“Epifania del Signore” da Enciclopedia Cattolica
Stefano da Verona, Visita e adorazione dei Magi (1434), tempera su tavola; Milano, Pinacoteca di Brera | |
Solennità | |
Misterocelebrato | Visita dei Magi e manifestazione di Gesù. |
Periodo | Tempo di Natale |
Data | 6 gennaio |
Feste correlate | Battesimo di Gesù, Natale. |
Nel Martirologio Romano, 6 gennaio, n. 1:L’Epifania, o Epifania del Signore è la solennità nella quale la Chiesa celebra la manifestazione di Cristo ai popoli di tutto il mondo, simboleggiati dai Magi che gli fanno visita e gli rendono omaggio portandogli in dono dell’oro, dell’incenso e della mirra. Viene celebrata il 6 gennaio. Con la Pasqua, l’Ascensione, la Pentecoste e il Natale costituisce una delle massime solennità della Chiesa.
Il termine Epifania deriva dal greco ἐπιφάνεια, epipháneia, che può significare “manifestazione“, “apparizione“, “venuta”, “presenza divina”. Nella forma ἐπιφάνια, epiphánia, attestata in San Giovanni Crisostomo, assume la valenza di “Natività di Cristo“. Cenni storiciIl termine ἐπιφάνεια, epipháneia veniva utilizzato dai greci per indicare l’azione o la manifestazione di una divinità (mediante miracoli, visioni, segni, ecc.). Nel III secolo i cristiani iniziarono a indicare con il termine Epifania le manifestazioni divine (come i miracoli, i segni, le visioni, ecc.) di Gesù[1]. Tra tutte queste manifestazioni ne sono sottolineate in particolare tre: l’adorazione da parte dei Magi, il Battesimo di Gesù e il primo miracolo avvenuto a Cana. Oggi con questo termine si intende invece soltanto la prima manifestazione pubblica della divinità, con la visita dei Magi. I Magi
I Magi sono stati interpretati come Re per l’influsso di Isaia 60,3 e sono stati attribuiti loro i nomi di: Secondo il Vangelo di Matteo (2,2) i Magi (non precisati nel numero), guidati in Giudea da una stella (αστερα, da ἀστήρ, stella o astro), portano in dono a Gesù bambino, riconosciuto come “re dei Giudei” (Mt 2,2: βασιλευς των ιουδαιων), oro (omaggio alla sua regalità), incenso (omaggio alla sua divinità) e mirra (anticipazione della sua futura sofferenza redentrice) e lo adorano. Nelle altre confessioni cristianeNel mondo ortodosso, alcuni usano il termine Epifania per indicare la festa che cade sempre il 6 gennaio (o tredici giorni più tardi nelle Chiese che seguono il calendario giuliano) e viene più correntemente chiamata Teofania. In questo giorno viene celebrato il battesimo di Gesù nel Giordano, mentre la visita dei Magi, commemorata dai Cattolici di Rito Latino e da altre Chiese occidentali in una festa a sé, nelle chiese di rito bizantino viene celebrata il giorno stesso del Natale[2]. Nelle chiese cristiane ortodosse, il 7 gennaio si celebra la Nascita di Gesù, a causa di una differenza di tredici giorni fra calendario gregoriano, in uso in occidente dal 1581 e il calendario giuliano precedente, ancora in uso in certe chiese ortodosse. Aspetti folkloristici e culturali dell’EpifaniaNelle varie culture la celebrazione dell’Epifania si accompagna a simboli e tradizioni diverse di derivazione molto antica frammiste a contaminazioni più recenti come:
Tradizioni italianeA Milano, la mattina dell’Epifania, un imponente corteo in costume accompagna tre figuranti, che impersonano i Magi, dalla basilica di Sant’Eustorgio al Duomo, dove l’arcivescovo presiede la messa solenne. In alta Valtellina è diffusa una tradizione che prescrive, la mattina dell’Epifania, di salutarsi scherzosamente con il termine dialettale “Gabinàt” (o Ghibinet a Livigno). Probabilmente questa parola è una storpiatura del tedesco Gaben-nacht, “notte di doni”, a ricordo dei doni portati dai Magi. Chi non risponde prontamente all’insolito saluto deve pagare il pegno e