendio del maestro si fissava in 125 lire sarde, le spese per la scuola ammontavano a 12 lire sarde; Lula aveva 900 abitanti, al maestro si volevano assegnare 100 lire sarde e per il mantenimento della scuola 10 lire sarde; Nule aveva 1200 abitanti, per lo stipendio del maestro si pensava di spendere 112 lire sarde, per la scuola 10 lire sarde; il villaggio di Osidda contava 600 abitanti, al precettore si voleva dare la cifra di 100 lire sarde e si pensava di spenderne 10 per mantenere la scuola; a Bono e Bolotana gli abitanti erano rispettivamente 3080 e 2900, lo stipendio del precettore si fissava in 179 lire sarde per la scuola si pensava di spendere 20 lire sarde; Benetutti e Mamoiada avevano rispettivamente 1900 abitanti, al maestro si voleva destinare la somma di 125 lire sarde e 12 se ne volevano spendere per il mantenimento della scuola; Botidda, Bultei, Burgos, Illorai e Anela contavano rispettivamente 670, 770, 560, 850, 540 abitanti, lo stipendio del maestro si fissava nella somma di 100 lire sarde e 10 se ne preventivavano per il mantenimento della scuola; Ollollai aveva 850 abitanti, Ovodda ne contava 900, a Galtellì c’erano 800 abitanti, Irgoli contava 550 abitanti, la popolazione di Orotelli era pari a 1300, nel villaggio di Ottana c’erano 790 abitanti, Torpè aveva 750 abitanti, a Lodè c’erano 900 abitanti, in tutti questi villaggi la somma da destinare allo stipendio del maestro si fissava in 100 lire sarde, per mantenere le scuole si pensava di spenderne 10; i villaggi di Orgosolo, Orosei, Orani avevano rispettivamente 2050, 1700 e 1800 abitanti, la somma che questi paesi intendevano destinare per lo stipendio del maestro era di 125 lire sarde mentre per le spese della scuola si fissava la cifra di 12 lire sarde; a Gavoi e Sarule gli abitanti erano rispettivamente 1430 e 1440 qui lo stipendio del maestro si fissava nella somma di 120 lire sarde e 12 se ne calcolavano per il mantenimento della scuola; gli abitanti di Dorgali erano 3400, per lo stipendio del maestro si mettevano in bilancio 175 lire sarde e per il mantenimento della scuola se ne quantificavano 20; nel villaggio di Siniscola la popolazione era pari a 2800 persone, al precettore si volevano dare 150 lire sarde e per la scuola se ne prevedevano 15.

Lo stato dimostrativo inviato al Magistrato sopra gli studi conteneva anche delle osservazioni, scritte dall’Intendente provinciale, sulla situazione particolare in cui si trovavano alcuni villaggi della provincia: “Proporzionatamente al numero di abitanti e ai mezzi di ciascuna popolazione si sono fissati gli stipendi da retribuire ai Precettori delle rispettive Scuole Normali senza aver riguardo del merito o demerito degli attuali così come le spese di progressiva sussistenza delle medesime scuole. Nel villaggio di Lollovi non vi è mai stata Scuola Normale giacché sebbene distante due ore si volle considerare come appendice di Nuoro, perciò non vi è Consiglio Comunitativo né impiegato comunale. Il ristretto numero di popolatori ed il miserabile stato finanziario dei comuni di Gorofai, Orani, Sporlatu,Lodine, Loculi, Onifai,ed Uniferi consigliano di prescindere dal tenere impiantate le Scuole Normali salvoché piacesse al provvido Governo di limitare a sole lire sarde 50 lo stipendio dei rispettivi Precettori, nel qual caso si potrebbe anche sperare un miglioramento nella pubblica istruzione in quei Paesi” .

L’impegno per continuare a far funzionare le scuole era presente in diverse realtà della provincia e da parte di diverse figure: il 12 febbraio 1842 il Consiglio Comunitativo di Irgoli scrive all’Intendente provinciale in merito allo stipendio da destinare al precettore delle scuole normali. Considerando che il comune di Irgoli poteva sostenere la spesa di quaranta scudi annui, si proponeva di destinare tale somma allo stipendio del precettore, il quale, si occupava anche dell’istruzione dei giovani dei villaggi di Loculi e Onifai che altrimenti non avrebbero potuto permettersi di educare la loro gioventù. L’Intendente Provinciale di Nuoro comunica all’Incaricato delle funzioni viceregie la proposta avanzata dal Consiglio Comunitativo del comune di Irgoli; la scarsa frequenza della scuola da parte dei giovani era attribuita ai genitori, i quali, preferivano mandare i propri figli a lavorare, ma anche allo scarso impegno da parte del precettore. Quest’ultimo d’altra parte veniva ricompensato con soli scudi quindici annui per cui probabilmente era il primo a non essere motivato ad impegnarsi; l’Intendente era ben consapevole che quaranta scudi annui rappresentavano una somma considerevole per il comune di Irgoli, ma era anche convinto che la popolazione, una volta visti i risultati, avrebbe accettato di buon grado di fare tale sacrificio .

In seguito all’istituzione delle Regie Patenti molti precettori, non avendo seguito il corso di “metodo”, furono sollevati dal loro incarico, spesso capitava che il supplente non fosse nominato subito e questo andava a scapito della continuità delle scuole, per cui, fino alla nomina di un nuovo precettore si permetteva a quello allora in servizio, di continuare il suo lavoro. Nell’agosto 1842 in seguito all’ordinanza dell’Ispettore Generale delle scuole di metodica ed elementari che decretava le dimissioni dell’attuale precettore Michele Ladu del villaggio di Ollollai, poiché questi non aveva conseguito le Regie Patenti. Il vicario parrocchiale del villaggio scriveva all’Ispettore Generale chiedendogli di mandare un maestro idoneo poiché la mancanza di un maestro avrebbe determinato l’impossibilità di aprire le scuole e questo sarebbe stato dannoso per i ragazzi che già frequentavano poco poiché spesso i genitori li tenevano a casa per lavorare . L’ispettore generale di metodica permise al precettore Michele Ladu, di fare da supplente nel villaggio fino a quando non si fosse trovato un maestro idoneo .

Nel giugno 1844 l’intendente provinciale di Nuoro inviò al Magistrato sopra gli studi, un documento riguardante lo stato delle scuole di latinità nella provincia. A Nuoro l’insegnamento della lingua latina ebbe inizio con l’arrivo dei Gesuiti; per quanto riguarda la dotazione e amministrazione dei fondi nel documento si scrive che: “Si fecero da benefattori pie lascite in favore dei Gesuiti, dopo la loro abolizione ne ha sempre corrisposto la cassa del monte di riscatto di scudi sardi cinquanta per l’annuale stipendio dei precettori. Posteriormente senza che si possa indicare la precisa epoca l’ordinario della diocesi assegnò altri scudi trenta dai fondi delle penali per aumentare lo stipendio e il numero dei maestri e il consiglio allora di comunità bilanciò altri scudi quaranta per lo stesso oggetto; l’insegnamento riguarda tutte le classi inferiori fino alla Retorica inclusa;i padri di famiglia risparmiano le spese occorrenti per mantenere i figli che intraprendono la carriera degli studi nella capitale di Cagliari od in Sassari, si ha inoltre il concorso di studenti di parecchi villaggi della provincia; molti studenti della provincia entrarono nelle Università di Cagliari e Sassari conseguendo la laurea in diverse scienze. A Bitti “da tempo immemorabile ebbe luogo il pubblico insegnamento dell’idioma latino, si davano le lezioni dei primi rudimenti da uno di viceparroci il quale godeva della porzione delle decime e di più assolvimenti come se attendesse alle altre funzioni della Parrocchia ed alle cure spirituali cui erano soggetti tutti i curati, cessò poi questo insegnamento con la sistemazione delle scuole normali; il Consiglio Comunitativo di Bitti progettava il fisso annuo assegnamento di scudi quaranta per il Maestro della scuola di Latinità ma venne rigettato tale progetto con viceregio dispaccio del 9 aprile 1842”. A Bono “esiste la scuola fin dal principio del XVIII secolo, se ne occupavano i Mercedari in forza di pie lascite, in seguito alla loro soppressione nel 1772 l’ordinario della diocesi assegnò l’annuo canone di scudi sardi sessanta a favore dei maestri sui beni degli stessi Mercedari; le lezioni si danno sopra tutte le classi a misura del bisogno ossia, del concorso degli scolari.” A Bolottana “si conservano delle carte dove si conferma che si aprivano la scuole fin dal 1772, con l’abolizione del convento dei Mercedari si rilasciarono dall’arcivescovo di Cagliari Monsignor Delbecchi visitatore generale a favore dei Precettori alcuni censi che rendevano l’annua pensione di scudi ventotto sardi non essendo sufficiente a stipendiare i medesimi ne fu aumentata la mercede a spese del comune; si danno lezioni fino alla sintassi.” Ad Oliena “è antichissima la sistemazione delle scuole di Latinità portate avanti dai Gesuiti, il sacerdote G.Angelo Salis e la sig.ra Michel’Angela Fois Sanna di Oliena nei rispettivi atti di ultima volontà assegnarono il primo lire antiche 34.000 e la seconda lire 19.000 per la fondazione di un collegio di Gesuiti con diversi pesi e segnatamente quello di aprire un a pubblica scuola; espulsi dall’isola i Gesuiti si conseguì l’annuale assegnamento di scudi sardi a favore di un Maestro dell’azienda del regio Monte di riscatto. L’insegnamento riguarda tutte le classi fino alla Retorica inclusa a misura del concorso degli scolari .”

Nel 1846 a Nuoro accade una vicenda molto importante, che riguarda la gestione delle scuole: in seguito alla richiesta del sacerdote Zurru al Vicario Generale della diocesi di avere uno stipendio fisso annuo di 150 lire sarde più una gratificazione di 250 lire, quest’ultimo, si rivolse al Consiglio Civico di Nuoro, dove si decise di accogliere tale richiesta a condizione che le scuole fossero amministrate dal Corpo Municipale. Considerato che le scuole di Nuoro erano assolutamente vescovili poiché si tenevano nel seminario e che i maestri erano pagati con i fondi della Chiesa, il Magistrato sopra gli studi espresse tutta la sua meraviglia di fronte al tentativo da parte del Consiglio civico di estromettere la chiesa dalla direzione delle scuole; per questo motivo decise di non prendere neanche in considerazione la richiesta fattagli anzi invitava il Consiglio, qualora avesse voluto presentare un progetto per migliorare lo stato delle scuole di Nuoro, di inviarlo prima di tutto all’Ordinario della Diocesi Monsignor Varesini, responsabile della direzione e del mantenimento delle scuole inferiori a Nuoro .

Sempre nel 1842 alcuni membri del consiglio comunale di Sarule, scrissero all’Ispettore generale delle scuole di metodica, chiedendo che il chierico Giovanni Spanu potesse sostituire l’attuale precettore delle scuole, Giacomo Pinna, a causa della sua negligenza nel ricoprire il suo incarico; il chierico Spanu, inoltre, si sarebbe accontentato di uno stipendio annuo di 144 lire sarde contro le 192 del Pinna. L’ispettore generale rispose di essersi accuratamente informato sul comportamento del precettore di allora e di non aver ricevuto alcuna lamentela in merito alla sua condotta anzi comunicò al consiglio di aver scoperto che Giacomo Spanu teneva aperta una scuola di latinità frequentata da molti ragazzi i quali invece avrebbero tratto sicuramente maggior giovamento dalla frequenza delle scuole elementari, per questo ordinò che la scuola di latinità fosse immediatamente chiusa .

 Conclusioni

 I documenti archivistici analizzati all’interno di questa ricerca dimostrano l’esistenza di una scuola parrocchiale precedente alla scuola normale di Carlo Felice; di fatto il leggere, lo scrivere e il far di conto erano attività di cui si occupavano principalmente i parroci, i quali, accoglievano nelle loro case i giovani per dar loro “i primi rudimenti” che poi consentivano di accedere alle classi Boginiane. Per molto tempo l’intervento più continuo fu dovuto alla presenza degli ordini religiosi dei Gesuiti e degli Scolopi. L’istruzione media e superiore, nei secoli XVI, XVII, XVIII, continuava ad essere affidata ai diversi ordini religiosi e al clero regolare e secolare la prima alfabetizzazione. L’educazione cristiana era ritenuta fondamentale per due scopi: rendere i bambini dei buoni cristiani ed educarli all’obbedienza al sovrano per farne dei buoni sudditi. Alla base del percorso formativo di quel tempo vi era, infatti, la convinzione che l’istruzione servisse a fare degli scolari boni cristiani et boni subditi. La scuola era il luogo preposto alla preparazione delle nuove generazioni per il loro inserimento nella società assolutistica in cui si doveva obbedienza a Dio e al sovrano. Un’altra conferma della presenza in Sardegna di “scuolette private” è contenuta nel Regolamento emanato da Carlo Felice nel 1824: all’articolo1 si riconosce, infatti, che queste scuole esistevano nelle città ed erano diffuse anche nei villaggi.

