“https://www.accademiasarda.it.: visite odierne dall’Emilia Romagna fino alle ore 12″di Ange de Clermont
Bologna 25 Calerno 2 Cesena 1 Ferrara 1 Fiorano modenese 1 Forlì 2 Modena 7 Parma 1 Pavullo nel Frignano 1 Pianoro 1 Reggio Emilia 3 Rimini 1 Pieve di Cento 1 totale visite 46. Queste le località dell’Emilia Romagna che oggi fino alle 12.00 hanno visitato la nostra https://www.accademiasarda.it. Non possiamo che rallegrarci che dalla Regione più dotta, grassa, rossa e massonica d’Italia visitino il nostro amato blog. Si vede che non passiamo del tutto inosservati in questa plaga che a quanto pare offre, contrariamente a quel che si pensi, il più consistente Prodotto interno lordo dello stivale, isole comprese.
Carne, con milioni di capi, conseguenti salumi, zucchero, quasi esclusivo appannaggio di questa terra, e soldi, al punto che i modenesi si son comprati non solo il cosiddetto Banco di Sardegna,ma addirittura la stessa produzione della Birra Icnhusa. Modena delle biolche del mio caro amico Fausto, intellettuale e coltivatore diretto, dell’altro amico Gian Paolo, produttore di cultura e di cento altre celebri menti che nelle varie discipline scientifiche danno all’Italia e al mondo lustro e luce solare con l’Università, il Meus e cento altri musei. Gli stessi portici sono stati dichiarati Beni dell’umanità. Una città che succhia sangue in cambio di cultura a giovani e a intellettuali provenienti non solo dall’Italia, ma da tutto il mondo. L’Alma Matero Studiorum, la prima università al mondo, 1188, Parigi verrà dopo. Per questa città opulenta, direi quasi berlusconesca per la dovizia non perché ami Berlusconi che appenderebbe senza remore al primo distributore di benzina che si erge a Bologna. Una città di piacere carnale di ogni genere e specie con scambi di coppia nel dopo Fiera.
La ricchezza per sistema, il risparmio per spiritualità, altro che disperata come l’apostrofava il famoso cardinale Biffi.
I maghi, presenti insieme alle messe nere e alle cartomanti di ogni genere che la città felsinea accoglie si associano a ogni genere di gozzoviglie di cui sono impastati i cittadini residenti, ma anche quelli di passaggio. A me personalmente attrae, ma anche respinge questa città paganeggiante con i suoi arbitri elegantiarum, i suoi trimalcioni, i suoi parvenu. Donne forti, ma inclini all’amor sacro e profano, uomini di robuste tendenze carnali. Se Bologna si salva lo si deve ai suoi santi protettori come San Petronio e San Domenico, e dice il mio amico, San Cirillo e San Metodio fondatori della lingua russa e slava e quindi del comunismo sovietico morto e sepolto a 70 anni dalla rivoluzione e disceso all’inferno.
La Mosca, la San Pietroburgo d’Italia apparentemente sovietica, ma nella realtà avvezza ad ogni libidine del corpo e del spirito.
Non vogliamo infierire perché non servirebbe a niente: i bolognesi si farebbero una gran risata tanto sono refrattari ad ogni critica. Ricordo un famoso sindaco che aveva l’abitudine di fidanzarsi con tutte le donne che dormivano seco lui. Una volta una di queste fidanzate si presenta coi genitori a casa di costui. Bussa, anzi suona il campanello, compare una giovane donna, che chiede:-Che cosa volete?-
Risposta:-Siamo venuti a conoscere i genitori del fidanzato della figliola.-
La donna controbatte:-Io sono la moglie. Si tratta dei soliti scherzi del mio consorte!-
Dedicati a Bologna da Ange de Clermont ” La Claramontana Commedia”
Nell’ultima discesa della vita
sento vergogna per li miei peccati
penitenza farò gridando aita
da prima nell’Inferno dei dannati 4
Di poi salirò al Purgatorio
con il lavacro della penitenza
innevato scalerò il Promontorio
dove potrò aspirare alla Sapienza.8
O padre Dante che hai salvato l’alma
dopo il viaggio dell’ espiazione
reggi deciso la mia povera salma
nella sua ascesa verso la redenzione. 12
La notte era profonda nel mio cuore
le stelle eran nascoste dalla luna
per i peccati miei provai dolore
quando m’apparve una figura bruna16
