Enrico Serpieri di Paolo Amat di San Filippo
Nato nel 1809 a Rimini da una famiglia di industriali e commercianti, sì iscrisse, a 18 anni, in Medicina a Bologna. Nel 1831 partecipò ai moti rivoluzionari militando nella “Legione Pallade”. Per evitare d’essere coinvolto nella repressione, si rifugiò a Marsiglia, ma espulso dalla Francia, riparò a San Marino, ospite dell’amico patriota Lorenzo Simoncini. Da questa Repubblica continuò a cospirare d’intesa con i patrioti di Rimini, utilizzando la vetreria di famiglia per gli incontri e le riunioni con gli adepti della Giovane Italia.
Nel 1833 il Serpieri osò schernire pubblicamente insultandoli, i volontari papalini che sfilavano, in città, scortati da soldati croati.
Sfaldatasi, in Romagna, la Giovane Italia, i patrioti romagnoli fondarono la “Legione Italica”, della quale, oltre al Serpieri, facevano parte il conte Pietro Beltrami e Giuseppe Galletti.
Dopo 10 anni di schermaglie con la polizia papalina, nel 1844 fu arrestato a Rimini, incarcerato a San Leo, e condannato, a Roma al carcere a vita. Egli aveva tre figli: Giambattista, Attilio e Cimbro.
Scarcerato per l’amnistia concessa da Pio IX, nel 1846, negli anni 1848-1849 fu deputato di Rimini nella Costituente Romana. Caduta la Repubblica Romana, riparò prima a San Marino, e poi, nel 1849 a Torino, dove lo sconfitto Piemonte accoglieva gli esuli, ma cercando di neutralizzare, allontanandoli, i repubblicani più accesi, per timore che potessero congiurare anche contro il regno sabaudo.
Nel 1850 il Serpieri sbarcò con i figli in Sardegna dove si occupò della miniera di Gibas, presso Porto Corallo della genovese “Società dell’Unione Miniere – Sulcis Sarrabus in Sardegna “.
Nel 1855 la miniera di Gibas, a seguito di un alluvione, si allagò, e il Serpieri finì sul lastrico. Rivoltosi all’amico conte Beltrami che aveva ottenuto il permesso di tagliare i boschi in molte parti dell’Isola, fu assunto dall’ex patriota milanese Francesco Calvi, che operava a Macomer per conto del Beltrami, come sovraintendente alla produzione ed al commercio del carbone di legna dell’azienda. L’anno dopo, essendo giunto a Macomer il patriota cesenate avvocato Gaspare Finali, Enrico Serpieri riuscì a far assumere, con mansioni amministrative, anche al secondogenito Attilio.
In questa nuova attività, che lo portava a percorrere vaste plaghe dell’Isola, il Serpieri ebbe la ventura di vedere le grandi distese d’antiche scorie metallurgiche abbancate presso Domusnovas.
Entrato in contatto con alcuni fonditori di Marsiglia che acquistavano in Sardegna piombo e carbone, propose all’officina Bouquet di associarglisi per riutilizzare quelle scorie. A titolo di prova ne inviò in Francia 949 tonnellate, che presentarono facile fusibilità e soddisfacente resa in piombo.
Venne, pertanto, costruita, nel 1858, una fonderia a Domusnovas. In questa le macchine funzionavano a vapore, i forni avevano una capacità di 1,5 m3 ed erano in grado di trattare circa 10 tonnellate di scorie al giorno, con una produzione giornaliera di 0,5 tonnellate di piombo d’opera, contro un consumo di combustibile pari al 20%.
Dei 9 forni ne funzionavano giornalmente 5 o 6, nella stagione calda la fonderia si fermava per non far correre, agli addetti, il rischio di beccarsi la malaria.
Affrancatosi dal Bouquet, grazie al sostegno finanziario di una banca di Marsiglia presso la quale il primogenito Giambattista, impiegato, si era guadagnato stima e credito, il Serpieri costruì una nuova fonderia a Fluminimaggiore, che fece gestire dai figli Attilio e Cimbro, che erano reduci dalla II Guerra d’Indipendenza.
Nel 1862 Enrico Serpieri produceva il 56% del piombo d’opera sardo.
Egli fu il primo presidente della Camera di Commercio fondata in quell’anno a Cagliari.
Nel 1866 Attilio e Cimbro Serpieri lasciarono Fluminimaggiore per arruolarsi come volontari con Garibaldi per l’imminente III Guerra d’Indipendenza.
Dopo la seconda disfatta di Custoza i due fratelli tornarono alla loro fonderia di Fluminimaggiore.
Accordatosi con i commercianti livornesi Modigliani, che avevano acquistato, in Sardegna, il Salto di Gessa, già feudo dei visconti Asquer, Enrico Serpieri iniziò la ricerca mineraria nella zona di Baueddu (Malacalzetta), di proprietà dei Modigliani.
Nel 1867 Attilio e Cimbro Serpieri non poterono rispondere alla chiamata di Garibaldi, infatti la malaria li aveva rapiti prematuramente.
Chiusa la fonderia di Fluminimaggiore, il Serpieri n’eresse un’altra a Funtanamare, sotto la direzione dell’amico Giulio Keller.
Enrico Serpieri morì a Cagliari l’8 novembre 1872 e fu sepolto nel cimitero monumentale di Bonaria; il suo monumento funebre è ornato da bassorilievi con scene delle Guerre d’Indipendenza. Un suo bellissimo ritratto giganteggia nella sala conferenze della Camera di Commercio di Cagliari.