Nel 1823-1824 l’intervento regio di Carlo Felice assicurò lo sviluppo di un’organica rete scolastica distribuita in modo sistematico in tutto il territorio; il suo successore, Carlo Alberto continuò quest’opera riformatrice attraverso l’istituzione della Carta Reale del 24 ottobre 1837, la quale, aveva come scopo principale quello di migliorare lo stato della pubblica istruzione e incoraggiare tutti i maestri ad esercitare la loro professione con maggiore impegno. Il 7 settembre 1841, furono istituite le Regie Patenti che abilitavano gli aspiranti maestri all’insegnamento elementare dopo aver frequentato un corso di metodo e superato un apposito esame.

I dati esaminati all’interno di questo lavoro di ricerca permettono di affermare che nella provincia di Nuoro, già prima dell’intervento di Carlo Felice, era presente una formazione di base che riusciva a garantire un minimo di istruzione e delle opportunità agli studenti meritevoli, anche se poveri. Allo stato degli studi, una prima testimonianza che prova l’esistenza a Nuoro di scuole, inferiori e superiori, risale al 1792, in quell’anno erano presenti nel villaggio due scuole: una nella quale si insegnava a leggere, scrivere e far di conto, l’altra nella quale si insegnava umanità; l’istruzione era affidata a due maestri che percepivano, su disposizione del Magistrato Sopra gli Studi, lo stipendio di venticinque scudi annui. Le lezioni delle scuole inferiori si tenevano in una chiesuola, mentre quelle delle scuole superiori si tenevano in una stanza presa in affitto, oppure in una delle Chiese del villaggio.

Le carte consultate nel corso della ricerca contengono numerose lettere che documentano i tormentati rapporti dei maestri con le autorità preposte alla supervisione del loro operato e alla nomina dei precettori. All’interno del lavoro è stata dedicata particolare attenzione, alla corrispondenza intercorsa nel 1828 fra il sacerdote-precettore di Nuoro, il Consiglio Comunitativo, il Capitolo della collegiata, il Magistrato sopra gli studi di Cagliari, l’Intendente Provinciale della Villa, il Prefetto di Alghero, il superiore dei Minori Osservanti di Sassari e un Minore Osservante del convento di Nuoro. La vicenda riguarda il parroco e maestro delle scuole normali che fu sollevato dal suo incarico a causa della sua presunta cattiva condotta sul posto di lavoro, per essere sostituito da un religioso dell’ordine dei Minori Osservanti. Il sacerdote si rivolse al Magistrato sopra gli studi manifestando tutto il suo dissenso in quanto riteneva false e pretestuose le motivazioni che determinarono il suo licenziamento. A tali proteste si aggiungevano delle accuse nei confronti, del nuovo precettore, il frate dei Minori Osservanti, padre Costantino Brandino per cui, dopo una serie di indagini da parte del Magistrato Sopra gli Studi di Cagliari, quest’ultimo d’accordo con il Superiore dei Minori Osservanti di Sassari, padre Alfonso Ledda, incaricò l’Intendente provinciale di Nuoro di nominare un nuovo maestro e di verificarne prima le effettive doti e capacità.

L’inchiesta del 1834, con la quale il governo regio intendeva verificare il funzionamento delle scuole normali, fornisce importanti informazioni a riguardo: in diversi villaggi i locali adibiti a scuole erano inadeguati, le aule erano piccole, umide e malsane; l’arredamento si trovava in pessime condizioni o era addirittura assente; il materiale didattico (libri, carta, penne, inchiostro, calamaio) di cui si disponeva, era scarso. Il Regio Editto forniva precise istruzioni circa il calendario scolastico e gli orari delle lezioni ma, le risposte di vari villaggi (Uniferi, Torpè, Posada, Ottana, Fonni e Bolottana) al questionario del 1834, descrivono i maestri come “poco scrupolosi e diligenti” nel rispettare le regie disposizioni in merito. Le condizioni di generale povertà che qualificavano il territorio nuorese resero difficoltoso lo sviluppo delle scuole normali ed elementari. Il reperimento dei fondi necessari al mantenimento delle scuole normali era a carico della comunità che vi doveva provvedere attraverso il versamento di una tassa o la dotazione di un appezzamento di terreno da coltivare, i cui profitti sarebbero serviti a coprire le spese per la scuola. Queste riguardavano: arredi, sussidi, stipendio del maestro, affitto dei locali, premi per gli studenti meritevoli ed eventuali “gratificazioni” per il supplente; le misere condizioni economiche in cui si trovavano numerosi villaggi come: Gorofai, Onanì, Sporlatu, Lodine, Loculi, Oniferi, Onifai, rappresentavano un altro ostacolo per l’affermazione delle scuole normali ed elementari. Le risposte al questionario evidenziavano, inoltre, la scarsa frequenza e partecipazione dei ragazzi alle attività scolastiche, perché i genitori vedevano un maggior profitto nel mandarli a lavorare; questo discorso era ancora più valido per quelle famiglie, di pastori e contadini, che vivevano in aree agricole e montane lontane dai villaggi dove erano situate le scuole.

I maestri registrati negli stati dimostrativi, consultati nel corso della ricerca, erano generalmente viceparroci e membri del clero regolare e secolare, gli uni e gli altri ricevevano spesso severe critiche da parte dell’Intendente provinciale, del Magistrato sopra gli studi di Cagliari, dai rispettivi Consigli Comunitativi, ma anche dai cittadini che si lamentavano di una scarsa serietà da parte dei precettori nello svolgimento del loro incarico. Non mancavano, tuttavia, le lamentele da parte dei precettori i quali denunciavano al Magistrato sopra gli studi di Cagliari di ricevere uno stipendio troppo basso o, in alcuni casi, di non percepire affatto alcun salario nonostante il lavoro svolto. Uno stipendio considerato troppo basso rappresentava, in alcuni casi, motivo per accettare altri incarichi che potevano tuttavia “rubare” del tempo prezioso al lavoro del maestro e quindi incidere negativamente sulla qualità dell’istruzione.

Nel 1846 a Nuoro, si registra il primo tentativo, da parte del Consiglio Comunitativo, di estromettere la Chiesa dalla direzione della scuole. Consapevole dell’importante ruolo che quest’ultima aveva da sempre ricoperto nel favorire l’istruzione di base ma anche quella superiore, il Magistrato sopra gli studi decise di non prendere neppure in considerazione tale proposta, anzi, si premurò di precisare che qualsiasi progetto per migliorare lo stato delle scuole della città, doveva prima essere presentato all’Ordinario della Diocesi che, all’epoca era Monsignor Varesini.

A conclusione di questa ricerca e sulla base dei dati raccolti, analizzati ed evidenziati all’interno del lavoro, si può affermare che, nonostante e con tutte le contraddizioni e gli ostacoli che caratterizzano ogni nuova istituzione educativa e culturale, la presenza di una scuola di base privata, che in seguito si trasformò in scuola normale, contribuì al lento e difficoltoso processo di alfabetizzazione delle popolazioni sarde.

FONTI INEDITE

Archivio di Stato di Cagliari (ASCa), Fondo Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II.

Archivio di Stato di Torino (ASTor), Fondo Pubblica Istruzione

 FONTI NORMATIVE

Piano regio di studi per le Scuole Inferiori di Sardegna del 18 febbraio 1761.

Regio Editto del 24 giugno 1823 di Carlo Felice

Regolamento del 25 giugno 1824 di Carlo Felice

Carta Reale del 24 ottobre 1837 di Carlo Alberto

Regie Patenti del 7 ottobre 1841 di Carlo Alberto

 FONTI LETTERARIE

A. GUNGUI. Nuoro e i nuoresi. Cagliari: Editrice Sarda, F.lli Fossataro.

C. SOLE, La Sardegna sabauda nel Settecento. Sassari: Chiarella, 1987.

E. CORDA (a cura di), Nuoro ieri e oggi. Sassari: Chiarella, 1978.

E. SCANO, Storia dell’educazione e degli Istituti educativi in Sardegna. Cagliari: Unione Sarda, 1984.

F. PRUNERI, F. SANI, (a cura di), L’educazione nel Mediterraneo Nordoccidentale. Milano: Vita e Pensiero, 2008.

G.P. BRIZZI, La Ratio Studiorum. Modelli culturali e pratiche educative dei Gesuiti in Italia tra Cinque e Seicento. Roma: Bulzoni,1989.

G. ZIROTTU, Nuoro, dal villaggio neolitico alla città del ‘900. Nuoro: Solinas, 2003.

M. SERRA, Istruzioni date al maestro della scuola normale di Bonannnaro, in seguito al Regio Editto del 24 giugno 1823, Regolamento per le scuole normali.Torino: Stamperia Reale, 1823.

P. F. COLLI VIGNARELLI, Gli Scolopi in Sardegna. Cagliari: Gasperini, 1982.

R. SANI, A. TEDDE, (a cura di), Maestri e Istruzione popolare in Italia tra Otto e Novecento. Milano: Vita e Pensiero, 2003.

R. TURTAS. I Gesuiti in Sardegna, 450 anni di storia (1559-2009). Cagliari: Piccola biblioteca CUEC, 2010.

V. ANGIUS. Nuoro, in Dizionario-Geografico-Storico-Statistico-Commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna compilato da G.Casalis. Torino, 1845.

Appendice documentaria

Data Titolo documento Collocazione

1 1792, settembre,28, Nuoro Sono illustrati l’andamento e l’organizzazione delle scuole a Nuoro e nei villaggi della diocesi. ASCa, Regia segreteria di stato e di guerra serie II, vol. 840.

2 1818, ottobre 4, Nuoro Lettera del canonico Turoni ai sacerdoti di Mamoiada, Gavoi, Bitti, Orgosolo. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 839.

3 1820, maggio 12, Nuoro Risposta del canonico Turoni al Viceré riguardante lo stato delle scuole nella provincia di Nuoro ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 839.

4 1824, aprile 7, Nuoro Stato dimostrativo scuole della provincia AST. Sard II el. m. 53.

5 1827, aprile 21, Nuoro Lettera dell’Intendente prov. al Viceré. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

6 1827, aprile 21, Nuoro Stato dimostrativo scuole della provincia. AST. Sard II el. m. 53.

7 1828, gennaio 26, Nuoro Lettera del sacerdote Michele Mingioni a sua eccellenza. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

8 1828, gennaio 26, Nuoro Richiesta del sacerdote Michele Mingioni al viceré ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

9 1828, gennaio 26, Nuoro Attestazione da parte del capitolo dei canonici sul servizio prestato da Michele Mingioni. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

10 1828, gennaio 26, Nuoro Attestazione da parte del Consiglio Comunitativo sul servizio prestato da Michele Mingioni. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

11 1828, gennaio 27, Nuoro Lettera del superiore dei minori osservanti all’Intendente provinciale. Attestazione da parte del capitolo dei canonici sul servizio prestato da Michele Mingioni.

12 1828, gennaio 27, Nuoro. Lettera del prefetto di Alghero al Magistrato sopra gli studi. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

13 1828, gennaio 29, s.p. Lettera del viceré all’Intendente provinciale. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

14 1828, febbraio 9, Nuoro. Risposta dell’Intendente provinciale al Magistrato sopra gli studi. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

15 1828, febbraio 10, Nuoro Lettera del sacerdote Michele Mingioni al Viceré. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

16 1828, febbraio 26, Nuoro Lettera del Magistrato sopra gli studi all’Intendente provinciale ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

17 1828, marzo s.g. Nuoro. Risposta dell’intendente provinciale al Magistrato sopra gli studi. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

18 1828, marzo 8, Nuoro. Lettera di Pasquale Turoni all’Intendente Provinciale. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

19 1828, marzo 11, Nuoro Risposta dell’Intendente provinciale alla lettera del Magistrato sopra gli studi del 26 febbraio. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

20 1828, luglio 31, Nuoro Stato dimostrativo scuole normali ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

21 1828, settembre 2, Nuoro Lettera del Magistrato sopra gli studi al superiore dei minori osservanti ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

22 1828, settembre 6, Nuoro. Risposta del superiore dei minori osservanti al Magistrato sopra gli studi. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

23 1828, settembre 10, Nuoro. Lettera dell’Intendente provinciale al magistrato sopra gli studi. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

24 1828, settembre 13, Nuoro. Lettera dell’Arcivescovo di Oristano al Magistrato sopra gli studi. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

25 1828, settembre 16, s.p. Lettera del Magistrato sopra gli studi all’Intendente provinciale. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

26 1828, settembre 16, s.p. Risposta del Magistrato sopra gli studi all’Arcivescovo di Oristano. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

27 1828, settembre s.g. Nuoro Lettera di padre Costantino Brandinu all’Arcivescovo di Oristano. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

28 1834, novembre 30, Siniscola Risposta del Consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

29 1834, dicembre 3, Ovodda Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

30 1834, dicembre 6, Bono Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

31 1834, dicembre 7, Ollollai Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

32 1834, dicembre 7, Burgos Risposta del consiglio comunicativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

33 1834, dicembre 7, Ottana Risposta del consiglio comunicativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

34 1834, dicembre 8, Anela Risposta del consiglio comunicativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

35 1834, dicembre 8, Sporlatu Risposta del consiglio comunicativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

36 1834, dicembre 8, Bultei Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

37 1834, dicembre 9, Orosei Risposta del consiglio comunicativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

38 1834, dicembre 10, Orotelli Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

39 1834, dicembre 11, Posada Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