offrire un piccolo dono (era anticamente diffusa anche nella vicina medio-alta Val Camonica– vedi Prestine). In provincia di Treviso è diffusa l’usanza di accendere grandi fuochi nelle piazze dei paesi alla vigilia dell’Epifania (panevìn). Sicuramente si tratta di una tradizione che affonda le radici nelle credenze pre-cristiane legate al solstizio d’inverno (a seconda della direzione delle scintille si indovina come sarà l’anno che sta cominciando: “Se’ e faive va al garbin, parecia “l caro pa’ndar al muin. Se ‘e faive va a matina, ciol su ‘l sac e va a farina”, “Se le faville vanno a sud-ovest, prepara il carro per andare al mulino. Se le faville si dirigono a oriente, prendi il sacco e vai a cercare farina”). Tuttavia la spiegazione popolare che viene data riferisce che questi fuochi servirebbero per far luce ai Magi nel loro viaggio alla ricerca della grotta della Natività. Intorno al fuoco si beve vin brulè (ottenuto dal vino bollito con chiodi di garofano e cannella) e si mangiano dolci tipici tra cui la pinsa. Un’altra leggenda lombarda, di origine varesina, vuole che durante il trasporto da Milano a Colonia i corpi dei re Magi siano transitati da Busto Arsizio, attraverso il borgo di via Savigo. Qui i bustocchi dedicarono loro una porta, abbattuta nel 1880. Ancora oggi, alla vigilia dell’Epifania, questi fatti sono ricordati a Busto Arsizio con una festa nel corso della quale viene acceso un falò nei pressi del borgo di via Savigo. Il giorno seguente prende il via un corteo in costume che commemora sia il viaggio dei Magi verso Betlemme che il trasferimento dei corpi a Colonia. Tradizioni spagnoleIn Spagna e in tutti i paesi di lingua spagnola e catalana i tre re (in spagnolo “los Reyes Magos” o ‘“Los Tres Reyes Magos'”, in catalano “els Reis Mags d’Orient”) ricevono letterine dai bambini e portano loro dei doni, per magia, la notte precedente l’Epifania. I Saggi vengono dall’oriente sui loro cammelli e fanno visita alle case di tutti i bambini; come il più nordico Babbo Natale e le sue renne, essi fanno visita a tutti i bambini nella stessa notte. In alcune zone i bambini preparano una bevanda per ciascuno dei tre re. È tradizione preparare anche cibo e acqua per i cammelli. Secondo la tradizione, Melchiorre (Melchor) è un personaggio di carnagione chiara che porta ai bambini dei gingilli; è vestito come un sovrano medioevale e, nonostante sia il più giovane dei tre, è bianco di barba e di capelli, per la punizione ricevuta da Gesù per aver dato eccessivo risalto alla sua forza e giovinezza. Gaspare (Gaspar) è anche lui di carnagione chiara, con un costume simile ma ha i capelli castani e porta con sé i giocattoli. Baldassarre (Baltasar) è invece di carnagione scura ed è vestito come un arabo o un moro. Il suo compito è quello di lasciare un pezzo di carbone ai bambini che sono stati cattivi. Le città di tradizione spagnola e catalana organizzano parate notturne a cavallo, in cui i re e i loro servitori percorrono le vie della città lanciando dolciumi ai bambini (e ai grandi) che fanno ala alla manifestazione. In tempi recenti questa tradizione, come quella del Presepe e dell’Albero di Natale, in molte regioni si trova a coesistere con Papa Noel (Babbo Natale), nei Paese Basco con Olentzero e in Catalogna con il Tió de Nadal. Tradizioni catalaneIn Catalogna sono vive molte tradizioni specificamente legate ai Re Magi, alcune delle quali del tutto locali, altre più diffuse. Nella maggior parte della Catalogna, il Paggio Gregorio prepara la strada ai re informandoli su chi sia stato buono o cattivo; nel paese di Cornellà de Llobregat, invece, questo ruolo è svolto da Mag Maginet, mentre a Terrassa il paggio si chiama Xiu-Xiu (tranne per Gaspare, il cui servitore