“Per 30 denari d’argento, poco più di 3 mila dollari/euro. La rendita annua di venti pecore” di Ange de Clermont
Giuda con circa tremila dollari/euro avrebbe potuto comprarsi una trentina di pecore non pregiate, che gli avrebbero reso all’anno circa quattromilacinquecento dollari/euro. Con questa somma non avrebbe potuto campare e quindi, a conti fatti, ha restituito la somma e si è tirato il collo. Questo il vil prezzo al quale ha venduto Gesù, alla sequela del quale è stato per tre anni come cassiere degli oboli che davano a Gesù e agli appostoli. Dicono i biblisti che avrebbe potuto pretendere almeno trecento denari d’argento, ma il sommo sacerdote e gli anziani, furbastri, gliene diedero solo trenta, giusto il costo di uno schiavo. Insomma non si è affatto arricchito, ma secondo me non ha venduto Gesù per denaro, ma semplicemente perché non sopportava più i suoi discorsi di rinuncia al mondo, di amare a tutti i costi il prossimo, di amare Dio con tutto il suo cuore, con tutta la sua anima, con tutta la sua mente. Giusto come la pensano molti cattivi cristiani, i cristiani cosiddetti indifferenti, o non praticanti, gli stessi cristiani apparentemente impegnati e diciamolo apertamente anche molte pie donne che si radunano per tagliare i panni addosso al prossimo e qualcuna vorrebbe pure tagliare i panni a Domine Iddio.
Non parliamo naturalmente del clero che ha un preclaro esempio nel clero ebraico di allora. D’altra parte sia durante i tre anni di convivenza con Gesù sia durante la sua passione e il suo martirio gli stessi apostoli non ne escono bene. Arrivismi: si veda Giovanni e Giacomo e l’intrigante madre; si veda l’incredulità metodica di Tommaso; si veda l’incredulità generale degli apostoli che non danno alcuna importanza alle donne che annunciano la risurrezione di Gesù. Insomma, mi pare che i suoi seguaci di allora e di oggi non brillino di virtù.
E tutti invidiamo Lutero al quale si attribuisce il detto: pecca quanto più puoi, ma credi molto di più, è la fede che ti salva, il resto è roba secca.
Il fatto è che se pecchi quanto più puoi se non ti penti finisci male, se invece cerchi di emendarti, anche se dovessi cadere, il Signore è pronto a perdonarti. Si veda la parabola del figliol prodigo, il tradimento di Pietro, la stessa fuga degli apostoli che poi son finiti martirizzati per testimoniare Gesù. Insomma, se non stiamo attenti per trenta denari d’argento anche noi finiamo per vendere Gesù al costo di uno schiavo romano.
Gesù, nel piano del Padreterno, doveva morire per redimere gli uomini e quindi per redimere ciascuno di noi e noi, giustamente, ne dobbiamo approfittare pentendoci ogni volta che pecchiamo e sforzandoci di non vendere Gesù al costo di uno schiavo.
Cento volte pecchi e cento volte ti penti e cento volte vieni perdonato. La morte e il martirio di Cristo è servita a questo altrimenti sarebbe stata inutile!
Uno dice: ma è una vita che non m’importa niente della fede!
Risposta di un sassarese: buccarottu, ma non vedi che è da una vita che Gesù ti sta aspettando e allora devi approfittarne.
E continua il sassarese: ma ne ho combinato di tutti li curori!
Risposta: ma hai mai calcolato quanto vale la morte e il martiro di Cristo?
E allora, comportati come San Tommaso e come San Pietro, il primo quando vede Gesù esclama: Signore mio e Dio mio! Il secondo, a Gesù che gli chiede se lo ama, risponde: Tu lo sai Signore che ti amo!
Ma quale giudice umano è così generoso che se appena ti rivolgi a lui, lui ti perdona e ti abbraccia: pace fatta!
Quale religione è così prodiga e generoso come quella predicata da Gesù, il figlio del falegname di Nazaret e figlio di Dio?
Secondo me, siamo davvero dei poveracci, se non approfittiamo della
passione morte di Cristo e ci lasciamo trascinare o dalla superbia di quel maledetto Satanasso o dalla disperazione, tutto sommato, di quel
miserabile di Giuda che si è lasciato prendere dalla disperazione.
E feconda Pasqua a tutti con l’augurio d’imboccare la via del perdono, che è poi la via della salvezza eterna.
Chiaramonti, Pasqua 2022