“Figlie della Carità che operarono in Sardegna” Sito F.d. C. di Cagliari

Suor Onorina Patetta

Infaticabile infermiera, servì Dio negli ammalati con fervore e carità fraterna. Onorina nacque a Millesimo il 28 febbraio 1824 da una famiglia cristiana dalla quale imparò la carità e il servizio dei poveri. Fece il postulato presso l’ospedale San Giovanni di Torino dove, dopo la presa d’abito, le fu affidato un reparto nel quale si distinse per l’eloquenza nel difendere Dio. Fu una delle prime a dare la propria disponibilità per i campi di battaglia in Crimea. Vi stette due anni e poi i superiori pensarono a lei per un’altra missione, quella in Sardegna. Per 37 anni fu superiora dell’ospedale San Giovanni di Dio a Cagliari e la sua occupazione preferita era lavare i malati che si presentavano nello stato più miserabile e ributtante. La fede ardente e la fiducia illimitata in san Giuseppe, furono i due strumenti con cui suor Patetta riuscì a far costruire l’istituto San Giuseppe per gli orfani. Dal santo ricevette il miracolo della guarigione di un occhio reso cieco dal colpo sferratogli da una paziente del manicomio. Morì a Torino il 23 ottobre 1898 abbandonata tra le mani di Colui che aveva cercato unicamente in tutta la sua vita.

Suor Maria Calcagno

Dall’animo intraprendete, si spese con amore per i poveri, in particolare bambini e giovani. Maria nacque a Savona il 1 marzo 1839 da una famiglia benestante. Divenuta suora ancora giovanissima fu inviata a Cagliari all’Istituto San Vincenzo dove imparò l’arte dello stare tra i poveri e di dirigere. Nel 1868 fu trasferita all’Asilo Carlo Felice, di cui fu l’anima per 48 anni. Capì subito che l’istituto non avrebbe potuto fare progressi se non avesse avuto locali adeguati, e anche grazie alla generosità dei privati, riuscì un poco alla volta a trasformarlo completamente. Nel primo decennio del ‘900 l’asilo educava ed istruiva oltre 400 bambini in stato di povertà e circa un centinaio fra convittrici ed alunne esterne. Nel 1880, in collaborazione con il cav. Carlo Cappai, diede l’avvio all’Opera della Misericordia per soccorrere indigenti e ammalati cronici abbandonati dalle famiglie. Tra l’asilo, l’educandato e l’Opera della Misericordia, le Figlie della Carità beneficavano giornalmente circa 800 persone. Il governo conferì a suor Calcagno una medaglia d’oro di benemerenza. Morì il 21 maggio 1916.

Suor Caterina Oddini

Amò Dio e la sua volontà come un amico, fratello e sposo. Caterina era nata nel 1850 ad Ovada e a soli vent’anni e con un ottimo bagaglio umano entrò tra le Figlie della Carità. Con la presa d’abito le fu affidato il compito di maestra di scuola, e poco dopo il servizio della cucina. Nel 1884 fu inviata in Sardegna per fare scuola di musica alle ragazze dell’orfanotrofio di Sassari. Insieme alla musica si occupò della biancheria e delle suore malate. Nel 1892, dovendosi aprire la nuova casa di Bonorva, vi fu destinata come superiora e ne fu l’anima per 35 anni. La Provvidenza le indicò la strada per l’inizio dell’orfanotrofio. La casa si allargò un poco alla volta quasi da sé. Da parte sua metteva serenità e ordine, fedeltà e sacrificio. Con la più grande disinvoltura passava dallo scrittoio alla cucina, dall’armonium al pollaio. Nel 1927 i malanni della vecchiaia cominciarono a farsi sentire, e così fu richiamata a Torino. La gente, mentre si allontanava da Bonorva ripeteva: Abbiamo perduto una madre!. Morì il 21 agosto 1932.

