Il greco e il latino protagonisti a Monaco, Chio e Logroño di Francisco Rodríguez Adrados
Pubblichiamo in una nostra traduzione (Osservatore Romano) un articolo apparso sul quotidiano spagnolo «La Razón» del 6 agosto. L’autore, linguista e grecista, è considerato il maggiore filologo classico spagnolo.
Molte persone si lamentano delle disgrazie che hanno subito per mano di vari governi dagli anni Settanta a oggi. Ma non sono morte, grazie a Dio, sono vive, molto vive. Sarebbe il momento di aiutarle e di aiutare tutta l’istruzione. Perché ci sono, a dispetto di tutto, moltissimi studiosi e anche una gioventù in fermento. L’ho incontrata questa estate in vari luoghi. E voglio parlare un po’ di questo.
Mi pare giusto farlo, troppo si discute di ogni sorta di frivolezze. Ci ho pensato nelle tante riunioni di questo mese di luglio. Cominciando dalla più illustre, dirò qualcosa della riunione a Monaco sul Thesaurus della lingua latina. Questo grande dizionario di latino è redatto a Monaco da un’équipe che dipende dall’Accademia di Baviera, ed è sostenuto da accademie di tutto il mondo, compresa quella spagnola. Un comitato formato da rappresentanti delle stesse, si è riunito all’inizio di luglio a Monaco per seguire l’andamento dell’opera. Io ho partecipato in rappresentanza della Spagna.
Si tratta del grande dizionario latino che sta uscendo, con l’aiuto di tutti, fascicolo per fascicolo, rinnovandosi sempre, variando e modernizzandosi in ogni momento grazie a una grande squadra di redattori. I tedeschi e i propri collaboratori, compresi borsisti di varie nazioni che lì si formano, lavorano coscienziosamente, lenti ma sicuri. Sono stati dibattuti metodi, problemi, innovazioni tecniche e stato della pubblicazione. Si sono rinnovati gli organi direttivi, guidati da Ernst Vogt.
Questo è un esempio di lavoro pianificato nell’ambito della filologia classica: continuano le nuove edizioni di autori, traduzioni, commenti, studi di ogni tipo. Tutto continua, nulla è stato abbandonato, a dispetto delle mode.
Sono stato poi, dal 10 luglio, a Chio, nella splendida isola greca. Tranquillità completa, nonostante le turbolenze di Atene e i problemi economici.
Ho partecipato lì a una riunione per iniziativa di una società internazionale, la Euroclassica, diretta da María Eleftería Giatracu. Era il decimo anniversario di queste riunioni, alle quali ho partecipato varie volte. Una iniziativa molto diversa da quella del Thesaurus. Vi si parlava di Omero e di mille cose, in parte a livello alto ed erudito, ma c’erano anche riunioni per gli studenti: alcuni che studiavano il greco antico, soprattutto Omero, altri il greco moderno. Ambiente disteso, pubblico di tutte le età, escursioni in luoghi di ambiente classico o medievale. A cominciare da Emporion, che qui è Ampurias (letteralmente «mercato»): il luogo in cui sbarcarono i greci portando la propria civiltà.
E concluderò parlando di una terza riunione in un terzo luogo: a Logroño, in Spagna, dal 17 luglio. Si è trattato del tredicesimo congresso della Società Spagnola di Studi Classici, il primo lo organizzai io a Madrid, nel 1954, questo è stato presieduto da Jaime Siles. Ogni volta in una città spagnola, sempre con temi diversi, si potrebbe dire: tutti quelli possibili del mondo greco-romano.
Ambiente cordiale, accompagnati da varie attività a cui hanno partecipato moltissimi studenti, più di quattrocento persone. Io ho parlato in occasione dell’omaggio ad antonio Tovar che si è tenuto in chiusura. Tovar è stato professore di molti di noi e ha dato grande impulso agli studi, classici e non solo.
In chiusura, ho parlato anche di «Omero, i greci e oltre i greci»: Omero si spinse più a fondo nell’ambito dell’antica poesia epica, che viene dagli indoeuropei e dall’Oriente. Si spinse più a fondo nel senso dell’umanità, dell’individuo e della libertà, è stato l’iniziatore della letteratura greca e di tutta la letteratura occidentale.
Ambiente disteso, cordiale, con gente di tutte le età e di tutta la Spagna. Ci sono molti che pensano che questi studi umanistici, di cui si parla poco, siano spariti. Invece no. C’è stata, sì, una vera e propria persecuzione da parte di gruppi che si sono praticamente impadroniti dell’insegnamento, infiltrando alcuni e spaventando altri, dai tempi dell’ultimo franchismo fino a oggi. Fino a oggi in cui si è visto che quello che molti di noi annunciavano dall’inizio sul pericolo delle famose riforme educative, non è più una teoria discutibile. Si tocca con mano questa decadenza dell’istruzione spagnola, soprattutto la secondaria e l’universitaria, a causa di questi messianismi indotti.
Tuttavia, la nostra resistenza e alcune reazioni sono servite a qualcosa: la cultura classica, il latino e il greco, per quanto sminuiti, continuano a esistere. Abbiamo alunni eccellenti, c’è una grande vitalità. E questi che ho portato sono solo alcuni esempi.
È ovvio che non si tratta soltanto di un problema di greco e latino, ma di un male generale dell’istruzione: l’abbassamento dei livelli di esigenza permea tutto. E arriva all’università sul modello di Bologna. Con la burocratizzazione di tutto: si assegnano le cattedre solo presentando dei documenti giudicati da commissioni anonime. Nessuno ci mette la faccia. Ora che ci sono le elezioni, i partiti dovrebbero prendere coscienza degli errori commessi, fare marcia indietro dal modello della facilità, della burocrazia, della rottura dell’unità, dell’umanesimo. Qui vorrei soltanto dire che le lingue classiche, come anche altre materie, vanno avanti a dispetto di tutto, hanno cultori, hanno studenti. Attendono tempi migliori.
@ L’Osservatore Romano