1 Maggio 2022
Categoria : c'est la vie
“I cognomi della madre ai figli: litigi e inconvenienti. Storia già vissuta in Sardegna per quattro secoli” di Angelino Tedde
Non conclusi la mia laurea in Giurisprudenza, preferii cambiare e laurearmi in Lettere Moderne, ma tra gli esami dati nei primi due anni, sostenni Diritto Civile col compianto prof. Salvatore Piras di Osilo.Una delle prime nozioni che appresi fu la frase scritta in latino: Mater semper certa est, pater numquam .Tradotto: la madre è sempre certa il padre mai! Rimasi sbalordito e fui costretto a ripensarci. Del resto tra collegio e il seminario che mi portavo alle spalle, 12 anni, non mi ero occupato di questi temi. Essendo orfano come tutti gli altri compagni, quando si faceva una domanda si doveva scrivere:
Il sottoscritto Angelino Tedde di fu Angelino e di fu Serafina Linda Piras.
I Compgni col padre e con la madre dovevano scrivere Antonio Puddu figlio di Giuseppe e di Mariantonia Paddeu. C’era il nervo dolente di chi non era stato riconosciuto dal padre concepitore il quale doveva scrivere Fulgenzio Truzzu di Maria e di Enne Enne [NN].
Se poi uno era stato abbandonato anche dalla madre, per evitare che apparisse figlio di Enne Enne e di Enne Enne il sindaco del luogo gli affibbiava a volergli bene il nome di un agente atmosferico
Cristoforo Vento Giovanni Tempesta o Carmelo Pioggia o di un legume: Giovanni Fava, Emanuele Carota!
Allora per evitare quest’imbarazzo la Repubblica Italiana tolse a tutti l’obbligo di scrivere il nome del padre e della madre.
Allora per evitare quest’imbarazzo la Repubblica Italiana tolse a tutti l’obbligo di scrivere il nome del padre e della madre.
Adesso, i nostri “rimbambiti?” consultori, per un falso vigente femmismo, impongono l’obbligo di tener conto del nome non solo del presunto padre concepitore [ché la paternità è sempre presunta dato il mistero dell’atto di concepimento], ma anche il nome della madre. Ergo i nuovi figli, tornando al sistema spagnolo già vigente in Sardegna prima dei sabaudi, dovranno imporre i due nomi, oppure giocare a bussolotti se mettere prima il nome del padre o della madre. Nella casistica in effetti, per i più svariarti motivi , questo metodo spagnolo si usava già e non solo, si è dato spesso che madri colpite in testa abbiano cassato il nome del padre, per imporre il solo nome della madre, così che il bimbo o la bimba appaiano davvero illegittimi.
Insomma la Consulta ha scoperto l’acqua calda. E noi attendiamo con fervore di ridere a crepapelle per la discussione accanita che avverrà in Parlamento. Forse ci illudiamo di poter tornare al metodo spagnolo?
No! Perché mi diceva una figlioccia che vive in Spagna che, prima si mette il nome del padre e col tempo, da una generazione all’altra il primo a scomparire è quello della madre, visto che ad un povero neonato non si possono affibbiare quattro cognomi. Preparatevi a sbellicarvi dalle risate senza farvi notare dalle furibonde e fulminanti femministe. [Chiedo scusa a mia moglie e a tutte le amiche accanite femministe, mica voglio morire qualche anno prima!]
A me, onestamente poco interessa, se non per l’antichità del cognome, che i figli portino il mio cognome che risale al XII secolo e se vogliono cambiarlo si accomodino! Non per questo morrò affranto.
