“Giovanni Matteo Tedde ( Chiaramonti 1875-1927) Michele Piras (Nulvi,1886-Chiaramonti 1976): i nonni e la Grande Guerra” di Angelino Tedde
L’Italia, seppure in ritardo, il 24 maggio 1915 entrò in guerra, anzi in quella che viene definita la Grande Guerra dagli storici, che ricordiamolo, sono dei ricostruttori degli eventi tenendo conto del tempo, dello spazio e della loro ideologia. Ogni storico se, pur tenendo conto dello spazio e del tempo, gli eventi se li ricostruisce e se li balla a modo suo; è da ingenui credere all’obiettività delle ricostruzioni. C’è chi tiene conto della passione patriottica dei partecipanti, ma c’è anche chi fa un’analisi spietata parlando di borghesia europea che vuole eliminare ciò che la rivoluzione francese non ha eliminato. Tutti gli storici, col senno di poi, possono fare le osservazioni, segnalare gli errori dei belligeranti e dei governanti. Insomma, se ci sono soldi, a babbo morto, si pagano i debiti e se no pazienza. Quod scripsi, scripsi:
Della prima guerra mondiale ho ricevuto la medaglietta d’oro di mio nonno materno, gli decretata da vivo ma gli giunse dopo la sua morte. Non mi diedero il vitalizio di 60 mila lire perché non era reversibile. D’altra parte l’onorificenza era concessa a coloro che erano stati nel teatro di guerra per almeno un anno. All’epoca del decreto i reduci non erano molti per cui lo Stato non dovette fare un grande sforzo finanziario a concedere l’onorificenza e il modesto vitalizio agli ultimi ancora vivi.
“L’onorificenza dell’Ordine di Vittorio Veneto è concessa con il decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro per la difesa.
Per ottenere la concessione dell’onorificenza gli interessati devono presentare domanda al consiglio dell’Ordine, tramite il comune di residenza.
5. Agli insigniti dell’Ordine di Vittorio Veneto è concesso un assegno annuo vitalizio, non riversibile, di L. 60.000.
L’assegno decorre dal 1° gennaio 1968 ed è corrisposto, esente da ritenute erariali, in due rate semestrali pagabili il 30 giugno e il 20 dicembre.”
Non ho a disposizione il foglio matricolare di nonno, tuttavia quando mi parlava della sua permanenza a Trieste sorrideva e mi parlava sia delle belle “mule” triestine sia di una fidanzata che aveva all’epoca. Da tener presente che quando fu richiamato in guerra nonno aveva quasi trent’anni ed era sposato quindi penso che lo abbiano utilizzato come custode di depositi più che inviarlo al fronte, tuttavia non posso affermare se sia stato o no al fronte, lo saprò quando riceverò dall’archivio di Stato di Cagliari il foglio matricolare.
[Aggiungo queste note il 26 luglio 2019]. Mi è arrivato il foglio matricolare di nonno Michele Piras, pastore di capre e nulvese, dove sta scritto che quando si recò a Cagliari per la leva vi stette tre mesi e fu dichiarato fabico, oligoemico e col cardiopalma e congedato. Stop! Niente Trieste, niente guerra, nulla. Chi lo ha indirizzato in Comune per richiedere la medaglia di Vittorio Veneto e la relativa indennità annuale? Sicuramente s’inventò tutto di sana pianta. Da ciò il suo riso sfrenato quando mi raccontava di Trieste e delle triestine. Tra l’altro nel 1914 Trieste era in mano all’Impero austr0ungarico e le truppe italiane vi entrarono soltanto nel 1918. Nonno s’inventò questa storia. Se per caso agli archivisti è sfuggito altro foglio matricolare, posto che abbia fatto il servizio di leva, non poteva farlo di certo a Trieste. Secondo me nonno di servizio di leva non ne ha fatto e nemmeno di guerra, mentre il fratello Antonio, grande invalido di guerra, finito con un solo braccio, partecipò alla guerra e per la sua menomazione ebbe il riconoscimento di Grande Invalido. E’ probabile che abbia voluto essere generoso col fratello maggiore inventandosi la bufala della sua partecipazione alla Grande Guerra. Io la medaglietta ce l’ho anche se sono tentato di restituirla al Ministero. Ma è talmente piccola che non ne vale l’Assicurata che dovrei fare per restituirla. Nonno nonno, analfabeta, ma piuttosto furbetto. Riposa in pace.
