Fotografie e ricordi di Sennori di Ange de Clermont
Nel novembre del 1965 lascia Stintino, con moglie due figli, e mi trasferii a Sassari, ma l’insegnamento lo ebbi a Sennori. I nove chilometri di distanza da Sassari, ospite insieme ad altre due colleghe, di una bianchina con alla guida Paola, si percorrevano in un baleno tra oliveti e orti e vista mare. La scuola diretta da Antonio Francesco Dore di Benetutti funzionava con efficienza, ma con troppa burocrazia.
I ragazzi, in genere bravi, ma per niente attratti dall’impegno scolastico. Le madri mi fecero capire da subito che chiamarle a colloquio sarebbe stato come spingerle a non mandare più a scuola i figli. Dovevano arrabattarsi tra Sennori e Sassari per vendere limoni, uova e altri prodotti agro-alimentari. In compenso mi davano licenza “de los matzare”. Bastoni non ne avevo, bacchette nemmeno: l’unica risorsa erano i calci, più finti che reali. A pensarci bene, 35 ragazzi in aule non sempre capienti erano davvero un problema. Se poi la collega Antonella compariva alla porta disperata, gridando: -Vieni mi hanno preso la borsetta, picchiali e fammela restituire.- I calci volavano e la borsetta tornava al suo posto. Povera Antonella dai capelli rossi, tutta scarmigliata, anche lei era lì per la pagnotta e tra urla e spiegazioni cercava d’inculcare la buona educazione e e i rudimenti della grammatica e della letteratura. Certamente la maggior parte non si sono laureati, ma un certo numero ha raggiunto il diploma e, comunque, ha conseguito la licenza media. Non ho seguito il loro singolo destino, ma sulla base di una specie di sondaggio posso dire che ne sono venuti fuori buoni padri di famiglia e ottimi lavoratori. Forse tre o quattro hanno conseguito la laurea e qualcuno un buon posto direttivo all’Azienda Sanitaria Locale. I momenti più belli di quest’esperienza li trascorrevo in piena primavera da quando ci trasferirono sul monte dal quale tra mille fiori colorati si ammirava il mare. L’alunno che ricordo con grande affetto era il piccolo T. che da scolaro ribelle, riottoso e agreste trasformai in ragazzo educato e rispettoso. Mi piacerebbe rivederlo, per sapere quale ricordo ha conservato lui di me. Un giorno, dopo averlo sgridato per le assenze, mi disse: -Deo bendende varecchina balanzo pius de vosté!- Forse, a quei tempi, sarà stato anche così. Ma vivere non è solo guadagnare. L’ultimo anno scolastico in cui insegnai a Sennori fu l’anno 1968-69. Addio ragazzi pieni di vivacità, liberi come caprioli di montagna, spero d’incontrarvi un giorno lassù, dove conterà l’essere stati buoni tra voi e i vostri amici. Dove tutti saremo uguali e parleremo lo stesso linguaggio.