L’orto botanico cagliaritano di Paolo Amat di San Filippo
Dopo l’istituzione della Cattedra di Chirurgia nell’Università di Cagliari, fu chiamato a ricoprirla il Chirurgo piemontese Michele Plazza, di Villafranca . Il Plazza svolse fin dal suo arrivo una zelante attività per migliorare la preparazione dei chirurghi e le condizioni degli ospedali sardi, ma nel frattempo curò anche la raccolta di campioni delle ” Produzioni naturali” dell’Isola. Questa sua attività è documentata da un Dispaccio del vicerè don Francesco Tana conte di Santena del 15 Dicembre 1760 , indirizzato al conte Giovanbattista Bogino di Migliandolo, ministro per gli Affari di Sardegna, nel quale fra l’altro è detto: “…Sendosi comunicata al V. professore di Cirurgia Plassa li graziosi di Lei sentimenti a di lui riguardo, n’è rimasto confusoe colmo di ben rispettosa riconoscenza, Egli sta lavorando compatibilmente colle altre sue incombenze alla descrizione delle produzioni d’istoria naturale delle quali il V. Castelli gliene ha procurate 14 casse, e quanto all’amministrazione dell’ospedale di San Giovanni di Dio ho tenuto inteso il V. Intendente Generale di far separare le detagliate memorie, che ne ha prese per essere consegnate al comm. Graneri cui appoggerò essa ispezione”.
L’intendente Generale menzionato era l’avvocato Antonio Bongino, e il Castelli citato, era il lucchese Domenico Castelli, capitano del Porto d’Alghero, capostipite dei nobili Castelli sardi.
Il Professor Plazza aveva tentato la coltivazione dell’indaco, del caffè, del the, facendo arrivare i semi dell’indaco dalla Spagna, e le piante di caffè e di the dal “Jardin du Roy” di Parigi. A questo proposito, il 21 dicembre, il vicerè scrisse al Bogino : “…Viene il mentovato Sig. professore di Cirurgia plassa di soggiungermi quanto all’indico, ed altre produzioni naturali, che sarà necessario comprare un campo per fare un orto botanico, e parendomi opportuno il pensiero ne la tengo intesa nel prevenirla, che la spesa non dovrebbe essere considerevole…”.
E il 21 Marzo 1761 . “..lo stesso Professore (Plazza) ha cominciato a seminare poche grane del seme di Indigo, e si è trovato un campo di due giornate circa esposto a mezzodì tra la porta Villanova e quella del Gesù di terreno grasso col pozzo da servire all’Orto Botanico. Il padrone lo cede allo stesso prezzo, che gli è costato di 270 scuti circa, e si crede di poterlo far cingere di muro coll’opere de’ forzati, ed altrettanta spesa, la qual non è sembrata di entità relativamente allo oggetto, cui è destinata, e poiché il contratto è da buon Padre di famiglia attesa la vicinanza di esso fondo, alla città, e il reddito, che ne perceve il proprietario, quindi vo a lasciare l’ordine perchè se ne faccia l’acquisto a seconda delle Regie intenzioni che me ne ha fatte pervenire.”.
E l’8 Giugno 1761 : “…Gli sperimenti del seme di Indico quantunque fatti in diversi tempi, e Terreni non hanno riuscito, ciocchè mette in qualche sospetto, che per avventura non siasi inabilitato a pullulare prima di darlo, non pertanto se ne faranno altre prove, ed in ogni evento si tenteranno li mezzi per averne, se sarà possibile di quello, che sia legitimo giacchè questo clima si c4rede proprio per essa produzione. Si sta lavorando col mezzo de’ forzati all’allineamento dell’orto botanico, di cui mi riservo inviarle il disegno; intanto mi giova dirle sul proposito che dopo li successivi benefici Regi provvedimenti emanati in breve giro di tempo, li quali questo regno riconoscerà perpetuamente dalla Munificenza di S.M., sarebbe desiderabile, che vi fosse in questa capitale un qualche Monumento di quelli, che cadono sotto li sensi, il quale ne segnasse vieppiù la Gloriosa Memoria, ed il divisato orto botanico potrebbe appunto servire ad un tal fine, se si facesse con quella decenza, che si conviene al Ven.mo R.o nome nella circostanza, che si trova ben esposto in veduta del Porto, e che esso stabilimento sarà ad avere una maggior cognizione de’ semplici, ed impareranno a trovare sotto questo cielo que’ generi, che ora fanno venire dagli esteri con loro dispendio, ai quali saranno un tempo in istato di fornirne. mi è paruto doverle fare questo cenno a vista altresì della naturale pubblica aspettastiva di vedere qualche cosa di grandioso, locché per altra parte si procurarebbe far eseguire con le regole di buona Economia, aggiunga il principale motivo del sommo mio interessamento in tutto ciò, che riflette alla gloria della M.S…”.
E lo stesso giorno . “…sul proposito aggiungerò all’E.V.che il Sig. Agostino Grondona ha trovato nella villa di Uta dei terreni molto propri per essi semineri (de’ Tabacchi), ed ha cominciato a farne piantare nella stesa di uno starello per modo di sperimento coll’idea di proseguire a suo tempo l’intrapresa piantazione…”.