40 1834, dicembre 11, Olzai Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

41 1834, dicembre 11, Fonni Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

42 1834, dicembre 12, Dorgali Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

43 1834, dicembre 12, Sarule Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

44 1834, dicembre 12, Benetutti Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

45 1834, dicembre 13, Uniferi Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

46 1834, dicembre 13, Bottidda Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

47 1834, dicembre 15, Mamoiada Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

48 1834, dicembre 15, Orani Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

49 1834, dicembre 15, Onanì Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

50 1834, dicembre 16, Onifai Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

51 1834, dicembre 17, Irgoli Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

52 1834, dicembre 17, Nule Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

53 1834, dicembre 19, Gorofai Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

54 1834, dicembre 19, Torpè Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

55 1834, dicembre 19, Lodine Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

56 1834, dicembre 26, Lula Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

57 1834, dicembre 27, Bitti. Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

58 1835, gennaio 28, Orune Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

59 1835, giugno 14, Orgosolo Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

60 1835, dicembre 27, Bitti Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

61 s.d. Gavoi Risposta del consiglio comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

62 1840, luglio 3, Orani Lettera del Consiglio comunicativo di Orani all’Intendente provinciale. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

63 1840, luglio 7, Nuoro Lettera dell’Intendente prov. Al Magistrato sopra gli studi. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

64 1840, luglio 19, Cagliari Risposta del Magistrato sopra gli studi all’Intendente provinciale ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

65 1840, agosto 14, Oliena Lettera del vicario parrocchiale di Oliena all’intendente prov. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

66 1840, agosto 21, Oliena Seconda lettera del vicario parrocchiale all’intendente prov. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

67 1840, settembre 10, Nuoro Lettera dell’intendente prov. all’incaricato dell’istruzione ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

68 1840, settembre 13, Oliena Lettera del consiglio comunicativo di Oliena all’intendente prov. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

69 1840, ottobre 30, cagliari Risposta dell’intendente prov. al vicario parrocchiale di Oliena ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

70 1840, novembre 14, Olzai Lettera di Antonio Piras all’intendente provinciale ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

71 1840, novembre 28, Nuoro Lettera dell’intendente prov. al viceré ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

72 1841, ottobre 11, Nuoro Lettera dell’intendente prov. all’incaricato dell’istruzione viceregia. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

73 1841, dicembre 6, Nuoro Stato dimostrativo scuole normali ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

74 1842, febbraio 12, Bolottona Lettera dell’intendente prov. all’incaricato delle funzioni viceregie ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

75 1842, maggio 31, Nuoro Lettera dell’intendente prov. all’incaricato delle funzioni viceregie ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

76 1842, lugio 21,Cagliari Risposta dell’incaricato delle funzioni viceregie alla 1° lettera dell’intendente prov. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

77 1842, aprile 29, Ollollai Lettera del rettore parrocchiale all’ispettore generale per l’invio di un nuovo precettore ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

78 1842, maggio 24, Cagliari Risposta dell’ispettore generale al rettore parrocchiale ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

79 1842, s.d. Posada Lettera del rettore parrocchiale all’Ispettore generale per la nomina di un precettore. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

80 1843, s.d. Illorai Ricorso da parte del consiglio comunale contro il precettore delle scuole ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

81 1843, s.d. Agosto Lettera del parroco all’ispettore generale ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

82 1843, agosto, 31, Illorai Lettera dell’ispettore generale all’intendente prov. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

83 1843, ottobre 17, Gorofai Richiesta da parte del consiglio comunicativo all’intendente prov. di aumentare lo stipendio del precettore. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

84 1843, ottobre 28, Nuoro Lettera dell’intendente prov. le al viceré, sul comune di Gorofai ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

85 1843, ottobre 28, Nuoro Seconda lettera dell’intendente provinciale al viceré ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

86 1843, Ottobre 28,Nuoro

Lettera dell’intendente prov. le al viceré sul comune di Bono ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

87 1843, novembre 10, Bono Lettera del consiglio comunicativo al mons. Arcivescovo di Cagliari Emanuele Marongiu Nurra ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

88 1844, aprile 9, Illorai Lettera del precettore all’Intendente prov. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

89 1844, ottobre 8, Bottidda Lettera del precettore di Bottidda all’intendente prov. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

90 1844, s.d. Nuoro Risposta dell’intendente prov. al precettore di Bottidda ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

91 1844, giugno 7, Nuoro Stato dimostrativo scuole ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

92 1846, aprile 18 Oliena Lettera all’ispettore generale dle scuole di metodica ed elementari ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

93 1846, gennaio 31, Orgosolo Lettera della s.ra Marianna Curreli all’intendente prov. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

94 1846, febbraio 7, Nuoro Risposta dell’intendente prov. alla s.ra Curreli ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

95 1846, dicembre 10, Cagliari Lettera del Magistrato sopra gli studi all’intendente prov. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

96 1846, dicembre 13, Nuoro Lettera dll’intendente provinciale al consiglio civico ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

97 1846, ottobre 20 Ovodda Lettera del consigliere comunale Antonio Loddo all’intendente prov. ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

98 1846, luglio 21, Cagliari Risposta dell’ispettore generale al consiglio comunale di Sarule ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol.849.

1

1792, settembre 28, Nuoro

Sono illustrati l’andamento e l’organizzazione delle scuole a Nuoro e nei villaggi della diocesi.

Asca. Regia Segreteria di stato e di guerra, serie II, b. 840.

2

1818, ottobre 4, Nuoro

Il can. Turoni invia ai sacerdoti di Mamoiada, Gavoi, Bitti e Orgosolo una lettera nella quale esorta i parroci ad istituire nei loro paesi una pubblica scuola, invita i parroci dei suddetti villaggi ad inviare, entro quindici giorni dal ricevimento della lettera, un viceparroco o un Sacerdote in modo che fosse possibile verificare il possesso, da parte di quest’ultimo, delle capacità e competenze necessarie per ricoprire la carica di Maestro; vengono poi individuate e comunicate in diversi punti, organizzazione e modalità di lavoro cui i maestri dovranno attenersi (calendario delle vacanze, durata giornaliera delle lezioni ecc…).

Asca. Regia Segreteria di stato e di guerra, serie II, b. 839

3

1820, Maggio 12, Nuoro

Pasquale Turoni risponde ad una richiesta del Viceré del Regno riguardante una illustrazione accurata in merito all’organizzazione delle Scuole nella Villa di Nuoro e nei Villaggi della Diocesi; il Religioso scrive che a Nuoro vi sono due classi in una si impara a leggere e a contare e nell’altra si impara a scrivere; il maestro di queste due classi è il Vicario Generale Sacerdote Antonio ……… si usano i libri “della Dottrina ed Alfabeto per i primi e della dottrina Donato e Grammatica per i secondi”. Negli altri Villaggi della Diocesi le scuole sono tenute da Religiosi la divisione delle classi e i libri utilizzati sono i medesimi.

As ca. Segreteria di stato e di guerra, serie II, b. 839.

In esecuzione di quanto l’E.V. si è degnata di interessarmi con veneratissimo Disparmio del 6 corrente mi fa particolar premura di darle un genuino dettaglio sui scopi che nel medesimo si contengono.

Primo. Si tengono in Nuoro le pubbliche scuole divise in due classi: una di leggere e di compitare e l’altra di scrivi mento non essendovi altri ragazzi abili di Quinta Quarta Sintassi ed Umanità alle quali s’estendono le scuole della sede e segnatamente nei nove anni che il mio Segretario di Camera Sacerdote Antonio ……………. dovette per mio ordine in qualità di Vicario Generale attendere a queste ultime classi.

2. Si servono i primi dei libri della dottrina e dell’alfabeto ed i secondi della dottrina Donato e Grammatica.

3. Sono sempre destinati dall’ordinario due maestri che vengono stipendiati ognuno di venticinque scudi ognuno dall’Azienda ExGesuititica.

4.Attualmente occupano l’impiego li ascritti Gio. Santus Marini e Salvatore Guiso ……… ambi del servi mento luogo da me assegnati fin dal 1819.

5.Si fanno in Oliena le scuole dal viceparroco Francesco Salis tiene venticinque scudi all’azienda suddetta sono divise le classi come sopra e si servono gli stessi libri. In Orgosolo col Viceparroco Antonio Pintori colla sunnominata suddivisione di classi e uso di medesimi libri. In Mamoiada si tengono le scuole dal Viceparroco salvatore Satta nel modo indicato. Su Bitti dal Viceparroco Giorgio Munalanu come negli altri luoghi riguardo alle classi ed uso dei libri. In Orosei si tengono le scuole dal Viceparroco Bachisio Era colla stessa divisione e si usano i medesimi libri. In galtellì dal Viceparroco Pietro Sechi colla sunnominata divisione e uso dei libri. In Fonni si tengono le scuole per consuetudine da quei religiosi ed in questi anni si sono sospese per mancanza di soggetti

5. In tutti i suddivisati villaggi il Rettore del luogo presenta all’Ordinario il soggetto più idoneo ad un tal mestiere per riportarne l’annunzia come in fatti furono tutti da me destinati senza Patenti dal 1818.

Tanto sono in dovere ragguagliare l’E.V. su quanto mi si chiede all’atto che con profondo rispetto e venerazione mi costituisco.

Nuoro, 12 Maggio 1820. Pasquale Turoni.

4

Quadro dimostrativo dell’Intendente provinciale di Nuoro Avv. G. F. Medda; sullo stato delle scuole normali di detta provincia.

AST. Sard II el. m. 53.

5

1827, Aprile 21, Nuoro

L’Intendente Provinciale di Nuoro Avv.to Onnis scrive a Sua Eccellenza Il Viceré del Regno per aggiornarlo in merito allo stato delle Scuole Normali a Nuoro; egli afferma di essersi impegnato con tutte le sue forze per migliorare la qualità dell’istruzione. In particolare dichiara di aver risolto il problema della scarsa frequentazione della scuola da parte degli studenti a causa della noncuranza dei genitori e di aver provveduto a munire le scuole di carta penne e libri per gli studenti poveri.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

 6

1827, aprile 21, Nuoro

Quadro dimostrativo sullo stato delle scuole normali della provincia di Nuoro .

AST. Sard II el. m. 53.

7

1828, Gennaio 26, Nuoro

Il sacerdote di Nuoro Michele Mingioni scrive a Sua Eccellenza informandolo che egli fa il Precettore a Nuoro da tre anni ottenendo dei buoni risultati fra gli allievi che sono stati premiati in una cerimonia pubblica dall’Intendente Provinciale Avvocato Onnis; nonostante ciò, quest’ultimo, senza alcun motivo, avrebbe sollevato il sacerdote dal suo incarico di Precettore affidando tale ruolo ad un Minore Osservante. Michele Mingioni chiede a Sua Eccellenza un’ispezione delle scuole per verificare eventuali irregolarità sulla nomina del nuovo Precettore.

As Ca, Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

 Il sacerdote Michele Mingioni di Nuoro umilmente espone all’E.V. che essendo stato chiamato e distratto dagli studi……………nell’Università di Cagliari dall’illustrissimo signor……….ed in quell’epoca Vic.o Gen.le Avv.to Pasquale Turoni ad oggetto di servire di Precettore delle scuole normali in detta di Nuoro non mancò d’informarsi con discapito della propria “condizione” agli ordini di detto suo Superiore. Recatosi in Nuoro subito l’esame e ripetuta l’approvazione venne eletto anche dal Sup.Governo Precettore delle Scuole Normali. Ammesso quest’ufficio e carica fin dal 1824 col massimo impegno e senza il minor rimprovero si gloria di averlo finora inservito e anche di aver dato agli alunni delle belle riprove riguardanti la materia della loro classe in privato ed in pubblico. L’intendente Provinciale Avv-to Onnis nella pubblica conferenza ed esame tenuto nella Chiesa della Vergine Concezione sotto li 18 scaduto ultimo D.bre avrebbe distribuiti dei premi ad otto o nove di detti alunni applaudendo la loro capacità e ringraziando la sorveglianza e ammaestramento del Supp.te Precettore. In questo atto riportarono il comune applauso gli alunni pressoché tutti dai concorr….letterati ed in effetto vennero promossi in 14 alla classe successiva di latinità. Poste indubbio le triennali fatiche le perdite sofferte e le recentissime prove date dal supp.te inaspettatamente si vede chiamato a sé dal Signor Intendente Onnis il giorno 23 del Gennaio ed avuto l’annunzio che si tenesse dismesso dall’ufficio di Precettore; stanti gli esitamenti a condoglianze della di lui non lodevole condotta ed insufficienza ed anche attesa l’esibizione d’un Minore Osservante che progettò servire con risparmio di Scudi cinque annui. In sentire una tal proposta dissona dalle precedenti circostanze che si gloria di non meritarsi e ha sentito di proporre le proprie giustificazioni, dette giustificazioni furono però disattese apertamente dal detto Sig. Intendente e quindi andrebbe farle con le attestazioni del capitolo e Consiglio Comunitativo che ha l’onore di qui unirle un tutto che potrà testificare il Signor Avv.to Nedde nel principio e progresso dell’elezione e precettiva del Supp.te Inten.te Prov.le. e poiché siffatta comunicazione non sarebbe basata in plausibile motivo inconsulto ogni membro componente l’ispezione di dette scuole ed indecora alla reputazione del Supp.te ma puramente? Certi impegni che si vociferano.

