“Un cranio con la testa indietro per far soldi” di Fulgenzio Saetta
Di tempo in tempo sorge in Italia qualche cranio. Per cranio intendiamo degli zombie che hanno frequentato più di una università e qualche corsetto di magni studi in qualche nazione europea.
Le loro pubblicazioni vanno a ruba, ma a questi zombie non gli basta, vogliono ulteriori incassi e ulteriori guadagni e fama. Il sistema è quello di mettere la faccia a posto dell’occipite e mettere l’occipite al posto della faccia. Si spacciano per storici e con una superbia pari all’ignoranza più bieca pisciano un libro dopo l’altro sul passato che scambiano per il presente. Pazzoidi lucidi il cui scopo è quello di guadagnare ad ogni rutto o sufflazione un gran pacco di soldi.
Collaborano a più quotidiani e se glielo permettessero anche ai bollettini parrocchiali. Predicano in continuazione in locali capienti dove i seguaci vanno ad ascoltare queste campane stonate che altro va a genio. Vorrebbero spaziare in lungo e in largo, assumono atteggiamenti autenticamente apodittici e dittatoriali verbali. Narrano di stragi, di casini del passato, frugando nelle braghe di uomini e donne morti e sepolti, ma che ravvisano con quelli viventi. Profetizano odore di dittatura, di nuove marce su Milano non più su Roma. Sono perseguitati da scheletri e da cadaveri putrescenti e fanno soldi tanto che dovrebbero mettere su un giro di forni crematori che sono gl’investimenti per loro appropriati. D’altra parte con la testa all’indietro che cos’altro possono vedere?
Vedono tutto nero, mai camice nere, felz al posto dei cappellini o cupole,gambali al posto di calzoni a tubo, code davanti a due facce di luna. Pontificano come un tempo facevano i gerarchi fascisti che essi senza manco rendersene conto impersonano. Parlano di gas in terra di Libia, di stupri, di bimbi massacrati, di cadaveri appesi ai pali dei chioschi di benzina, mancano giusto i cadaveri ambulante che li farebbero scappare e gettarsi in mare. Questi umani scarabei, questi. calabroni a cui manca solo la divisa sovietica e forse qualche ricovero riabilitativo nella fredda Siberia, questi superuomini dalla testa indietro
ai quali non bastano gl’incassi delle loro fesserie romanzate o romanzacci passati per libri storici, che a ben guardare incassano lauti stipendi universitari, articoli su ogni giornale che dia loro retta, questi uomini scuri scuri, vestiti di nero, il cui cervello è oscurato dalla prosopopea pecuniaria, che si danno arie da onnipotenti dal cranio al rovescio, questi luridi suini, ingrassati fino a toccare terra con la pancia, costoro oggi costituiscono in questa nazione l’homo insipiens, rimasto a livello del primitivo scimmie di cui abbiamo finalmente trovato tracce.