“Suffragi per le anime del Purgatorio” a cura di Ange de Clermont
Prima di parlare delle Messe di suffragio di Donn a Lucia Tedde, ci pare opportuno illustrare ai nostri visitatori credenti e non credenti il vantaggio per le anime ottenuto con le Messe di suffragio. La Redazione.
Suffragi per le anime del Purgatorio
Tre sono le opere di suffragio che possono dare sollievo alle anime del Purgatorio che hanno un effetto meraviglioso su di loro:
• La Santa Messa: la potenza amorosa di Gesù che si offre per sollevare le anime.
• Le Indulgenze: la ricchezza della Chiesa, donata alle anime del Purgatorio.
• La Preghiera: la nostra potenza.
La Santa Messa
La Santa Messa è da considerarsi il miglior suffragio per le anime del Purgatorio.
Già San Tommaso aveva indicato nella Messa il miglior mezzo per liberare le anime sofferenti, tre secoli prima che il Concilio di Trento si pronunciasse esplicitamente “Le Anime del Purgatorio sono sollevate dai suffragi dei fedeli, ma soprattutto dal prezioso sacrificio dell’altare”.
“Far celebrare la Santa Messa per i cristiani, vivi o defunti, ìn particolare quellì per cui si prega in modo speciale perché vengono così sollevati dai tormenti,farò abbreviare le loro pene; inoltre, ad ogni Celebrazione Eucaristica più anime escono dal Purgatorio.
Con la Santa Messa, dunque, il sacerdote e i fedeli chiedono e ottengono da Dio la grazia per le Anime del Purgatorio, ma non solo: il beneficio speciale spetta sì all‘anima per cui la Messa è celebrata, ma del suo frutto generale è l’intera Chiesa a goderne.
Essa, infatti, nella Celebrazione comunitaria dell‘Eucarestia, mentre chiede e ottiene il ristoro delle anime dei fedeli e la remissione dei peccati, aumenta, rinsalda e risveglia la sua unitcì segno visibile, dell’invisibile “Comunione dei Santi “.
All ‘offerta di Cristo, nel sacrfìcio eucaristico, si uniscono, infatti, non solo i membri che sono ancora sulla terra, ma anche quelli che si trovano già nella Gloria del Cielo così come quelli che stanno espiando le proprie colpe in Purgatorio. La Santa Messa è offerta, dunque, anche per i defunti che sono morti in Cristo e non sono ancora pienamente purificati, così da poter entrare nella Luce e Pace di Cristo. Nell‘anafora, inoltre, la Chiesa prega per i santi padri, i vescovi e tutti coloro che sono morti, convinti che la Santa Messa sia la migliore offerta a Dio per le anime che soffrono in Purgatorio, poiché è l’offerta di Cristo stesso immolato per i nostri peccati “.
(Dal Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 1370-72)
LE MESSE DETTE “GREGORIANE”
Tra ciò che può essere offerto a Dio in suffragio dei defunti, san Gregorio esalta, in assoluto, il Sacrificio Eucaristico: a lui si deve l’introduzione della pia pratica delle trenta messe continue, dette appunto gregoriane.
Istitui tale devozione in seguito a un episodio avvenuto nel suo convento al Celio (Roma).
Un monaco, esperto in medicina, di nome Giusto, gravemente ammalato confida al fratello Copioso di aver tenute nascoste tra i medicinali tre monete d’oro.
Copioso avverte del fatto Gregorio che prende dei severissimi provvedimenti contro Giusto, che ha violato la Regola del convento (questa ordina la comunione di beni tra monaci).
Da quel momento Giusto viene abbandonato a se stesso. Senza visite, né alcun genere di conforto. Nell’abbandono e nella sofferenza dell’agonia, il monaco si pente del suo peccato e “la sua anima abbandonò il corpo nella stessa tristezza”. Il suo corpo è buttato in un letamaio, con le tre monete d’oro, mentre i monaci esclamano: “Che il tuo denaro sia con te per la tua perdizione “.
Pur nella certezza che Giusto è dannato, Gregorio tuttavia, per scrupolo, affida il seguente incarico a Prezioso (priore del monastero): “Vai dunque, e da oggi stesso per trenta giorni di seguito fai in modo di offrire per lui il sacrificio, affinché non sia assolutamente tralasciato alcun giorno, nel quale non sia offerta per la sua assoluzione l’ostia salutare” Dopo i trenta giorni Giusto appare al fratello Copioso per dirgli di essere ormai libero da ogni pena.