“Sono Dante Alighieri “ disse tosto
”Non macerarti tanto e vieni meco
“Con me non finirai di certo arrosto”
ti salverò dall’infernale speco” 20
-Come potrò passare sui carboni
non ho le scarpe adatte, illustre Dante
Lascia che pensi a ciò che mi proponi
e acquisti scarpe ignifughe innante” 24
Se l’anima vorrai salvare intera
Non tentar Dio con tennica bastarda
Per sua grazia avrai la sicumera
Di camminar sulla spiaggia infingarda 28
Venti secoli vi fanno andare interi
Senza capire il senso dell’essenza
Voi del progresso siete ognora fieri
Senza veder che andate alla demenza. 32
Uomini privi di vero intelletto
Vi siete trastullati come folli
Con l’ir lontan di Dio dal cospetto
Avete reso gli spiriti molli. 36
Levati uomo tardo ai sentimenti
Levati peccator senza ritegno
Levati è giunta l’ora che ti penti
Se finir non vorrai fuori del Regno. 40
Come il sol invia i suoi raggi
All’orizzonte prima d’apparire
Subito accolsi li consigli saggi
Levandomi dal letto per partire 44
Alla sinistra del fiorentin rubelle
Mi posi obbediente come un figlio
Sia pur tremando tutto nella pelle
Come la brezza fa tremare il tiglio. 48
Un vento caldo tosto ci sospinse
Nella peggior burella della terra
Di nero fumo entrambi ci dipinse
Come lo nero che il camino inserra . 52
Ignoro il tempo che fummo sospinti
Verso le fondamenta della sfera
Soltanto dal calor fummo convinti
Che del mattino era giunta la sera. 56
Finalmente sostammo su scogliera
Di un mar di fuoco pien di forsennati
All’orizzonte era scesa la sera
La notte era privata di stellati. 60
-Come ci salveremo d’esto foco-
Gridai deciso alla guida audace
-Maestro mio torniam indietro un poco
che questa non è oasi di pace- 64
“Calma, figliolo greve di peccati,
Ancora è nulla quello che tu vedi
Ascoltare dovrai questi dannati
Prima che dalle colpe ti ravvedi. 68
Tu hai violato li dieci comandi
Che furon dati a tutti a salvamento
Or sentirai delle colpe li bandi
Con sovrappiù un adeguato aumento.” 72
Udimmo allora l’urlo di un dragone
Di rauca voce e di cipiglio orrendo
-Anime giunte qui pel guiderdone
finite di gridar se no vi pendo! 76
Avanzin pria color che si adoraron
e credetter nell’io della lor mente
nel più profondo brago navigaron
or dragoni saran nel fuoco ardente.” 80
Allor mi strinsi forte allo mio duca
Temendo che pur io mi trasformassi
Come lo vin rende la donna ciuca.
Indietro ci spostammo, dietro i sassi. 84
Dentro quel foco solforoso e ardente
Vidi tanti dragoni alto levarsi
E precipitar giù nella corrente
Che lambiva di presso i nostri sassi. 88
-Maestro mio, pensai talor d’esser un dio
Con la moral congiunta allo mio velle
Ora mi pento e cupio fieri pio
E al primo iusso non vo’ esser rubelle. 92
Dragon non voglio proprio diventare
Né scuffare di foco in rubro corso
Ligio ai divini iussi voglio stare
E non lambir del foco ardente morso.- 96
Sta cheto peccator di presunzione
non ire più contro il voler divino
violando tu la prima vera iussione
obbedir dovrai come un bambino.” 100
Mentre sentivo urla e caldo insieme
La possa del mio spirito si perse
E caddi a terra privo della speme
Che ciascun om dentro lo petto inserse.104
“Non avrai altro Dio fuor che me”
mi rintronò di dentro voce arcana
e il buon duca mi trasse verso sé
ridandomi vigore in quella tana. 108
Dal cuore partì: -Peccavi, miserére-
E dalli occhi uscir lacrime molte
Come a Santa Giusta per lo bere
L’acqua sorgiva nelle palme colte. 112
“Vergine delle valli e dei monti
fa che le colpe di mia presunzione
siano perdonate con gli sconti
e di tutte ottenga assoluzione. 116
M’apparve allor l’arcangelo Michele
Di luce scintillante come stella
– Liberato or tu sei da questo fiele
che ti fece salir spesso in predella.- 120
-Nulla son io Arcangelo beato
peccavi miserère , miserère peccavi
rigetterò per sempre il mio reato
e fa che dal peccare tu mi salvi.-124
Canto II
Di poi che l’Arcangelo scomparve
Volsi lo sguardo verso lo torrente
Cercando d’osservar la gente grave
E a conoscer qualcuno posi mente 4