E il 24 Luglio : “…ho la ßoddisfazione di parteciparle, che nella diverse esperienze fatte del seme d’Indico si ßono finalmente vedute pullulare due piante, le quali si stanno osservando dal Professore Plazza nel loro progresso, ma siccome queste non sarebbero bastevoli per la prova della macerazione, così conviene seminare a suo tempo le rimanenti nell’orto botanico per tentare d’averne una maggior quantità, onde si possa devenire all’intiero sperimento, di cui appresso sarà ragguagliata. Intanto per ciò concerne l’orto sovraccennato differisco a trasmetterle il dissegno, il quale tutt’ora si sta formando nella maniera più addattata agli oggetti, e si lavora continuamente coll’opera de’ forzatiai trasporti di terra, che non tarderanno a compirsi, e poscia s’intraprenderà il muro di cinta, onde nel mese vegnente di settembre si possano cominciare gli sperimenti. la idea si manifesta nell’assetto grandioso, come conviene ad un’opera Reale, ed il Pubblico crede che la spesa sia egregia /ciocchè non lascia di fare il buon effetto, che l’E.V. vede/ ma non è così, anzi sarà moderata a vista dell’Economia, che vi operava in tutto si nei materiali, li quali si trovano in parte sopra luogo nell’escavazione, che nella sabia, ed acqua già rinvenuta a portata. In oltre ho fatto scegliere dalle galere 10 Muratori, che uniti ad altridue di questi forzati sarannopropri per la costruzione del divisato muro, con che viene a rendersi insensibile la detta spesa come appunto Ella me ne prevenne.Quella della casa sarà pure ben moderata, la quale non solamente servirà all’uopo della botanica, ma ancora alle adunanze dell’Accademia dell’Agricoltura, che si pensa di stabilire, seS.M. si mdegna approvarne il pensiero, e V.E. appoggiarnelo a vista delle utilissime conseguenze, delle quali è fecondo. In questa vi potrebbe essere il sig. Marchese d’Albis, il di lui genero Sig. Marchese di San Filippo, il Conte di Bonorva, il Censore sig. don Pietro Ripol, il sig. vice Conte di Fluminimaggiore, ed altresì de’ Prebendati, tutti buoni Padri di Famiglia inclinati ad internarsi nelle produzioni della terra, ed a coltivarne la feracità si aggiungeranno altri, e poiché il sito non tralascia d’essere di una considerevole ampiezza, vi si potranno fare delle sperienze, le quali non possano non essere vantaggiose; si lascierà luogo ai lodevoli curiosi di essere spettatori, e di questo e dell’altro Capo, acciò le buone cognizioni sieno portate dovunque, e si potrà dare una notizia dei libri, che trattino della materia, e sieno propri per essere introdotti nel Regno. Questa perspicace nazione condotta coi veri principj, e convinta dagli sperimenti, farà dei progressi non inferiori a quelli dell’altre più colte, che si trovano in circostanze meno favorevoli dal canto della fecondità de’ terreni. quindi l’E.V. comprende dove ho sempre indirizzate principalmente le mie mire, mosso altresì dal tetro ritratto della fame, che in passato con indecibile mia sensibilità dovetti avere davanti agli occhj in un Regno naturalmente abbondante, non sieno che dell’idea, in cui vieppiù mi confermo che portando l’Annona a quel segno, di cui è suscettibile il Paese prenderanno radice li benefici provvedimenti di S.M. a vantaggio di questi fortunatissimi popoli. Dalla qui giunta copia d’articolo di lettera del Sig. Cavaliere guibert Governatore di mSassari scorgerà come siasi colà cominciato allevare dei bigatti in maggiore quantità di quello si facesse in passato assegno che in quest’anno abbiano prodotto cinque cantara di cocchetti, ma che per difetto di Persone pratiche a filarli sieno stati costretti venderli al vile prezzo di soldi cinque di questa moneta per caduna libra, e così pure rileverà, che desidererebbe si mandassero dal Piemonte delle donne ad un tal fine. gli ho risposto che prima di dare esso passo era necessario saperne il numero a un dipresso, e come si sarebbono potuto mantenere nel rimanente dell’anno, passata la filatura, che si prevedeva non potess’essee longa,mi ha replicato, che mi avrebbe recati essi riscontri li quali sto attendendo. Desidererei però, che l’E.V. si compiacesse illuminarmi anche in questa parte se se ne debba coltivare la idea la quale già da molto tempo si pratica in alcune Ville del Regno, e specialmente in Dorgali, ed Orosei, senzacché abbia prosperato. Non entrerò a parlare se esso stabilimento sia conciliabile colle convenienze degli Stati di Terraferma di S.M., dirò bensì relativamente alla Sardegna, che per avventura potrebb’essere più vantaggioso di tirare un miglior partito del prodigioso numero di piante di olivi, e rettificare la maniera di fare l’oglio, come da qualche accurato padre di famiglia si è principiato a praticare con felicità. Del resto dov’Ella fosse curiosa di sapere come si mette in opera la seta nell’accennate Ville, le trasmetto un fazzoletto di quelli fabbricati nella prima su dei telai formati da que’ Terrazzani alla meglio, e di loro invenzione, una delle qualità che hanno essi fazzoletti si è d’essere di molta durata.
Nelle dette escavazioni dell’Orto Botanico sendosi trovate delle piccole monete, le ne trasmetto un gruppo, si crede che le une, le quali hanno l’aquila sieno de’ Pisani, e l’altre de’ genovesi, ciocch non posso osservare. Si sono parimente scoperti dei sepolcri fatti rozzamente….”.
E il 10 Agosto : “All’anzidetto v. Conte di Monteleone si consegna pure il disegno dell’Orto Botanico, la di cui spesa non può essere di considerazione a vista che i trasporti della terra ormai terminati si sono eseguiti coll’opere de’ Forzati, buona parte de’ Materiali si trovano nell’escavazioni, e così l’acqua, e la sabbia come già ebbi l’onore accennarle. Ora si sta profittando dell’opera de’ remiganti delle Regie Galere, rincrescendomi, che il v. cav.di Blonay mi abbia fatta istanza per la restituzione de’ Maestri Muratori li quali dice dover essere impiegati a Villafranca.”.
e il 20 Agosto : “Dal Sig. comandante di essa squadra si sono lasciati a terra sei Maestri Muratori dei dieci, che si erano destinati alla Fabbrica del Muro di cinta dell’Orto Botanico…”.
E il 18 Settembre : “…A seconda della prevenzione in cui mi ha posto riguardo all’Orto Botanico, e formazione del muro di cinta, che va ad intraprendersi, si procede colla maggior economia, ed insensibile spesa…”.
E il 19 Ottobre “…L’Autore del disegno dell’Orto Botanico, cui ho comunicato l’articolo del di Lei foglio de’ 4 Settembre a spiegazione co’ numeri delle varie parti diferentemente delineate, ha recato la qui giunta Memoria, ed ho rimesso le avvertenze del Sig. D.re Allione al Sig. professore di Cirurgia Plazza che saprà farne uso per rendere più utile esso stabilimento. In proposito dell’accennato Professore ho il piacere di dirle, che nella di Lui scuola si vanno aumentando gli studenti a segno, che si sono dovuti aggiungere de’ Banchi, ed oltrepassano il numero di 30, tutti diligente coltivati. Fra essi ven’è uno mantenuto dal zelante Monsignor Pilo, la cui Diocesi è molto mal fornita in esso genere di Periti…”.