Suor Ines Lumpp

La carità al povero sino al martirio per esso. Suor Lumpp nasce a Collegno il 2 gennaio 1867. Era la Superiora dell’ospizio di San Pietro di Silki, e il mattino del 6 aprile 1933 fu ferita da un ricoverato violento e il giorno seguente morì. Prima di morire volle perdonare il suo assassino. I padri francescani del convento annesso al santuario furono sempre concordi nel sostenere che la morte di suor Lumpp dovesse essere considerata un martirio dell’amore evangelico, poiché era avvenuto in un contesto in cui la vita di suor Lumpp era tutta protesa al servizio di carità verso i poveri del ricovero. Il giudice relatore della sentenza, per ben due volte, mentre stendeva il documento di condanna dell’assassino, si è mostrato commosso nell’inserire la nobiltà del gesto di perdono di suor Lumpp. Egli poi argomentava che l’aggressione risultava aggravata in quanto commessa contro colei che lo aveva sempre trattato con uno speciale riguardo ed era di animo così nobile e misericordioso da dichiarare di concedergli il suo perdono proprio nell’istante in cui stava per spirare. Anche le cronache cittadine ricordarono con grande emozione l’accaduto.

Suor Emilia Jacob

Si dedicò al povero con amore ed entusiasmo. Emilia Jacob era nata il 27 settembre 1855 a Villers-Saint-Paul e sin da piccola mostrò un grande amore all’Eucarestia e al servizio dei piccoli. Entrata in Congregazione chiese di essere mandata nelle missioni all’estero: fu inviata a Cagliari ad appena 22 anni. La memoria di suor Jacob è legata al mondo dell’educazione e della carità della Città in particolare del Conservatorio della Provvidenza, dell’Asilo Umberto I e Margherita e della Piccola Casa san Vincenzo. Nella sua infaticabile attività si dedicò all’educazione delle bambine e bambini poveri. Col tempo i servizi si moltiplicarono con l’aggiunta del laboratorio e scuola per ragazze povere, la refezione con le Cucine Economiche con cui la Congregazione sfamava centinaia di poveri del quartiere, l’Opera della Protezione della Giovane, un ricovero per le vecchiette abbandonate e le bambine tracomatose. Malata e anziana, passò gli ultimi anni della sua vita su una poltrona lavorando a maglia per i bambini poveri. Morì il 13 agosto 1936.

Suor Genoveffa Eleonora Eckel

Si servì di tutte le occasioni che si presentavano per far crescere in lei Cristo nell’oblio di sé. Eleonora nacque da un’agiata famiglia di Brooklin il 5 ottobre 1862. Rimasta orfana, piccolissima si trasferì con la mamma a Parigi. La giovane Eleonora crebbe nell’agiatezza, ma il vuoto esistenziale che sperimentava e l’incontro con le Suore durante un viaggio in Italia le fecero prendere la decisione di consacrarsi, nonostante il parere della madre che la rinnegò per parecchi anni. In seminario trovava continua occasione di atti di umiltà. Nel maggio del 1897 fu inviata all’Asilo della Marina di Cagliari dove vi rimarrà per 42 anni, fino alla morte. Appena arrivata, le venne dato il nome di suor Maria e, per obbedienza, accettò di buon cuore la classe delle lingue straniere e l’insegnamento della musica e della pittura. Ancora oggi restano nella cappella dell’Asilo della Marina le stazioni di una bellissima Via Crucis, dipinta da lei. In ogni cosa si presentava con semplicità ed esercitava fascino su chi l’avvicinava. Morì il 28 gennaio 1939.

Suor Maria Elisa Gotteland

Un apostolato di fede e di sacrificio, di carità e d’amore per l’infanzia e per la scuola. Elisa Gotteland nacque a Torino il 1 novembre 1873 da nobile famiglia, ma a soli 19 anni volle abbandonare il lusso per il seminario. Lì desiderò essere una suora missionaria. I superiori la mandarono in Sardegna. Dapprima fu destinata all’orfanotrofio di Sassari, dove incontrò suor Nicoli come superiora. Nel 1909 fu destinata a La Maddalena; lì le Figlie della Carità avevano iniziato nel 1903 un asilo ed un laboratorio in una piccola casa che lei trasformò in un istituto prestigioso. I corsi professionali, le scuole e l’orfanotrofio riunivano più di 600 ragazze. Riuscì a far aprire un dispensario e gestì un ospizio del Comune. Allo scoppio della guerra il prefetto la nominò ispettrice generale dei profughi. Hanno raccontato di lei le sue compagne: “Rendere felici le sorelle; soffrire e non far soffrire nessuno”; scusava le mancanze di virtù delle Sorelle con ragioni che solo il suo cuore sapeva trovare. Essere buona, sempre buona era il suo programma. Nel dicembre del 1940 fu colpita da un male improvviso. Morì il 27 dicembre dello stesso anno.

