“Il ragazzo col fucile” di Mario Nieddu
Ci siamo riconosciuti immediatamente oltre quarant’anni dopo, anche se eravamo cambiati.
L’ultima volta che l’avevo visto, nel Medioevo, in quello buio, era un ragazzotto aitante e forte, e anche prepotente.
Aveva dovuto emigrare per lavoro, mentre io ero stato costretto ad affrontare gli studi.
-Non sono gli anni che ci hanno cambiato, ma i luoghi in cui siamo stati e le persone che abbiamo frequentato- le sue prime parole.
– Certo, rinunciare a questi paesaggi, a questi sapori e ai colori di questa valle, è stato un pesante pedaggio- continuò guardando verso il basso, mentre passeggiavamo su un altopiano sempre ventoso, Monte Orria. Il Limbara a est e Chiaramonti a sud erano nitidi.
Avevamo appena finito di pranzare in un ovile di amici e urgeva il bisogno di muoversi.
Dopo aver visitato una “Tomba dei Giganti” , entrammo a fatica in “unu barraccu”, che per tanti anni era stato dimora di un servo pastore. Meno di due metri quadri sotto un cono di forconi stagionati, ben fissato ad un muro a secco cilindrico, non più alto di un metro. La copertura di frasche, sebbene fatiscente, reggeva ancora alle intemperie e al vento…
Il mio amico era legato a quel luogo, anche se non ci aveva mai vissuto.
Da ragazzo aveva fatto parte di una “greffa” di giovanotti liberi da inibizioni. Era il più piccolo della banda, non aveva ancora diciassette anni. Di tanto in tanto gli associati programmavano con meticolosità una cena a base di agnello o di porchetto. Il loro supermercato erano gli ovili. Ma gli ovili erano custoditi.
Una notte, la spesa veniva effettuata di notte e senza luna, decisero per un arrosto di agnellone. Stabilito l’obiettivo, si recarono in forze, in silenzio come frati trappisti, nell’ovile custodito da un servo pastore, il quale a notte fonda si era rintanato nel misero giaciglio della capanna.
Invitarono anche il più giovane. Gli consegnarono un fucile già pronto all’uso e gli raccomandarono :-Se lo vedi uscire, tu spara, sparagli !-
Al ragazzo sembrò una cosa giusta, si piantò bene sulle gambe e prese la mira. La sagoma del piccolo rifugio appena percettibile.
Evitando qualsiasi rumore, due aprirono l’ovile, rimuovendo qualcosa che imitava il cancello, altri due rovistarono in mezzo al gregge e agguantarono la preda.
Il servo pastore non uscì da “su barraccu” e il ragazzo non dovette sparare.
-Ma ti rendi conto, Mario, ti rendi conto?! Io avrei sparato, e poi sarei andato tranquillamente a trangugiare agnellone arrosto, sbronzarmi e cantare ! Ti rendi conto? Avrei tolto la vita ad un innocente, ne sono certo, io ero pronto a sparare, a sparargli in mezzo al petto, ero lì per quello!… Avrei tolto la vita ad un padre di famiglia !-
Non facevo fatica a credergli, ripensando a quei tempi.
-Per fortuna quel poveraccio dormiva profondamente- gli dico.
-No, non dormiva, aveva intuito che all’esterno erano in tanti e non valeva la pena sacrificare la sua vita per un agnello-
Lasciammo la penombra della capanna. Alcune nubi bianche, sospinte dal vento attraversavano lentamente la luce del cielo, così vicino a noi.
-Le persone e i luoghi ti cambiano, eccome se ti cambiano !-