Supplica l’E.V. si degni prendere in sua degna considerazione l’esposto ordinando che il Supp.te continuasse nella Precettiva in cui si trova e indi dare quelle altre provvidenze che stimerà del caso.

Sacerdote Michele Mingioni

8

1828, Gennaio 26, Nuoro

Il sacerdote Michele Mingioni scrive a sua Eccellenza chiedendo che gli venga rilasciato un certificato legale che attesti la sua professione di Precettore delle Scuole Normali, per ben tre anni, nella città di Nuoro.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

Il sacerdote Michele Mingioni di questa Villa di Nuoro col dovuto rispetto espone a V.E. che per i suoi legittimi motivi abbisognerebbe di un certificato legale riguardante la condotta del Raf.te specialmente nell’educamento e di portamento da esso tenuto nelle Scuole Normali e fanciulli della medesima che per ben tre anni reggette e attualmente regge in questa Villa di Nuoro. Supplica quindi si degnino le SS. LL. Ill.me dare in foglio separato suddetto certificato nella forma suddetta.

9

1828, Gennaio 26, Aula Capitolare, Nuoro

Il Capitolo dei Canonici di Nuoro attesta che il Sacerdote Michele Mingioni ricopre da tre anni in modo esemplare il ruolo di Precettore delle Scuole Normali di Nuoro.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

In seguito alla soprascritta supplica il sottoscritto Capitolo attesta d’essere il Supp.te Sacerdote di buoni costumi assiduo al dovere, morigerato nonché d’aver servito per tre anni maestro delle Scuole Normali senza che al sottoscritto Capitolo li conti d’esservi stata alcuna legnanza.

10

1828, Gennaio 27, Nuoro

Il Sacerdote Mingioni allega alla sua richiesta un’attestazione del Consiglio Comunitativo di Nuoro che certifica l’ottimo lavoro di Precettore svolto per ben tre anni da Michele Mingioni.

AsCa. Regia segreteria di stato e di guerra, serie II, fald. 849.

Si attesta dai sottoscritti Sindaco e Consiglio Comunitativo della villa di Nuoro che Michele Mingioni sacerdote di questa stessa sarebbe un soggetto di lodevoli ed esemplari costumi e per lo spazio di anni tre ha tenuto reggere come attualmente regge queste Scuole Normali in qualità di maestro si diportò con tutta accuratezza e disimpegno anzi in merito la pubblica benevolenza e applauso.

Francesco Floris sindaco

Salvatore C…..

Segno + di Salvatore Puggioni

Not.o Giuseppe Nanni Seg.

11

1828, Gennaio 26, Sassari

Alfonso Ledda scrive a (al sovrintendente) confermando che il Minore Osservante Padre Costantino Brandino è Precettore delle scuole Normali in quanto ha superato un esame da parte di S.E.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

Non dissento che il padre Costantino Brandinu sia precettore delle Scuole normali giacchè V.S. lo ha giudicato idoneo. Tanto posso significare che in riscontro del pregiatissimo foglio delli 23 ed in attenzione dei suoi graditi comandi ho il bene di protestarmi. Alfonso Ledda

12

1828, Gennaio 27, Nuoro

Il prefetto di Alghero Michele Solinas scrive al Magistrato sopra gli studi comunicandogli di aver sentito che si vuole nominare Precettore delle scuole normali di Nuoro il Minore Osservante Costantino Brandino, egli esprime in merito le sue perplessità in quanto afferma di essere a conoscenza che il religioso è stato in passato accusato di monetario falso, ha fatto il bandito per tre anni e detenuto nelle carceri di Sassari per il periodo di due anni.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

Mi s’assicura positivamente che fra Costantino Brandino voglia destinarsi a precettore di queste scuole normali. Se questo s’avverasse i poveri ragazzi sarebbero certamente mal raccomandati per trattarsi d’un soggetto che attesa la di lui poco lodevole condotta sulle in…dell’Arcivescovo di Cagliari e d’ordine del governo fu espulso dai conventi di quella diocesi ma ancora da quelli della diocesi d’Ozieri è stato inquisito essendo religioso di monetario falso in quella circostanza, fu bandito per più di tre anni indi poi caduto sotto le forze rimase anni due circa detenuto nelle Regie Carceri di Sassari. Conosco che questi fatti sono ben lontani dalla mia incombenza ma il zelo che nutrisco per il miglior essere delle cose e l’amor per questa provincia da me governata hanno troppa forza nel mio spirito e superano ogni qualunque riguardo sul riflesso che il rapporto oso fare ad un superiore che se non altro si degnerà imputarlo ad un empio di buona volontà. Mi do l’onore d’esser colla più profonda venerazione e rispetto di Vostra Eccellenza.

13

1828, Gennaio 29, s.p.

Il Viceré del Regno scrive all’Intendente Provinciale chiedendo che vengano fatte delle verifiche in merito al Minore Osservante fra Costantino Brandino, in quanto si vocifera che questo sia una persona indegna di rivestire l’incarico di Precettore delle scuole Normali di Nuoro.

As. Ca. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

Avendo presentato che il Religioso Osservante fra Costantino Brandino Precettore di codeste scuole Normali ed essendomi stato supposto che il medesimo fu un soggetto di poche lodevoli qualità personali ed indegno di occupare un tal posto ne pervengo lei per porvi norma e nel mentre prego Dio.

14

1828, Febbraio 9, Nuoro

Risposta alla lettera del 29 Gennaio, oggetto: Nomina di precettore normale; l’intendente provinciale Onnis risponde alla lettera del Magistrato sopra gli studi in merito alla nomina del Precettore delle Scuole Normali di Nuoro, egli afferma di aver nominato il Minore Osservante Costantino Brandino a causa dell’incapacità del precedente Precettore tanto che, in vista dell’esame degli studenti, è stato costretto a tenere lui stesso delle lezioni. L’Intendente Provinciale Onnis comunica inoltre a S.E. che con il nuovo Precettore si risparmierà la somma di dieci scudi l’anno e che è assolutamente ignaro della cattiva condotta di cui il Minore Osservante è accusato.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

Prima di pervenirmi il veneratissimo contro scritto dispaccio di V.E. era già installato nella funzione di Precettore di questa scuola normale il religioso Osservante fra Costantino Brandino presi gli opportuni concerti da me presi con questo Signor Vicario Generale sebbene dichiarato egli protettore dell’antico precettore e con mio dispiacere non poter fin dallo scorso corriere rassegnare a V.E. i motivi che mi determinarono a prescegliere questo soggetto …………………………..Nota a tutto il pubblico ed a me più che a qualunque altro l’incapacità dell’antico precettore motivo per cui nella circostanza di distribuire premi agli studenti avendo voluto che essi prestassero un pubblico esame dovetti io stesso istruirli per quindici giorni decisi di rimuoverlo dal posto tanto maggiormente in quantochè alla sua defficienza totale di lumi si unisce una troppo non lodevole condotta solendo spesso far troppo uso del vino. Misi dunque ciò in vista al Signor Vicario Generale e combinammo di eleggere il predetto religioso con un risparmio al comune di scudi dieci all’anno essendo l’onorario dell’antico precettore fissato in scudi trenta e quello del nuovo in scudi venti. Procuratomi quindi l’assenso del sig superiore a termini del regio Regolamento quale ho l’onore di compiegare all’E.V. lo installai nel posto. E ignota d’altronde a me la cattiva condotta di cui si accusa il Brandino. So che ha dei nemici nella stessa famiglia Religiosa ma so anche che non scarseggiando egli di talenti, esercisce l’Ufficio di Confessore, predica annualmente nelle quaresime la di Dio in quei comuni dai quali ne riceve l’invito e adempisce esattamente ai doveri di Religioso. Non poche prove io diedi a V.E. e alli rispettivi Magistrati Sopra gli Studi quanto mi stia a cuore lo stabilimento della pubblica istruzione e quindi non avrei permesso che vi venisse installato il Brandino se non concorressero nel medesimo i necessari requisiti. Sottopongo pertanto all’E.V. con la mia solita ingenuità quanto sopra e mentre spero che si degnerà ravvisare regolare la mia nomina quale da alcuni Spiriti maligni per fini secondari si vorrebbe revocare, ho l’atto onore di essere con …………..predistinto rispetto e profonda venerazione.

Di Vostra Eccellenza

Umilissimo l’Intendente Onnis

15

1828, Febbraio 10, Nuoro

Il Sacerdote Michele Mingioni scrive a S.E. lamentandosi di non aver ricevuto alcuna risposta alla sua richiesta di ottenere un certificato legale che dimostrasse la sua ineccepibile condotta nell’esercitare la professione di Precettore delle Scuole Normali di Nuoro, nonostante fossero state allegate alla sua richiesta anche due dichiarazioni da parte, rispettivamente, del Consiglio Comunitativo di Nuoro e del Capitolo della Villa. Michele Mingioni rinnova, dunque la sua richiesta di ottenere da S.E. il suddetto certificato.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

Con due corse di posta non ebbi riscontro di ricevere riscontro alcuno d’una rassegnanza ch’ebbi l’onore d’umiliare a V.E. in vedermi senza prevenzione ne avviso alcuno deposto da questo Signor Intendente Prov.le dal servizio di Precettore delle scuole normali di questo Capoluogo anzi potrò gloriarmi d’avere disimpegnato un biennio avanzato e fanno fede le testimoniali dell’Ill.mo Rmo Capitolo e Consiglio Comunitativo che pure unito alla precedente rassegnanza ebbi l’onore d’umiliare all’E.V. La riputazione e carattere che è mio proprio mi chiamano vivamente a difenderlo e la difesa imploro all’E.V. e supplicandola di questa ho l’alta gloria di rassegnarmi col più profondo rispetto e pregare all’altissimo nel Sacrificio la conservazione ed esaltamento dell’E.V. spero ogni consolazione e provvidenza e con questa consolante aspettativa mi costituisco di nuovo dall’E.V.

16

1828, Febbraio 26, s.p.

In seguito alla risposta dell’Intendente Provinciale, il Magistrato sopra gli studi gli scrive con minuzia di particolari, le notizie pervenutegli riguardo il Minore Osservante Padre Costantino Brandino e sollecita l’Intendente a verificare la veridicità di tali notizie.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

Nonostante i riscontri che viene di darmi nel foglio del 9 corrente sulle qualità personali del religioso Osservante fra Costantino Brandino nuovo Precettore di codeste scuole normali sarebbero sufficienti a giustificare la di lui scelta. Non possono però non farmi impressione gli specifici e dettagliati riscontri pervenutimi che il religioso attesa la sua poco lodevole condotta fu sulle istanze dell’arcivescovo di Sassari dal Governo espulso non solo dai Conventi di quella diocesi ma anche da quelli della diocesi di Ozieri, che il medesimo essendo religioso è stato inquisito di monetario falso e che avendo in quella circostanza ………..fece per più di tre anni il bandito che finalmente caduto sotto le forze fu due anni incirca detenuto nelle Regie Carceri di Sassari. …….ove sussistessero i fatti sopraesposti non sarebbe certo conveniente di rassicurare la gioventù studiosa al governo di una persona di tal fatta; la incarico quindi di verificare i fatti suddetti e di farmene conoscere con premura il risultato per le ulteriori provvidenze.

17

1828, Marzo s.g., Nuoro

Risposta alla lettera del 26 febbraio da parte del Viceré del Regno, Oggetto: Riserva di ragguagli sul personale del Religioso Osservante fra Costantino Brandino; l’Intendente Provinciale assicura il Viceré che verificherà la veridicità delle accuse contro il Brandino per poi farne comunicazione a S.E.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

Sarà mia una particolar premura di verificare per mezzo di persone veramente imparziali i fatti pervenuti a V.E. sul personale religioso Osservante F. Costantino Brandino Precettore di questa scuola Normale. E mentre avrò l’onore di sottoporre all’E.V. con tutta ingenuità i ragguagli relativi ascrivo per ora a singolar pregio il rinnovarmi con indelebile predi stinto rispetto e profonda venerazione.