Commenta san Gregorio: “Concordando simultaneamente visione e sacrìficio, ciò apparve con chiarezza, che il fratello, che era morto, scampò al supplizio grazie all ‘ostia salutare”
Le indulgenze un dono della misericordia di Dio
“Mediante le indulgenze i fedeli possono ottenere per se stessi, e anche per le anime del Purgatorio, la remissione delle pene temporali, conseguenze dei peccati “. (dal Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1498)
Il Catechismo tratta l’argomento delle indulgenze al n. 1032 e, in modo sistematico, dal n. 1471 al n. 1479. Ma il testo fondamentale, come vedremo, è il Manuale delle Indulgenze, Libreria Editrice Vaticana 1999. La celebrazione del Giubileo del 2000 ci ha mostrato folle di pellegrini venute a Roma con gioia e commozione da tutto il mondo per ottenere l’indulgenza plenaria.
Ma questa fonte di grazia, per i vivi e per i defunti, la Chiesa non la mette a disposizione solo ogni venticinque anni. L’indulgenza, sia plenaria che parziale, può essere ottenuta in molti casi e circostanze, anche ogni giorno. Vogliamo, perciò, rendere più utile questo libretto parlandone brevemente.
Che cos’è l’indulgenza? Ecco quanto scrive in proposito il Catechismo della Chiesa Cattolica:
“L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale dei peccati, già rimessi quanto alla colpa, remissione che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi “. L’indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 147])
Un organismo, come reazione all’introduzione di antigeni, (i germi patogeni che causano le malattie), produce alcune sostanze proteiche, gli “anticorpi”, che combattono questi germi e fanno guarire. Qualche cosa di analogo avviene in quell’organismo spirituale che è il Corpo Mistico di Cristo, cioè la Chiesa. I meriti di Gesù Cristo, della Vergine e dei Santi diventano difesa contro le malattie spirituali di tutti i membri del Corpo Mistico.
La Chiesa, facendo tesoro del potere di sciogliere e di legare conferito da Gesù ai suoi apostoli, e quindi alla Chiesa stessa, ha utilizzato nei vari secoli, in vario modo, questo strumento della misericordia di Dio in favore dei vivi e dei defunti.
Nel nostro secolo, tutta la materia riguardante le indulgenze è stata riveduta e riordinata dal Papa Paolo VI che, il 1 gennaio 1967, ha proclamato la nuova Costituzione Apostolica “Indulgentiarum Doctrina”
A questa ha fatto seguito l’“Enchiridion Indulgentiarum “, cioè l’elenco completo e riveduto di tutte le indulgenze plenarie e parziali, compilato dalla Penitenzieria Apostolica, per volere e sotto la direzione dello stesso Paolo VI.
Il tutto è raccolto nel “Manuale delle Indulgenze, Norme e Concessioni “, pubblicato in prima edizione nel luglio 1968, seguita da numerose ristampe e nuove edizioni, la più recente della quale, la quarta edizione che è (L.E.V) dell’Ottobre 1999 e che ha annullato tutte le versioni precedenti, divenendo la versione di riferimento. Tale opera costituisce il testo fondamentale in materia di indulgenze.
Le pagine che seguono sono attinte, in maniera molto succinta, e necessariamente non completa, da tale documento. Le parti prese integralmente dal testo vaticano sono riportate tra virgolette e in corsivo.
Citiamo anzitutto alcuni criteri direttivi contenuti nella Costituzione “Jndulgentiarum Doctrina” di Paolo VI: “Il fine che l‘Autorità ecclesiastica si propone nella elargizione delle indulgenze, è non solo di aiutare i fedeli a scontare le pene del peccato, ma anche di spingere gli stessi a compiere opere di pietà, di penitenza e di carità, specialmente quelle che giovano all’incremento della Jède e al bene comune”
“Se poi i fedeli offrono le indulgenze in suffragio dei defunti, coltivano in maniera eccellente la carità e, mentre elevano la mente al cielo, ordinano più saggiamente le cose terrene”
“…Pertanto l’uso delle indulgenze eccita efficacemente alla carità e lafa esercitare in modo eminente, allorché viene offerto un aiuto ai fratelli che dormono in Cristo.
