“Un Natale senza festose convivialità, ma integro nel suo significato di Dio che scende tra gli uomini” di Ange de Clermont
La nipote liceale e il terzogenito quest’anno non potranno fare le riprese e comporre il consueto trailer delle grandi feste familiari. Intorno a noi non ci saranno una ventina di commensali, ma due soltanto, quelle più vicine nella linea della parentela. Gli altri faremo di tutto per vederli in videoconferenza e scambiare qualche parola di augurio. Anche loro saranno due, a tavola, massimo quattro. Il virus ci insidia ovunque e noi cerchiamo di evitare le occasioni di contagio. Da questo punto di vista sarà dunque un Natale malinconico.
Non possiamo dire tuttavia che per colpa del virus non ci possiamo immergere nel grande mistero di Dio che, con profonda umiltà, si fa uomo tra gli uomini, tolto il peccato. Lui si umanizza per divinizzarci. Una lezione magistrale del Creatore che non disdegna il destino umano delle sue creature: la nascita precaria e povera, la crescita in uno sconosciuto villaggio della Palestina, presso una famiglia ai limiti della sussistenza, in un mondo contadino sebbene ci sia la sinagoga dove invocare il nome di Dio e leggere la scrittura.
Figlio di Maria, una modesta casalinga che rassetta la casa, prepara i parsimoniosi pasti quotidiani, lava i panni, cuce, rammenda e forse tesse nel suo piccolo telaio. Dall’altra parte una bottega di falegname, quella di Giuseppe e del figlio “chiacchierato” Gesù che segue l’apprendistato quasi la sua vita fosse destinata a fare l’artigiano.
Ma non sarà così perché a trent’anni Gesù si rivela come figlio di Dio e i suoi compaesani lo vogliono gettare dalla cima del Monte. Ché nessuno è profeta nel suo paese. Già, hai fatto carriera, sei diventato un ingegnere navale, un fisico, un ricercatore, un professore, un maestro, un dirigente, ma chi ti dà ascolto nel tuo paese? In Gesù si rispecchia la storia di ognuno di noi. Anche noi possiamo annunciare quanto il buon Dio ha fatto per noi e quanto ci ha rivelato. Ma chi ti crede? E allora addosso a mettere in pubblico i tuoi umani limiti e se capita a danneggiarti e se sbagli a crocifiggerti.
I parenti stessi di Gesù lo hanno severamente redarguito. Gesù andava per le strade della Palestina ad ammaestrare le folle, mostrando l’amore materno-paterno del padre, dando la vista ai ciechi, l’udito e la parola ai sordomuti, le gambe ai paralitici, pensate, che scandalo, ha risuscitato perfino i morti.
I semplici, gli umili hanno visto e creduto, ma i doti, se permettete no! Gesù aveva uno stuolo di apostoli scalcinati, litigiosi, pavidi, traditori, ignoranti come la zappa, a parte qualcuno che di denaro e di interessi e di usura se ne intendeva perché l’aveva praticata, prima.Non voglio attirarmi l’ira del nostro santo protettore San Matteo. Ma lo scandalo maggiore è che accettava l’invito di peccatori impuri, collaborazionisti. Si opponeva alla lapidazione delle adultere, delle prostitute. Accettava gl’inviti ai banchetti e mangiava e beveva, anzi ne approfittava, specie se in un matrimonio , colmo die colmi, per trasformare l’acqua in vino. Questo è troppo. Rimproverava gli autosufficienti, i cosiddetti intellettuali , i sacerdoti i presuntuosi a cui “arrubbava le folle”. Anche lì, ammettiamolo, esagerava!
Vedrete che farà una brutta fine! Azzeccato! Infatti come ci si aspettava “l’hanno morto”, in croce, peggio per lui! Ma poteva starsene a fare il falegname, prendersi al momento opportuno una bella figliola di Nazareth, sposarsi e fare figli! No, lui si è cercata la morte. Ben gli stia!
In Gesù, tolti i miracoli, ci possiamo ravvisare tutti. Non solo, ma la storia degli ebrei, erranti o avari o usurai, è la nostra storia collettiva e personale. Infatti, chi non è criticato, malmenato, fatto a pezzi?
Presso il Camposanto del mio paese, accanto, vi è la chiesa del distrutto convento dei Carmelitani, dove tra poco verranno da tutta la Sardegna per visitare la tomba della famosa amazzone, pregiudicata, convertita, ma nessuno ci giura sopra, al di fuori di me e forse di altre tre persone, ebbene, quando si celebrano le esequie del morto, compaesano o compaesana, le donne entrano in chiesa per seguire le esequie con Messa e predica, gli uomini protetti da alti pini che ne attutiscono le chiacchiere, aprono il tribunale della Pubblica Ciarra, ed elencano i reati, si fa per dire, compiuti dal morto o dalla morta, in breve gli o le leggono la vita. Eccoti la Crocifissione, sul Monte Carmelo. Aria fresca con qualche tribizone o bulione.
Per concludere Gesù è nato povero e nudo, come tutti noi; è stato pure migrante, per trent’anni ha fatto una vita da schifo, come si dice oggi per chi non è riuscito a mettersi un gruzzolo in banca e a farsi una due o tre, quattro case e a godersi una lauta pensione; è finito come tanti di noi in un ospizio di collina, in un letto di dolori, gli è però che poi è risorto, ecco il meraviglioso trucco, e giuro sulla mia parola, e su quello che volete, che risorgeremo anche noi da questo virus e dalla morte.
Libera nos Domine de morte eterna in die illa tremenda!Quando Coeli movendi sunt et terra.
E allora ai miei cinque lettori e mezzo, Buono e Santo Natale del Signore!