” La via Emilia” di Sarah Savioli
Trentotto gradi alle 9.30 del mattino, non un filo d’aria fra le onde di aria bollente che sale dalla strada.
Un camion acciaccato, una moto coricata per terra.
Un’ambulanza che si allontana con le luci accese, ma non le sirene. Non ha più fretta.
Una grande macchia scura sull’asfalto, profonda fino al centro della terra e più e più giù ancora a forare questa palla che gira.
Un uomo accasciato per terra, con il viso appoggiato al tronco di un albero e le spalle robuste piegate dal peso di un cielo gretto e indifferente.
“Tutto è perduto…tutto è perduto…”
Un altro uomo, il camionista, seduto nel furgone dei carabinieri con il portellone aperto.
Viso magro, barba di due giorni, profondi solchi scuri sotto agli occhi e lo sguardo perso nel vuoto.
“Tutto è perduto…tutto è perduto…”
Che ci sta a fare tutta questa caos di evoluzione?!
Da mucchi di cellule, a cosi con bocche che si aprono e mordono… a zampe, a peli, a teste… a coscienza e rabbia e amore e speranze e poesie e sogni…
A crescere e crescere per restare sempre minuscoli e insignificanti come prima…
Così.
Per poi finire dilaniati dalle proprie fragilità.
Senza pietà.
Senza un motivo.
In un solo istante.