Suor Ines Margherita Gianella

Guidata da un sentimento di Amore gratuito si dedicò ai poveri e alle orfane; Ines Gianella è nata a Leontica, in una famiglia numerosa per la quale si spese in gioventù. Col proposito di darsi a Dio entrò tra le Figlie della Carità. Al momento dei voti espresse il desiderio di partire per le missioni estere, e così venne mandata ad Olbia dove, con il nome di suor Margherita, si mise a servizio delle orfanelle, sottoponendosi ad una vita piena di privazioni, ma è nella visita ai poveri che espresse tutta la sua anima secondo l’insegnamento per cui i poveri dovevano “essere trattati con umiltà, carità, compassione, rispetto e devozione”. Nel 1935 l’orfanotrofio ottenne una sua sede stabile e poté accogliere anche dei vecchietti soli. Suor Margherita diventò la loro buona madre. Nel 1940 con lo scoppio della guerra, un grande flusso di profughi si accalcò nel porto di Olbia e le suore iniziarono allora “l’opera dei passanti”. L’Istituto san Vincenzo ospitò e servì tra i 300 e i 400 ospiti al giorno offrendo loro soccorso: Suor Margherita era in prima fila, nonostante la debolezza della sua salute. Paralizzata a letto morì il 16 febbraio 1944.

Suor Carolina Maria Volpari

Faceva sue le pene delle compagne e dei poveri ammalati, cercando di addolcirle con tenerezza materna! Suor Carolina nacque nel 1864 a Sesto Compasso e fin dalla giovinezza conobbe padre Manzella che conservò sempre una grande devozione per lei. Giovanissima entrò tra le Figlie della Carità e a soli 24 anni arrivò in quella che sarà la sua dimora per tutta la vita, a Sassari, presso l’Ospedale Civile, dove prese il nome di suor Angelica. Durante un’epidemia di colera si offrì volontaria per servire i malati. Alla morte della Superiora fu nominata al suo posto e col tempo si assommarono anche le funzioni di economa dell’ospedale. Si recava ogni giorno al letto dei malati, e così si attirò la stima dei ricoverati e del personale amministrativo e sanitario. Secondo l’insegnamento di san Vincenzo, cercava di restare nell’ombra della sua nullità e portava il suo aiuto nei momenti di maggior bisogno. Insisteva perché al benessere materiale del malato si unisse quello spirituale affinché i mezzi di salvezza fossero alla portata di tutti; aveva una giusta comprensione dei bisogni e delle esigenze della vita. Morì nel 1948, a 85 anni di età.

Suor Angela Lacelli

La sua fatica esteriore non era maggiore di quella interiore per cercare di aderire al Signore. Nata nel 1902 a Castello d’Agogna, suor Angela mostrò subito un’intelligenza aperta, un cuore delicato. A 22 anni entrò in postulato a Torino presso l’ospedale San Giovanni. I suoi genitori non accettarono la sua scelta e questa ferita la accompagnò per tutta la vita rendendo la sua vocazione un’autentica sequela di Cristo. Con la presa d’abito fu mandata all’orfanotrofio maschile Caenazzo e questa esperienza la trasformò in una donna capace di educare attraverso la bontà e la fermezza. Nel 1939 fu destinata come superiora a Sassari presso il Rifugio Gesù Bambino. Rivelò immediatamente una forte tempra di dirigente e di educatrice. Le testimonianze più toccanti del suo impegno risalgono al tempo della guerra e dello sfollamento, quando lei con piena fiducia in Gesù Bambino, decise di tenere le bambine al Rifugio. Erano 120 tra grandi e piccine. Allora iniziò una vita di stenti ma lei s’ingegnò in tutti i modi. Il suo programma rimase intatto dai primi tempi della sua consacrazione: “Voglio farmi santa mediante l’umiltà”. Morì il 17 giugno 1949.