Il Dottore Allione menzionato era il professore di Botanica dell’Ateneo torinese abate Carlo Allioni, autore della monumentale “Flora Pedemontana”.
E ancora, lo stesso giorno : “…Il lavoro dell’Orto Botanico a cagione della molta Economia, che si fa osservare, si continua con qualche lentezza, non essendo per ancoterminato il muro di cinta, a cui si sta travagliando, senzacché quindi si tralasci di porre in stato li quadri lunghi, onde verso la metà dell’entrante mese si comincino li piantamenti, quello della alea, alla diritta entrando, è di già compito. Tralascio di trasmetterle il disegno della Porta per essere riuscito troppo dispendioso, cioè di 5/mm di Piemonte circa di spesa, che fa ridurre ad un ordine più semplice, ed insieme decente, e consisterà in un cordone, ossia cornice fiancheggiata da due lezene con un quadrato per la breve iscrizione col venerando nome di S.M. e sopra di essa l’arma reale sostenuta dai supporti postati sudi alta cornice su entrambi i due lati. Le linee dei contorni sono raddrizzate, e rettificate in maniera che il pubblico se ne compiace, e possono servire di modelloagli altri regnicoli. sono rimasto ben soddisfatto della maniera, con cui li Regolari, Cause Pie, e Proprietari de’ fondi vi hanno contribuito, cedendo volentieri il terreno necessario ad esso restauramento con la compensa, che loro n’è potuto risultare di altra terra, ed ora si stanno perfezionando con qualche spesa dalla città, e di queste ne trasmetterò la pianta antica, e moderna dappoiché saranno terminate…”.
E il 23 febbraio 1762 : “Venendo all’orto botanico la porta in prima disegnata si è ridotta ad un ordine più semplice come osserverà dall’unito disegno del v. Cap.no Ing.e cav. Belgrano, ed in vece della pietra forte si era determinato surrogarvene d’altra qualità detta “Tramezzaria” la quale resiste ai venti, è poscia riuscito di darla ad impresa per Scuti 100 prescindendo dall’arma Regi, ed a vista di si tenue spesa, quando mi pervenne il di lei foglio, già si era posto mano all’opra, per modoché si trovava formato il zoccolo, e le lezene laterali dell’altezza di due piedi, ho fatto sospendere il lavoro in attenzione del diswgno, che mi fa sperare del v. Architetto Borra, e di quelle determinazioni che mi farà pervenire. Quello che ho costì trasmesso del divinato orto botanico non essendo stato accompagnato da veruna esposizione, come V.E. mi ha accennato, epperò ad ogni buon fine ho l’onore di dirle, che questa si trova declinare 22 gradi da mezzodì a Levante in luogo elevato, ed in prospetto all’entrata del porto dalla parte di S. Elia, epperciò mi sembravano ben collocate le Armi di S.M., le quali non eccederebbero la spesa di 40 in 60 Scuti. Parmi dovernela prevenire, che all’ingresso in questo Golfo si presentavano de’ pantani lungo la spiaggia, ed in vicinanza degli orti, e campi attigui, e l’aspetto di Cagliari dal mare riesciva meno vantaggioso. Essi terreni erano paludosi a segno, che escavando la terra luogo a luogo alla profondità di un palmo vi sorgeva l’acqua dal mare, permodoché in quest’anno, in cui le pioggie sono state straordinariamente copiose, ed il mare burrascoso, si andavano a formare uno stagno con grave pregiudizio della salubrità dell’aria alle porte della Citt, nè sarebbero più state transitabili le strade, che vanno al Santuario della V. di Bonaria, e delle Saline se non se con troppo gravi spese. A ciò si è riparato in tempo con li trasporti considerevoli di Terra, onde viene tolto il temuto pericolo, e ad un tempo si è formata un’ampia strada coi fossi laterali il piantamento di alberi, ed il colo delle acque, ed in tal guisa si sono raddrizzate le altre de’ contorni, abbattute le folte siepi, in mezzo alle quali si sono commessi fino degli omicidi, in qualche governo, cosicché il colpo d’occhio riesce parimente vago alla vista, altresì dal Porto, e l’anzidetto Orto botanico forma parimenti un esteriore ornamento, che mi è parso suscettibile delle Armi Reali. La Fabbrica poi delineata nel disegno compirebbe l’opra, e fra le altre utilità ne risulterebbe quella dell’adunanza de’ Sig. associati dell’Accademia privata di Agricoltura, che sarebbero a portata di vedere li sperimenti, e nel giardino della stessa Botanica, e ne’ terreni vicini, ne’ quali all’opportunità si possano fare delle prove col consenso, e senza pregiudizio de’ Padroni de’ fondi, quale adunanza in luogo 3° servirebbe al disimpegno della delicatezza, onde gli uni non vogliono recarsi a casa degli altri. Del resto il mentovato Orto a me pare possa portarsi al segno d’essere utilmente qui in relazione coi celebri . naturalità di codesta capitale e delle altre colte Nazioni…”.
Il 19 Giugno 1762, il nuovo Vicerè, cavaliere Giovanni Battista Pellegrino Alfieri di Cortemiglia scriveva al ministro Bogino : “Starò in attenzione semprechè si tratterà d’opere urgenti al pubblico giudicio specialmente in materia d’Architettura Civile, acciò no si devenga alla esecuzione de’ disegni senza la previa approvazione, e si farà mettere in opera quello addattamente formato di buon gusto dal celebre Sig. Architetto Borra della Porta di questo Orto botanico, colle segnate direzioni, prescindendo dallo altro, di cui è parlato nel foglio H, con i rilievi fttivi. Tostochè il Sig. capitano Ingegnere Belgrano, incaricato di formare il calcolo della spesa necessaria alla costruzione della fabbrica delineata nel primo piano, vi avrà compito, le lo farò pervenire accompagnato da un certo specifico di quella sin qui fatto attorno al medesimo Orto…”.
E il 26 Giugno successivo : “…In attenzione del calcolo della spesa necessaria alla costruzione della fabbrica delineata nel primo piano dell’Orto botanico, che mi riserbo farle pervenire, comincio a trasmetterle il conto specifico di quella sin qui fatta attorno il medesimo daccui si compiacerà rilevare, che se si fossero date ad Impresa le opere fin’ora eseguite, avrebbero importato L. 9454, dovecchè ad economia la spesa ascende a L. 2084 di questa moneta, risultandone il risparmio di L. 7369.16.6…”.
