1. “Vita quotidiana e morte apparecchiata a Chiaramonti nell’Ottocento 1827” di Angelino Tedde
Premessa
Nel 1827, nella Comune di Chiaramonti, come in tutti gli altri quasi 300 villaggi della Sardegna, la vita si svolgeva soprattutto intorno al campanile di San Matteo al Monte verso cui le strade principali del paese tendevano a convergere, quali i carruggi, chiamati con vario nome: carruzzu longu, carruzzu ‘e ballas, carrela longa, piatta, carrela de su putu. Qualche sentiero campestre convergeva verso il Cunventu de sos Padres de su Carmine, detto appunto Caminu de Cunventu; altro carruggio saliva al contrario verso s’Oratoriu de su Rosariu, mentre dalla Piatta si scendeva verso s’Oratoriu de Santa Rughe e quindi a s’istradone che pericolosamente, a forma di serpente, da sa Rughe costeggiava la vasta e profonda conca, o depressione, di Putugonzu fino agli spuntoni di roccia alla periferia dell’allora centro abitato e poi proseguiva pericolosamente come sterrata lungo il pendio del monte per confluire nella sterrata prediale per Martis, passando per Erva Nana.
A sa Niera si stagliava superba, rispetto alle poche case basse adiacenti, quella che era stata il palazzo della nobile e grande possidente, mezzo chiaramontese e mezzo nulvese, donna Lucia Tedde Delitala, venduto dal demanio nel 1869 agli oriundi ozieresi nobili Grixoni. Più a valle, a non molti metri di distanza dal palazzo Grixoni, si stagliava il palazzo già dei Pes sicuramente acquistato dai possidenti Migaleddu che più tardi, con l’alleanza matrimoniale con un maresciallo dei carabinieri bergamasco, costituiranno la fortuna dei Rottigni, promotori come si sa della modernizzazione del villaggio tra Otto e Novecento imprenditori dell’energia elettrica, del mulino elettrico per la macina del grano e del mulino per la macina dell’olio.
Dei beni di donna Lucia, parte, furono devoluiti un forma di legati, del valore di circa seimila scudi, nel 1755, anno del suo testamento del 16 febbraio, al collegio gesuitico di Ozieri e parte, dopo la sua morte. avvenuta il 24 luglio 1755, ai Carmelitani, agli Scolopi di Sassari a suffragio della sua anima.erano stati devoluti, secondo testamento, dalla nobildonna, grazie all’assistenza spirituale di un gesuita, dopo l’esilio a Villafranca di Piemonte, al collegio gesuitico di Ozieri. I resti del patrimonio, dopo la soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773, amministrati da una commissione apposita ozierese, giungeranno alla mensa vescovile di Ampurias prima a quella di Sassari poi, con accordo poi tra il demanio e il Comune di Chiaramonti una somma di circa 80 mila lire più interessi di 7 mila lire serviranno alla costruzione dell’attuale Chiesa di San Matteo, della casa parrocchiale, e i 7 mila all’ultimazione della casa comunale -scuola.
E probabile che sempre da Ozieri, all’epoca, fossero già insediati in paese, i Madau, quella che dalla seconda metà dell’Ottocento diverrà la più locupleta famiglia del villaggio, grazie all’apparentamento con i doviziosi Ruiu come documenterà il più ricco testamento dell’intero Ottocento tra gli atti rogati a Chiaramonti.
Nell’anno di cui esaminiamo gli atti vediamo agitarsi negli affari i Falchi e un certo Pietro Canu, benché in prima fila siano sempre membri del clero, seconda classe sociale privilegiata dopo i nobili, ma prima per dignità e per influenza carismatica sulle singole famiglie il cui ciclo della vita girava e sostava nella parrocchiale. D’altra parte il vicario e i suoi preti e i religiosi carmelitani coadiutori venivano utilizzati dal governo regio a molteplici funzioni civili che la pletorica assemblea comunitativa e i tre consiglieri col sindaco non erano in grado di svolgere. Il 1827 fu anche l’anno in cui Carlo Felice, ormai re in pectore alla successione del fratello, emanò il codice delle Leggi civili e criminali pel regno di Sardegna che costituisce un compendio di tutto il diritto esistente (privato, penale, processuale, feudale), redatto nel rispetto delle fonti antiche, del diritto comune e delle consuetudini locali dell’isola. Fino ad allora, codice fondamentale del Regno era stato sia sotto il governo dei re di Spagna sia sotto il governo dei principi piemontesi, la tardo-medievale Carta de Logu promulgata da Eleonora d’Arborea. Ciò non toglie che sia i re spagnoli sia i principi piemontesi non avessero emanato, in varie forme, leggi e decreti nel tentativo di uniformare la legislazione del Regno di Sardegna e che le stesse sette città regie (Cagliari, Iglesias, Oristano, Bosa, Alghero, Sassari e Castelsardo) ai sensi dei loro statuti non avessero emanato disposizioni civili e penali contro reati di ogni genere.
