“Sulle tracce di Almeida di Ottavio Olita.”Recensione di Giovanna Elies
“Settembre andiamo, è tempo di migrare…” (Gabriele D’Annunzio)
L’uomo nasce e vive nel cammino de sos temporios, ritaglia passioni, desideri, illusioni, muta lo status e procede spedito. Come se il cammino fosse un bene personale.
L’uomo -Luca- reinterpreta sé stesso. Supponendo, regista di un film ad personam, di conquistare la vetta.
Ma si, i vuoti lasciati possono aspettare! In bilico tra quella strana sensazione di chi raggomitola istanze e previsioni e non vorrebbe trovare il bandolo.
Intanto, il nido ormai gualcito, impoverito perde la sua sostanziale unità e vaga in paludi nelle quali è sempre più difficile trovare i perché.
L’attraversamento dei confini, umani e territoriali, lascia sempre un segno indelebile; pur non essendo una fuga, ha il sapore amaro della fuga, di quella transumanza che, se da un lato libera, dall’altro potrebbe proporre nuove barriere. Ma tant’è: sos temporios del nido stavano troppo addossati ai fianchi; i visi, gli affetti rocambolavano in realtà mai pienamente condivise, l’aria s’era fatta irrespirabile.Uscire dal cerchio magico avrebbe voluto dire camminare in proprio, convinti che il bene sia sempre più duraturo e più forte del male.Nel viaggio, spesso le nubi si diradano a vantaggio di una consapevolezza che segna la strada.Fuori dagli schemi convenzionali, Luca elabora le linee determinanti del suo percorso, andando a cercare quelle sorgenti di acqua fresca e generosa, ormai desuete, laddove il pensiero possa rispecchiarsi ed emergere in tutta la sua naturalità.Sappiamo per esperienza che “qualsiasi svolta può essere buona per superare le difficoltà della vita” (Cecov), non solo, qualsiasi svolta può essere buona per riagganciare quei fili “la maglia che non tiene” (Montale) affinché si possa realmente superare il momento in cui “si vede in ogni ombra umana qualche disturbata divinità” (Montale) e finalmente si possa concedere spazio alle “trombe d’oro della solarità”( Montale).Non è facile e neppure scontato, tuttavia il contesto umano sembra camminare più per inerzia che per coscienza e conoscenza. Talvolta manca “il respiro” oppure anche “il rituale” per un viaggio che sia anche una crescita esistenziale.
Meglio se affiancata da un sogno di conquista sociale.
Luca rompe il gioco delle parti per fare la ricerca di sé oltre sé stesso.
Non pensa che un giorno avrebbe ripreso la via del ritorno, se pur un ritorno in cui chiarezza degli intenti ed opportunità convergeranno .
L’andare fuori dai propri confini, scardinando le pareti del quotidiano, per affrontare novità ed esperienze e poi rientrare e far capire che alcuni mondi viaggiano in altre direzioni.
Nel testo “L’invenzione del romanzo” Rosamaria Loretelli ricorda che la comunicazione narrativa fino al Settecento, in qualche caso Ottocento, apparteneva al sistema della oralità, tutte le fonti scritte venivano lette ad alta voce creando un vero e proprio sistema di comunicazione che partiva dalla parola stampata per arrivare al silenzio attento dell’ascoltatore.
Fasi ovviamente superate nella norma della narrazione ma non senza un imprevedibile ritorno; in effetti il romanzo di Olita dà l’immediata sensazione di una pièce radiofonica.
Potrebbe sembrare un ritorno al passato, così non è, piuttosto una modalità riaggiornata e sempre attiva per raccontare, in un unicum, le esperienze letterarie, politiche e sociali del momento e soprattutto di questo momento, più vicino ad un passato di Manzoniana memoria che ad un credibile oggi.
Giovanna Elies
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