Il sogno proibito di un Procu di ” ‘O sole mio” – di Ghigno di Tonca
Questo Procu dello stato che parla e strapparla degl’indagati, che vive ormai alla ribalta mediatica, che partorisce idiozie su idiozie, al solo scopo di prepararsi a scendere in politica, seguendo l’esempio del contadinazzo abruzzese, non conosce non solo il galateo, ma nemmeno quelli che sono i doveri deontologici del suo ruolo. Episodi così delicati si riducono a chiacchiere di comari sui pianerottoli dei condomini. Non basta l’attacco feroce degli speculatori sull’Europa, non basta la finta bontà cinese che si presta a comprare anche i titoli italiani (quanto sono bravi i cinesi!) e sotto sotto, hanno manovrato e stanno manovrando per tenere sotto controllo oltre gli Stati Uniti anche l’Europa. Tutto questo non basta per indebolire l’immagine dell’Italia attaccando ferocemente il premier.
Questo avvocaticchio dello stato, scugnizzo e sciuscià, pessimo esempio di una magistratura considerata sana, ma che, sotto sotto, pratica le peggiori libidini materiali e morali, conduce le sue indagini a livello di pubblico lavatoio, gonfia i muscoli, minaccia, allude, scorreggia, manda cattivo alito dalla boccaccia, e dimentica che se è lì è per fare indagini deve starsene zitto come un muto e lavorare sodo, per evitare le peggiori farse e buffonate che mai magistratura abbia compiuto. Non bastano gli ammonimenti di Napolitano, massima magistratura dello stato, non bastano i probabili richiami dei colleghi più sensati, a starsene secco e pesto ut cadaver in Procura, consapevole d’essere il re gavetta, vuole catturare un redivivo mussolini, vuole fare inarcare le ciglia agli italiani, vuole come usa a Napoli sparare mortaretti per fare il maggior chiasso possibile e per farsi pubblicità come l’attuale sindaco di Napoli e pensare alla truce vecchiaia su uno scranno parlamentare. Con questi piemme fantasiosi, truculenti, brutti e neri come i corvi come si fa a gestire un minimo di giustizia. L’unica soluzione è quello di studiare un apparecchio che leghi loro la lingua finché non terminano le indagini, sgobbando da mattina a sera, visto che un lauto stipendio se lo ingollano ogni mese. Ora questo nostro corvo di malaugurio intende muoversi con due poveri carabinieri o magari con 50 tra carabinieri e poliziotti, strepito di gazzelle, e pifferi napoletani, per catturare il premier e costringerlo a sedersi davanti a lui, che finalmente si crederà un dio, brutto quanto si vuole, ma un dio, e a raccontare come qualmente il premier cacasoldi, abbia fatto a cacarli per un certo Tarantini. Gli oppositori attendono frenetici pisciandosi sotto, i procuratori mediatici dell’ebreo avaro, conoscitori come Satana della verità fin dal principio, sanno già che tutti questi soldi il premier li concedeva per mignottare con pulzelle più o meno giovani, per cui anche lui il lepruzzo che strapparla, vuole ascoltare questa versione o altre più fantasiose con un pizzico di pepe. Nel frattempo ha evocato l’ombra di Del Resto, il giornalista più geniale che l’Italia abbia mai avuto nella sua storia repubblicana, parola di gazzettiere del mercato delle pulci , per lasciarsi guidare tra acqua e fuoco . La pallida ombra ultramondana farà fuoco fuoco fuoco, quando il Procu, s’accosta più che al vero al presunto vero e acqua acqua acqua, quando si allontanerà da questa via delle mignotte. Di lì a qualche giorno non è detto che questo incredibile lepruzzo, diventato volpe, chiami anche con strobazzamento di sirene il presidente Napolitano a testimoniare e, se del caso, il truce e onnipotente bon signore della Consulta, e così il sogno di un Procu, sospinto da vapori di succo d’uva fragolina, si realizzerà al massimo grado e a quel punto schiatterà come quel famigerato barbiere tedesco che credeva d’essere un kapò redivivo, ma che va solo in giro come un morto, perché l’anima già frigge nelle bolge dantesche.
E la Santa Opposizione continua con la tiritera che il premier si deve dimettere, non sa dire altro, non sa proporre altro, si è incantata come un giradischi vecchio: il Trebbiatore, il Tuttotrenta, lo Scaldagirona, er Pupo de Roma, e il Finisterrae col sagrestano Bocchetta, non fanno che ripetere la stessa canzone.
La campagna d’autunno contro il premier è iniziata sulle sue vere o presunte impudicizie, ogni anno è così, passato l’autunno, verranno le intercettazioni sulle sue insuflazioni, seguiranno, in inverno, le inchieste su come sia diventato ricco, poi, ad estate inoltrata, ci saranno le foto di quel sardignolo fotografo, infoiato di notorietà, che non riesce ad acchiappare, che riprenderà il premier con una vecchia signora rifatta che siede sulle sue ginocchia, ringiovanita al Mac, per gridare al corruttore di pallide adolescenti e lì si chiude il ciclo dell’anno del premier, per riprendere dalla cintola in giù al prossimo autunno.
Per ora la D’Addario freme mentre il Procu s’in…hazza e s’attacca alla bottiglia di succo fragolino di Averza, paese do pazz! E noi, allibiti per tanta miseria, ci isoliamo e preferiamo attendere sereni il solstizio d’autunno, pensando con tristezza all’imminente allungo del cono d’ombra solare, perché quello terrestre nello “iardino de lo imperio” è già avanzato.