“Francesco Manca (1939-2022) un esperto cultore dei campi ci ha lasciati”di Ange de Clermont
Mentre il fratello come di dovere percorreva i centri dell’Anglona per la raccolta degli oboli per la Santa, portando con sé la teca della Santa martire dodicenne di Arborea, i giovani arrivati vista l’acqua abbondante che scorreva dalla sorgente di Santa Giusta, meglio sarebbe dire dalle falde del Monte Ledda che si erge a quai seicento metri sulla cima de su Torrione, di pertinenza chiaramontese e lungo il torrente. Le sponde da una parte e dall’altra erano di buona terra all’ombra dei ciliegi delle due stagioni, i giovani si diedero da fare nella coltivazione dell’ortocultura, la cui arte successivamente trasferirono in altre zone del paese.
Una trentina di giorni fa è tornato alla Casa del Padre, a 83 anni, Francesco Manca, il secondo di cinque fratelli e di due sorelle di una famiglia emigrata qua dalla Romangia (Sorso) nel 1935 mentre la parabola fascista stava declinando. Erano giovani sposi Maurizio e Giovanna.
Il loro arrivo fu promosso da un fratello di Maurizio che con la moglie avevano ricevuto dal parroco l’incarico dell’eremitanìa di Santa Giusta.
Maurizio e Giovanna presero residenza a Chiaramonti in varie vie del centro storico.
Nel frattempo la loro vita coniugale fu feconda e cosi vennero alla luce cinque bei figli maschi e due femmine: Giuseppe,noto Peppino, Francesco, Giovanni e Mario. Alle due figlie diedero il nome di Michelina e di Giusta.
Crebbero floridi tutti in buona salute dando una mano ai genitori, portando l’esempio a Chiaramonti della bravura dei lavoratori della campagna della Romangia. Così i Manca, divenuti giovanotti,dato il poco fruttuoso lavoro in paese, come tanti compaesani s’imbarcarono diretti all’estero, in particolare in Olanda dove ben tre si sposarono con donne locali, prolificando generosamente e oggi già alla seconda generazione.
Gli altri si moltiplicarono e oggi fanno parte della popolazione olandese. Francesco, il secondo dei figli maschi, non si sposò e preferì all’Olanda la costa Azzurra come altri chiaramontesi, ma dopo 26 anni, viste le modeste prospettive pensionistiche francesi, preferì tornare al paese da cui era partito e svolgere in vari modi contrattuali la sua attività di cultore dei campi e degli orti.
Si può dire che non si fermò che negli ultimi anni.
Persona mite e garbata che dava poco all’ozio. Se n’è andato lassù da casa sua e dal suo letto senza
dare fastidio a nessuno.
Quasi secondo l’uso antico: una morte cosiddetta apparecchiata come la chiamano gli storici.
Facciamo un affettuoso abbraccio ai parenti vicini e lontani e in particolare alla nostra cara amica Michelina e a tutti i suoi parenti e affini.
Che la terra gli sia lieve!