Di Vostra Eccellenza

18

1828, Marzo 8, Nuoro

Pasquale Turoni scrive all’Intendente provinciale Onnis per informarlo della condotta del precettore delle scuole Normali di Nuoro fra Costantino Brandino, egli afferma di non essere assolutamente a conoscenza delle accuse rivolte nei confronti del religioso, anzi, le smentisce assicurando che il Minore Osservante abbia sempre dato prova delle sue ottime qualità personali e ipotizza che le calunnie nei suoi confronti probabilmente arrivano da religiosi appartenenti alla sua stessa famiglia ma membri di altri partiti che per anni lo hanno perseguitato.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

19

1828, Marzo 11, Nuoro

Risposta alla lettera del 26 Febbraio, oggetto: riserva di ragguagli sul personale del religioso Fra Costantino Brandino. L’intendente Provinciale Onnis scrive al Magistrato sopra gli studi affermando di essersi consultato in merito alle accuse contro il Minore osservante Precettore delle scuole normali di Nuoro, con l’Arciprete della cattedrale Pasquale Turoni il quale avrebbe smentito tutte le accuse nei confronti del religioso e anzi assicurato l’Intendente delle ottime qualità personali di padre Costantino Brandino.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

20

1828, luglio 31, Nuoro

Quadro dimostrativo sullo stato delle scuole normali della provincia di Nuoro.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

21

1828, Settembre 2, Nuoro

Il Magistrato sopra gli studi scrive al superiore dei Minori Osservanti di Sassari, padre Alfonso Ledda, comunicandogli la sua piena approvazione in merito alla decisione di sollevare il Precettore delle Scuole Normali di Nuoro, Padre Costantino Brandino, dalla sua carica augurandosi, tuttavia, che il superiore abbia prima concordato tale decisione con l’Intendente Provinciale Onnis in modo da individuare insieme un altro Religioso idoneo alla carica di Precettore per le scuole Normali di Nuoro.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

22

1828, Settembre 6, Sassari

Il superiore dei Minori Osservanti di Sassari padre Alfonso Ledda risponde al dispaccio del Viceré lamentandosi del fatto che le disposizioni di sollevare il Minore Osservante dalla carica di Precettore delle Scuole Normali di Nuoro non sono state rispettate dall’Intendente Provinciale Onnis e dall’Arcivescovo Monsignor Bua che, intendendo proteggere padre Costantino Brandino, hanno scavalcato la sua autorità e le sacre leggi dell’ordine dei Minori Osservanti. Padre Alfonso Ledda comunica al Viceré che l’intero paese di Nuoro è scandalizzato, che la gioventù non è affatto educata e lo invita ad accertarsene presso il Prefetto di Alghero avv.to Solinas, il carabiniere falchi comandante dei carabinieri reali, Salvatore serra e Francesco Nieddu capitani delle milizie urbane.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

23

1828, Settembre 10, Nuoro

L’intendente Provinciale Onnis scrive al Magistrato sopra gli studi lamentandosi del fatto che il superiore provinciale dei Minori Osservanti abbia disposto il tempestivo allontanamento dal convento di Nuoro del religioso padre Costantino Brandino Precettore delle Scuole Normali, senza aver prima concordato insieme a lui tale decisione. L’intendente ritiene irregolare tale comportamento attribuendone le cause ai contrasti interni all’Ordine dei Minori Osservanti e, poiché a breve gli studenti dovranno sostenere un pubblico esame alla presenza dell’Arcivescovo d’Oristano Monsignor Bua, chiede al Viceré che le disposizioni del superiore provinciale dei Minori Osservanti vengano sospese per permettere agli studenti di sostenere l’esame.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

24

1828, Settembre 13, Nuoro

L’Arcivescovo d’Oristano scrive al Magistrato sopra gli studi informandolo che, nonostante il Padre Vicario provinciale dei Minori Osservanti abbia trascorso in armonia circa un mese e mezzo nel convento di Nuoro, appena dopo la sua partenza abbia inviato all’Intendente Provinciale disposizioni per un allontanamento immediato del padre Costantino Brandino dal convento. L’Arcivescovo si lamenta del fatto che tali disposizioni non siano state concordate prima né con lui né con l’Intendente Provinciale, così come non è stata concordata la nomina di un altro religioso non conosciuto dall’Arcivescovo, che il vicario provinciale ha invece presentato come precettore per le Scuole Normali di Nuoro. L’Arcivescovo chiede dunque al viceré di sospendere le disposizioni del padre vicario provinciale dei Minori Osservanti almeno fino a quando gli studenti sosterranno l’esame che si terrà fra poco tempo.

As Ca. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

25

1828, Settembre 16, s.p.

Il Magistrato sopra gli studi comunica all’Intendente Provinciale di aver ricevuto oltre alla sua lettera anche quella dell’Arcivescovo Monsignor Bua e lo invita ad accettare le disposizioni del padre vicario provinciale dei Minori Osservanti in merito all’allontanamento di padre Costantino Brandino e a prendere le opportune informazioni in merito al nuovo Maestro proposto dal padre vicario provinciale dei Minori Osservanti.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

26

1828, Settembre 16, s.p.

Il Magistrato sopra gli studi risponde alla lettera dell’Arcivescovo di Oristano Monsignor Bua comunicandogli la sua soddisfazione nel constatare che all’Arcivescovo sta molto a cuore l’andamento delle Scuole a Nuoro e proprio per questo motivo gli comunica le informazioni pervenutegli dal Prefetto di Alghero, sulla base di tali informazioni egli lo informa che non solo approva le disposizioni del padre vicario provinciale ma che avrebbe desiderato che mai il Religioso padre Costantino Brandino avesse ricoperto la carica di Precettore presso le Scuole Normali di Nuoro.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

27

1828, Settembre s.g., Nuoro

Padre Costantino Brandino scrive all’Arcivescovo di Oristano lamentandosi del fatto che i Superiori del suo ordine gli hanno negato il Vestiario che gli spetterebbe di diritto adducendo come motivazione che i Precettori degli altri conventi si accontentano di quanto da loro il comune. Il religioso conferma che gli altri precettori si accontentano di quanto viene dato loro dai rispettivi comuni ma afferma anche che molti di essi hanno un altro impiego oltre a quello di precettore e sottolinea inoltre che nonostante abbiano un minor numero di studenti rispetto a lui percepiscano uno stipendio più alto del suo. Poiché è stato rimosso dal suo esercizio prima della fine dell’anno non potrà percepire neanche l’intero stipendio per cui chiede che i suoi superiori gli corrispondano almeno metà del vestiario.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra, serie II, fald. 849.

28

1834, novembre 30, Siniscola

Risposta del Consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

29

1834, dicembre 3, Ovodda

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

30

1834, dicembre 6, Bono

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

31

1834, dicembre 7, Ollollai

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

32

1834, dicembre 7, Burgos

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

33

1834, dicembre 7, Ottana

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

34

1834, dicembre 8, Anela

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

35

1834, dicembre 8, Sporlatu

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

36

1834, dicembre 8, Bultei

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

37

1834, dicembre 9, Orosei

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

38

1834, dicembre 10, Orotelli

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

39

1834, dicembre 11, Posada

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

40

1834, dicembre 11, Olzai

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

41

1834, dicembre 11, Fonni

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

42

1834, dicembre 12, Dorgali

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

43

1834, dicembre 12, Sarule

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

44

1834, dicembre 12, Benetutti

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

45

1834, dicembre 13, Uniferi

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

46

1834, dicembre 13, Bottidda

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849

47

1834, dicembre 15, Mamoiada

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849

48

1834, dicembre 15, Orani

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

49

1834, dicembre 15, Onanì

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

50

1834, dicembre 16, Onifai

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

51

1834, dicembre 17, Irgoli

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

52

1834, dicembre 17, Nule

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

53

1834, dicembre 19, Gorofai

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

54

1834, dicembre 19, Torpè

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

55

1834, dicembre 19, Lodine

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

56

1834, dicembre 26, Lula

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

57

1834, dicembre 27, Bitti.

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

58

1835, gennaio 28, Orune

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

59

1835, giugno 14, Orgosolo

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

60

1835, dicembre 27, Bitti

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

61

s.d. Gavoi

Risposta del consiglio Comunitativo al questionario riguardante lo stato delle scuole.

ASCa, Regia segreteria di Stato e di Guerra serie II, vol. 849.

62

1) “Apertura della Scuola Normale

Se la Scuola Normale era stata aperta subito dopo il Decreto Regio che la istituiva, tutti i paesi risposero che la Scuola Normale fu aperta nel 1824, ad eccezione di Ollolai in cui la scuola fu aperta nel 1827, e di Loculi in cui la scuola non era frequentata.

2) Locazione della scuola:

Si faceva scuola nell’Oratorio a: Bono, Bottida, Benetutti, Dorgali, Mamoiada, Orgosolo, Saruli, Orotelli, Irgoli.

Si faceva scuola in casa del Rettore a: Burgos e Onanì.

Nella Casa Parrochiale a: Sporlatu, Anela, Lula, Fonni, Orune, Torpè.

Si faceva scuola nella casa del Maestro a: Lodine, Ollolai, Ovodda.

Si teneva scuola nella Chiesa del Rosario a Nule, Posada, Gavoi.

Si teneva scuola nell’Oratorio delle Anime a: Siniscola, Orosei.

A Bitti: nella Chiesa di San Michele.

A Olzai: nella Chiesa di Sant’Anastasia.

A Oniferi: nella Chiesa di San Pietro.

A Bolotana: nella Chiesa di Santa Maria

A Gorofai: nelle Chiese del Salvatore e Sant’Antonio.

3) Arredamento:

A Sporlatu, Anela, Dorgali, Lula, Fonni, Lodine, Orune, Bitti, Gorofai,

Onanì, Ollolai, Ovodda, Olzai, Orgosolo, Saruli; vi sono sedia e

tavolino per il maestro, banchi, lavagna, gesso e spugna.

A Bottida, Oniferi, Posada, Bolotana, Orani, Orotelli, Irgoli non ci

sono il gesso e la spugna.

A Ottana e Onifai non ci sono lavagna, spugna e gesso.

A Benetutti non ci sono banchi, lavagne, spugna e gesso.

A Nule mancano sedia e tavolino del maestro, spugna e gesso.

A Siniscola manca il gesso, i banchi sono in stato pessimo.

A Torpè manca il tavolino del maestro e sedia.

A Gavoi mancano i banchi.

A Mamoiada manca il tavolino del maestro, banchi sconcerti, gesso

e spugna.

A Orosei, manca gesso, spugna e banchi.

A Burgos: il Consiglio Comunitativo non sa se la scuola sia provvista

di quanto prescritto nel questionario.

Loculi: non risponde al quesito.

4) Materiale didattico:

Paesi Libri Carta Penne Inchiostro Calamaio Crocifisso

Bono si si si si no no

Bottida no no no no no In Chiesa

Benetutti no no no no no no

Burqos si si si si si no

Dorgali no no no no no no

Fonni si si si no no si

Lodine no no no no no si

Nule no no no no no no

Orune si si si si si si

Siniscola no no no no no si

Posada no no no no no si

Torpè no no no no no sì

Bolotana no no no no no no

Orani si si si si si no

Mamoiada no si si no no no

Olzai si si si si si si

Ovodda si si si si si si

Ollolai si si si si si si

Gavoi no no no no no no

Onanì si si si si si si

Gorofai si si si si si si

Ottana no no no no no si

lrqoli no no no no no no

,

Onifai si no no no no si

:’!

Orosei no no no no no no

Oniferi si si si no si si

Saruli si si si si si si

Loculi: Non risponde al questionario

Bitti: con frequenza mancano queste cose ag\i stude~ti pO’Ieri.

Sporlatu: non sanno se gli alunni siano provvisti di ciò.

Anela: non sanno … , essendo illetterati.

Lula: per questi articoli non si provvede da anni due.

5) Situazione igienico sanitaria dei locali:

A Bono, Bottida, Burgos, Benetutti, Sporlatu, Anela, Dorgali, Lula,

Lodine, Nule, Orune, Posada, Torpè, Bitti, Gorofai, Onanì, Ollolai,

Ovodda, Ottana, Oniferi, Saruli, Orotelli, Orosei, Onifai, Irgoli, Olzai i

locali sono competentemente comodi e non soggetti ad umidità alcuna.

Sono inadatti per la scuola i locali nei paesi di:

Fonni: patisce molta umidità e il freddo, finestre mancanti di vetri.

Siniscola: soggetto di umidità massime nell’inverno per mancarvi nei

finestrini i vetri, le porte variamente logorate.

Orani: non bastevolmente comodo.

Orgosolo: scomodi e freddi nell’inverno; si cerca di mandare gli

scolari in altra stanzetta attigua.

Mamoiada: scomodi, umidi e malsani.

6) Chi sovvenziona la scuola.

I paesi di Bono, Buttida, Burgos, Benetutti, Dorgali, Fonni, Lodine,

Nule, Orune, Siniscola, Bitti, Posada, Torpè, Bolotana, Onifai,

Loculi, Irgoli, Orosei, Orotelli, Saruli, Oniferi, Ottana, Orgosolo,

Orani, Ollolai, Gavoi, Onanì, Gorofai. Sovvenzionano la scuola per

dirama comunale. Il paese di Lula: ogni anno fitto vacui delle

vidazzoni da cui si ricavano L. 75 e da queste se ne prendono L. 11

per la scuola. Il paese di Mamoiada corrisponde il salario annuo

dalla popolazione non essendoci dirama comunale per tali spese;

privo di terreno in dotazione e di lasciti.

7) Stipendio del maestro.

Onanì Lire sarde 20

Anela Scudi sardi 15

Mamoiada Scudi annui 25

Ovodda Lire 50

Orune Scudi 30

Bitti Lire Sarde 75

Saruli Scudi sardi 20

Sporlatu Scudi sardi 12

Gavoi Non rivela la somma

Onifai Lire 37

Burgos Scudi sardi 15

Orgosolo Scudi sardi 25

Irgoli Scudi sardi 15

Lodine Scudi sardi 10

Orosei Lire sarde 32

Nule Scudi sardi 35

Lula Lire sarde 37

Bono Scudi sardi 36

Ottana Scudi sardi 20

Orotelli Scudi sardi 20

Posada Lire sarde 50

Torpè . Lire sarde 20

Olzai Lire sarde 50

.:,

Fonni Scudi sardi 15

Dorgali Scudi sardi 40

Bottida Lire sarde 30

Ollolai Lire sarde 75

Orani Scudi sardi 30

Siniscola Lire sarde 75

Bolo tana Lire sarde 75

Oniferi Scudi sardi 20

Gorofai: trovasi senza pagato detto precettore per anni due a motivo di non aver potuto aprir scuola in detti anni stante la totale deficenza dei scolari, e ciò per la povertà del popolo e pel flagello del vaiolo; lo stipendio era quello di Lire sarde 20.