Suor Anastasia Pia Biassoni

Profondamente amante degli emarginati e dei poveri, suor Pia nacque a Cesano Maderno nel 1870. Entrò in comunità nel 1891 e alla presa d’abito ricevette la destinazione per la Sardegna. Trascorsi quattro anni ad Oristano, nel 1896 passò a Cagliari all’Asilo Carlo Felice, dove apprese molto da suor Calcagno. Nel 1898 fu trasferita ad Iglesias come superiora dell’ospedale civile, dove venivano ricoverati molti minatori. Il clima politico di Iglesias, influenzato di socialismo anticlericale, non la scoraggiò, ma la portò al dialogo. Per amor suo infatti i minatori partecipavano alle processioni del Corpus Domini. Era burbera nei modi, talvolta schietta come un minatore. Nel 1928 giunse a Sassari come superiora della Casa della Divina Provvidenza. Amò molto gli orfani e i figli abbandonati di madri nubili e di prostitute. Era sbrigativa con i brontolii degli anziani, severa e commovente coi ragazzi. I piccolini che portava in braccio o per mano aggirandosi per la casa la chiamavano mamma. Da vecchia stava seduta in parlatorio sferruzzando golfetti di lana per gli orfani. Morì a 81 anni di età e 60 di vocazione, tutti trascorsi in Sardegna.

Suor Maria Francesca Mentasti

Col sudore della fronte donò la sua vita agli orfani, suor Maria Mentasti era nata a Treviglio nel 1878. Nel maggio del 1925 venne inviata all’Istituto San Vincenzo di Cagliari, che aveva bisogno di essere riorganizzato e che fu la grande opera della sua vita a cui si dedicò per ben 28 anni. Introdusse innanzitutto un nido per bambini abbandonati e malaticci, il primo nucleo dell’Istituto Provinciale per l’Infanzia Abbandonata. Quando un’epidemia iniziò a seminare la morte fra i bambini e a contagiare anche l’orfanotrofio, suor Mentasti era sulla breccia tutti i giorni. Si occupò delle famiglie del quartiere attraverso le visite a domicilio. Riuscì ad organizzare anche una scuola materna, cosicché le famiglie del rione ricominciarono ad ascoltare la parola della fede. Aveva un fascino particolare sui giovani. Sapeva infondere un giudizio cristiano sulla vita. Le fatiche della guerra, vissuta nella continua ansia di dover portare soccorso ai suoi ragazzi, ed una febbre malarica insistente fiaccarono il cuore di suor Mentasti. Il suo stato di salute non la dispensò mai dal dare buon esempio a tutti. Morì il 12 maggio 1953.

Suor Emma Caldi

La carità fu il segreto della sua fecondità, suor Emma Caldi nacque il 16 ottobre 1866 a San Giorgio Piacentino. Alla presa d’abito, nel 1886, le furono affidati i sordomuti del Contubernio di Genova. Sostenitrice del “metodo orale”, dopo circa 25 anni di esperienza a Genova, nel 1910, fu inviata all’orfanotrofio di Sassari per prendersi cura della sezione delle sordomute. Con il sopraggiungere della prima guerra mondiale, fu destinata in continente al servizio infermieristico di un’ambulanza militare. Nel 1927 ritornò in Sardegna come superiora all’istituto Sordomuti che iniziò a funzionare per conto proprio, staccato dall’orfanotrofio e, il 29 dicembre 1927, fu riconosciuto come Scuola Elementare Parificata Speciale per Audiolesi. Gli alunni seguivano il corso elementare fino a conseguirne la licenza. Agli inizi i ragazzi erano 18, ma ben presto divennero un centinaio. Da questo momento la vita dell’istituto restò legata al carisma personale di suor Caldi, che vi restò fino alla morte sopraggiunta a 92 anni il 26 agosto 1958.

