Categoria : letteratura sarda

«Strappa l’oppresso dal potere dell’oppressore». (Bibbia: Sir 4,9). Cristina Manca scrittrice.

«Strappa l’oppresso dal potere dell’oppressore». (Bibbia: Sir 4,9).

 

Inizio con una lontana confidenza (che proteggerò ovviamente nell’anonimato).
In genere – mi raccontò una signora descrivendomi la violenza subita in gioventù – chi come me è vissuta in contesti di rispetto, non pensa che le possa accadere di essere graffiata dalla violenza di qualcuno che riteneva amico. Poi un giorno le capita. E si ritrova all’improvviso afferrata e corrosa da una sostanza infernale che in un attimo le annienta ogni capacità di pensiero e le riduce in brandelli la pelle, il cuore, l’anima, la psiche, il sangue, l’interezza di sé.

 

Il suo aggressore – rammentò triste – era un amico quotidiano, intimo, già compagno di liceo, collega universitario. Un giorno, costui, senza apparente preavviso, ex abrupto, si era trasformato in qualcosa di feroce, aveva tramutato se stesso in bestia, aveva assunto sembianza e sostanza di uomo glaciale dalla cui bocca (mentre abusava di lei ridotta in cenere) uscivano parole di disprezzo, d’odio, di viltà, di rancore, di perfidia, di astio, di una demenza che pareva atavica e quindi impermeabile a qualunque ragionevolezza; un uomo che, dopo quello sfogo satanico, l’aveva guardata con freddezza, l’aveva riaccompagnata a casa e l’aveva buttata giù dalla macchina sfrecciando gelidamente via.

 

Non si erano più incontrati, lei aveva cambiato milieu, aveva ripreso pian piano a vivere.

Ogni tanto si ripeteva le parole di un salmo biblico: «Se mi avesse insultato un nemico, l’avrei sopportato; se fosse insorto contro di me un avversario, da lui mi sarei nascosto. Ma sei tu, mio compagno, mio amico e confidente; ci legava una dolce amicizia». (Sal 54,13).

 

Era stata salvata dall’amore della famiglia, dall’accoglienza rigenerante della Chiesa, dalla forza delle amiche.

 

Certo la cicatrice le era rimasta.

Cristianamente aveva perdonato. Addirittura talvolta avrebbe anche voluto correre da lui per cercare di capire, e soprattutto per provare a salvarlo dalla schizofrenia, o da qualunque altra cosa fosse quella malattia o possessione diabolica che lo spingeva ad annientare l’altrui e la propria umanità; ma sapeva che se lo avesse fatto, si sarebbe ritrovata daccapo nelle mani di un aguzzino, di un uomo dalla doppia personalità in stile dottor Jekyll e mister Hyde, di un gentile amico in altalenante metamorfosi psichica (forse metamorfosi tipica delle personalità maltrattanti).

Soltanto se lui avesse davvero preso coscienza del proprio male, e se fosse entrato in cura da buoni medici e dal Buon Dio, magari pure da un prete esorcista, soltanto allora lei, in sicurezza, avrebbe potuto dialogare di nuovo con lui.

 

Eh, che storia!

 

Storia dove l’Amore di Dio aveva messo rimedio salvando quella ragazza dalla disperazione, mettendole attorno delle persone buone, uno scudo contro il male.

 

Come sempre l’Eterno Divino Amore mette rimedio quando noi lo ascoltiamo e lo accogliamo, quando capiamo quanta misericordia ricostruente ci dona e grati iniziamo ad amare sul serio Lui, gli altri, noi stessi, la vita (perfino quando il Suo Rimedio non è subito visibile o addirittura sembra essere l’opposto e allora ci vuole l’eroicità della fede, della speranza e della carità).

 

Ma Dio è sempre Amore.

 

E noi dobbiamo assomigliargli, se vogliamo incontrare la Via della vita.

 

Essergli somiglianti nell’aiutare chi vediamo in difficoltà o nelle fauci di qualche oppressore.

 

Siamo tutti responsabili gli uni degli altri.

 

Ognuno di noi è stato creato con dei carismi, con delle capacità utili al bene comune.

Le avvertiamo in noi come fremito.

È il fremito della nostra umanità.

Se non avvertiamo mai un tale sussulto, c’è da preoccuparsi; significa che in noi il senso di umanità è incancrenito oppure nel migliore dei casi paralizzato da eccessive paure o ferite mal curate (spesso sulle ferite appiccichiamo patine d’indifferenza per non sentire più il dolore, ma così facendo le ferite sottostanti si infettano maggiormente).

 

Viceversa, appena lasciamo libero quel fremito, ci sentiamo miracolosamente spinti ad aiutare gli altri, in un modo o nell’altro, spremendoci le meningi, e trovando soluzioni geniali nonostante la nostra pochezza e miseria.

 

È il dono della Grazia accolta e vissuta.

Maria Cristina Manca.

 

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