Anno nuovo, vita vecchia di Ange de Clermont
Anno nuovo, vita vecchia, già, non è che a gennaio uno cambia pelle, stato d’animo, abitudini o habitus che dir si voglia. Ogni giorno ripetiamo tante azioni che ci accompagneranno per tutta la vita. Se uno appena si sveglia è abituato a sbadigliare, continuerà a farlo a gennaio come lo faceva a dicembre. Se alzandosi cade nello stress per le preoccupazioni che cominciano, continuerà ad essere stressato: uno stress è recarsi in bagno, idem lavarsi (da un pò di tempo mi passo soltanto un fiocco di cotone bagnato nell’acqua calda sulle palpebre per togliere eventuale cispa e per protesta non mi lavo, non vorrei consumarmi le mani) poi debbo togliere il pigiama e vestirmi, siccome questo mi comporta troppa fatica, lascio le cose come stanno e m’infilo sopra una calda tuta nella speranza che mia moglie non se ne accorga.
Mi agghindo alla bella meglio e faccio le scale raggiungendo la cucina, mi fiondo dentro il frigo e prendo il latte, lo verso in un pentolino e lo riscaldo sulla cucina a gas (ho cessato di scaldarlo al forno a micro onde da quando mi hanno detto che manda radiazioni nefaste per la salute) due fette biscottate che affondo direttamente con le mani nel latte, così le dita fanno il bagno di Poppea e col cucchiaino, educatamente mangio pane e bevo latte contemporaneamente. Consumata la magra colazione mi precipito sul vaso cinese dove sono sistemati i farmaci quotidiani: pastiglia contro la minima pressione e capsule da inserire in un succhiattoio dalla cui boccuccia aspiro della polverina bianca che pare sia cortisonata per allargare gli alveoli dei miei bronchi cronici per via di un’allergia cronica, di un naso cronico, di un’aspirazione cronica, insomma una cronistoria bocca naso gola tutta cronica. E sono già stanco. Corro nello studio lasciando il disordine sulla tavola così da poter sentire più tardi l’urlo di mia moglie che mi dice che sono disordinato, me lo dice dall’11 settembre 1963, giorno del matrimonio. Se per caso mi son lasciato tentare da un mandarino e lascio la buccia sul tavolo di cucina sono certo che me la ritroverò sulla tastiera del Mac. Che fatica continuare così per 365 giorni, quest’anno per 366 giorni, anno bisestile, anno da temere, quei due 6 abbinati al 2016 non promettono bene perché danno 666, il tremendo nome di satanasso, l’amico affezionato a quelli dell’UARR, ‘Oddifreddi in testa, un matematico italiano che ha scoperto le tabelline. Io ho sempre odiato le tabelline. Dovrei continuare a riferire del resto della mia giornata, ma manco per sogno, sono già stanco, salgo le scale e mi butto vestito e con le ciabatte invernali direttamente sul letto. Che stanchezza vivere! Buona notte a tutti. Anno nuovo, vita vecchia! Volete che citi lo scrittore che ha composto “il male di vivere” oppure quello che ha scarabocchiato “Vivere stanca”? Ma siete matti, mi volete morto!