Suor Maria Del Bo

Una delle più grandi educatrici della gioventù sarda, suor Maria Del Bo nacque a Milano il 13 aprile 1896 in una famiglia molto agiata, ma soprattutto profondamente cristiana. Divenuta Figlia della Carità giovanissima, fu mandata a Cagliari, all’Istituto San Vincenzo che versava in uno stato di grande povertà al quale lei supplì con tanta prontezza e dedizione. Dopo un periodo di permanenza a Torino a servizio dei soldati feriti, fu rimandata in Sardegna, all’Asilo Carlo Felice di Cagliari, dove si occupò prima di tutto delle orfane. Coltivò per loro il grande ideale di farne delle vere cristiane, istruendole e instradandole nel lavoro, aiutandole a seguire ciascuna la via che la Provvidenza sembrava aprire. Anima d’artista, tutto doveva portare al soprannaturale, risvegliare la fede o renderla più viva. L’Istituto Sacro Cuore con tutti i corsi dei vari ordini di scuola è il frutto della sua laboriosità. Stette in prima fila per quanto concerne l’istruzione e l’educazione femminile fino alla morte, sopraggiunta il 29 agosto 1959.

Suor Bice Fava

Profuse con generosità le sue migliori energie a servizio dei poveri, suor Bice nacque a Napoli il 9 settembre 1889. A 23 anni sentì la vocazione ed entrò tra le Figlie della Carità. Alla presa d’abito fu mandata all’orfanotrofio di Sassari come insegnante elementare; nel 1919 all’Asilo Carlo Felice, dove per ben 22 anni svolse la sua missione in mezzo alle fanciulle orfane con mano ferma, dolce e prudente. Nel 1934 fu nominata superiora dell’Istituto dei Ciechi a Cagliari, dove l’aspettavano delle prove assai dure. Poi andò all’Asilo San Vincenzo di Oristano, ove rimase per 17 anni prodigandosi per tutte le opere: asilo, poveri, piccolo educandato e specialmente per la parte prediletta del suo cuore, le orfane. Spese senza riserbo tutte le sue forze perché quelle amate fanciulle non mancassero di nulla creando intorno a loro un ambiente di famiglia, per rendere la vita delle creature che Dio le aveva affidate quanto più serena, tranquilla e felice fosse possibile. Anche dal suo letto di dolore continuava il suo apostolato dando prova di pazienza, di rassegnazione e di coraggiosa e profonda serenità. Morì il 18 dicembre 1963.

Suor Camilla Terzoli

Vera serva dei poveri, suor Camilla nacque a Bosisio il 16 maggio 1883. Appena ventenne arrivò in Sardegna e vi rimase per ben 60 anni. La casa Santa Lucia e il Conservatorio furono le prime tappe del suo servizio di carità, poi vi fu la Piccola Casa San Vincenzo ove rimase per trent’anni come suor servente. I bambini erano i suoi migliori amici, li stanava dalle case e se li portava a Santa Lucia o al San Vincenzo per insegnare il catechismo. Le sue passeggiate approdavano sempre a case di poveri. Là era la sua gente. A loro portava il suo soccorso e poi si sedeva e parlava dell’anima, di Dio, del Paradiso. Quando trovava un vecchio, una vecchia, trascurati da tutti, il suo volto si illuminava come alla presenza di Cristo. Con loro dimenticava tutto il resto. Almeno un migliaio di ricoverati figurano negli elenchi della Piccola Casa. Disposta a qualsiasi sacrificio per il bene comune, passò ai pesanti lavori della cucina. Fu lei stessa a chiedere questo penoso incarico, e lo mantenne per 10 anni, sgravandone così una consorella ammalata. La pietà era il suo quotidiano alimento. Morì il 12 febbraio 1963.

