“Lo scolopio Vittorio Angius e i suoi informatori: perplessità” di Angelino Tedde
Sappiamo che Vittorio Angius, sotto la guida di Goffredo Casalis, ha contribuito a compilare le voci sarde del Dizionario storico statistico commerciale degli Stati di S.M. il re di Sardegna.
I dati sono stati raccolti con almeno due moduli scritti successivi ai sindaci e successivamente ai parroci e ai vescovi. Non fu soddisfatto delle risposte e allora, mentre risiedeva a Cagliari, dal 1832 al 1840, andò peregrinando paese per paese per raccoglierli direttamente dai documenti o dalle personali interviste degl’infamatori, sicuramente sindaci e amministratori comunitativi, parroci e intellettuali dei vari paesi. Questo modo empirico della raccolta dei dati sui singoli villaggi se per certi versi è encomiabile per altri versi è discutibile perché la qualità e la veridicità dei dati dipendono dalla preparazione e dalla conoscenza degl’infamatori che potevano essere attendibili, ma anche non attendibili. Sappiamo in paese che il racconto di un avvenimento capitato a est del paese, quando raggiunge la parte ovest potrebbe essere sostanzialmente travisato e un uomo ferito a est potrebbe essere raccontato come morto ad ovest.
Trattandosi di persona colta, docente universitario e bravo studioso, egli sapeva sicuramente passare a setaccio le notizie e i dati che gli venivano forniti dalla letteratura, dai documenti e dalle interviste degl’informatori.
Molti sostengono che non fosse dotato di particolare acume critico e d’altra parte una così gran massa di dati raccolti pellegrinando paese per paese non possono considerarsi esenti da imprecisioni,esagerazioni,travisamenti.
Gli stessi storici a cui lui guarda come Giuseppe Manno, Alberto della Marmora e altri anonimi informatori sono soggetti a imprecisioni e a tratti a fantasticherie.Porto un esempio. Parlando del bandito Giovanni Fais, scomparso dal 1774, narra che il bandito avesse rubato ai ploaghesi ben 800 buoi, contemporaneamente nella compilazione della voce PLOAGHE scrive che gli stessi ploaghesi ne possedevano 600. Dobbiamo considerare che se è corretta la somma di 600 buoi è scorretta quella degli 800 buoi rubati, se fosse corretta la somma di 800 buoi rubati è scorretta la somma del possesso di 600 buoi. Dalle date di nascita o di morte riportate sui vari personaggi il nostro spesso sbaglia ed è evidente che non ha pensato minimamente a consultare gli atti relativi dei quinque librorum conservati nelle parrocchie dei centri sardi. Non compiendo queste verifiche ne vien fuori che Giovanni Fais fosse nativo di Chiaramonti, mentre dai registri appare chiaro che il nostro è nato a Nulvi e che non è morto a 75 anni, ma a 66 anni. E se continuassimo ad esaminare altri dati verrebbero fuori altre imprecisioni. Per nostra sventura anche oggi avviene che cultori di storia o di mestiere non fanno che ripetere gli stessi errori a causa della mancanza di un meticoloso controllo dei documenti. Avviene così che gli errori si ripetono di storico in storico e che a causa dell’ìimprecisione delle date, un bandito appaia presente ad uno scontro tra nazionali e fuorilegge, mentre non fu così.
Per farla breve. Prendiamo pure i dati, tramandatici, ma sottoponendoli a verifica dei documenti quando questi esistono e applicando un minimo di logica a episodi raccolti da informatori di parte o da informatori fantasiosi.