“Il malinconico ricordo di una figlia coinvolta in un incidente stradale con i genitori e la sua salvezza grazie al seggiolino per bambini” di Sarah Savioli
Grazie a facebook abbiamo scoperto le buone doti di scrittura di Sarah Savioli che ha pubblicato qui ormai svariati articoli. Sarah è una giovane signora che conversa spesso oltre che col suo bambino, ormai scolaro, anche con se stessa, pensando agli eventi lieti e tristi suoi, ma anche delle altre persone. Ha una grande apertura verso le angosce del mondo, vorrebbe avere fede nell’uomo, ma questo nelle sue varie manifestazioni rassomiglia sempre più a Caino piuttosto che ad Abele, i mitici fratelli biblici, simboli della bontà e della malvagità umana. L’episodio che qui viene narrato l’hu appreso molto sobriamente dal padre, prematuramente scomparso. Essenziale nel parlare Mauro, questo era il suo nome, funzionario medico veterinario della Asl di Sassari, un giorno mi disse:-Pensa che ques’incidente mi è costato 123 suturazioni alle ossa.- Soffriva molto, ma sapeva sorridere alla gente. La figlia, salvatasi dall’incidente grazie al seggiolino, qui rievoca lo scontro tremendo che catapultò fuori dell’abitacolo della macchina i genitori, riducendoli quasi in fin di vita e diremmo noi salvi per miracolo grazie ad un intervento, anzi a tanti interventi per rimettere insieme, un uomo ed una donna, bombardati dalla pazza corsa di un ubriaco al volante. (Angelino Tedde)
Era l’estate del 1978.
Un parente quanto mai originale regalò ai miei genitori un seggiolino per auto nel quale mettermi.
Lo ricordo ancora. Immaginate come potesse essere una cosa del genere in quegli anni. Duro, scomodo, di plastica nera e arancione.
In quel giorno d’agost decisero di andare ad Alghero a visitare le grotte e anche di sperimentare quello strano attrezzo facendomici sedere su, legata con la cintura.
Brontolai, ma non più di tanto anche se era tremendamente scomodo. Mio padre non era il tipo con il quale fare capricci o lamentarsi più di tanto, in più aveva già perso la pazienza nel cercare di allacciare tutti quei ganci non proprio pratici.
Comunque ci riuscì e partimmo.
Pochi chilometri prima dell’arrivo, un ragazzo completamente ubriaco ci arrivò addosso con una grossa auto.
Noi invece avevamo una 127 rossa di qualche annetto, non certo un carro armato.
Quelli non erano tempi di cinture e airbag.
Mio padre e mia madre seduti davanti furono sbalzati fuori dall’abitacolo spaccando il parabrezza con la testa e scivolando per metri sull’asfalto così che rimasero inermi e senza i vestiti completamente consumati dall’attrito.
Restarono per lunghi giorni in coma, fra la vita e la morte.
Di quei giorni a venire ricordo tutto.
E ricordo ogni istante di quel momento, in quel seggiolino duro, spaventata e ancorata all’auto che rotolava.
Il rumore di lamiere, la testa che ciondolava come se fossi un pupazzo mentre le audiocassette e ogni oggetto nella macchina mi piombava addosso e mi colpiva.
Quando mi estrassero dalla macchina avevo un taglio sul lato della testa, un livido a una spalla e tutta una vita davanti per non imparare mai completamente a convivere con quel ricordo.
Io mi salvai. Mi salvò il seggiolino.
A quattro anni sarei volata via come una bambola di pezza e la mia avventura nel mondo sarebbe finita in quel momento.
Oggi mi sono fermata ad una rotonda all’ingresso di Parma.
Mi si è affiancato un SUV nero guidato da una signora elegante.
Dietro, in piedi fra i due sedili anteriori, un bambino sui quattro anni con le manine appoggiate alle due spalliere.
La signora forse era disattenta, fatto sta che poco dopo l’ingresso in rotonda ha fatto una frenata brusca.
Non l’hanno tamponata, non ha fatto un incidente. Una cosa da nulla. Da nulla.
Il bambino è volato in avanti, contro il cruscotto.
Si è fatto male.
Mettete i vostri bimbi sui seggiolini.
Legateli con le cinture. Legateli bene.
Non c’è stanchezza che, per quanto comprensibile, possa giustificare il metterli a rischio.
Non c’è stanchezza che possa permetterti di ri-dormire anche una sola notte se tuo figlio si fa del male per una tua leggerezza.