Suor Maria Bonelli

Fece pulsare ad Olzai il cuore di san Vincenzo, suor Maria era nata il 26 luglio 1882 a Vaglierano d’Asti. Nel 1904 entrò tra le Figlie della Carità. Inviata in Sardegna ad Olzai resterà sempre legata a questo paese che servì per ben 55 anni. Non c’era famiglia che non visitasse, non c’era persona che non conoscesse personalmente, si confidasse con lei o le chiedesse consiglio. Trovava il tempo per tutto. Istillava il senso di Dio sin dalla più tenera età, prima tra i banchi della scuola materna, poi al catechismo, in seguito all’oratorio, tra le fila delle Figlie di Maria, nei laboratori di ricamo e cucito. Era dotata di un notevole senso pratico. Pur con un carattere forte, sapeva pazientare ed essere dolcissima con i bambini difficili e persuasiva con gli adulti. L’Eucaristia era il suo forte sostegno e il rosario il coronamento contemplativo. Era molto generosa anche nel soffrire, prendeva ogni cosa dalle mani del buon Dio. Ricoverata in ospedale, continuò il suo apostolato di preghiera tra i ricoverati. Morì il 18 ottobre 1970.

Suor Maria Scaravella

Servì i poveri “con la forza delle braccia e il sudore della fronte. Suor Maria Scaravella era nata il 19 luglio 1890 a San Giorgio Piacentino. Con la presa d’abito fu subito inviata al Rifugio Gesù Bambino di Sassari, ove rimase per tutta la vita, una vita nascosta e di sacrificio. Le sue mansioni furono sempre semplici, di generoso servizio: la cucina, la lavanderia, la lingeria, sempre attorniata da gruppetti di bimbe che si alternavano per imparare da lei l’educazione cristiana e l’arte di brave massaie. Suor Maria dedicò tutte le sue energie giovanili in collaborazione con le consorelle, le Dame della Carità ed il padre Manzella. Con lui collaborò intensamente alla fondazione ed alla prima organizzazione di due importanti colonie marine. Mentre crescevano lentamente le mura suor Maria, insieme con il padre Manzella trovava il tempo per dedicarsi all’apostolato avvicinando la gente semplice della zona per il catechismo, la preparazione al precetto pasquale, la sistemazione di matrimoni. Tanti anni suor Maria aveva sempre operato con umiltà, carità, semplicità, secondo lo spirito del fondatore. La solerte operaia morì il 12 dicembre 1972.

Suor Luisa Brambilla

Una mamma attenta per i più piccoli, suor Luisa nacque a Bergamo il 26 febbraio 1904. In famiglia si prodigò generosamente per i fratelli e le sorelle più piccole di lei, sviluppando quel carattere materno e altruista che divenne un aspetto caratteristico della sua personalità. Divenuta Figlia della Carità nel 1931 arrivò a Sassari nella Casa della Divina Provvidenza dove Luisa si dedicò alla contabilità e alla cura di bambine tracomatose. A queste bambine ella cominciò a fare da madre e da maestra. Dal 1939 al 1963 ai” Cronici” sono stati curati, educati ed istruiti, circa 192 ragazzi, quasi sempre segnati da gravi sventure familiari. Suor Luisa sapeva allevarli con grande amore. Alla base del suo metodo educativo stava uno squisito amore materno. L’attivismo instancabile di suor Luisa ha fatto di quest’istituto una delle benemerenze della città di Sassari in campo assistenziale. Nel 1969 fu inviata nella casa di riposo di Buddusò. Peggiorando le sue condizioni di salute fu inviata a Cagliari all’infermeria dove trascorse i suoi ultimi due anni di vita prodigandosi per le consorelle dell’infermeria. Morì il 13 novembre 1976.

Suor Maria Milka Superina

Una lunga vita d’amore per le sorelle e per i poveri. Suor Maria Milka Superina nacque a Fiume il 14 settembre 1896. Rimasta presto orfana visse in istituto. Dopo due anni dalla presa d’abito, nel 1924, fu destinata all’Istituto San Vincenzo di La Maddalena come insegnante delle scuole elementari. Suonava il pianoforte, amava la musica e ne trasmetteva il gusto attraverso l’insegnamento del canto. Nel 1941 fu nominata suor servente a La Maddalena. Dopo i bombardamenti dell’isola del 1942, dovette trasferire a Buddusò le orfane insieme alle suore, in tutto 38 persone. Rientrata a La Maddalena riorganizzò l’attività scolastica ed educativa. Guidò l’Istituto San Vincenzo con amore e saggezza, destando attorno a sé stima profonda ed ammirazione. Gustava ed amava la vita di famiglia. Collaborò con la parrocchia, alimentando la partecipazione delle giovani all’Azione Cattolica e all’associazione delle Figlie di Maria. Nel 1956 fu nominata vice-visitatrice della neonata vice-provincia di Sardegna e vi rimase esattamente un anno. Morì a La Maddalena il 29 novembre 1981, all’età di 85 anni.