E il 12 Luglio : “ …Qui unito troverà il calcolo, che viene di rimettere il Sig. Capitano Ingegnere Belgrano della spesa della fabbrica dell’Orto Botanico,la quale dandola ad impresa ascenderebbe a L. 6200, e ad Economia a L. 2200; non considerati li boscami necessarj pei solari, incatenamento, e coperto, che si prenderebbero dai Regi Magazzini…”
E il 24 Agosto : “…Col medesimo l’Intendente Capo (Cassiano Vacca) si concederà il tempo di far porre mano alla Fabbrica dell’Orto Botanico, onde si compisca l’opera, che non può non essere vantaggiosa…”
A seguito della improvvisa morte, il 1 Aprile 1763, del vicerè Alfieri di Cortemiglia, lo sostituì, in attesa della nomina del nuovo Vicere, il cavaliere don Carlo Giuseppe Solaro di Govone. Il nuovo Vicerè, don Francesco Luigi Costa della Trinità, balì dell’Ordine di Malta, nominato con Patenti del 30 Luglio, giunse a Cagliari il 5 Settembre.
Il 30 Settembre il Vicerè Costa della Trinità scriveva al Bogino : “…e rispetto all’Orto Botanico mi conformerò alle Regie Intenzioni nel riservarmi trasmetterle una breve Relazione dello Stato in cui si trova che sta distendendo il Sig. Professore di Cirurgia Plazza. la scuola di essa facoltà continua a fare felicemente dei progressi, onde non può il Pubblico non rimanerne convinto all’evidenza de’ vantaggi, che ne risultano dall’anticipato utilissimo provvedimento, di cui procurerò viepiù promuovere l’avanzamento…”.
Il Bogino, considerato l’enorme esborso finanziario che fino a quel tempo era stato profuso dall’Intendenza Generale, per la realizzazione dell’opera faraonica quale sembrava dovesse infine risultare l‘Orto Botanico, così scriveva il 20 Giugno 1764 al Vicerè : “ …L’Orto Botanico è opera intrapresa, e stabilita avanti il governo di V.E. la quale non deve farsene carico di modo alcuno. Si contenti però, che la ponga in avvertenza di non lasciarsi dire, che intanto non si è trasmesso il conto, che Le avevo dimandato, perché sapevasi che il Sig. Intendente Capo era attorno a farlo ricavare, come si esprime nel di Lei dispaccio, non essendo ciò assolutamente vero, poiché io scrissi a V.E. di mandarmi detto conto fin dai 30 agosto passato, e non m’indirizzai al nominato Sig. Intendente, se non ai 25 d’Aprile scaduto, quando vidi, dopo si lungo tempo, che non m’era avvenuto di riceverlo per il di Lei canale. Ora lo stesso Sig. Intendente viene appunto di rimettermene una nota in dettaglio, di cui mi unisce il ristretto a V.E., con dirle quanto sia stata la mia sorpresa, colla quale si è dovuto vedere qui la somma grandiosa, a cui ascendono dette spese, quando, allorché trattasi d’assumere l’impegno, si fece comparire si modico il costo, come l’E.V. potrà riconoscere dai Dispacci, di cui per maggiore sua facilità unisco in foglio a parte la data col ristretto di ciò, che portano su questo riguardo. E’ vero, che la manutenzione de’ forzati, come la paga del Misuratore ed Algozino sarebbe egualmente occorsa, prescindendo anche da’ lavori seguiti attorno detto Orto, ma si sarebbono almeno potuti impiegare gli uni, e gli altri in opere di vantaggio all’azienda, ed al pubblico, mentre si sa, che nè anche gli agrumi, e Piante comuni possono sussistere nell’Orto Botanico, non che le altre Piante, ed erbe singolari, come V.E. sopra luogo è in caso di saperlo meglio di me, potendo ora sentire anche il Sig: D.re Paglietti, che ho incaricato di trasmettermene una relazione distinta . Ciò, che riesce più sensibile, si è, che il contante impiegato inutilmente in quest’oggetto, si sarebbe potuto spendere con tanto vantaggio in varj altri di certa utilità alla Cassa, ed al Regno, che per difetto appunto di pecunia sono finadora rimasti senza esecuzione, e fra gli altri la fabbrica della polvere, ed i Magazzini, e pendaggi pe i Tabarchini. Si contenterà pertanto V.E. d’informarsi chi siano stati i Consultori, e promotori di dett’opera, che qui però non s’ignorano, e chi ha date le informative, per fargli sentire se questo è il modo di servire il Re, e di sorprendere la sua approvazione, con dare alle cose un si diverso aspetto, e lasciar ignorare il vero. Riflettendo intanto a tutti i casi possibili, ove mai si fossero continuati i lavori intorno detto Orto, non ostante l’incarico portato dalla suddetta mia de’ 31 Agosto di sospendere il proseguimento, V.E. darà ordine per farli cessare dal momento. Dal complesso di tutto ciò verrà anche a rilevare l’E.V. quanto facilmente s’insinuano costì gl’impegni di opere all’apparenza di utilità, e con poco accertamento delle spese, che nell’esecuzione vanno poscia crescendo a dismisura, E non dubito, che piglierà norma da questa medesima sperienza, in cui Le replico non aver Ella avuto parte alcuna, per ben maturare ogni cosa prima di prestarsi a proporre, od intraprendere degli assunti…”
E aggiungeva un:
Ristretto delle spese fatte in Sardegna attorno l’Orto Botanico
Moneta sarda Moneta di Piemonte
Acquisto del Campo
Provvista materiali
Paghe dei lavoranti 7288.17 11662.3.2
Rinfresco a’forzati
Gratificaz. e valore degli utigli, ed effetti
estratti dai Regi Magazzini (non compresi gli utigli) ed effetti tuttavia esistenti e che possono restituirsi, sebbene deteriorati dall’uso.