Il codice feliciano, almeno sugli atti del 1827, non pare incidano molto. D’altra parte in questo tentativo di leggere, attraverso gli atti, affari e fine vita dei chiaramontesi più operosi o più sfortunati non intendiamo sottrarre il mestiere ai giuristi storici.
La vita del villaggio
Nel villaggio, contadini, pastori e artigiani portavano avanti la loro esistenza variamente a seconda del proprio reddito. Certamente i giornalieri inoperosi e nullatenenti, i teracos poco attivi, gli artigiani meno competenti non dovevano passarsela bene con le periodiche carestie, con le febbri malariche, con i figli tracomatosi o con malattie gastro-intestinali che spesso li portava a diventare angioletti del Paradiso. Una discreta percentuale di bambini moriva dopo i due anni, quando iniziava la loro autonomia deambulatoria.
Le strade in terra battuta con le pozzanghere attiravano le zanzare e dai mondezzai, a seconda del vento, giungeva quella brezza di letame a cui bene o male la gente era abituata. Gli assegnatari annuali degli appezzamenti dei padros si davano da fare sebbene non sempre con grande affezione: la terra era della comunità ed è risaputo che i beni di tutti sono beni di nessuno. Il Monte Nummario, gestito dalla chiesa, faceva quel tanto che poteva e così il Monte Granatico mentre il resto era affidato agl’intrecci incontrollabili tra possidenti e loro dipendenti. I comparatici erano occasione di vantaggi tanto per gli uni quanto per gli altri, a seconda della gestione della coscienza, che spesso nemmeno il clero a ciò deputato poteva controllare. I possidenti non erano certo influenzati dal piglio capitalistico ancora informe e i lavoranti, stagionali o fissi, non nutrivano l’odio di classe che contraddistinguerà le isole rosse della Sardegna nella seconda metà del Novecento. Le scuole normali, con idonea dirama consiliare, disponevano del tanto necessario per la paga del maestro carmelitano, poco frequentate, ma funzionavano; il vicario e gl’intellettuali del paese (ecclesiastici diocesani, carmelitani, chirurghi, medici, flebotomi, levatrici, scrivani, maestri d’arte, bacellieri, licenziati, laureati, seminaristi e studenti delle classi boginiane in città) davano il loro contributo d’idee ai vari strati sociali sempre rispettosi però della Santa Religione e del Buon Re che si attivava per “la felicità” dei sudditi, secondo le teorie più illuminate dell’Ottocento dopo la bufera rivoluzionaria.
Un ottimo figlio di Chiaramonti, vince il concorso a rettore di Ploaghe, rettoria ambita, ma deperita.
In quello stesso anno il bravissimo teologo chiaramontese, Salvatore Cossu, fresco di studi di teologia, vinceva il concorso presso la Rettoria di Ploaghe ed ivi si trasferiva con vasto seguito familiare nonostante avesse scoperto che, dal punto di vista economico, aveva fatto un imperdonabile errore: scarse rendite e decime spesso inesigibili. Forse avrebbe fatto bene a concorrere ad altra più prebendata parrocchia, ma una volta iniziata la sua attività pastorale non se la sentì di lasciare “figli” fatti cristiani per i “figliastri” di altra parrocchia non educati alla fede da lui. I fedeli ploaghesi del resto gli mostreranno sempre grande affetto e obbedienza, donne comprese alle quali comprò fazzoletti di seta perché coprissero i ridondanti seni che fuoriuscivano dal costume. Presto acconceranno questo a maggior modestia. La forte amicizia con l’illustre teologo Giovanni Spano fece il resto. Di certo i fanciulli ploaghesi accorsero in gran numero alla scuola normale con precettori francescani e con la sua attiva sovrintendenza. L’uomo sull’istruzione non transigeva e per la verità 65 alunni frequentanti nell’Oratorio di San Timoteo non erano pochi.