“Parimenti il culto delle indulgenze ridesta la fiducia e la speranza di una piena riconciliazione con Dio Padre…”
“Le indulgenze,.., sebbene siano delle elargizioni gratuite, sono tuttavia concesse sia per i vivi che per i defunti solo a determinate condizioni… che il fedele… ami Dio, detesti il peccato, ponga la sua fiducia nei meriti di Cristo e creda fermamente nel grande aiuto che gli viene dalla comunione dei Santi…”
“La Santa Madre Chiesa… non in tende assolutamente diminuire il valore degli altri mezzi di santUìcazione e di purificazione ed in primo luogo del sacrificio della Messa e dei sacramenti, specialmente del sacramento della penitenza. Né vuole diminuire l’importanza di quegli aiuti abbondanti, che sono i sacramentali, e delle opere di pietà, di penitenza e di carità “.
Nelle note introduttive al documento si precisa infatti che il principio ispiratore della riforma è stato “di dare maggiore respiro alla vita cristiana e di educare, più che alla ripetizione di formule e pratiche, allo spirito di orazione e di penitenza e all‘esercizio delle virtù teologali “; ciò perché “le mutate condizioni dei tempi, sembrano particolarmente adatte non solo per aiutare i fedeli a soddisfare le pene dovute ai loro peccati, ma anche e soprattutto per spingerli ad un maggiore fervore di carità “.
(Note previe, nn. 2 e 4, passim.)
In seguito alla riforma è stata abolita ogni distinzione in giorni, mesi ed anni: le indulgenze sono distinte solo in plenarie o parziali. Inoltre “è abolita la divisione delle indulgenze in personali, reali e locali perché più chiaramente sia chiaro che le indulgenze sono concesse alle azioni dei fedeli, sebbene esse siano talvolta collegate ad un oggetto o ad un luogo “.
Vediamo qualche norma:
“Nessuno può applicare le indulgenze che acquista ad altri che siano ancora in vita “.
“Le indulgenze sia parziali che plenarie possono essere sempre applicate ai defunti a modo di suffragio”
“Il fedele, che almeno con cuore contrito compie un ‘azione alla quale è annessa l’indulgenza parziale, ottiene in aggiunta alla remissione della pena temporale, che percepisce con la sua azione, altrettanta remissione di pena per l’intervento della Chiesa”
“Il fedele che devotamente usa un oggetto di pietà (crocifisso o croce, corona, scapolare, medaglia) benedetto da un sacerdote qualsiasi, può lucrare un ‘indulgenza parziale. Se poi tale oggetto è benedetto dal Sommo Pontefice o da un vescovo, il fedele, che devotamente lo usa, può acquistre anche l’indulgenza plenaria nella solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo, aggiungendovi però la professione di fede con qualsiasi legittima formula”
“L’indulgenza plenaria può essere acquistata una sola volta al giorno”
“L’indulgenza parziale, invece, può essere acquistata più volte al giorno, salvo esplicita indicazione in contrario” “Per acquistare l‘indulgenza plenaria, oltre l‘esclusione di qualsiasi affetto al peccato anche veniale, è necessario eseguire l’opera indulgenziata e adempiere tre condizioni: confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni dei Sommo Pontefice “.
Quest’ultima consiste nel recitare, secondo le intenzioni del Papa, un Padre nostro e un’Ave Maria; tuttavia “è lasciata libertà ai singoli fedeli di recitare qualsiasi altra preghiera secondo la pietà e la devozione di ciascuno”
Prima di passare alle specifiche indulgenze, la nuova riforma prevede tre concessioni di carattere generale. Esse sono:
1. “Si concede l’indulgenza parziale al fedele che, nel compiere i suoi doveri e nel sopportare le avversità della vita, innalza con umile fiducia l’animo a Dio, aggiungendo, anche solo mentalmente, una pia invocazione”
2. “Si concede l’indulgenza parziale al fedele che, con spirito di fede e con animo misericordioso, pone se stesso o i suoi beni al servizio dei fratelli che si trovino in necessità”
3. “Si concede l’indulgenza parziale al fedele che, in spirito di penitenza, si priva spontaneamente e con suo sacrificio di qualche cosa lecita
4. “Si concede l’indulgenza parziale al fedele che, in particolari circostanze della vita quotidiana, rende spontaneamente aperta testimonianza di fede davati agli altri “.