8) Condotta e qualità morali del maestro.

Nei paesi di: Mamoiada, Orune, Bitti, Anela, Dorgali, Olzai,

Siniscola, Ollolai, Bottida, Posada, Torpé, Benetutti, Gavoi, Onifai,

Burgos, Lodine, Irgoli, Orosei, Nule, Lula, Orotelli, Ottana, Orgosolo,

Bono, il maestro è di lodevole condotta.

Nel paese di Onanì: non vi stanno scolari, il precettore spesso

accusato di scandalose disoneste corrispondenze.

Nel paese di Ovodda: il maestro spesso affida la scuola ai fanciulli

per cui non può mai nascere virtù.

Nel paese di Gorofai: mancanza di allievi.

Nel paese di Fonni: i precettori nominati non sono mai stati graditi.

Nel paese di Uniferi: Lamenta il continuo cambio di precettore.

9) Doveri del maestro.

Nei paesi di: Orune, Bitti, Dorgali, Saruli, Mamoiada, Bottida,

Siniscola, Ollolai, Sporlatu, Benetutti, Anela, Gavoi, Orgosolo,

Uniferi, Nule, Orosei, il precettore esegue le sue incombenze

puntualmente.

Nel paese di Onanì: mancante di allievi.

Nel paese di Ovodda: il parroco attende alla molteplicità degli

affari trascurando completamente lo stato di precettore in la scuola.

Il Consiglio implora la nomina di un viceparroco che attenda alla scuola.

Nel paese di Bolotana: il precettore non svolge sempre i doveri.

Nel paese di Fonni: le incombenze di maestro di scuola le svolge

con poca scrupolosità.

Nel paese di Orani: il Consiglio non sa se il maestro ha svolto il suo

dovere.

Nel paese di Uniferi: non si sa se il precettore ha svolto le sue

incombenze; la scuola chiusa per lungo termine e per lungo tempo

aperta. Sebbene il Comune abbia pagato sempre, dicasi che i padri

di famiglia non mandano i loro figli alla scuola, alcuni per il pretesto

di impiegare i figli in altri affari di famiglia, altri perché non vi

sperano profitto.

Nel paese di Olzai: il parroco non compiva le incombenze di

precettore dedicato più alle funzioni della chiesa.

Nel paese di Torpè: il precettore non si sa se ha svolto e conseguito

il suo dovere.

Nel paese di Posada: il precettore non ha eseguito le sue

incombenze.

Nel paese di Burgos: il Consiglio crede che il maestro abbia svolto le

sue incombenze.

Nel paese di Lodine: il maestro zelante nelle sue incombenze.

Nel paese di Lula: il precettore consegue il possibile.

Nel paese di Orotelli: dal 1824 al 1834 si sono avuti cinque

precettori. Non si è avuto profitto negli studenti; i padri di famiglia si

determinano non pochi di mandare alla scuola i di loro figli.

Nel paese di Ottana: non si è venduto alcuno profitto negli studenti.

Dal 1824 a questa parte vi sono stati quattro precettori.

Nel paese di Bono: il Consiglio crede che il precettore abbia

conseguito’tutte le incombenze.

10) Se si osservava l’orario delle lezioni.

Nei paesi di: Bitti, Dorgali, Gavoi, Mamoiada, Lula, Bolotana,

Bottida, Ollolai; si teneva scuola tre ore di mattina e due dopo

pranzo.

Nei paesi di: Fonni, Oniferi, Torpè, Posada, Orani, Benetutti, Onifai,

Orgosolo, Irgoli, Orune, Orosei, Orotelli, Bono, Ovodda, Anela,

Saruli, Ottana; l’orario delle lezioni non si rispetta.

Nel paese di Onanì: non si attesta se l’orario siasi osservato stante

la mancanza di orologio.

Nel paese di Gorofai: la scuola trovasi in mancanza di scolari.

Nel paese di Siniscola: non si svolgono le ore di lezione in

regolarità.

Nel paese di Olzai: la lezione si tiene un’ora la mattina e una dopo il

pranzo.

Nel paese di Sporlatu: non si sa se si osserva l’ora.

Nel paese di Lodine: le lezioni sono di Dottrina Cristiana; gli scolari

non sono atti a conteggiare nè a scrivere.

Nel paese di Nule: il Consiglio non sa se il parroco compie la sua

obbligazione per l’orario, se mancasse, il parroco lui stesso può

darne conto all’Intendente della Provincia.

11) Indicare i giorni in cui si faceva scuola.

Nei paesi di: Bitti, Orune, Dorgali, Bottida, Mamoiada, Bolotana,

Ollolai, Orani, Siniscola, Oniferi, Olzai, Torpé, Sporlatu, Benetutti,

Bono, Lula, Nule, Orosei, Orgosolo, Lodine, Burgos, Onifai, Gavoi;

la scuola si esercita tutti i giorni eccettuato il giovedì e i giorni di

vacanza.

Nei paesi di Anela, Fonni, Gorofai, Orotelli, Ottana, Ovodda, non si

“,

svolge tutti i giorni la scuola.

12) Le materie svolte durante l’ora di scuola.

Nel paese di Orune: la mattina si insegna a leggere, scrivere e

aritmetica, di sera la Dottrina Cristiana, il Catechismo Agrario a

quelli che lo comprendono.

Nel paese di Saruli: la mattina scrivere, leggere, aritmetica; la

Dottrina Cristiana e il Catechismo Agrario alla sera.

Nel paese di Fonni: le ore della lezione sono limitate alla mattina e alla

sera non si svolge con ordine e zelo le diligenze dovute.

Nel paese di Anela: il Consiglio Comunitativo essendo i probi

illetterati non sa se il precettore si attenga a quanto si chiede.

Nel paese di Ovodda: le lezioni si tengono con ordine e zelo.

Nel paese di Onanì: il Consiglio non sa se le ore di mattina si

impiegano come di dovere; i fanciulli pochissimi e inabili per siffatte

operazioni essendo minori di otto anni.

Nel paese di Mamoiada: per i fanciulli capaci, alla mattina lettura,

scrittura, aritmetica; al dopo pranzo la Dottrina Cristiana recitata ad

alta voce, il Catechismo Agrario non si spiega più.

Nel paese di Loculi: risposta alcuna.

Nel paese di Dorgali le lezioni si s’volgono secondo regolamento.

Nel paese di Bottida: non si fa Catechismo Agrario per assenza di

libri.

Nel paese di Bolotana: i fanciulli per la puerile età non conoscono

alcun principio di aritmetica.

Nel paese di Ollolai: il precettore tiene lezione regolarmente.

Nel paese di Orani: sono pochi i profitti degli allievi in quanto

alcuno di essi aveva principi di agricoltura e mai che abbia saputo

l’aritmetica.

Nel paese di Siniscola: il precettore svolge lezioni secondo

regolamento.

Nel paese di Oniferi: le poche lezioni del precettore non trattano di

scrittura, aritmetica e Catechismo Agrario.

Nel paese di Olzai: secondo il regolamento si fanno le lezioni.

Nel paese di Torpé: non se ne praticò in tempo alcuno stante il fatto

che i fanciulli sono assenti.

Nel paese di Posada: non si fa lettura né spiegazioni né Dottrina

Cristiana.

Nel paese di Sporlatu: il Consiglio Comunitativo crede che la scuola

venga fatta secondo il regolamento.

Nel paese di Benetutti: per mancanza di libri si ostentava il

Catechismo Agrario.

Nel paese di Gavoi: secondo regolamento si svolge la scuola da

parte del precettore.

Nel paese di Onifai: ignorano i consiglieri se venga adempiuto

quanto il regolamento prescrive.

Nel paese di Burgos: essendo illetterati ignorano se venga adempiuto

secondo il regolamento prescritto.

Nel paese di Lodine: assenza dei fanciulli.

Nel paese di Orgosolo: non sanno alcuna cosa essendo illetterati

sulle lezioni.

Nel paese di Irgoli: non si teneva lezione secondo regolamento.

Nel paese di Orosei: ostentava il Catechismo Agrario e aritmetica

per mancanza di libri.

Nel paese di Nule: non si attesta se le lezioni siano a modo di

regolamento.

Nel paese di Lula: le lezioni vanno a modo del regolamento a

eccezione dell’aritmetica.

Nel paese di Orotelli: non si è mai trattato d’aritmetica e Catechismo

Agrario; non ci sono allievi che sanno scrivere.

Nel paese di Ottana: ostenta il Catechismo Agrario e l’aritmetica.

Nel paese ‘di Bono: le lezioni secondo regolamento, non si fa

Catechismo Agrario.

13) Partecipazione alle funzioni religiose.

Nei paesi di: Orune, Saruli, Bolotana, Nule, Ollollai, Sporlatu, Gavoi, Burgos, Olzai; le funzioni religiose sono secondo regolamento,

si ascolta alla Chiesa a fine la Santa Messa.

Nei paesi di: Ovodda e Mamoiada non si osserva ne triduo ne

Catechismo per essere tutti fanciulletti.

Nei paesi di: Bottida, Dorgali, Anela, il parroco e precettore non cura

far Catechismo a questi allievi.

Nei paesi di: Siniscola, Lodine, Torpé, Posada, Onifai, e Oniferi per

essere pochi e fanciulletti li scolari non si fa triduo.

Non si è mai osservato triduo ne Catechismo nei paesi di: Orgosolo,

Orosei, Ottana, Bono, Orotelli.

14) Se c’era stata distribuzione di premi agli alunni.

Nei paesi di: Mamoiada, Ovodda, Anela, Orune, Bitti, Saruli, Fonni,

Bottida, Benetutti, Bono, Ottana, Nule, Orotelli, Orosei, Burgos,

Bolotana, Onifai, Gavoi, Torpé, Olzai, Oniferi, Orani non si fa

distribuzione alcuna di premi agli allievi, a motivo la mancanza della

somma necessaria per l’acquisto di essi.

Nel paese di Onanì: la distribuzione dei premi non fu mai fatta in

quanto gli allievi stanno alle prime nozioni del leggere e del copiare.

Nel paese di Dorgali: alcuni premi dalla Chiesa.

Nel paese di Ollolai: il parroco distribuì alcuni premi agli allievi più

diligenti fatti premi sostanziavano in delle Immagini Sacre.

Nel paese di Sporlatu: il Consiglio non annota distribuzioni di premi.

Nel paese di Orgosolo: gli alunni non conseguono il corso; mai fatta

alcuna distribuzione di premi.

Nei paesi di Siniscola e Irgoli: si fa poca distribuzione di premi.

15) Numero degli scolari:

Onanì 506

Ovodda circa 20

Mamoiada 20

Anela 4 o 5, ora 2

Orune 15, 50 neolì anni passati

Bitti 40, ora 20

Saruli 21022

Gorofai O, prima del vaiolo ascende a 10

Fonni attualmente 20 o 30 più di 60 nei

primi anni della scuola

Loculi non vi sono alcuni scolari

Bottida 3 o 4 prima, 15 o 16 ora

Dorgali 30,35,40

Bolotana 40 o 50

Ollolai 14 ora

Orani 18 ora

Siniscola 23 ora

Oniferi 406

Olzai 40, da 30 a 50 anche negli anni

passati

Torpé 5 ora

Posada 11 ora

Sponatu ora 14, negli anni passati 10

Benetutti , 25 attualmente

Gavoi 40 ora

Onifai negli anni passati 17, 3 o 4 ora

Burgos 12 ora

Lodine 4, nessuno profittò del corso

orgosolo 15 o 12 in numero ordinario

Irgoli Da 4 a 6

Orosei In numero di 23

Nule Tutti piccoli 35

Lula 15 negli anni passati più di 20

Orotelli 12 ora

Ottana Da 8 a 10

Bono In numero ordinario da 52 a 60

16) Eventuali abusi

Nei paesi di: Onanì, Mamoiada, Ovodda, Orune, Anela, Bitti, Saruli,

Gorofai , Loculi, Dorgali, Bottida, Bolotana, Ollolai, Siniscola, Torpè,

Posada, Benetutti, Olzai, Sporlatu, Bono, Ottana, Lula, Nule, Orosei,

Gavoi, Lodine, Burgos, Orgosolo, non fu fatto alcun abuso.

Nel paese di Fonni: il Consiglio si lagna della mancanza di buon

precettore, su di che si è reclamato più volte al Padre Provinciale

per essersi fatta scuola con poca cura.

Nel paese di Onanì: il Consiglio determinò di reclamare abusi mai

però lo esegue.

Nel paese di Oniferi: il Consiglio reclama che il parroco come

precettore venga stretto a far le sue incombenze a seguito di

regolamento.

Nel paese di Onifai: il Consiglio reclama che i padri di famiglia sono

restii di mandare i figli loro alla scuola.

Nel paese di Irgoli: si reclama la poca partecipazione dei fanciulli

alla scuola.