Del nonno paterno, Giovanni Matteo Tedde (Chiaramonti, 1875-1927) posso dire di più grazie ad un amico che mi ha fornito sia il foglio matricolare sia il fascicolo dell’arruolamento tra le guardie di Finanza dove entrò nel 1897 e fu congedato alla fine del 1900. Anzi fece in tempo a sposare nonna Chiara Soddu (Chiaramonti, 1870-1935) esattamente il 30 dicembre del 1900. Ebbe da nonna tre femmine : Filomena, Maria Lucia, Antonia) e due maschi Giovanni Andrea 1906-1990, Angelino 1911-1947 e probabilmente emigrò per breve empo in Francia e poi, a quanto mi raccontava mio zio, partì due volte in Panama. Presumo che il primo periodo fu tra il 1907 e il 1910, (mio padre nacque nell’aprile del 1911), il secondo tra il 1910-1915 quando venne per conoscere il quinto figlio, che aveva compiuto 5 e che era mio padre, Angelino senior e, probabilmente, sentite le voci di guerra, se la svignò nuovamente in Panama dal 1915 ala fine dell 1917 (il Canale era stato ultimato ul nel 1913 però fu inaugurato nel 1920) e tornò in patria nel dicembre del 1917 quando fu richiamato di nuovo, per l’intero 1918, tra le guardie di Finanza. Che cosa possa aver fatto una guardia di finanza di ormai 42 anni nella Grande Guerra non mi è dato sapere. Dovrei indagare ancora, ma non credo che sia andato al fronte. Tornò a casa sano e salvo. Avrà fatto il custode delle munizioni in qualche tratto del confine italiano? Credo di si. Se non lo fosse, mi perdoni. Certo è che non fu tra i 13 mila che, dopo aver traccannato un bel pò di grappa, magari sarda, andò a farsi massacrare dal nemico. Senza offesa per i morti, perché si beveva rovinosamente al fronte da una parte e dall’altra. Chi ha il coraggio a sangue freddo di andare a farsi massacrare dal nemico? All’apice della gloria si passava in grande euforia da questo all’altro mondo.
Nonno Giovanni Matteo Tedde se ne andò all’altro mondo nel 1927, appena nove anni dopo aver messo su un’azienda agro-pastorale invidiabile in località Teriales, a detta di zia Maria Denanni, vedova Schintu.
Questi nonni ho voluto ricordarli, per quanto è stato possibile a cento anni dall partecipazione dell’Italia alla guerra. Per il resto si sa che di sardi ne andarono in guerra circa 1oo mila, ne morirono il 13%, quindi circa 13 mila, ma i miei nonni fotunatamente non furono tra costoro e la fecero franca per motivi che chissà se avrò tempo di esplorare. Mentre mio nonno materno, il nulvese, tornò a Chiaramonti, emigrò per sei anni a Luras, rientrò in paese, rimase vedovo di nonna Maria Chiara Soddu (1885-1937) e morì a 90 anni dopo la scomparsa delle due figlie, Serafina e Giorgina e l’emigrazione del figlio Giuseppe. Il nonno paterno forse per quei tempì girò un pò troppo, ma rientrò sempre in paese. Il primo era analfabeta, il secondo aveva frequentato le due classi regolamentari della scuola elementare allora istituite nei paesi la cui popolazione era inferiore ai cinquemila abitanti.
Le due nonne dovettero di certo tribolare abbastanza e la memoria che ho raccolto su di loro mi fa anche piacere. Di Chiara Soddu, moglie di Giovanni Matteo si è detto un gran bene (era tessitrice e di 2 anni più grande e forse più giudiziosa del nonno giramondo, figlio unico di Pietro Antonio Tedde e di Filomena Malta il cui fratello emigràcon la moglie in Francia e li è mortola e seppellito con la moglie, nei pressi di Marsiglia) mentre di nonna Maria Chiara Soddu (le nonne erano cugine prime) ho raccolto dalla quasi centenaria signora Zaccagni di Luras la memoria di una donna bella e simpatica affabulatrice al punto che tutte le sere d’estate, a Luras, presso casa sua si radunavano tante amiche per ascoltare sos contos de foghile Che mi abbia trasmesso le sue buone doti è anche possibile.
Chiaramonti 27 maggio 2015
Rivisto il 12 agosto 1921
Corretto il 10 aprile 2022
Chiaramonti 11 novembre 2022