“Tre anni son trascorsi dalla morte del nobile cagnetto Frodo” di Ange de Clermont
Pare un secolo
mio nobile
cagnetto
da quando
un folle
ti tolse la vista
mentre incauto
passeggiavi
nel solito
vialetto.
Una voce
roca
bussò
alla porta
gridando
a bocca storta.
Ti aveva ucciso
lui il manigoldo
guardandoti
nel volto
con quel viso
da morto.
Il cuore
della tua padrona
che ancora
nel mio cuor
rintrona
ti raccolse
piangente
quasi un figlio
perduto
in letale
periglio.
Il mio cuore
di pietra
si frantumò
alla vista
della tua
vita spenta
e sorse
dal profondo
una canzone
antica.
“Ahi Frodo
Frodo
dove corre
la tua anima
che abbandonò
la vita?
Ahi Frodo
Frodo
perché un destino
baro
ti ha tolto
al nostro
cuore
alla nostra vista?
Quando la tua
padrona
riposava
in poltrona
nel pomeriggio
afoso
tu sempre
affettuoso
poggiavi
la tua testa
nel suo seno
odoroso
per sentire
il suo sospiro
ansioso.
E quando
sul fare della sera
al focolar
sedevo
a riscaldare
le infreddolite
ossa
allora
sulle mie ginocchia
amavi saltare
ascoltando la musica
del ceppo
e del cioco
che scoppiavano
saltellanti
in mezzo
al fuoco.
E quando
giungeva
nei giorni
di vacanza
l’amata Alice
ballavi allegro
con lei
la tua danza!
Quando giungeva
Marco
nel suo letto
ti aprivi un varco
e dormivi
con lui
come un bambino
poggiando
sul suo braccio
il tuo visino.
Quel brutto
giorno
giumsero
dai quattro
venti
alle tue esequie
che celebrammo
sotto il corbezzolo
aitante
avvolto nei tuoi
morbidi
scialli.
Gettammo terra
sul tuo cadaverino
come si fa
con un morto
bambino.
Chiudemmo
il tumolo
con le marsigliesi
per il riposo eterno
tra prati inglesi.
Quante volte
dal mio poggiolo
affacciato
le tue monellerie
e le tue carole
ho ricordato
al mio cuore
e ai tuoi
amici
Frodo
che per un lustro
e più
ci ha reso felici.
Ma se
il tuo corpo
sta tornando
alla terra
la tua anima
dell’Eden
va cavalcando
la verdeggiante
serra.
Diventi
pure terra
il tuo bel soma
cagnetto
parlante
che finisti
in coma.
Con te
risorgeremo
nella luce
quando
il suon
della tromba
alla Risurrezione
altro Universo
induce.