Suor Angela Massari

Una fede profonda e un grande spirito di preghiera. Suor Angela Massari nasce a san Giorgio Piacentino il 28 novembre 1894. Alla presa d’abito, nel 1917, fu inviata all’ospizio di Bra, in Piemonte. Già dal 1926 la troviamo in Sardegna, prima ad Aritzo, poi a Calangianus come suor servente, quindi a Olbia e ancora a Sassari al Rifugio Gesù Bambino. Nel settembre del 1956 fu nominata assistente della provincia e dal 1959 passò all’Istituto Sacro Cuore di Cagliari. La sua personalità era impregnata di semplicità evangelica: nelle sue giornate traspariva serenità, sapeva amare Dio e in Dio tutti i fratelli indistintamente. Conservò la dignità della consacrazione anche in vecchiaia e nei momenti di dolore, anche quando la sua mano stanca e quasi inerte non riusciva più a separarsi dalla corona del rosario e dal crocifisso che portava alle labbra, quasi a suggellare la sua vita d’amore. Questo gesto l’ha fissata per sempre nell’amore a cui aveva consacrata se stessa. Morì il 25 novembre del 1984 all’età di novant’anni.

Suor Vincenza Martelli

Una vita dedicata ad amare la gente alla scuola dei poveri: suor Vincenza Martelli nasce a Cagliari il 5 giugno 1902 da una famiglia nobile. Nel 1929, alla presa d’abito, fu inviata a Cagliari all’Asilo della Marina, ove trascorse tutta la vita al servizio dei poveri e nell’educazione della gioventù alla scuola di suor Tambelli. Donna umile e grande lavoratrice, ha insegnato per cinquant’anni il pianoforte ad almeno tre generazioni di ragazze cagliaritane. La sua vocazione tuttavia non era la musica, ma la carità. Alla dolcezza innata univa una forza d’animo incredibile che le consentiva di entrare nelle case più misere del quartiere della Marina trascinando sacchi di viveri e abiti. Fu tra le prime a rientrare dallo sfollamento nell’Asilo della Marina nonostante l’inagibilità dei locali straziati dai bombardamenti. Con cura materna educò centinaia di ragazzi del quartiere, i marianelli e alla sua morte, molti di loro, ormai uomini adulti, hanno voluto portare la bara. Il rito funebre fu molto semplice, proprio come lei l’aveva desiderato. Le Figlie della Carità hanno il nascondimento nel sangue. Morì a 83 anni.

Suor Maria Grazia Aini

La carità la si organizza con la testa, ma la si fa con il cuore: suor Maria Grazia Aini, nativa di Berchidda, è colei che ha diretto i primi passi della provincia di Sardegna. Entrata in comunità a 22 anni, la sua vita è segnata da una serie di repentini trasferimenti ai quali si sottomise sempre con obbedienza. Ma è nella realizzazione della Casa Provinciale che dimostrò di quale tempra fosse dotata e la fede granitica con la quale diede spessore spirituale alla nuova provincia. Dalla collaborazione col Direttore Provinciale, Padre Angelo Vellano, scaturì l’entusiasmo degli inizi della provincia; il suo desiderio più vivo fu l’apertura del seminario come luogo di formazione spirituale delle giovani suore. Austera, distaccata dalle persone e dalle cose, cercava Dio. Nascondeva una profonda capacità di amare il Signore, la Chiesa, la Comunità. Amata da tutte le sorelle della Provincia la si può descrivere con queste parole: La tua forte maternità spirituale nei confronti della provincia era diventata carne della tua carne. Avresti dato volentieri la vita perché fosse come Dio la voleva e come i poveri la sognavano. Morì il 23 marzo 1988.

 

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