“L’accoglienza dei migranti alla base della crescita di Sassari città multietnica” a cura del Comune
Sassari si conferma città multietnica dove vivono e lavorano cittadini provenienti da diverse parti del mondo. Unitamente a questo dato si rileva, però, anche la tendenza alla cosiddetta «fuga dei giovani», se è vero che sono sempre più numerosi quelli che scelgono di trasferirsi oltre Tirreno, o in un paese estero, per motivi di studio o lavoro. Emerge da una recente rilevazione fatta da Palazzo Ducale che scatta un’istantanea nitida della situazione demografica in città e nell’immediata periferia urbana e snocciola dati e percentuali legati a un fenomeno certamente non nuovo sul quale, però, occorre lavorare per migliorare la situazione. Le linee d’azione sono almeno due: studiare programmi e interventi finalizzati a creare maggiori opportunità per i giovani e varare progetti di inclusione e formazione per i cittadini stranieri che rappresentano una risorsa e non un ostacolo, tantomeno un pericolo. Gli stranieri residenti a Sassari sono 6mila e 483, pari al 5,3 per cento della popolazione complessiva, che ammonta a 121mila e 650 unità. Degli stranieri residenti a Sassari, solo 358 hanno anche la cittadinanza italiana. È quanto emerge dall’analisi dei dati a disposizione dell’anagrafe e dello stato civile comunali, illustrati i giorni scorsi dinanzi alla competente commissione dal responsabile del servizio Statistica e controllo di gestione del Comune di Sassari, Giuseppe Medda. Stando ai numeri snocciolati nel corso dell’audizione promossa dal presidente della commissione, il consigliere Stefano Manai, tra il 2000 e il 2020 il numero degli stranieri residenti è raddoppiato di decennio in decennio. Le nazionalità presenti sono 118. Tra queste, 30 sono rappresentate da almeno 30 persone, mentre nel caso di altre 10 i residenti sono almeno 100. Se nel 1990 la comunità più rappresentativa era quella dei senegalesi, oggi la nazione più rappresentata è la Romania, quasi assente fino al 2000. Contrariamente a quanto accade per la popolazione complessiva, composta da donne per il 51,8 per cento, fra gli stranieri prevalgono gli uomini. La quota di donne tra gli stranieri, dopo una crescita significativa registrata dal 1990 al 2010, ultimamente si è stabilizzata. Tuttavia la composizione di genere varia da nazione a nazione: fra i Paesi dell’est Europa prevalgono le donne – che nel caso di Ucraina e Russia vanno oltre l’80 per cento – mentre tra i cittadini provenienti da Bangladesh, Pakistan e Senegal hanno una netta prevalenza maschile. Cina, Marocco e Filippine sono abbastanza bilanciate. Sebbene nel tempo sia cresciuta anche tra gli stranieri, soprattutto tra le donne, l’età media di chi arriva da altri Paesi è più bassa di quella degli italiani: 38 anni i primi, 48 e tre mesi gli altri. Fino al 2000 l’età media era più bassa fra le donne, che oggi invece hanno oltre cinque anni più degli uomini. Fra le nazionalità più rappresentate, quelle di Ucraina e Russia – prevalentemente donne – hanno l’età media più alta: oltre 50 anni. Nigeriani, bangladesi e pachistani sono quelli con l’età media più bassa. Pur essendo il 5,3 per cento della popolazione totale, gli stranieri rappresentano l’8,1 per cento nella fascia d’età da 0 a 2 anni, il 7,6 per cento nella fascia da 3 a 5 anni e il 12 per cento in quella fra i 26 e i 35 anni. Complice poi il calo di natalità fra i cittadini italiani, la percentuale di cittadini stranieri cresce anche tra i nuovi nati: 40 su 533, pari al 7,5 per cento. Oltre un terzo dei cittadini stranieri risiede nel centro storico, scelto dalla maggior parte dei rappresentanti di Senegal, Nigeria e Bangladesh. La popolazione della città vecchia è composta da stranieri per il 25 per cento. Segue la zona di Caniga con oltre il 16 per cento di cittadini stranieri: un dato su cui influisce una significativa concentrazione di cittadini di nazionalità cinese. «I numeri ci raccontano che la nostra città continua a perdere giovani e che la presenza di cittadini stranieri è in costante crescita, con comunità sempre più radicate e diversificate», riflette il consigliere Manai. «Mentre Sassari fatica a trattenere i propri giovani, altri giovani scelgono di vivere qui, lavorare, crescere famiglie e investire nel nostro territorio – prosegue – se vogliamo contrastare lo spopolamento e rendere Sassari una città più dinamica, dobbiamo lavorare per creare opportunità per tutti, favorire l’integrazione e riconoscere che la diversità è una risorsa e non un fenomeno marginale». I dati elaborati e illustrati i giorni scorsi a Palazzo Ducale sono il frutto dell’attività di raccolta realizzata dal settore che fa capo, sul piano della titolarità politica, all’assessore Giuseppe Masala, la cui delega comprende Bilancio, Tributi, Programmazione, Società partecipate, Transizione digitale e Innovazione. «Una città che accoglie e valorizza chi la sceglie e sceglie di viverci, indipendentemente dalle proprie origini, è una città più forte e più capace di affrontare le sfide del domani», sostiene l’assessore. «L ’attuale amministrazione comunale è determinata a fare la sua parte – assicura Masala – l’attività che ci vede impegnati quotidianamente è orientata a migliorare i servizi, a creare politiche di inclusione efficaci e a investire nella formazione e nel lavoro».