Nel paese di Orotelli: il Consiglio Comunitativo reclama che il

parroco precettore della medesima scuola normale non si è fin qui

curato né si cura come era in dovere la stessa scuola mensualmente”.

63

1840, luglio 3, Orani

Il Consiglio Comunitativo di Orani insieme con il parroco scrivono una richiesta all’Intendente Provinciale di Nuoro affinché venga corrisposta al precettore delle scuole normali Giuseppe Satta una gratificazione di 25 lire per l’ottimo servizio prestato; quest’ultimo in realtà avrebbe richiesto un aumento di stipendio ma poiché è in servizio solo da un anno si è pensato di conferirgli la suddetta gratificazione.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

64

1840, luglio 7, Nuoro

L’Intendente Provinciale di Nuoro scrive al Magistrato Sopra gli Studi per comunicargli che il Consiglio Comunitativo di Orani e il parroco hanno richiesto una gratificazione di 25 lire a favore del precettore delle scuole normali Giuseppe Satta, L’intendente Provinciale di Nuoro non è d’accordo con tale proposta in quanto, se venisse accettata, i maestri più anziani sicuramente avanzerebbero delle lamentele o ulteriori pretese.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

65

1840, luglio 19, Cagliari

Il Magistrato Sopra gli Studi riconosce come lodevole la proposta avanzata dal Consiglio Comunitativo e dal parroco di Orani ma, d’accordo con l’Intendente Provinciale di Nuoro, ritiene inopportuno conferire in così breve tempo una gratificazione al precettore; decide dunque di far passare ancora del tempo avere la possibilità di verificare nel lungo termine le effettive capacità e competenze del Satta.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

66

1840, agosto 14, Oliena

Il vicario parrocchiale di Oliena, Salvatore Cannas, scrive all’Intendente Provinciale lamentandosi del fatto che il precettore delle scuole normali Francesco Tola, ha accettato la carica di attuario bacelliere; chi scrive ritiene i due incarichi incompatibili tra loro, per questo motivo, viene richiesto all’arcivescovo di sostituire il Tola con l’avvocato Angelo Puligheddu chierico della direzione del vicario parrocchiale.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

67

1840, agosto 21, Oliena

Il vicario parrocchiale non riceve alcuna risposta da parte dell’Intendente Provinciale alla lettera del 14 agosto, per cui, il 21 agosto ribadisce la sua richiesta, affermando che rivolgerà tale richiesta anche all’Incaricato dell’Istruzione Viceregia.

As Ca. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

68

1840, settembre 10, Nuoro

L’Intendente Provinciale scrive all’Incaricato dell’Istruzione Viceregia per informarlo su quanto succede ad Oliena, in particolare, egli afferma che in seguito alla richiesta del Parroco di sollevare dall’incarico l’attuale precettore per sostituirlo con un chierico con la motivazione che il primo ricoprisse un altro incarico incompatibile con quello di precettore, ha voluto prendere del tempo per verificare la veridicità di quanto gli è stato comunicato ma, non avendo ricevuto tempestivamente una risposta, il religioso ha minacciato di rivolgersi direttamente all’Incaricato dell’Istruzione Viceregia. L’Intendente Provinciale di Nuoro, dunque, intende assicurare quest’ultimo che da parte sua ci sono la massima serietà e interesse unicamente per la qualità dell’istruzione ad Oliena.

As Ca. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

69

1840, settembre 13, Oliena

Il Consiglio Comunitativo di Oliena scrive all’Intendente Provinciale lamentandosi del fatto che il parroco abbia deciso, di sua iniziativa, di sollevare il precettore delle scuole normali di Oliena dal suo incarico in seguito all’accettazione, da parte di quest’ultimo, dell’incarico di attuario bacelliere; ciò che il Consiglio Comunitativo non accetta non è tanto la decisione in sé ma il fatto che tale decisione sia stata presa dal parroco quando invece la nomina o sostituzione del precettore spetta al Consiglio Comunitativo e all’Intendente Provinciale.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

70

1840, ottobre 30, Cagliari

L’Incaricato dell’Istruzione Viceregia risponde alla richiesta del Vicario Parrochiale affermando che sulla base di quanto asserisce l’art. 34 del Regio Editto del 24 Giugno 1823, e cioè che la nomina del precettore delle scuole spetta all’Intendente della Provincia sulla proposta del sindaco e del parroco, egli non ritiene sia il caso di interferire in tale decisione.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

71

1840, novembre 14, Olzai

Antonio Piras, scrive all’Intendente Provinciale di Nuoro chiedendogli di poter riassumere la carica di Precettore delle scuole normali di Olzai da lui ricoperta in modo esemplare per due anni fino al Novembre del 1839 quando viene allontanato dal Paese (il motivo non viene detto) per farvi rientro nell’ottobre del 1840. Il Piras spiega all’Intendente Provinciale che durante il periodo del suo esilio è stato sostituito da Antonio Tola e che il Rettore Parrocchiale non intende sollevare quest’ultimo dall’incarico di precettore per riassegnare tale ufficio al Piras.

As Ca. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

72

1840, novembre 28, Nuoro

In seguito alla richiesta di Antonio Piras l’Intendente Provinciale di Nuoro scrive al Viceré comunicandogli la richiesta fatta dal Piras, egli rinnova tale richiesta e chiede dunque che Antonio Piras venga reintegrato nella sua carica di Precettore delle scuole normali di Olzai.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

73

1841, 11 ottobre, Nuoro

L’intendente provinciale scrive all’incaricato dell’istruzione per aggiornarlo in merito allo stipendio dei precettori delle scuole normali, egli precisa che per quanto riguarda i villaggi di Lollovi, Gorofai, Lodine, Orani, Sporlatu, Loculi, Onifai, questi per lo scarso numero di abitanti e per le condizioni di povertà nelle quali versa la popolazione, non sarebbero in grado di sostenere le spese per un precettore; allo stesso modo tuttavia l’Intendente sottolinea quanto sia importante in questi villaggi la presenza delle scuole. Sulla base di tale riflessione egli propone di portare lo stipendio dei precettori dei suddetti villaggi a cinquanta lire sarde in modo che le casse comunali possano far fronte a tale spesa.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

74

1841, Dicembre 6, Nuoro

Quadro dimostrativo sullo stato delle scuole normali nella provincia di Nuoro.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

N° D’ORDINE INDICAZIONE

DEI COMUNI POPOLAZIONE STIPENDIO DA ASSEGNARSI AL PRECETTORE SPESE DI PROGRESSIVA SUSSISTENZA DELLA SCUOLA OSSERVAZIONI

Proporzionatamente al numero di abitanti e ai mezzi di ciascuna popolazione si sono fissati gli stipendi da retribuire ai Precettori delle rispettive Scuole Normali senza aver riguardo del merito o demerito degli attuali così come le spese di progressiva sussistenza delle medesime scuole. Nel villaggio di Lollovi non vi è mai stata Scuola Normale giacché sebbene distante due ore si volle considerare come appendice di Nuoro, perciò non vi è Consiglio Comunitativo né impiegato comunale. Il ristretto numero di popolatori ed il miserabile stato finanziario dei comuni di Gorofai, Orani, Sporlatu,Lodine, Loculi, Onifai,ed Uniferi consigliano di prescindere dal tenere impiantate le Scuole Normali salvochè piacesse al provvido Governo di limitare a sole lire sarde 50 lo stipendio dei rispettivi Precettori, nel qual caso si potrebbe anche sperare un miglioramento nella pubblica istruzione in quei Paesi.

1 Nuoro 3800 200 25

2 Oliena 2900 179 15

3 Lollovi 180 __ __

4 Bitti 2700 175 15

5 Gorofai 260 __ __

6 Onani 160 __ __

7 Orune 200 125 12

8 Lula 900 100 10

9 Nule 1200 112 10

10 Osidda 600 100 10

11 Bono 3080 179 20

12 Bolottana 2900 179 19

13 Benetutti 1900 125 12

14 Botidda 670 100 10

15 Bultei 770 100 10

16 Burgos 560 100 10

17 Illorai 850 100 10

18 Sporlatu 290 __ __

19 Anela 540 100 10

20 Fonni 3050 175 20

21 Lodine 120 __ __

22 Mamoiada 1725 125 12

23 Ollollai 850 100 10

24 Olzai 1120 112 10

25 Ovodda 900 100 10

26 Orgolsolo 2050 125 12

27 Gavoi 1430 120 12

28 Galtellì 800 100 10

29 Dorgali 3400 175 20

30 Orosei 1700 125 15

31 Irgoli 550 100 10

32 Loculi 250 __ __

33 Onifai 400 __ __

34 Orani 1800 125 12

35 Orotelli 1300 100 10

36 Ottana 790 100 10

37 Sarule 1440 120 12

38 Uniferi 250 __ __

39 Posada 1000 112 10

40 Siniscola 2800 150 15

41 Torpè 750 100 10

42 Lodè 900 100 10

Totale __ 4237 427

Fatto all’Ufficio dell’Intendente Provinciale

Nuoro 6 Dicembre 1841

75

1842, febbraio 12, Bolottona

L’Intendente Provinciale di Nuoro scrive all’Incaricato delle funzioni viceregie per comunicargli la proposta fatta dal Consiglio Comunitativo di Irgoli in merito allo stipendio da destinare al precettore delle scuole normali: considerando il fatto che il comune di Irgoli può sostenere la spesa di quaranta scudi annui si è pensato di destinare tale somma allo stipendio del precettore il quale si occupa anche dell’istruzione dei giovani dei villaggi di Loculi e Onifai che non potrebbero altrimenti permettersi di educare la loro gioventù. Per quanto riguarda lo stato delle scuole nei suddetti villaggi l’Intendente evidenzia che la scarsa frequenza della scuola da parte dei giovani è da attribuirsi ai genitori che preferiscono mandare i propri figli a lavorare ma anche allo scarso impegno da parte del precettore. Quest’ultimo d’altra parte viene ricompensato con soli scudi quindici annui per cui probabilmente è il primo a non essere motivato ad impegnarsi; l’Intendente è ben consapevole che quaranta scudi annui rappresentano una somma considerevole per il comune di Irgoli ma è anche convinto che la popolazione accetterà di buon grado di fare tale sacrificio quando ne vedrà i risultati.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

76

1842, maggio 31, Nuoro

L’intendente provinciale di Nuoro scrive all’Incaricato delle funzioni viceregie a nome del precettore Giuseppe….. che ha ricoperto il posto di precettore della scuola normali di Orani fino al penultimo trimestre seguendo “l’antico metodo”, chiedendo che gli venga corrisposto ugualmente lo stipendio di Settancinque lire sarde annue considerato che è stato sollevato alla fine di Marzo. L’intendente comunica che nella stessa situazione del suddetto precettore si trovano anche i precettori dei villaggi vicini che non hanno potuto fare il prescritto corso di metodica.

As Ca. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

77

1842, luglio 21, Cagliari

L’incaricato delle funzioni viceregie risponde all’Intendente provinciale di Nuoro assicurandogli che tutti i precettori che hanno ricoperto il loro incarico fino a Marzo poiché dopo non hanno mostrato alcuna intenzione di frequentare il corso di Metodica, saranno ugualmente pagati per il servizio prestato.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

78

1842, aprile 29, Ollolai

In seguito all’ordinanza dell’Ispettore Generale delle scuole di metodica ed elementari che decretava le dimissioni dell’attuale precettore Michele Ladu del villaggio di Ollollai, poiché questi non aveva conseguito le Regie Patenti, il rettore parrocchiale del villaggio scrive all’Ispettore Generale chiedendogli di mandare un maestro idoneo poiché la mancanza di un maestro comporterebbe l’impossibilità di aprire le scuole e questo sarebbe dannoso per i ragazzi che già frequentano poco in quanto spesso i genitori li tengono a casa per lavorare.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

79

1842, maggio 24, Cagliari

L’ispettore generale di metodica risponde al rettore parrocchiale di Ollollai dicendogli di permettere al precettore appena sollevato dall’incarico, Michele Ladu, di fare da supplente nel villaggio fino a quando non si fosse trovato un maestro idoneo.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

80

1842, s.d., Posada

Il rettore Parrocchiale di Posada scrive all’Ispettore Generale delle scuole di metodica ed elementari chiedendogli di nominare un precettore per le scuole del villaggio poiché il viceparroco, attuale precettore del villaggio, non riesce ad occuparsi contemporaneamente della scuola e della chiesa.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

81

1843, Agosto s.g., Illorai

Il Consiglio comunale di Illorai invia all’Ispettorato Generale un ricorso contro il Precettore delle Scuola di Metodica, Mauro Era, accusandolo di svolgere tale incarico con superficialità, solo due volte alla settimana, a causa degli altri impieghi che lo stesso Era ricopre; considerato che il suddetto Precettore percepisce uno stipendio di 50 scudi sardi il consiglio comunitativo chiede che venga sollevato dagli altri incarichi in modo che possa esercitare a tempo pieno il suo incarico di Precettore.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

82

1843, Agosto,s.g., Illorai

Il parroco d’Illorai, direttore della scuola elementare del comune, scrive all’ Ispettorato Generale, in seguito all’accusa rivolta dal Consiglio Comunale contro il Precettore d’Illorai, Mauro Era, di non svolgere onestamente il proprio dovere a causa dei diversi impieghi che esso ricopre. Chi scrive assicura all’Intendente che la condotta di Era è irreprensibile che quotidianamente e agli orari stabiliti, svolge le sue lezioni e fa frequentare la messa agli studenti. Pare che le accuse infondate contro il Precettore provengano dunque dalla malevolenza di alcuni membri del Consiglio, in particolare, dal Notaio Giovanni Raimondo Sanna che, in qualità di segretario comunale, si occupa di scrivere le deliberazioni del Consiglio; lo scopo del Sanna sarebbe quello di occupare lui stesso gli altri incarichi che invece ricopre Mauro Era.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

83

1843, Agosto 31, Cagliari

L’ispettore generale scrive all’Intendente Provinciale di Nuoro informandolo che il Consiglio Comunitativo di Illorai ha presentato un ricorso contro il precettore delle scuole di Metodica Mauro Era, accusandolo di svolgere in maniera parziale e superficiale il suo incarico a causa di altri impieghi che ricopre e chiedendo per questo motivo che l’Era venga sollevato da questi incarichi in modo che possa svolgere a tempo pieno la carica di Precettore; l’ispettore tuttavia fa presente all’Intendente di essersi sincerato della veridicità di tali accuse chiedendo informazioni al parroco del paese nonché direttore delle scuole, quest’ultimo avrebbe assolutamente smentito le accuse affermando che si, Mauro Era ricopre altri incarichi che tuttavia non sono incompatibili con quello di Precettore, il parroco sostiene che le accuse contro il Precettore provengono dalla malevolenza del notaio Giovanni Raimondo Sanna il cui scopo sarebbe quello di sostituire l’Era negli altri incarichi che ricopre oltre a quello di Precettore.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

84

1843, Ottobre 17, Gorofai

Il Consiglio Comunitativo di Gorofai trasmette all’Intendente provinciale di Nuoro la richiesta di adeguare la somma dello stipendio destinata al Precettore del Paese al numero degli studenti.