I graduati chiaramontesi all’università di Sassari tra il Sette e l’Ottocento.
Prima di lui si erano graduati presso l’Università restaurata di Sassari un invidiabile numero di chiaramontesi che qui elenchiamo: Lorenzo Tedde Carcassona (maestro d’arte nel 1771), Pietro Valentino (bacelliere in Teologia nel 1774), Giovanni Satta Falchi (maestro d’arte nel 1777), nello stesso anno Matteo Tedde Carcassona (maestro d’arte), Gerolamo Cabresu Falchi (bacelliere in Teologia nel 1779) Leonardo Cossu (maestro d’arte nel 1786) Bachisio Usai (maestro d’arte nel 1789) infine, nel massimo dei gradi si laurea in Teologia Pietro Tedde-Carcassona (1796) e nell’anno di nascita del Cossu (1799) consegue il baccellierato in Teologia (1799) Francesco Maria Cherchi .
Nel primo ventennio dell’Ottocento si graduano Matteo Tedde-Carcassona (in legge nel 1802) che diverrà Prefetto dell’Università di Sassari,Gavino Vincenzo Franchini-Satta (bacelliere in Teologia nel 1817) Salvatore Cossu (laurea in teologia 1820) appunto il chiaramontese rettore di Ploaghe e infine, Cristoforo Falchi Sanna (bacelliere in Teologia nel 1823). Insomma non mancavano le teste pensanti nel piccolo villaggio. Alcuni di questi cognomi li abbiamo già rintracciati negli atti del 1826 e li rintracceremo nel 1827. Stilando una graduatoria tra i graduati dobbiamo rilevare che i membri della famiglia Carcassona e Tedde sono i più numerosi. Seguono i Cossu e i Falchi, quindi la famiglia Cabresu, Satta, Franchini, Cherchi, Usai, Valentino. Vedremo se in questo stesso ordine li rintracceremo intenti agli affari
Gli atti rogati nel 1827.
Gli atti rogati a Chiaramonti dal notaio Giommaria Satta di Codrongianos nel 1827 sono 35, di cui 20 compravendite immobiliari, case e vigne, 1 procura, 1 mandato, 1 imposizione di censo, 1 ipoteca, 1 permuta, 1 strumento di società di bestiame e 6 testamenti.
Gli atti non riguardano solo venditori e acquirenti di Chiaramonti, ma anche di Martis, Nulvi, Ozieri, Sassari. A noi interessa rilevare gli atti stipulati dai chiaramontesi.
I venditori sono Maria Amugà (probabilmente nulvese o comunque anglonese), Battista Quadu-Meloni, Maria Ferrali, Margarita Migaleddu, Maria Mureddu, Salvatore Seu-Masala, Francesco Tedde-Pintus, Giovanni Tedde, Giovanni Tedde Carcassona, Giuseppe Truddaiu, Unali-Meloni, Leonarda Maria Unali. Gli acquirenti sono Pietro Canu, Giorgio Falchi, Cristoforo Falchi, Luigi Franchini.
E’ agevole notare come tra coloro che fanno affari ci sono i non nuovi Tedde , i Tedde-Carcassona, i Tedde-Pintus, Giuseppe Truddaiu, i Falchi, spuntano anche i Franchini e compaiono gli Unali e Canu. Inutile parlare dell’attivissimo sacerdote Salvatore Masala, oriundo di Bosa, che come vedremo più in là si dedicherà talmente agli affari che non penserà mai a fare testamento. “A morte improvisa libera nos Domine!” Il presbitero, prete libero, pare diversificasse bene gli affari, a parte l’incidente della morte improvvisa.
Oltre le compravendite sono protagonisti di permuta Battista Quadu-Meloni e Leonarda Maria Unali con Luigi Franchini; Vincenzo Unali che riceve l’imposizione di censo a favore del sacerdote Salvatore Masala, Fanno una permuta anche Salvatore Brudroni e Giovanna Mura, mentre Pietro Manchia Leggieri e Giuliano Manchia di Chiaramonti si associano a Muschitta Cubeddu di Ozieri per l’allevamento di 124 capri, 34 capretti e 26 capre.