è Hassim Jezzabel). Tradizioni valencianeLa parata dei re ad Alcoi (nella regione di Alicante della comunità autonoma di Valencia) è ritenuta da alcuni la più antica del mondo; i partecipanti che rappresentano i re e i loro paggi attraversano la folla a piedi, offrendo i loro doni direttamente. Tradizioni nei paesi di lingua tedescaIn molte zone di lingua tedesca, soprattutto in Baviera, nei cantoni cattolici della Svizzera e nell’Alto Adige, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio i ragazzi girano per le strade dei paesi e segnano con il gesso, sulle porte delle case, le cifre dell’anno in corso e la sigla KMB (la sequenza può variare): viene simboleggiata una beneaugurante visita dei Magi (Kaspar, Melchior e Balthasar) alla casa, per portarvi prosperità per l’anno in corso. In Francia (Gallette de Roi) e in Svizzera (Corona dei Re Magi), durante il pranzo del 6 gennaio, le famiglie sono solite dividere un dolce al cui interno è nascosta una statuina raffigurante uno dei Re Magi. Colui che trova la statuina può vantare il titolo di Re per l’intera giornata e indossare la corona di carta dorata fornita con il dolce. LiturgiaMessa vigiliare vespertinaLa Messa vigiliare vespertina della solennità di Epifania in Rito ambrosiano (Il Rito romano utilizza i testi del giorno di solennità del 6 gennaio) è celebrata con letture proprie e strutturate come segue:
Messa del giorno
Periodo postconciliate dal 1976 al 2008Dal 1976 fino al 2008, le comunità di Rito Ambrosiano hanno celebrato l’Eucaristia lungo l’anno (festiva e feriale) con un Messale Ambrosiano rinnovato a norma dei decreti del Concilio Vaticano II completo e autonomo (a eccezione del Lezionario, ancora incompleto e supplementare rispetto al Lezionario Romano). Il nome delle letture avevano la stessa dicitura del Rito romano, ossia Prima lettura, Salmo responsoriale, Seconda lettura. Durante questo periodo le letture della solennità erano le seguenti[4]:
Nella Messa del giorno le letture sono le stesse di quelle del Nuovo Lezionario Ambrosiano ad eccezione dell’Epistola presa da Efesini 3,2-3.5-6 . Nel Rito ambrosiano anticoLe letture in Rito ambrosiano post conciliare, sono state riprese quasi interamente dal Rito ambrosiano antico, con piccole varianti nei versetti dei passi biblici e del salmo.
Indictio Paschalis (Annuncio della Pasqua) Noverit caritas vestra, fratres carissimi, quod, annuente Dei et Domini nostri Jesu Christi misericordia, die N. mensis N. Pascha Domini cum gaudio celebrabimus. Deo gratias. (Sappia la vostra carità, fratelli carissimi, che, annuendo alla misericordia di Dio e del nostro Signore Gesù Cristo, il giorn N. del mese N. celebreremo con gioia la Pasqua del Signore. Rendiamo grazie a Dio) Antiphona post Evangelium: Cum Jesus natus esset in Bethlehem Judæ, * ecce Magi ab Oriente venerunt Jerosolymam, dicentes: • Ubi est, qui natus est, rex Judæorum? * Vidimus enim stellam ejus, † et venimus adorare eum. (Nato Gesù a Betlemme di Giudea, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme dicendo: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”.) Successivamente all’antifona dopo il Vangelo, il celebrante stende solennemente la Sindone[5] e recita la preghiera utilizzata in ogni celebrazione eucaristica, denominata Oratio Super Sindonem (Orazione sulla Sindone): L’Epifania come festività civileNon in tutti i paesi cristiani il 6 gennaio è riconosciuto come festività anche agli effetti civili. Oltre che in Italia (salvo che nel periodo 1978–1985)[6], è festivo in Austria, Croazia, Finlandia, in alcuni Länder della Germania, in Grecia, in Slovacchia, in Spagna, in Svezia e in alcuni cantoni della Svizzera.
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