Non può sfuggire l’importanza di queste quattro concessioni al fine di stimolare nel fedele, al di là di ogni forma di devozione o di preghiera, una condotta di vita ispirata ai principi fondamentali del Vangelo.
Ora, veniamo ad alcune indulgenze particolari che riportiamo succintamente e in maniera del tutto incompleta. Iniziamo dalle indulgenze plenarie (che liberano in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati).
Si può guadagnare l’indulgenza plenaria in queste occasioni:
• adorazione del Santissimo Sacramento per almeno mezz’ora;
• recita consecutiva delle cinque decine del Rosario mariano meditando i misteri del Rosario, in chiesa, in famiglia o in comunità;
• esercizio della Via Crucis;
• lettura della Sacra Scrittura fatta per almeno mezz’ora;
• visita di una chiesa dal 1 novembre a mezzogiorno al 2 novembre a mezzanotte, solamente per i defunti;
• visita di un cimitero in uno dei giorni dal i all’8 novembre inclusi, solo per i defunti;
• partecipazione ad una cerimonia solenne di una prima Comunione o di una Messa di un sacerdote o per un anniversario sacerdotale di venticinque, cinquanta o sessant’ anni;
• rinnovo delle promesse battesimali nel corso di una veglia pasquale;
• adorazione della Croce durante la cerimonia solenne del Venerdì Santo;
• benedizione papale ricevuta anche ascoltando la radio o la televisione.
Precisiamo che, al momento della morte, la Chiesa si mostra particolarmente misericordiosa per accordare l’indulgenza plenaria.
Essa è donata per mezzo di un prete, ritualmente, oppure acquistata dal morente mediante il semplice fatto di baciare il Crocifisso, purché egli abbia recitato durante la vita qualche preghiera. Se le condizioni indicate sopra (confessione, comunione, preghiera per il santo Padre, non attaccamento al peccato) non possono essere compiute interamente, l’indulgenza è solamente parziale. Tuttavia non c’è l’obbligo di confessarsi e comunicarsi lo stesso giorno. Si può fare entro alcuni giorni che precedono e che seguono. Quando si ha l’abitudine di confessarsi regolarmente, ciò basta a far guadagnare parecchie indulgenze plenarie.
Come si è già avuto modo di dire, si può guadagnare una sola indulgenza plenaria al giorno, ma diverse indulgenze parziali, di cui è arricchita la maggior parte delle grandi preghiere della Chiesa.
Ne elenchiamo alcune:
“A Te, Beato Giuseppe…”.
“Angelo di Dio…”.
‘Angelus Domini…”.
‘Anima di Cristo, Santificami…”. Atto di Comunione spirituale.
“Credo…”.
Ufficio dei defunti.
Recita del Salmo 130 (“Dal Profondo…”). “Eccomi, o mio amato e buon Gesù…”. “Gesù, dolcissimo…” (consacrazione a Cristo Re). Litanie del Santissimo Nome di Gesù.
Litanie del Sacro Cuore di Gesù. Litanie del Preziosissimo Sangue. Litanie della Beata Vergine Maria. Litanie di San Giuseppe. Litanie dei Santi. “Magnificat…”.
“Ricordati, o piissima Vergine…”. Salmo 51 (‘Miserere…”,). Preghiera per le vocazioni sacerdotali o religiose. Preghiera per l’unione dei cristiani. “L’Eterno riposo…”.
“Salve, Regina…”.
Segno della Croce (fatto bene e devotamente). Tantum ergo (‘Adoriamo il Sacramento…”). “Te Deum” (inno di ringraziamento: l’indulgenza è parziale, ma diventa plenaria se si recita questo pubblicamente nell ‘ultimo giorno dell’anno). “Veni Creator…” (anche in quest’altra preghiera, l’indulgenza è parziale, ma diventa plenaria se recitata pubblicamente a Capodanno e nella solennità della Pentecoste). “Vieni Santo Spirito…”
Questo elenco, come abbiamo detto, è del tutto incompleto.