Con questa operazione torniamo all’antico e scopriamo il pesce ambu! E’ indubbio però che se disgraziatamente uno nasce illegittimo o una madre cretina ha tolto il cognome del padre, la fanciulla o il fanciullo che se ne va in giro con un solo cognome verrà sospettato d’illegittimità e ci ricaschiamo nell’individuare di nuovo i presunti e o veri illegittimi. Anzi, visto che adesso con un semplice decreto del Prefetto posso in 15 giorni cambiarmi il nome, quasi quasi divento Angelo, con buona pace dei miei figli, che finiranno con un padre ignoto, ché, finora sono figli di Angelino!
Con le bombe nucleari che incombono il vertice della Magistratura Italiana non aveva altro da fare che occuparsi di queste facezie.
E’ noto che i lumi sono una cosa e la volontà è un’altra se subentra il desiderio di sovvertire antiche e sagge leggi con leggi secondo la moda corrente. Ditemi voi, se il padre è già presunto, volete far figurare vostro figlio col nome materno la cui nascita da quella madre è attestata dalla levatrice? MATER SEMPER CERTA EST PATER NUMQUAM.
E’ ovvio che sui social e nei bar gli avventori si scapriccino accoppiando due cognomi che non sempre depongono bene.
Cuccu-Bellu, Coglio-Nazzo, Cazzona-Dritta, Molla-Tanca, Murru-Pesta, Truzzu-Moscio, Vento-Forte, Tempesta-Corta, Giglio-Nero, Rossi-Neri, Bianchi-Mocci, Tresoldi-Porcu, Buzza-Manna, Fiore-Grogu, Vacca-Musca, Zucca-Vuota, La Morte-Nera.
Si potrebbe continuare senza fine, però con una semplice richiesta in Prefettura-che invierà al Ministero dell’Interno- si potranno cambiare
sia i cognomi sia i nomi e i binomi imbarazzanti come Felice-Carnevale che potrebbe diventare Felice- Compleanno, Cicciu-Bomba che potrebbe diventare Cicciu-Bambu La Morte-Nera che potrebbe diventare La Morte-Bianca.
Insomma è inutile insistere, esistono già dei cognomi come Porcu, che il noto giornalista ha accentato in Porcù, Maiale che è diventato Maieli, Maioli Maiuli. Come fare, tuttavia per mutare Miserella-Miseria, in questo caso potrebbe diventare Masarella-Museria.
L’argomento è interminabile, a volerlo trattare, il problema è intaccare l’identità di una persona che si è sempre sentita chiamare con quel cognome e all’improvviso si vede trasformato in Tudda per Trudda, in
Nadda per Nudda e via dicendo. C’est la vie, dicono i francesi!
Ciò che importa è il valore della persona che porta il cognome anche imbarrazzante. Sono certo che il grande storico Cipolla non si è mai vergognato del suo cognome come del resto il nostro presidente Mattarella, il deputato La Morte, la professoressa Cazzona, lo storico Mastino,che porta il cognome di una razza di cani. Né io mi sono mai vergognato di essere figlio di Serafina Pira o Piras, senza contare il soprannome Tebachéra. Di certo i Matta ‘e Fufere, i Mincia de Oro, i Culeddu, gli Zazà potrebbero infastidirsi e allora basta imparare a chiamarli col loro nome e cognome. I miei cugini hanno ereditato il soprannome di famiglia e si fanno chiamare Tebachéra anche nella conversazione, a me è raro che mi chiamino col soprannome e allora a chi non capisce da quale famiglia provengo sono io che glielo ricordo.
Ciò che importa è il valore della persona che porta il cognome anche imbarrazzante. Sono certo che il grande storico Cipolla non si è mai vergognato del suo cognome come del resto il nostro presidente Mattarella, il deputato La Morte, la professoressa Cazzona, lo storico Mastino,che porta il cognome di una razza di cani. Né io mi sono mai vergognato di essere figlio di Serafina Pira o Piras, senza contare il soprannome Tebachéra. Di certo i Matta ‘e Fufere, i Mincia de Oro, i Culeddu, gli Zazà potrebbero infastidirsi e allora basta imparare a chiamarli col loro nome e cognome. I miei cugini hanno ereditato il soprannome di famiglia e si fanno chiamare Tebachéra anche nella conversazione, a me è raro che mi chiamino col soprannome e allora a chi non capisce da quale famiglia provengo sono io che glielo ricordo.
