“Contributo alla storia del Carmelo di Chiaramonti di Mauro Maxia” a cura di Angelino Tedde, Andreina Cascioni, Giovanni Soro
Nella rivista 91 RION, XXIX (2023), 1, 91-111 è pubblicato un importante contributo di Mauro Maxia, articolo apparso anche nel suo sito sulla storia del Carmelo di Chiaramonti.
Il Monastero venne demolito negli anni sessanta, lasciando per fortuna intatta la chiesa con la pala d’altare centrale. Nel tempo si sono aggiunte le cappelle patrizie dei Budrone,con sulla nicchia la staua di San Sebastiano, dei Falchi e da ultima nel 1717 quella dei Tedde Delitala. In essa giacciono sia la nobildonna Gerolama Delitala Tedde, che fece costruire dai Carmelitani la cappella patrizia in tempi assai veloci dal momento che la finanziatrice giacque in un deposito dentro un “baùl” in attesa della fine della costruzione della cappella dedicata a Sant’Antonio di Padova,
Successivamente il 25 luglio del 1755 venne sepolta la nobildonna Lucia Tedde Delitala, sua sorella minore e da lei allevata e nominata erede universale dei suoi beni. Le due donne, la prima morta giovane, a 20 anni, la seconda a 50 anni ebbero vita e costumi diversi. Se sulla prima il testamento, giacente nella biblioteca universitaria di Sassari, e redatto in lingua sarda, tranne poche righe in spagnolo, elenca i beni che la nobildonna lascia ai suoi nipoti nulvesi, non avendo figli, la seconda più doviziosa, capofazione in Chiaramonti, condannata a 5 anni di arresti domiciliari da un tribunale di sette nobili di Cagliari,ma con la commutazione della pena detentiva in pena pecuniaria per gli ultimi tre anni e tornata a Chiaramonti nel palazzotto lasciatole dalla sorella Gerolama e di cui aveva preso possesso ad appena dodici anni, oltre che pregiudicata fu affarista per il metodo da lei molto usato dei censi consegnativi sulle sue tanche da renderla davvero facoltosa prima e dopo il termine della pena, al punto che comperò un palazzo in Sassari.
Mauro Maxia, pubblica due documenti in lingua sarda cinquecentesca da cui si evince sia l’elenco dei costruttori del primo convento, ma senza monaci destinatari di esso, mentre del secondo convento è molto interessante il fatto che i promotori imposero ai Carmelitani del secondo convento di insegnare a leggere, a scrivere e far di conto ai ragazzi del paese ben prima dell’istituzione delle scuole normali di Carlo Felice del 1823. Si era in clima del post concilio di Trento che raccomandava ai vescovi di dare istruzione non solo catechistica, ma anche di alfabetizzazione ai fanciulli.
L’rticolo è denso di notizie e di dati linguistici oltre che dei due documenti originali.
Ne vale la pena leggerlo per intero nel sito di MAURO MAXIA. L’avremmo ripotato per intero anche noi, ma ciò richiederebbe lì’autorizzazione dei redattori della rivista. Qualora ci venisse data lo pubblicheremo volentieri. Del resto con la pubblicazione del libretto di Antonio Ledda
ci siamo occupati dei Carmelitani in Sardegna e dell’indicazione dei documenti ora citati da Mauro Maxia. Inoltre abbiamo avuto modo di pubblicare gli acquerelli del prof. Paulino Urgias che ebbe modo di disegnare il convento come si presentava ancora negli anni trenta.Da ricordare anche che grazie ad Angelo Cocco abbiamo avuto modo di acquisire delle foto nel momento del restauro-massacro da parte di un’impresa ozierese che mise in luce soprattutto gli scheletri della tomba concessa di frati ai Budrone[Budroni] che qui riportiamo.