Fanno testamento i chiaramontesi Pietrina Cherchi e Salvatore Maddau.
Concludendo, gli attori della scena economica del 1827, dagli atti del notaio citato, reiterano alcuni cognomi del 1826 come Budroni, Masala, Migaleddu, Mura, Tedde, e si aggiungono quelli di Amugà, Canu, Cherchi, Quadu-Meloni, Maddau, Manchia, Falchi, Ferrali, Franchini, Leggieri Truddaiu, Unali.
Si ha l’impressione che man mano compaia una borghesia operosa e un presbitero in odore di probabile erogatore di prestiti che i creditori ricompensano con terreni e censi (tzensu), sbucano però da altre località probabili erogatori di prestiti che non avrebbero interesse a comprare fondi a Chiaramonti. In questo vortice di affari poi c’è chi perde e chi guadagna, per ora a noi non è dato sapere con chiarezza chi s’impoveriva e chi si arricchiva.
Rimando al prossimo contributo il testamento del giovane Salvatore Budroni che nomina erede universale lo zio Pietro Migaleddu “avendomi allevato ed in suo potere dall’età di nove mesi, mentre non ho conosciuto né Padre né Madre, fuorché lui che mi ha fatto da Padre e da Madre.” Ugualmente alla prossima volta un più ampio discorso sulla morte apparecchiata o addomestica a Chiaramonti nel primo Ottocento. Ai miei 5 lettori, ma se diventano 15 non me ne dispiace, la delizia della lettura dei regesti i cui nomi propri ho preferito colorare per quel lettore che ha la curiosità di ravvisare eventualmente antenati come Pietro Canu anche lui attivissimo, ma…Alla prossima volta!
Nota. Atti depositati e rilegati non sempre in modo cronologicamente esatto presso l’archivio di Stato di Sassari. Per maggiori indicazioni si vedano i contributi già pubblicati.
1
.1827 gennaio 1, Chiaramonti , f. 43.
Vendita di un terreno sottoscritto e segnato dal Signor Giovanni Tedde in favore dei coniugi Giorgio Falchi e Francesca Manca.
2
1827 febbraio 3, Chiaramonti f. 45.
Vendita d’un terreno sottoscritto e segnato dalla vedova Maddalena Pilisi e Fratelli a favore del signor Giò Filippo Cubeddu di Martis.
3
1827, febbraio 25 Chiaramonti f.49.
Vendita di una casa sottoscritta e segnata da Giacomo Pezanno a favore del Signor Antonio Demuru di Martis
4
1827, marzo 2 ,Chiaramonti f. 51.
Testamento numerato di Pietrina Cherchi (case, terreni, mobili, letto, tovaglie in lino, fazzoletti in lino, somma di denaro da destinare alla Chiesa per trigesimo ed anniversario).
5
1827 , marzo 28, Chiaramonti f. 53.
Vendita di un terreno sottoscritto e segnato da Giovanna Mundula Tedde a favore di Don Leonardo Sanna e donna Teresa Scanu di Martis.
6
1827, marzo 12, Chiaramonti f. 54.
Testamento della Signora Rosa Pintus di Martis. (tovaglie, lenzuole, fazzoletti, letto).
7
1827, aprile 7, Chiaramonti f. 56.
Vendita terreno sottoscritto e segnato da Giovanni Tedde Carcassone a favore del Sacerdote Baingio Patresu.
8
1827, aprile 16, Chiaramonti f. 58.
Vendita d’un piccolo chiuso e di una vigna sottoscritta e segnata da Elia Ara di Ploaghe a favore di Antonio Fiori.
9
1827, aprile 26, f. 60.
Vendita di una tanca sottoscritta e segnata da Giuseppe Truddaiu a favore di Salvatore Saba di Ozieri.
10
1827, maggio 20, Chiaramonti f. 61.
Vendita di terra sottoscritta e segnata da Caterina Busellu e Figli a favore del Sacerdote Stefano Spanu di Martis.
11
1827, maggio 22, Chiaramonti f. 64.
Vendita di un terreno da Maria Mureddu e Margarita Migaleddu Mureddu col loro curatore a favore di Giò Matteo Unali.
12
1827, luglio21 Chiaramonti f. 68.
Testamento del Signor Filippo Frau (terreni, case, denaro).
13
1827, luglio 21, Chiaramonti f. 70.
