“Ma ne valeva la pena questo processo per la perdita di cento milioni? Senza mettere all’asta nessuna opera d’arte, con un pò di fede prima o poi i soldi sarebbero rientrati.” Fulgenzio Saetta
Dato l’analfalbetismo di ritorno il 90% degl’italiani non si è accorto del cosiddetto scandalo Vaticano durato secondo il costume giudiziario italiano troppi giorni: mancava giusto l’esame della carta igienica con cui gl’imputati e i magistrati hanno provveduto alla bisogna. Comunque è merito di questo tribunale divenuto Vaticano la conduzione del dibattimento e finalmente la conclusione. Ovviamente di primo grado. Speriamo che entro qualche annetto inizi e si concluda il secondo grado e, infine, la cassazione.
I personaggi starebbero a pennello in una commedia di Pirandello o forse anche di De Filippo.
Prelati, finanzieri e immobiliaristi, manco a farla a posta di chiara fama e con relazioni con le più famose banche e bancarottieri nazionali e internazionali. Qualche agente segreto in relazione, a suo dire, con i più quotati agenti segreti internazionali allo scopo di pretendere per la liberazione di una una religiosa sequestrata dai Mau Mau la discreta sommetta di oltre mezzo milione di euro.
Mistero ovviamente sul destino della suorina che sa tanto di fantomatico. La maggior parte dei protagonisti sono meridionali o isolani. No, dimenticavo, c’è il Buscetta del lago di Como che tutto osservava e tutto giudicava, ma intanto mandava avanti l’operazione impostagli dal superiore prelato. Lui faceva il robot come nuovo esperimento fantozziano. Dieci protagonisti palesi, alcuni camuffati e gli assenti che come deus ex machina hanno avviato il motore di questa commedi pirandelliana. Non parliamo delle varie società da Srl a s.a.s e dei Group all’americana di modo che le persone occultate con questi dieci nomi potessero lavorare meglio la pasta per gli spaghetti natalizi. Non sappiamo ancora quanto sarà costato alla fine dei vari gradi questo processo e quanto lavoro alla burocrazia vaticana mentre si scervella per predisporre le celle per i protagonisti. Basteranno dieci celle? Questo è ancora nel mistero. Che cosa volete che servano tre gradi in uno stato monocratico fermatosi alle tappe precedenti alla rivoluzione francese?
In Vaticano il Papa è rimasto Re assoluto e le soluzioni di Montesquieu per democratizzate gli stati non sono nemmeno davanti alle sbarre d’ingresso. Badate bene senza colpa del Papa, ma dei numerosi papi che si sono alternati al governo o allo sgoverno dello stato più piccino del mondo.
Il valore del Vaticano secondo qualche vecchio comunista, rimasto sovietico, vale più di tutto gli stati della terra! Ed è vero se vendete a pezzi la Cappella Sistina. Non parliamo delle opere di Raffaello e dei mille pittori. Metteteci anche gli oggetti storici risalenti al medioevo e giunti fino a noi. Oltre a questo si potrebbe vendere anche il pavimento in cui si è inginocchiato Carlo Magno nella Basilica di San Pietro.
Che dire dell’archivio vaticano che se venduto a pezzi renderebbe una montagna di miliardi.
E stiamo a preoccuparci per qualche centinaia di milioni perduti? Tra l’altro in Africa c’è pronta una Basilica simile a quella di San Pietro qualora il Papa volesse lasciare Roma dove la gente pensa al magna più che al credo. Se volete sentire la mia, ve la dico. Secondo me invece di perdere quei soldi per il processo, per le celle dove di sicuro più di un prigioniero perderà la vita, vista l’età, di logorarsi l’anima per quei cento milioni persi, io mi sarei affidato a San Pietro pregandolo che col tempo faccia recuperare quei milioni, se lo desidera e se no mi rivolgerei a San Matteo che dopo la chiamata di Gesù ha piantato il banco e buona notte suonatori. In Vaticano pare davvero che ci siano uomini di poca fede.Direbbero in questo paese di miscredenti, voglio dire, Chiaramonti: su inari andet che i sa buvera, unu Babbu Nostru, e su pane pro mandigare già l’agatamus!