Manutenzione de’ Forzati 7588.16 12142.1.7
paga dell’Algozzino 510 816
Paga delMisuratore che ha assistito a detti lavori 1173.6.8 1893.6.8
Totale 16560.10.8 26513.11.5
Ricavo d’Articoli di Dispacci relativi all’orto Botanico di Cagliari
Dispacci del Vicerè Dispacci di Segreteria
21/12/1760 Essendo parso opportuno 31/1/1761 Qualora la spesa non rilevi
al Vicerè il pensiero delProfessore un oggetto di entità, a vista della
di Chirurgia Plazza, di comperare situazione, in cui allora era la Cassa;
un campo, onde formarne un Orto S.M. approva che si devenga alla
Botanico per varie produzioni Compera divisata. naturali; ne informa, prevenendo che la spesa non avrebbe dovuto essere considerevole.
21/371761 S’andava ad ordinar 25/4/1761 Non rimane che replicare la compera del campo per l’Orto sulla detta Compera, senonché è Botanico al prezzo di 270 circa e approvata da S.M., in un col pensiero si pensava di poterlo far cingere d’impiegare i forzati alla costruzione di muro con altrettanta spesa del muro di cinta per rendere meno impiegandovi però i forzati. sensibile la spesa. 270, 540.
8/6/1761 Si progetta, colla 2/7/1761 Si comprende l’oggetto di congiuntura dell’Orto Botanico, tale eccitamento: ma il pensiero d’erigere qualche monumento cade in tempi infelici; oltreché per segnare il governo di S.M. sonovi altre opere, da cui conviene cominciare. Quando però la spesa fosse modica, non si lascierebbe di dare la mano.
27/771761 L’idea si manifesta 21/8/1761 Si rinnova l’avvertenza nell’aspetto grandioso, che si di rendere modica la spesa conviene, ed il Pubblico crede che la spesa sia egregia, ma non è così, anzi sarà modesta, a vista dell’Economia, che si osserva in tutto, e che i materiali si trovano in parte nell’escavazione, e si è già rinvenuta a portata la sabbia ed acqua.
10/8/1761 La spesa non può essere 4/11/1761 Non si crede di dover di consideraz.ne stante l’opera de’ rinnovare l’avvertenza dalla possibile forzati, ed i motivi addotti nella riserva ed economia, essendosi precedente persuaso, che nulla s’ometterà di ciò, che possa render la spesa insensibile.
18/9/1761 A seconda della prevenzione 6/1/1762 Dalle premure fatte al Vicerè si procede colla maggior economia per la maggior economia in questo ed insensibile spesa. assunto, ha dovuto rilevare che non si sarebbe approvata l’indicata spesa. Si prende quindi occasione d’accennareche, ogniqualvolta occorrano nuove costruzioni, dovranno prima trasmettersi i disegni per essere approvati. Intanto si previene, che se ne manderà uno prospettato dal Sig. Architetto Borra, semplice, e vago insieme, e di poca spesa; riservandosi l’arma R.le con qualche maggior ornamento per la porta dell’Università degli Studj. 23/271762 Ridotto ad un ordine 27/4/1762 Siccome, a vista del segno, più semplice il disegno della Porta, cui è solamente portato il lavoro della già si era posta mano all’opera, a Porta, si giudica potersi ricondurre vista della tenue spesa di Scudi facilmente sul disegno del Sig. Architetto 100, quando ricevutosi l’annunzio Borra; non avrà, che ad eseguirsi, del nuovo disegno promesso, si fece riservando le Armi R.li per la Porta sospendere la continuazione del lavoro. dell’Università. Rispetto poi alla costruzione della fabbrica delineata nel primo piano dell’Orto Botanico; prima di prendere nuovo impegno, si desidera il calcolo della spesa necessaria, accompagnato da un conto specifico di quella, che già si è fatta attornoil medesimo Orto.
19/6/1762 Si eseguiranno gli 11/7/1762 Si vedrà volentieri il conto ordini ricevuti al proposito, accennato a fine di darvi esecuzione e si trasmetteranno i calcoli a tempo proprio. Il Sig. Conte Tana domandati. aveva già prevenuto della tenue spesa fattasi come meglio si rileva dal conto annotato.
26/6/1762 Si riserva tuttavia 5/8/1762 A vista della tenue spesa, non di inviar il conto della spesa per s’avrebbe difficoltà, che si la fabbrica delineata nel primo intraprendesse la fabbrica progettata. piano dell’Orto Botanico. Ed Ma siccome continuando a mancar intanto si comincia a mandar le estrazioni, sarà angustiata la R.a quello della spesa fatta fino Cassa. Così converrà farne parola allora intorno al med.mo, da coll’Intend.e Capo, per addattare i cui si rileva,che, se si fossero passi alle circostanze. date ad impresa le opere eseguite avrebbero importato L. Sarde9454 quando ad economia rilevano solamente 2084 onde risulta il risparmio di 7369.
24/8/1762 Si concerterà collo 31/8/1763 si crede, che non sarà Intendente Capo il tempo di por ancora stata eseguita essa opera; mano a detta fabbrica, che no n ed in ogno caso s’ordina di può non essere vantaggiosa. sospendere l’eseguimento; desiderandosi intanto di sapere cosa siasi già operato, e che si trasmetta un conto esatto di tutto lo speso attorno all’Orto suddetto.
30/9/1763 Si conformerà alle Regie Intenzioni, e si riserva di mandar una breve relazione dello Stato in cui l’Orto si trova.
Il 20 luglio 1764, il Vicerè al Bogino : “…Sul complesso di ciò, che mi scrive intorno all’Orto Botanico ne interpellai il Segretaro di Stato (Avvocato Giuseppe Antonio Maria Ponza di Casale) a dirmi com’era andata la cosa, ed egli confesò ingenuamente, che quando trattossi di una tal opera ha commendato a S.E. il Sig. conte Tana l’impresa, creduta tantoppiù opportuna, che quindi i Regnicoli avrebbero potuto imparare a conoscere i semplici, de’ quali abbonda il Regno, sebbene per difetto di perizia si facessero venire da fuori. la idea è paruta tale a secondare con efficacia le clementissime Regie Intenzioni, onde colla erezione della cattedra di Cirurgia, ha voluto prevedere alla salute e conservazione de’ Popoli, motivi questi, onde il prefato Sig. Conte Tana, animato dal conosciuto di lui zelo, ne ha promossa l’idea con impegno, e gliene spiaceva la lentezza della esecuzione, che dovesse essere tenue la spesa lo persuadeva la sorgente d’acqua sopra luogo, e l’arena pure trovatasi, non meno che la pietra, che si aveva senza costo dalla vicina carriera, trattone il trasporto, che per la maggior parte si fece da forzati, giunta l’opera di essi, e le attenzioni del Sig. Professore Plazza.