Ribadiamo, comunque, che sono indulgenze parziali ciascuno degli atti concreti di fede, di speranza e di amore operati nel corso di una vita, in seno alle prove a cui la vita stessa pone dinanzi, o nel compimento dei nostri diversi doveri; come pure tutti gli atti di carità verso il prossimo, le pratiche di digiuno e di astinenza fatte volontariamente, ma anche tutte le pie invocazioni, giaculatorie note o pensieri spontanei rivolti a Dio, alla Vergine, alla Santa Famiglia (nel Manuale delle Indulgenze c’è tutto un elenco, ma solo a titolo di esempio).
Questo Manuale è veramente prezioso!
A tutti consigliamo di leggerlo e di metterne in pratica i suggerimenti. Ognuno può ricavarne immensi benefici, per se stesso e per i propri defunti.
Lode al Signore e alla Chiesa!
La Preghiera
La Preghiera è come una rugiada fresca che parte dalla nostra anima, sale verso il Cielo e, come pioggia salutare, ricade sulle anime purganti. Anche una semplice aspirazione, una giaculatoria, un atto breve di amore a Dio, hanno un’efficacia straordinaria di suffragio.
Il Padre Rossignoli, nella sua opera sul Purgatorio, racconta che un Religioso aveva l’abitudine di recitare un Eterno Riposo ogni qualvolta che passava innanzi ad un cimitero. Un giorno, distratto da gravi pensieri, dimenticò la preghiera. Ebbe, allora, l’impressione di vedere i morti uscire dalle loro tombe e seguirlo cantando il versetto 7 del Salmo 128: “E non dissero quelli che passavano: la benedizione del Signore sia sopra di voi “. A queste parole il Religioso, confuso e mortificato, rispose con le altre parole del Salmo: “Vi benediciamo nel nome del Signore “, ed allora ebbe l’impressione che i morti, suffragati da quella invocazione, ritornassero nelle loro tombe.
Se una piccola invocazione fu di suffragio a quelle anime, una preghiera costante e perseverante, non le solleva solo per un momento, ma le arricchisce, abbreviando il tempo della loro purificazione.
L’anima, pregando in grazia di Dio, diventa intermediaria tra l’anima purgante e Dio, e Dio per l’amore che nutre verso di loro, accetta la sua preghiera come una riparazione offerta per le responsabilità dell’anima purgante, come un pagamento anche parziale dei suoi debiti, cone una purificazione che la rende capace dell’immensa grazia dell’eterna felicità. Chi prega, dunque, per i defunti, deve stare in grazia di Dio, diversamente non può essere mediatore tra l’anima e Dio. Tra le preghiere che possiamo fare per i defunti, hanno più valore e più efficacia quelle della Chiesa, che sono presentate a Dio non solo a nome di chi prega, ma a nome di tutta la Chiesa, della quale sono l’espressione ed il sospiro (vedi anche il capitolo “Indulgenze un dono della Misericordia di Dio” vedi pag.199).
Tra queste preghiere primeggia l’Ufficio dei Defunti, purché sia recitato con profonda comprensione e pietà, ed è consigliabile per i fedeli che ignorano il latino di recitarlo nella propria lingua. Oggi se ne trovano ottime traduzioni che facilitano questa pia pratica. In mancanza dell’Ufficio dei Morti, anche la recita del De profundis, riesce di sollievo alle anime purganti, perché, è, come l’Eterno Riposo, la preghiera consacrata dalla Chiesa alle anime purganti.
Preghiera efficacissima per le Indulgenze che vi sono annesse e perché ricorda la Passione di Gesù Cristo è la Via Crucis. Preghiera oltremodo gradita al Signore ed alla Vergine santissima è il santo Rosario, al quale sono anche annesse preziosissime indulgenze e la Corona di Cento Requiem detta per le anime purganti, è di efficace refrigerio per loro. Giorni poi di speciali preghiere per i morti sono il terzo, il settimo ed il trigesimo dal lorotrapasso, e per pia consuetudine popolare, il lunedì di ogni settimana ed anche l’intero mese di Novembre, dedicato ai morti. A tutte queste od altre preghiere per i defunti, bisogna aggiungere la santa Confessione e Comunione, e bisogna che, in occasione della morte di una persona cara, i parenti tutti si confessino e si comunichino per l’anima sua. Non c’è testimonianza più bella di premuroso affetto per un defunto, quanto quello di mettersi in grazia di Dio o di accrescere la grazia nella propria anima con l’assoluzione, ed il ricevere Gesù, supplendo con l’amore alle deficienze dei defunti, e specialmente di quelli che furono poco praticanti in vita.