As Ca. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

85

1843, Ottobre 28, Nuoro

L’Intendente Provinciale di Nuoro scrive al viceré del Regno esponendogli la situazione del comune di Gorofai, in particolare, il fatto che: nonostante il Precettore di Gorofai abbia perseguito le Regie Patenti il 7 Settembre 1841, e quindi gli spetti uno stipendio di 40 scudi sardi, se ne bilanciarono solo 20 e 12 per l’acquisto dell’arredamento scolastico.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

86

1843, Ottobre 28, Nuoro

In seguito alla richiesta del parroco Antonio Pintori l’Intendente Provinciale dopo essersi accertato presso l’Ispettore Generale di metodica, della veridicità sulle affermazioni del Pintori, di aver ricoperto la carica di Precettore dal 5 Aprile a tutto Ottobre del 1842, accetta di corrispondere al religioso la somma di scudi otto per il servizio prestato.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

87

1843, Ottobre 28, Nuoro

L’Intendente Provinciale di Nuoro scrive al viceré del Regno informandolo che il Consiglio Comunitativo di Bono gli ha rivolto la richiesta di ottenere la conferma delle Scuole Pubbliche di Latinità; egli chiede che tale richiesta venga presa in considerazione.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

88

1843, Novembre 10, Bono

Il Consiglio Comunitativo di Bono scrive a Monsignor arcivescovo di Cagliari Emanuele Marongiu Nurra chiedendo che vengano confermate nel Paese le Scuole Pubbliche di Latinità, il Consiglio chiede inoltre che tale richiesta venga comunicata al Magistrato Sopra gli Studi.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

89

1844, aprile 9, Illorai

Il precettore d’Illorai Giuseppe Era chiede all’Intendente provinciale di Nuoro, che gli vengano corrisposti gli stipendi di cui ha diritto per aver esercitato l’incarico di Precettore e di segretario comunale.

As Ca. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849

90

1844, ottobre 8, Bottidda

Il Precettore delle scuole normali di Bottidda chiede all’Intendente provinciale che gli venga corrisposto lo stipendio di un intero anno scolastico.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849

91

1844, s.d., Nuoro

L’intendente provinciale risponde alla lettera del Precettore delle scuole normali di Bottida spiegando che tutti gli impiegati dei villaggi che componevano il distretto di Bono non hanno ricevuto stipendio in quanto la carica di esattore rimase scoperta; l’intendente assicura tuttavia che il posto di esattore è stato ricoperto e le riscossioni sono riprese, per cui anche il precettore di Bottida riceverà lo stipendio relativo al periodo in cui ha lavorato.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849

92

1844, giugno 7, Nuoro

L’intendente provinciale di Nuoro invia al Magistrato sopra gli studi, un documento relativo lo stato delle scuole di latinità nella provincia di Nuoro: a Nuoro l’insegnamento della lingua latina ebbe inizio con l’arrivo dei Gesuiti; per quanto riguarda la dotazione e amministrazione dei fondi nel documento si scrive che: “Si fecero da benefattori pie lascite in favore dei Gesuiti, dopo la loro abolizione ne ha sempre corrisposto la cassa del monte di riscatto di scudi sardi cinquanta per l’annuale stipendio dei precettori. Posteriormente senza che si possa indicare la precisa epoca l’ordinario della diocesi assegnò altri scudi trenta dai fondi delle penali per aumentare lo stipendio e il numero dei maestri e il consiglio allora di comunità bilanciò altri scudi quaranta per lo stesso oggetto; l’insegnamento riguarda tutte le classi inferiori fino alla Retorica inclusa;i padri di famiglia risparmiano le spese occorrenti per mantenere i figli che intraprendono la carriera degli studi nella capitale di Cagliari od in Sassari, si ha inoltre il concorso di studenti di parecchi villaggi della provincia; molti studenti della provincia entrarono nelle Università di Cagliari e Sassari conseguendo la laurea in diverse scienze. A Bitti “da tempo immemorabile ebbe luogo il pubblico insegnamento dell’idioma latino, si davano le lezioni dei primi rudimenti da uno di viceparroci il quale godeva della porzione delle decime e di più assolvimenti come se attendesse alle altre funzioni della Parrocchia ed alle cure spirituali cui erano soggetti tutti i curati, cessò poi questo insegnamento con la sistemazione delle scuole normali; il Consiglio Comunitativo di Bitti progettava il fisso annuo assegnamento di scudi quaranta per il Maestro della scuola di Latinità ma venne rigettato tale progetto con viceregio dispaccio del 9 aprile 1842”. A Bono “esiste la scuola fin dal principio del XVIII secolo, se ne occupavano i Mercedari in forza di pie lascite, in seguito alla loro soppressione nel 1772 l’ordinario della diocesi assegnò l’annuo canone di scudi sardi sessanta a favore dei maestri sui beni degli stessi Mercedari; le lezioni si danno sopra tutte le classi a misura del bisogno ossia, del concorso degli scolari.” A Bolottana “si conservano delle carte dove si conferma che si aprivano la scuole fin dal 1772, con l’abolizione del convento dei Mercedari si rilasciarono dall’arcivescovo di Cagliari Monsignor Delbecchi visitatore generale a favore dei Precettori alcuni censi che rendevano l’annua pensione di scudi ventotto sardi non essendo sufficiente a stipendiare i medesimi ne fu aumentata la mercede a spese del comune; si danno lezioni fino alla sintassi.” Ad Oliena “è antichissima la sistemazione delle scuole di Latinità portate avanti dai Gesuiti, il sacerdote G.Angelo Salis e la sig.ra Michel’Angela fois sana di Oliena nei rispettivi atti di ultima volontà assegnarono il primo lire antiche 34.000 e la seconda lire 19.000 per la fondazione di un collegio di Gesuiti con diversi pesi e segnatamente quello di aprire un a pubblica scuola; espulsi dall’isola i Gesuiti si conseguì l’annuale assegnamento di scudi sardi a favore di un Maestro dell’azienda del regio Monte di riscatto. L’insegnamento riguarda tutte le classi fino alla Retorica inclusa a misura del concorso degli scolari.”

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 834.

93

1846, aprile 18, Oliena

Si scrive all’Ispettore Generale delle scuole di metodica ed elementari per informarlo della cattiva condotta del precettore delle scuole elementari il viceparroco Sebastiano Puligheddu, si richiede dunque all’Ispettore di prendere informazioni in merito e, nel caso, di sollevare il Puligheddu dal suo incarico.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald.849.

94

1846, gennaio 31,Orgosolo

La signora Marianna Curreli di Cagliari scrive all’Intendente provinciale di Nuoro affinché vengano corrisposti a suo marito, G. Antonio Curreli gli stipendi relativi alla doppia carica di segretario Comunitativo e precettore delle scuole elementari di Orgosolo.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

 95

1846, febbraio 7, Nuoro

L’intendente provinciale di Nuoro risponde al ricorso della sig.ra Curreli spiegando che il marito non ha ricevuto gli stipendi a causa del decesso dell’esattore del distretto per cui le riscossioni di quell’anno sono slittate al 1845. L’Intendente assicura tuttavia che al più presto il sig. Curreli riceverà gli stipendi che gli spettano.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849

 96

1846, dicembre 10, Cagliari

Il Magistrato sopra gli studi scrive all’Intendente provinciale di Nuoro informandolo di aver preso in esame la proposta avanzatagli dal Consiglio Comunitativo di Nuoro in merito al progetto di cambiare la natura delle scuole inferiori da vescovili in civiche. Tale progetto è stato avanzato dal Consiglio dopo che il sacerdote Zurru ha chiesto al Vicario Generale della diocesi uno stipendio fisso annuo di 150 lire sarde più una gratificazione di 250 lire, quest’ultimo, a sua volta, ha fatto tale richiesta al Consiglio Civico di Nuoro dove si è deciso di accoglierla a condizione che le scuole venissero amministrate dal Corpo Municipale. Considerato il fatto che le scuole di Nuoro sono assolutamente vescovili poiché si tengono nel seminario e che i maestri vengono pagati con i fondi della Chiesa, il Magistrato sopra gli studi esprime tutta la sua meraviglia di fronte al tentativo da parte del Consiglio civico di estromettere la chiesa dalla direzione delle scuole; per questo motivo non prende neanche in considerazione la richiesta fattagli anzi invita il Consiglio, qualora volesse presentare un progetto per migliorare lo stato delle scuole di Nuoro, di inviarlo prima di tutto all’Ordinario della Diocesi Monsignor Varesini, responsabile della direzione e del mantenimento delle scuole inferiori a Nuoro.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849

 97

1846, dicembre 13, Nuoro

L’intendente provinciale di Nuoro scrive al Consiglio civico della villa per comunicare che il Magistrato sopra gli studi non ha preso neppure in considerazione la possibilità di estromettere la chiesa dalla direzione delle scuole (come proposto dal consiglio civico). Egli stesso approfitta dell’occasione per esprimere il suo consenso in merito alla decisione del Magistrato.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849

 98

1846, ottobre 20, Ovodda

In seguito alla richiesta da parte dell’Intendente provinciale di Nuoro sullo stato delle scuole nel villaggio di Ovodda, il consigliere Antonio Loddo informa l’intendente di non aver sottoscritto la relazione inviata dalla giunta come risposta. Egli afferma che a causa delle numerose assenze del precettore, dovute al suo pessimo stato di salute, i ragazzini si sono quasi tutti ritirati; Loddo sostiene che, a causa di legami politici e di parentela con il precettore la giunta, nel redigere la relazione, avrebbe omesso il reale stato di decadenza delle scuole.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849

 99

1846, luglio 21, Cagliari

L’ispettore generale delle scuole di metodica ed elementari risponde alla proposta di alcuni membri del consiglio comunale di Sarule, i quali, hanno chiesto che il chierico Giovanni Spanu potesse sostituire l’attuale precettore delle scuole, Giacomo Pinna, a causa della sua negligenza nel ricoprire il suo incarico; il chierico Spanu, inoltre, si accontenterebbe di uno stipendio annuo di 144 lire sarde contro le 192 del Pinna. L’ispettore generale scrive di essersi accuratamente informato sulla condotta dell’attuale precettore e di non aver ricevuto alcuna lamentela in merito alla sua condotta anzi comunica al consiglio di aver scoperto che Giacomo Spanu ha aperto una scuola di latinità frequentata da molti ragazzi i quali trarrebbero sicuramente maggior giovamento se frequentassero le scuole elementari, per questo ordina che la scuola di latinità venga immediatamente chiusa.

AsCa. Regia Segreteria di Stato e di Guerra serie II, fald. 849.

Nota. Veronica Solinas, dopo aver conseguito la laurea breve, con questo lavoro di ricerca ha conseguito la laurea magistrale. Sarebbe auspicabile che il Comune e la Provincia di Nuoro promuovessero la pubblicazione dell’intero lavoro per offrire a tutti i concittadini l’opportunità di conoscere la storia dell’istruzione a Nuoro. Relatori del lavoro sono stati prof. Fabio Pruneri, autore del recente volume L’istruzione in Sardegna 1720-1848, il Mulino, Bologna 2011 pp. 350 e prof. Angelino Tedde, curatore con R. Sani, A. Tedde, Maestri in Italia nell’Ottocento, ricerche, esperienze in Sardegna, Vita e Pensiero, Milano, 2003.

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