“Salvatore Angelo Brundu noto Ico” un marito e padre esemplare e un commerciante onesto” di Angelino Tedde
Di Ico Brundu ha scritto Carlo Patatu ricordando le sue capacità di portare avanti la sua azienda, per cui non mi fermerò molto sull’argomento. Chiarisco solo che da apprendista fabbro aveva fatto il salto del commercio e lo ha fatto egregiamente fornendo a Chiaramonti un servizio efficiente per gli artigiani di ferro e legno e per i numerosi faidatè. Prima per tanto tempo io e poi mio figlio Marco siamo diventati di casa nel negozio. Se per anni la bottega era situata nello stradale in uno stabile a pianoterra, successivamente con la costruzione di un palazzetto con parcheggio all’uscita del paese è diventata un’azienda efficiente dove si trova di tutto. Per certi versi, io che da ragazzo tredicenne frequentavo a Sassari l’attrezzatissimo negozio di Sassu come apprendista falegname, presso mastro Francesco Monagheddu in via Frigaglisa lo paragonavo a quello. Ricordo che da adulto ne soffrii molto nell’apprendere che morti i titolari e morti i commessi successori, cambiati i tempi e morto l’artigianato, lo avevano chiuso.
Ico, con la sua calma, mi risolveva tutti i problemi sia che andassi io sia che vi si recasse mia moglie. Una delle ultime opere fu la sistemazione di un bacolo proveniente dalla fiera di Verona e destinato più a sospingere i buoi che a far da bacolo ad un mezzo cieco come sono oggi. Lui prese il bacolo e disse a mia moglie: lasciarlo così non va bene, se Angelino scivola son dolori e tanto ha fatto che ha costruito intorno alla base del bacolo della gomma per impedirmi di scivolare._
Tante altre volte mi fermavo a chiacchierare sui lavori che stavamo facendo con altri amici ed era curioso di sapere. Io in genere non porto mai con me il portafoglio che non uso e resta in cassetta senza un soldo e allora Ico mi diceva non preoccuparti ti apro un foglio per le spese che fai e che farai e poi quando sei a modo mi darai un acconto o se sei ricco paghi tutto insieme.
Una volta comprai un tosaerba, lui restò incerto e poi mi ammonì: stai attento, devi saperelo maneggiare specie quando si spezza il filo. Lo stesso discorso mi fece quando comprai una sega per la legna. In breve tempo capii che non ero fatto per usare quei mezzi e li regalai ad un mio cugino. Correvo il rischio di rovinarmi da solo.
Dal 18 agosto quando sono caduto non esco più e le visite a Ico sono terminate. Ci andava però mio figlio Marco.
Tempo fa anche Ico ha smesso di frequentare il negozio dal momento che non stava bene. Così dopo qualche anno se n’è andato a cogliere il premio delle persone buone.
L’eredità della sua azienda è andata ai figli che la gestiscono con competenza e con la stressa cortesia del padre. A loro vadano i segni profondi del nostro cordoglio, augurandoci che l’azienda vada avanti anche con l’insidia di Amazon per tutti i mestieri tradizionali,