” IL CHIERICO VAGANTE DI MARIO NIEDDU SCULTORE” recensione a cura di Angelino Tedde
Si tratta della storia di un pastorello sardo di una modesta famiglia di pastori-mezzadri che viene indirizzato verso il seminario diocesano dalla madre per diventare prete.
Essere prete negli anni sessanta e ancor prima significava trovare nella società una collocazione dignitosa, una parrocchia da amministrare e un prestigio religioso e culturale invidiabile. Di questo prestigio avrebbe goduto non solo lui, ma l’intera famiglia: la madre e il padre, i fratelli e il parentado. Il suo carisma e il suo prestigio sociale sarebbero ricaduti piacevolmente sullo stesso paes
Né c’è da meravigliarsi, alla stessa maniera le figlie venivano orientate o addirittura costrette a spesare un giovane di buona famiglia verso cui non sentivano alcun sentimento d’amore. A cumbenientzia ci si sposava e alla stessa maniera si poteva diventare prete secolare o religioso con buona pace di chi era costretto ad affrontare un marito balbuziente o una moglie strabica oppure un ordine religioso dove si mangiava a stecchetto o un seminario freddo come l’inverno.
Il pastorello nulvese, frequentate le scuole Medie con il latino, al ginnasio, tuttavia, va incontro ai primi dubbi e vorrebbe uscire dal frigorifero del seminario, ma il solo pensiero di arrecare un grande dispiacere alla madre lo blocca nella determinazione andando incontro a lancinanti lotte spirituali.
Terminati gli studi liceali del seminario minore, sceglie di frequentare il corso biennale filosofico aristotelico-tomistico presso l’Angelicum di Roma, prestigioso ateneo dei domenicani.
La sua brillantezza negli studi sopisce le incertezze e forse comincia a sentire una certa attrazione verso la via ecclesiastica. Ma sotto la cenere covava il fuoco.
Conclusi brillantemente gli studi filosofici, sempre a Roma, presso l’Università Lateranense intraprende gli studi teologici. Approfondimenti piacevoli per un verso, ma problematici per l’altro verso. Il giovane si guarda intorno osserva le belle donne quantunque si astenga scrupolosamente dal concupirle.
Roma del resto è il centro del mondo cattolico e offre di tutto: templi sontuosi, musei,dipinti e altre forme artistiche verso il quale il giovane viene attratto, misurandosi talvolta e riuscendo a scolpire, a dipingere: inoltre lo affascina anche il mondo del cinema verso cui tenta invano un approccio.
Per mantenersi agli studi è costretto a trovare lavoro di educatore presso istituti scolastici religiosi, incappando tra l’altro in una congregazione che si diceva innovativa e sulle linee del Concilio Varicano II. ma vedendo tante stranezze nella condotta del prete mingherlino e sgraziato e avvenenza e fascino nella suora che di fatto dirigeva l’istituto lui con il suo amico prende il largo.
Per farla breve, dopo incredibili peripezie tra svariati istituti religiosi compreso quello di cui si è detto, e altri più seri, riesce con immani sacrifici a camparsi facendo l’istitutore per pagarsi gli studi e da vivere.
Tra le tante peripezie, per risparmiare il costoso affitto di casa, va a stare per alcune settimane tra i barboni. dalla cui empatia e vita si fa catturare. In quel periodo si confronta con la realtà degli uomini di Chiesa e da “barbone” finisce sotto il portici di San Pietro in una notte piovosa. Guarda con fastidio i palazzi vaticani che offrono comodità e benessere e una stanza calda a chi vi sta dentro e confronta il suo misero stato di povero all’invidiabile benessere di chi dice di servire Dio e i poveri, la sua fede quasi vacilla. Conclusa anche quell’esperienza di barbone riesce a trovarsi un altro posto di istitutore e nel tempo che gli rimane dagli studi scopre anche d’aver la dote di pranoterapeuta riuscendo efrefiamente in quest’arte paramedica di guaritore.
Certo è che il nostro con queste peripezie, compie lo studio teologico, mza anche con altri interessi culturali; retorica, psicologia, pranoterapia, pittura e scultura, tutto a tempo perso, rivela le sue doti di artista stravagante più di quella di ecclesiastico quindi eccolo di nuovo navigare nel dubbio.
C’è anche da osservare con quanta leggerezza le autorità ecclesiastiche diocesane mandino a Roma questi giovani senza un becco di un quattrino esponendoli ad ogni genere di pericoli dell’anima e del corpo.
Si può anche essere virtuosi, ma se messi nel pericolo si potrebbe naufragare.
Il nostro giovane, forse si autoconvince, che la via ecclesiastica potrebbe andare a suo genio, ma con la conclusione degli studi teologici, conseguita la licenza, la vita stravagante romana deve cessare e il giovane deve decidersi definitivamente ad una scelta. Il ritorno dell’ombra di Macbet.
Il vescovo, prima di ordinanrlo canonicamente coi quattro ordini minori e maggiori che si concludono con il presbiterato lo manda ad una specie di tirocinio alla Maddalena a dare una mano ad un vecchio prete-governatore dell’Isola.
Il giovane che ha avuto modo a Roma di essere scosso nella sua fede in un dialogo con un signore che si potrebbe definire massone [ a Maddalena i massoni si contavano come le ciliegie come del resto oggi ad Alghero con due logge non è diverso il clima]. Il Sig. Mario mette a dura prova la sua fiducia nella chiesa e nelle pratiche devozionistiche compresi gli avvenimenti che hanno del miracolistico verso i quali i fedeli tenderebbero a orientarsi inquinando il vero significato della fede in Cristo. Crescono i dubbi che resteranno irrisolti nella sua testa e nella sua anima.
Non mancano anche le sotterranee tentazioni della carne, ma il nostro autore li mette sotto silenzio.
Supera qualche tentazione che pure incontra in un viaggio verso il continente.
Finito il corso teologico il nostro deve presentarsi al vescovo per decidere le date dell’ordinazione, nel frattempo gli viene concesso un periodo di tirocinio parrocchiale, durante il quale mette a frutto le sue esperieze educative maturate nei peridoi in cui per tenersi agli studi ha dovuto fare l’istitutore.
L’esperienza dell’insegnamento di religione nelle scuole lo rassicura. Nella parrocchia sa intrattenere i fanciulli e riesce in tutti quegli uffici di sua competenza senza avere mai contrasti con lo stesso parroco, figura umana e carismatica dell’isola coacervo di popolazioni sardo-corse-spezzine – toscane.
Da ultimo incontra una donna che gli si offre per un appuntamento che si effettua assecondando la natura. A questo punto scioglie i suoi dubbi e saltano i timori per una decisione contraria alla sotterranea volontà materna che ha segnato il suo destino fino ad allora. Meglio tardi che mai.
Getta a mare i residui di quello che forse è stato il suo prolungato complesso di Edipo e non ha più remore per comunicare al suo presule che lascerà definitivamente la strada percorsa dagli 11 anni fino ai 25. Percorso il curriculum studi eccotelo dunque fuori.