Procura per prestare omaggi e strumento di cauzione dai Signori Pietro e Giorgio Falchi a favore del signor Giuseppe Maria Ara di Cagliari
14
21-07-1827, luglio 21 Chiaramonti f. 72.
Mandato speciale da Don Leonardo Sanna a favore dell’avvocato Don Francesco Maria Tola di Sassari.
15
1827,giugno 26, Chiaramonti f. 73.
Vendita metà terreno sottoscritta a segnata da Unali Meloni a favore di Giuseppe Truddaiu.
16
1827, giugno, Chiaramonti f. 75.
Strumento d’imposizione di censo da Vincenzo Unali a favore del Sacerdote Salvatore Masala.
17
1827, giugno 8 Chiaramonti f. 77
Strumento di permuta sottoscritta e segnata di coniugi Battista Quadu-Meloni e Leonarda Maria Unali e dall’altra Luigi Franchini.
18
10-06-1827, giugno 6, Chiaramonti f. 81.
Vendita di terreni sottoscritta e segnata da Gianbaingio Casu a favore di Gianmaria Copiega.
19
1827, giugno13, Chiaramonti f. 83.
Testamento di Giovanni Mura e Caterina Capu (terreni, vigna, casa, mobili, denaro).
20
1827, giugno 13, Chiaramonti f. 85.
Apaga disendi del notaio Antonio Patresu a favore dell’agricoltore Salvatore Manunta.
21
1827, giugno 19, Chiaramonti f. 85.
Vendita di un terreno sottoscritto e segnato dal Sacerdote Salvatore Seu Masala a favore del Sacerdote Baingio Patresu.
22
1827, giugno 27, Chiaramonti f. 88.
Vendita terreno sottoscritto e segnato da Maria Amugà e consorte Raimondo Ferrali a favore di Cristoforo Falchi.
23
1827, luglio 11, Chiaramonti f. 92.
Consegna del testamento di Donna Teresa Mullita di Martis.
24
1827, settembre 10, Chiaramonti f. 96.
Vendita terreno sottoscritto e sefnato dal Reverendo Gioluca Cabresu di Ampurias a favore di Luigi Ruiu.
25
1827,settembre 5, Chiaramonti f.98.
Testamento di Salvatore Maddau. (casa, terreni, piccolo chiuso, mobili, denaro).
26
1827, agosto 16, Chiaramonti f.100.
Testamento della vedova Giovanna Battista Marras (vigna, denaro, terreni, pentole, mobili, casa).
27
1827, agosto 24, Chiaramonti f. 103.
Vendita di una vigna sottoscritta e segnata dagli amministratori dei Monti di Sassugone a favore di Leonardo Ruggiu.
28
1827, agosto 26, Chiaramonti f. 106.
Vendita terra sottoscritta e segnato dal Signor Francesco Tedde Pintus a favore di Pietro Canu.
29
1827 agosto 26, Chiaramonti f. 108.
Permuta giurata di Salvatore Budroni e Giovanni Mura.
30
1827, settembre 4, Chiaramonti f. 110.
Vendita di un terreno sottoscritta e segnata dal Signor Luigi Barauaiu a favore di Baingio Oggianu di Martis.
31
1827, settembre 4, Chiaramonti f.112.
Promessa con cambio sottoscritto da Vittorio Puliga e dal Sacerdote Don Carlo Massareo di Martis.
32
1827, settembre 9, Chiaramonti f. 115.
Vendita di un terreno sottoscritta e segnata dai coniugi Andrea Budroni e Francesca Mapiolla di Martis a favore del Signor Ambrogio Oggianu.
33
1827, ottobre 19, Chiaramonti f. 118.
Vendita di un terreno sottoscritto e segnato da Vittorio Puliga a favore di Leonardo Sanna e di Donna Teresa Scanu di Martis.
34
1827,ottobre 30, Chiaramonti f. 120.
Vendita di una vigna sottoscritta e segnata da Salvatore, Pasquale, Angelo, Antonio fratelli Lossaru a favore di Matteo Perineddu di Martis.
35
1827 novembre 4, Chiaramonti f. 122.
Strumento di Società DIL N° 124 Capri e 34 Capretti e altre 26 capre sottoscritto e segnato tra Giovanni Muschitta Cubeddu d
di Ozieri e da Pietro Manchia Leggieri e da Giuliano Manchia di Chiaramonti