il tessuto urbano di Chiaramonti dalla fondazione 1348/1350 a cura di Angelino Tedde, Andreina Cascioni, Giovanni Soro
Gli archeologi capeggiati dalprof. Marco Milanese hanno cercato fin dal tempo dell’amministrazione di Ezio Schintu di mettere in luce i resti della storia della fondazione del borgo di Claramonti esaminando le ceramiche che potevano riscontrarsi nella mole della torre campanaria la cui lanterna sembra sia crollata ai primi del Novecento. Le maioliche diedero risposta negativa circa l’antichità della torre che per tutti gli studiosi precedenti, La Marmora, Vittorio Angius, Francesco Vico, la datavano ai primi del Cinquecento, quando fu costruita nell’area di sedie della cappella del Castello dei Doria la distrutta chiesa di San Matteo apostolo ed Evangelista i cui ruderi ancora resistono al tempo e vengono scambiati per il castello.Più tardi in successive ricognizioni si trovarono delle maioliche trecentesche in alcuni resti di torre di avvistamento inglobati nell’attuale torre campanaria del Cinquecento. Ricordo che un mio cognato nella terra di risulta del castello ebbe a trovare due casse piene di frammenti di maioliche che purtroppo altro familiare gettò via non avvertendo l’importanza che esse avevano. Più recentemente nel cortile ricco di maioliche e di ossa è stato costruito un muro, sigillando così un pezzo di storia medievale. Per fortuna se non erro è rimasto un metro quadrato non coperto dal cemento armato per cui facendo un’attenta ricerca forse si potranno trovare le maioliche datate. Non escludo che si possano trovare anche nella terra rasente il muro. Ultimamente gli archeologi hanno esteso la ricerca culturale anche intorno al Monte San Matteo dove di sicura dovrebbero aver trovato delle maioliche databili. Le maioliche sono eterne e non si distruggono facilmente nel tempo a meno che no finiscano nei forni ad alta temperatura che potrebbero frantumarle e ridurle a terriccio. Intanto attendiamo i risultato delle ultime ricerche.
Ciò che colpisce dell’antica rocca sono le tre strade che s’inerpicano verso l’area di sedie del Monte dove sorgeva il castello Carruzzu Longu, Carruzzu de Ballas, Carrela Longa, Carrela de sos putto dove sicuramente passavano le strade. A queste ricerche archeologiche occorre anche aggiungere la ricerca di Alessandro Soddu sul podestà Nicola Vare, articolo pubblicato nel libro in onore di Raimondo Turtas e curato da Mauro G. Sanna.