Del resto quanto all’Economica direzione disse di non avervi presa alcuna ingerenza, salvo quella dell’estensione dell’ordine de’ S.S.ri Vicerè da nedesimi firmato alla R.le Intendenza di andare somministrando, sulle richieste del Sig. Capitano Ingegnere, le partite e robe necessarie per portare l’opera a compimento. Soggiunse, ch’egli vedendo gli operaj come andassero adagio nel Lavoro, si spiegò replicatamente dol medesimo Sig. Conte Tana, che prevedeva non lo avrebbe visto terminato, non ostanti gli ordini da lui dati, affinchè si accelerasse. Premessi gli accennati vantaggi dell’acqua, pietra, ed arena, e de’ Forzati, è sembrato dovesse essere ben moderata la spesa. Si crede, che l’anzidetto Sig. Conte Tana si vorrà ben sovvenire degl’intoppi occorsi in sul principio, ed in progresso, che hanno rese inefficaci le di lui economiche mire. Nel mio particolare le dirò, che fino dalla prima volta, che mi recai a visitare il sito scelto non l’ho trovato proprio per un Orto Botanico, e che dissi al Sig. Intendente Capo di farne sospendere la Fabbrica progettata.
E il 15 Agosto 1764, il Bogino al Vicerè “ …I riscontri, che V.E. mi reca intorno all’impresa, e successivo avvanzamento dell’Orto Botanico, sono coerenti all’idea, che da buon tempo la M.S. se n’era formata, che il Professore Plazza, ed il Segr.o di Stato hanno invaghito il Sig. Conte Tana col pensiero di lasciare un monumento perenne del suo Consolato, senza prima accertarne il vantaggio, e la spesa; e, quello, che è più, con aver sorpresa su questi due punti la di lui Religione, e la medesima approvazione del Re con informative meno sincere, come Ella lo vedrà dai dispaccj, di cui le ho trasmesso il ricavo. Può credere, che sono più mesi, che me ne spiegai col suddetto Sig. Conte Tana. ma intanto le spese son fatte, e si vede gettata al vento la somma egregia consontasi, siccome sono riusciti inutili tutti i disturbi, e la lunga scritturazione, che ha portata una tal intrapresa. Mi accenna V.E., che fin dalla prima volta, che si recò a visitare il suddetto Orto, non trovò il sito proprio ad un tal fine, onde disse al Sig. Intendente Capo di sospendere la fabbrica progettata. Dai Mensuali però, che si trasmettono regolarmente alle R.e Finanze, ed all’Ufficio del Controllo Gen.le, si rilevano continuate le spese attorno lo stesso Orto anche dopo il di Lei arrivo in codesto Regno, e per ordine di V.E. medesima; come potrà far riconoscere dagli stessi Mensuali, che saranno registrati sia a codesto Ufficio di Controllo, come in quello dell’Intendenza; cosa, ch’io non posso altrimenti combinare, se non con dire, che sia anch’Ella stata sorpresa nell’ultima, o nell’altra parte. Ad ogni modo io ho dato ordine al Sig. Intendente di non far più corrispondere a tal titolo nè anche un soldo dalla Regia Cassa; onde V.E. potrà condursi sul medesimo principio. E’ vero, che sìè mandato qui un diegno di Fabbrica, e d’una Porta, che io ho fatto rettificare, con approvare indi, che si mettesse la mano, concertando poi coll’Intendente il tempo di dare eseguimento alla Fabbrica. Ma ciò fu sulle continue rappresentanze del vantaggio, e riuscita dell’opera, e della modicità della Spesa, come risulta dai Dispaccj, a’quali mi riporto. E se il fatto si rappresenta con circostanze, che non sussistano, le provvidenze non possono, se non essere corrispondenti. Da questo successo, in cui sìè profuso tanto inutilmente il denaro del Re, che poteva impiegarsi con si gran vantaggio in molti altri oggetti, l’E.V., ed io possiamo prender norma a non lasciare con facilità impegnare negli assunti, che s’insinuano costì assai leggermente, senza riflettere più che tanto all’accerto nè della spesa, nè del vantaggio…”.
E il 31 Agosto 1764, il Vicerè : “…Egli è vero, che fino dalla prima fiata, che mi recai a visitare l’Orto Botanico dissi al Sig. Intendente Capo di sospendere la Fabbrica della Casa progettata, quanto però alla cisterna, alla di cui volta già si era posto mano, ho creduto si..(?)”.
Il 12 settembre 1764,il Bogino scriveva al Vicerè : “…Vedrò volentieri le grane di chermes, e l’acqua di menta Piperina, che mi annuncia per farne esminare la qualità dell’una, e dell’altra. Ma se quest’ultima riesce più forte di quella d’Inghilterra, non sarà così facile di poterne trarre buon uso…”.
E successivamente : “…Sono ancor in tempo d’accusare a V.E. la ricevuta delle due bottiglie d’acqua di Menta detta peperina, e della piccola scatola di grana di Kermes, indirizzatemi per la scala di Nizza, unendo nel foglio N. 5 il risultato della disamina, che ne ho immediatamente fatta qui seguire, e quello, che si crede potersi operare al proposito dell’una e dell’altra; essendo due capi, che potrebbono anche farsi oggetto di qualche vantaggio al Regno per il commercio fuori di esso, oltre di provvedere all’interno uso: cosa, riuscendo, si dovrà alle incessanti attenzioni di V.E…”.
