“Giovanni Maria Razzu, Martis 1934-Torino 2024 c.m. torna al suo paese per il riposo eterno” a cura di Angelino Tedde
Qualche giorno fa ha fatto ritorno al suo piccolo paese di Martis il missionario vincenziano Padre Giovanni Maria Razzu nella sua navicella di noce per il riposo eterno nel piccolo cimitero del paese che si è molto rimpicciolito rispetto alla nascitas di questo suo figlio, nato nel 1934.
Personalmente ebbi modo di conoscerlo nel 1952 nella casa Apostolica di Scarnafigi. lui frequentava già la seconda media, io, che a gennaio del 1951 avevo compiuto 15 anni cominciai a frequentare la prima media. Ricoverato a Saluzzo due volte e a Cuneo una volta, a causa del clima rigido che non confaceva alla mia salute, dovetti abbandonare quel seminario nel luglio del 1952. Giovanni Razzu con tanti altri compagni provenienti dalla Sardegna e dalle regioni del Norditalia continuarono gli studi divennero preti della Missione e a Giovanni Razzu con altri indimenticabili compagni, ad esempio, Visca, Strapazzon e altri, paartì per il Madagascar. Mauro Tedde, corrispondente della Nuova Sardegna, qui rievoca il cinquantennio di Sacerdoziodipadre GiovanniMaria.
“MARTIS. Per la comunità martese la tradizionale festa di San Giovanni è stata quest’anno un giorno speciale. Esattamente 50 anni fa, infatti, veniva ordinato sacerdote padre Giovanni Maria Razzu, missionario manzelliano in missione in Madagascar da 50 anni. Padre Razzu è tornato al suo piccolo paese natio per festeggiare il suo giubileo sacerdotale e l’intera comunità lo ha accolto con un abbraccio affettuoso e corale. Alla cerimonia erano presenti don Nino Posadinu, per 11 anni parroco di Martis, don Gian Paolo Raffatellu e padre Pietro Pigozzi: anche loro parroci di questa comunità e il parroco attuale don Michele Farre che hanno concelebrato la messa.Don Posadinu ha ricordato con commozione la celebrazione del prima messa a Martis e l’infanzia del giovane padre Razzu, don Pigozzi ha invece raccontato la partenza in missione nel Madagascar avvenuta quasi in modo fortuito. Uno dei quattro missionari che facevano parte di un gruppo che era stato espulso dalla Cina e che decisero di fondare una missione in Madagascar si ammalò e il giovane padre Razzu, allora ventiquattrenne, decise di partire al suo posto. E li è rimasto per mezzo secolo. Don Farre ha persino scritto una poesia in sardo all’amico missionario (“Giuanne frade mesu sempre in missione”) con cui è sempre rimasto in contatto.
Padre Razzu ha ricordato la sua infanzia martese, i suoi studi a Torino e la partenza in Madagascar, a Ihosy, dove ha ininterrottamente lavorato per costruire l’immensa missione di Ekar, 1000 km con oltre 45 centri fra città, paesi e villaggi da assistere dove, grazie all’aiuto di tanti benefattori, ha realizzato ospedali, scuole, chiese, strutture sociali, piantagioni e tutto ciò che poteva portare ristoro a quelle popolazioni primitive. Da un piccola isola come la Sardegna è approdato, per portare la parola del Vangelo, in un’isola immensa, ancora semi-inesplorata dove c’era soltanto da rimboccarsi le maniche e lavorare sodo. «Da giovane ero un asinello – ha commentato ironicamente padre Razzu – ma il Signore qualche volta usa anche questi piccoli e docili animali per portare la sua parola». In effetti non era forse su un asinello che Gesù è arrivato a Gerusalemme?”
Rientrato a Torino da vari anni ormai malandato in salute ha reso l’anima a Dio a 90 anni e con un volo
da Torino ad Alghero e poi con un carro funebre dall’aeroporto catalano la sua salma ha raggiunto Martis i cui abitanti si sono uniti in un abbraccio per l’ultimo addio ad un suo figliolo che ha lavorato nella vigna del Signore. Ora Giovanni Maria Razzu riposa nel piccolo cimitero del paesino dell’Anglona.