Lo duca a me: “Ora che sei assolto
Non temer di guardare li dragoni
Che dentro la corrente tengon volto
Mentre di dietro fanno orrendi truoni. 8
Tra poco mostreranno pur lo muso
Mentre lo soma scenderà nel brago
Nell’immersion del foco come un fuso
E di annotarli tu sarai ben pago. 12
Di botto la corrente corse indietro
Quasi sospinta da una forza bruta
Così come di corsa torna il metro
Dentro custodia che pria lo risputa. 18
Allor vidi le facce deformate
Di quelli che ai lumi furon ligi
Dagli occhi e dalla bocca le fiammate
Mandavan li dragoni di Parigi. 22
Montesquieu, Voltaire e Robespierre
Rousseau, d’Alambert e Diderotto
Parevano dei folli in un parterre
quando lo senno lor veniva rotto. 26
“Insipienti cervelli illuminati
che avete cancellato in Dio la fede
quivi i dolori a carboni infiammati
patite, questa sarà la vostra sede. ” 32
Urlò lo mio maestro furibondo
Soggiungendo feroce con la voce
“Figli diretti del cherubino biondo
che spinse Cristo a morir sulla croce. 36
Scuffate nello brago del dragone
e per l’eternità mangiate foco
ebbriatevi del giusto guiderdone
mentre il vostro cervel diventa loco.” 40
Calmatosi un poco il mio maestro
Il collo porsi oltre lo suo braccio
Per mirare se anche in quel capestro
L’amico di Bologna s’era caccio. 44
Mi rivolsi a lui con tremore
-In questa di dragoni rubra schiera
C’è lo sito dell’amico mio del cuore
Sebbene ancor non sia venuto a sera?- 48
-Digli che penitenza faccia molta
considerando la magna intellighenzia
di cui costì verrà una mandria folta
le cui menti andran tutte in demenzia. 52
-Maestro mio, posso fare richieste?
E da Bologna verrà una schiera magna?
In quell’urbe ci sono molte teste
Che del cervel fan florida cuccagna.- 56
Allora il mio maestro tutto preso
Da forte sdegno e da grande furore
Si volse alla città tutto compreso
Tanto che ne provai mesto dolore. 60
-Aih Bologna, Bologna ahi ahi
lo mondo sentirà li tuoi peccati
e i tuoi figli che mandan tristi lai
nell’infernal corrente dei bruciati. 64
Bologna ben satolla e disperata
Dotta e rubra, sazia fino al collo
apprestati a gustar la gran fiammata
che già t’è pronta nell’infernale sgrollo. 68
L’universal giudicio ormai s’appresta
per lo scuffare intra i rossastri ardori
dei figli tuoi che fuggon la minestra
e mannican li porchi tra i furori. 72
Di poi li peccatori di forchetta
dati si sono in braccio a Carlo Marsi
negando la dottrina loro detta
dallo Santo Dottore degli Intarsi. 76
Verrà giudicio sia per la forchetta
quibus deorum venter est, nei passi.
Condanna ci sarà per la Pandetta
di cui si gloria detto Carlo Marsi. 80
E non parliam delli carnal peccati
che portano le coppie dietro Fiera
agli scambi lubrìchi e innominati
in presenza dell’infernale schiera. 84
Ahi Bologna, Bologna ahi ahi!
Obliando li dieci santi iussi
dritta verso l’inferno te ne vai
in mezzo a questi fochi più corrussi. 88
Ma lo peggior peccato che tu fai
è quello d’esser ritta verso il Cielo
con la jattanza de’ tu’ samurai
che cinciano di scienza senza zelo. 92
Sollevan fieri gli occhi verso il Cielo
gridando “Non ci sei, Signore Iddio”
nell’ arrovello di cotanto zelo
e vanno incontro all’eternale fio. 96
E San Petronio nella tomba piange
vedendo la città priva di fede
e il Cardinal di strali manda frange
per stornare dal mal l’incauto piede. 100
Ma i Bolognesi presi dal “terreno”
nei portici banchettan fino a tardi
mangiando li salami a tutto spieno
mescolando tortelli con i lardi . 104
Quelli ch’hanno dismesso li peccati
s’aggiran fuori-portici vestiti
burattinando come li Crociati
quasi da follia greve imbaldanziti. 108
Suonan tamburi e suonano le trombe
gorgheggian cori alpini e cori alpestri
gorgheggian cori su morte che incombe
tanto che ormai dei zombi li diresti.112
Solo le chiese solitarie stanno
e solo soffre il Cristo l’agonia
nessun fedele osa prendere panno
per piangere cotanta malsanìa. 118
Bologna tanto rossa quanto nera
dati alla penitenza della frusta
metti il cilicio da mattina a sera
per li peccati ch’oggi ti fa onusta.” 122