E il 19 Settembre il Bogino al Vicerè . “…Nel trasmettere qui acchiuso a V.E. il Duplicato d’una mia lettera indirizzatale per mezzo delle regie Fregate, che saranno prima d’ora partite da villafranca, stimo pure di spedirle in una scatoletta alcune foglie di menta peperita d’Inghilterra, che mi sono espressamente procurate da chi ne ha fatto venire da Londra qualche vaso, affinché possa costì riconoscersi, se quella che nasce nel regno, e con cui si è fatto il saggio d’acqua distillata trasmessomi, sia della stessa qualità, mentre allo stesso fine io aspetterò pure, che me ne spedisca le mostre accennate nella memoria annessa ad una delle mie precedenti. Mi è altresì riuscito d’avere la ricetta osservata in Inghilterra nella distillazione suddetta, e ne acchiudo copia, a tenore della quale, prescindendo da quanto si disse nella suddetta memoria, potrà farsi costì il nuovo sperimento, a cui sarà opportuno di fare aver l’occhio dal Professore di Botanica Sig. D.re De-Gioanni, affinchè segua a dovere. unisco pure la Memoria che si è ennunciata per la coltura, e raccolta delle grane di Kermes, le quali avendomi richiamata una relazione, che fece già il Sig. Professore di Cirurgia Plazza, di diverse produzioni naturali di codesto paese, fra di cui parlavasi altresì delle suddette grane, ho voluto ripigliarla, e rilevo, che al lume delle notizie di fatto costì prese la prima volta, che venne in cod.o Regno, tratta di diversi altri prodotti, i quali potrebbono utilmente coltivarsi, E sarà opportuno, che V.E. lo faccia unire coi S.S.ri professori Paglietti e De-Gioanni, per vedere, e combinare tra di essi ciò, che fia attuabile per promuovere siffatte coltivazioni, e procurare in tal parte dei vantaggi al Regno, nel che il Profess.e Plazza, il quale ben si sa, essere stato il primo motore dell’idea dell’Orto Botanico, ed essere poscia concorso insieme col Segr.o di Stato, ad invaghire, e condurre il Sig. conte di Tana nelle grandiose, ed altrettanto inutili spese fattes attorno a quest’opera, potrebbe in tal modo prestarvi colle sue attenzioni un qualche riparo dal canto suo, E con inviolabile distinto ossequio mi rinnovo… Troverà le foglie sudd.e di Menta inchiuse in un Esemplare di R.e Costituz.ni per L’Università…”.
E il 30 Settembre, il Vicerè : “…Colla prima opportunità si presenti per Nizza, o Genova avrò l’onore trasmetterle due libbre di foglia di menta piperina, ed anche del seme della medesima non meno, che dell’oglio di essenza fatto da me estrarre. Mi pervenne la memoeia, che V.E.m’inviò sul proposito, della quale ne fo uso utilmente, debbo però prevenirla, che qui le erbe hanno più forza, attività, ed aromatico…”.
E il 3 Dicembre. lo stesso : “…Promisi a E.V. coll’altra mia d’inviarle una Memoria del Sig. Professore di Botanica Degioanni su qualche produzione naturale , ma poichè sento, ch’Egli vi ha compito con inviarnela addirittura, mi restringo a darlene questo cenno. Le trasmetto bensì col ritorno del Vascello S. Carlo, e Fregata S. Vittorio due scatole, in una delle quali troverà le foglie di questa menta peperina col seme della medesima ed un vaso d’oglio essenziale, nell’altra la pianta dell’erba Maro pure con delle grane…”.
E, ancora, il 21 Dicembre . “…Penso, che a quest’ora saranno approdate a Villafranca le Regie Navi, con quale opportunità avrà ricevute le mostre di Menta Peperina, e l’acqua distillatane, insieme a quelle d’Erba Maro, come il Saggio di ferro della nota Miniera…(di Arzana e di Ilbono)”.
E il 15 febbraio 1765, sempre il Vicerè : … La supposta menta peperita, l’erba Maro, ed il rimanente contenuto nelle scatole innoltratele, furono visitate dal Sig. Professore De Gioanni, e mi rincresce, che V.E. abbia sentiti li meno piacevoli effetti nel di lei appartamento, che fu costretto far profumare. E poiché nella Memoria di codesto S.r Professore di Botanica si eccita la non dispregevole ricerca del Fungo di Malta, farò qui trarre a suo tempo il possibile partito di un tale prodotto…”.
Il Bogino , allarmato dalle spese fatte per la costruzione dell’Orto Botanico, in un momento non particolarmente felice per la finanze del Regno, a seguito di carestie e di riduzione delle esportazioni, dovette prendere la drastica decisione di fare sospendere i lavori. Dell’Orto Botanico non si parlò più. Alcune notizie d’archivio fanno cenno all’utilizzo, tempo dopo, di parte del terreno per la coltivazione di “ Semplici”, nell’ambito delle attività della Reale Società Agraria ed Economica, la cuifondazione era stata auspicata già dal Vicerè Conte Tana di Santena, pensando che il fabbricato dell’Orto avrebbe potuto ospitare le sessioni dll’Accademia che, come inizio pensava potesse operare come Società privata. E’ interessante sottolineare, che già nel 1761 si suggeriva d’adottare, nell’Isola, un carro con le ruote rotanti sull’asse fisso, perché il tradizionale carro sardo, che aveva le ruote solidali con l’albero che ruotava sotto il pianale del carro, soprattutto in curva presentava degli inconvenienti, ed inoltre aveva i cerchioni dentati. Si giunse, solo nel 1831 a imporre l’adozione del nuovo tipo di carro con un Editto Regio, Editto che, per l’ostilità dei sardi nei riguardi delle innovazioni che venivano da fuori, venne recepito addirittura nel 1835, dopo la costruzione della strada “Carlo Felice”, e in particolare perché tali carri, con le ruote dentate, creavano grossi danni al manto di quella importante via di comunicazione.
Nel 1783, al professor Michele Plazza, cattedratico di Chirurgia dal 1759, viene assegnato un “Trattenimento” di 300 lire di Piemonte . Nel Maggio del 1789, dopo 30 e più anni di servizio, il professor Plazza chiese ed ottenne d’essere giubilato dalla sua Cattedra, per cui gli vennero assegnate 1000 Lire di Piemonte, vita natural durante, pagabili “a quartieri maturati” . Il 25 dello stesso mese, gli venne concesso un ulteriore assegnamento annuo di 500 Lire di Piemonte . Subentrò al Plazza, nella cattedra di Chirurgia dell’Ateneo cagliaritano, Giuseppe Maria Galleani di Roburent, al quale vennero assegnate, in aggiunta alle 800 Lire di stipendio, altre 200 lire . Nel 1805, alla “Botanica”, passata all’Università, furono preposti due accademici con l’incarico di seguire le sperimentazioni e, a cura della Reale Società Agraria e Economica, istituita a rango d’Accademia, vi furono piantate, a livello sperimentale, alcune piante esotiche. La sua gestione, però fu assegnata ad una commissione in stretto contatto con la sezione Agricoltura della stessa Società. Quando non veniva effettuata la sperimentazione, nella “Botanica” venivano coltivate le erbe medicinali per conto della Facoltà di Medicina. Nel 1807 l’appezzamento della “Botanica” fu recintato e dotato di un custode .