L’importante è essere buoni cittadini e bravi artigiani e professionisti, bravi coltivatori diretti e bravi pastori. i prenomi imbarazzanti, ereditati dalla nostra storia di figli legittimi o illegittimi, ai quali i sindaci nell’Ottocento davano un marchio di vergogna con nomi imbarrazzanti, non contano, conta il valore di chi li porta.
Per chi lo desidera ai nostri giorni basta fare la domanda in Prefettura e in 15 giorni il prefetto invia il decreto del nuovo nome, mentre per il cognome deve essere trasmesso al Ministero dell’Interno che impiega almeno un anno ad approvarlo e poi uno cambia il nome o il cognome non gradito. D’ufficio si provvederà al resto. Idem per i cognomi.
Ricordo però che cambiare i propri connotati ad un figlio o ad una figlia potrebbe incidere nel profondo della sua personalità col rischio della dissociazione o follia. Ognuno di noi vuole essere figlio di un padre e di una madre e il suo profondo viene intaccato ogni volta che qualcuno, come in caso di adozione o per odio verso il padre o verso la madre, vuole cambiare l’identità ad un figlio. Ovviamente non affronto il tema di delinquenti incalliti che per rifarsi apparentemente una nuova identità e continuare a delinquere si cambiano il nome e il cognome. Il discorso vale anche per i cacciatori di eredità!
Ricordo però che cambiare i propri connotati ad un figlio o ad una figlia potrebbe incidere nel profondo della sua personalità col rischio della dissociazione o follia. Ognuno di noi vuole essere figlio di un padre e di una madre e il suo profondo viene intaccato ogni volta che qualcuno, come in caso di adozione o per odio verso il padre o verso la madre, vuole cambiare l’identità ad un figlio. Ovviamente non affronto il tema di delinquenti incalliti che per rifarsi apparentemente una nuova identità e continuare a delinquere si cambiano il nome e il cognome. Il discorso vale anche per i cacciatori di eredità!
Per fortuna nella trascendenza cristiana, essendo tutti figli di Dio, non ci sarà bisogno di nomi o cognomi, perché l’Amore Trinitario non necessita di certo di un nome e di un cognome, per mantenere la nostra eterna individualità. Queste discussioni sono cose di questo mondo e quindi limitate nel tempo e nello spazio.
Il capitano di ventura Bartolomeo Colleoni, super dotato nelle regioni inguinali, non si è vergognato di inserire nel suo stemma i tre testicoli
Basti visitare a Bergamo Alta la cappella-mausoleo della figlia e troverete lo stemma nella cancellata e altrove.
Personalmente questo movimente di assoluta parificazione dell’uomo alla donna e viceversa nasconde il tentativo dei teorici del gender che ritiene che l’essere maschio e femmina sia un fatto culturale e non naturale.
Personalmente ritengo che il maschio e la femmina si completino e non vi è chi sia superiore tra loro come dice giustamente San Paolo. Come del resto hanno i loro sacrosanti diritti gli omosessuali nati. Le varietà cominciano a far sorgere dei dubbi dovuti ai vizi umani. I pagani insegnano!
Personalmente questo movimente di assoluta parificazione dell’uomo alla donna e viceversa nasconde il tentativo dei teorici del gender che ritiene che l’essere maschio e femmina sia un fatto culturale e non naturale.
Personalmente ritengo che il maschio e la femmina si completino e non vi è chi sia superiore tra loro come dice giustamente San Paolo. Come del resto hanno i loro sacrosanti diritti gli omosessuali nati. Le varietà cominciano a far sorgere dei dubbi dovuti ai vizi umani. I pagani insegnano!