Si pensò ad un nuovo Orto Botanico e ne caldeggiò la realizzazione, stendendone un progetto, il Professor Ignazio Cossu, cattedratico di Materia Medica.
Il 21 Marzo 1820, il vicerè Ignazio Thaon di Revel, conte di Pratolungo, così scriveva al conte Prospero Balbo : “…Ho veduto il progetto del Professore di Materia Medica Cossu (Ignazio) per l’acquisto del predio di Palabanda (il recinto dell’antico teatro sotto la dominazione dei Romani) per lo stabilimento dell’Orto Botanico, e riconosco al primo aspetto la difficoltà, che bisogna superare dalle nozioni, che ho cominciato a prenderne. il vantaggio della posizione, la conformazione del luogo fra gli scavi dell’antico edifizio, la comodità di riunirvi le acque piovane presentano l’apparenza di un successo, che invano potea sperarsi nel terreno anticamente destinato all’Orto Botanico, e con immense spese a ciò preparato, come rileva il Professore Cossu nella sua mem., al tempo stesso la difficoltà di indurre il possessore a disfarsene, l’estensione del territorio, che eccederebbe i bisogni di un orto botanico proporzionato al paese, la mancanza dei mezzi all’acquisto, ed allamanutenzione formano degli ostacoli che non potrebbero facilmente conciliarsi. Altronde la Società Agraria possiede l’antico orto botanico per cessione avutane di speciale ordine di S.M. per abilitarla a pagare il canone dell’altro che ha acquistato per le sue esperienze, e coll’incarico di ammettere in quest’ultimo il Professore e gli alunni di Botanica alle occorrenti lezioni, e vi ha già una competente collezione di piante, e di erbe, anche esotiche ch può fornire sufficiente occupazione, w forse il commodo delle intiere lezioni:nè mancano sul posto libri analoghi, e fabricato, che favorisca all’occorrenza un ricovero dalle pioggie, e dai venti.
Nullameno io promuoverò la discussione del progetto, o quell’altro che le circostanze possano conciliare per mezzo di Monsignore Arcivescovo Cancelliere dell’Università, e di quell’altro membro del Magistrato, il quale non crederei dover scegliere fra i primari, che distolti dalle gravi occupazioni delle loro cariche non possono discendere a queste minute particolarità, ed a questi aggiungerò il vice presidente della Società Agraria, che per l’accennato rapporto dee avervi tanto interesse…”.
Le bacchettate che il Bogino aveva dato ai vicerè Tana di Santena e Costa della Trinità, a proposito del precedente Orto Botanico, induceva anche il Thaon di Revel ad agire con i piedi di piombo, e con l’obiettivo di non ripetere l’errore d’aver speso ingenti fondi senza raggiungere gli obiettivi, per cui in un’altra lettera del 22 Aprile scriveva, sempre al conte Balbo . “…Segue la memoria del congresso che si è tenuto per discutere il progetto del professore Cossu per l’acquisto del predio di Palabanda ad uso dell’Orto Botanico, che il Magistrato sopra gli Studj ha ripigliato nella precedente, ed in vista delle difficoltà che si presentano non meno per l’acquisto, che per l’impegni contratti colla Società Agraria non potendo l’oggetto essere per ora maturo, stimerei intanto a proposito un eccitamento di V.E. alla Società istessa per mettere il suo orto sperimentale in grado di prestare sufficiente commodo alle lezioni di Botanica finchè si possa decisivamente risolvere sul nuovo piano…”.
E il successivo 2 Maggio : “…Avendo col dispaccio suddetto n.1, art. 12, inoltrato la memoria della giunta che ha discusso il progetto del Professore di Materia medica per l’acquisto di Palabanda ad uso di orto botanico, ed i riflessi, che ha ripigliato il Magistrato degli Studi sul medesimo assunto nel suo progetto dei mezzi di miglioramento dei redditi dell’Università, ho luogo a credere che V.E. riconoscerà molto più adattati alle circostanze i mezzi di conciliazione che divisanella destinazione dello stesso Professore in membro nato della reeale Società Agraria, affinché sia in grado di cooperare alla coltivazione delle parti botaniche nell’Ortosperimentale della medesima, o di tenere ivi le sue lezioni, siccome però non mi sembra possibile di ottenerlo per semplice via d’insinuazione allo stato deiriflessi rispettivamente eccitati, potrebbe forse con miglior successo essere l’oggetto delle decisioni da emanare sul proposito…”.
In pratica il vicerè pensava di utilizzare la vecchia “Botanica” utilizzata parzialmente dalla Reale società Agraria per esperimenti agrari, come orto botanico e luogo ove tenere le lezioni universitarie di Botanica, almeno fino a quando non si sarebbero potuti trovare i fondi necessari per l’acquisto e l’impianto del nuovo Orto Botanico. probabilmente, però, probabilmente aveva constatato delle contrarietà da parte di qualche membro della Reale Società Agraria, per ovviare alle quali propose al conte Balbo di nominare membro “nato “, ossia con pieni diritti, il professore di Materia Medica Cossu.
E il 3 Giugno successivo : “…Non tratterò davvantaggio V.E. sul progettato acquisto per l’orto botanico, giacchè sui riflessi che ebbi l’onore di inoltrarle approva il mio pensiero per attivare la tenuta dell’orto sperimentale della reale Società Agraria che assunse coll’antica Botanica il carico di coltivare il commodo delle lezioni colla coltivazione delle piante anche esotiche raccolte ad esercizio dell’Accademia…”.
Nel 1832 la Reale Società Agraria ed Economica fece venire, a sue spese, un certo Genovesi, maestro d’agricoltura, per insegnare agli orfanelli dell’Ospizio di Carità il sistema degli innesti che venivano eseguiti da un orfanello appunto nella “Botanica” .