“Ricordo di Massimo Pittau” di Mauro Maxia
L’Uomo. Massimo Pittau, venuto a mancare il 20 novembre 2019, era nato a Nùoro il 6 febbraio 1921. Avrebbe compiuto 99 anni entro due mesi e questo dato lo rendeva il decano dei linguisti italiani.
La sua ampia formazione umanistica, la lunghissima attività e i molteplici interessi determinarono in lui una spiccata vocazione alla pluridisciplinarità alimentata da una innata curiosità. La sua onestà intellettuale si coniugava all’entusiasmo, alla spontaneità e anche a una certa ingenuità che, insieme alle sue eccellenti capacità didattiche, gli valsero l’affetto di centinaia di allievi. La continua ricerca del vero lo portava a riconoscere, anzitutto nei suoi scritti, le inevitabili inesattezze o imperfezioni che tanto più lunga è una carriera tanto più frequenti possono essere. D’altra parte, diceva: “chi meno scrive meno erra”.
Forte della sua preparazione filosofica, egli era convinto che l’errore costituisse un’opportunità sia per sé stessi sia per la comunità scientifica in termini di avanzamento della conoscenza. A questa visione dello scibile egli associava l’idea che il dubbio dovesse accompagnare l’approccio a qualsivoglia argomento da parte di chi studia e fa ricerca. In lui convivevano la sistematicità dello scienziato e il trasporto del ricercatore puro che fino all’ultimo, nonostante gli acciacchi della vecchiaia, gli consentirono di offrire validi contributi nei campi di suo più stretto interesse.
Un dato utile a inquadrare la sua determinazione è quello che lo vede all’età di 75 anni apprendere l’uso del personal computer. Grazie a questo passo a un’età in cui normalmente si tirano i remi in barca, Pittau riuscì addirittura ad aumentare la frequenza con cui pubblicava i suoi studi.
Per il suo carattere incline al confronto franco e spassionato Pittau ebbe delle vivaci polemiche sia con gli etruscologi sia con gli archeologi sardi ma anche con celebri linguisti come Mario Alinei, Heinz Jürgen Wolf ed Eduardo Blasco Ferrer. Nel suo ultimo scritto – il pamphlet Eppure mi diverto coi Nuragici e con gli Etruschi (Cagliari, Edizioni Della Torre, 2019) – Pittau riannoda con umorismo i fili di un dibattito quarantennale che ha contribuito a cambiare la prospettiva degli studi nell’archeologia sarda e nell’etruscologia.
La sua attività poliedrica trova un raffronto soltanto in quella di Giovanni Spano, maggiore erudito sardo del 1800 considerato tuttora come uno dei più rappresentativi personaggi espressi dalla Sardegna in ogni tempo. In realtà la produzione di Pittau, grazie anche alla maggiore longevità e alle moderne tecnologie, supera largamente pure quella dello Spano. Come gli ormai celebri Giganti di Monti Prama, ai quali dedicò uno specifico studio, egli è stato un vero gigante della cultura sarda e italiana.
Biografia. Massimo Pittau subito la fine del secondo conflitto mondiale si laureò in Lettere all’Università di Torino sotto la guida di Matteo Bartoli con una tesi intitolata Il dialetto di Nùoro. In seguito si iscrisse all’Università di Cagliari dove si laureò in Filosofia con una tesi su Il valore educativo delle lingue classiche. Nel 1948/49, presso la Facoltà di Lettere di Firenze, seguì dei corsi di perfezionamento tenuti da Carlo Battisti, Giacomo Devoto, Emidio De Felice, Bruno Migliorini e Giorgio Pasquali. Nel contempo fu docente nei licei a Pisa. Nel 1959 conseguì la libera docenza e nel 1971 vinse la cattedra di Linguistica Sarda nell’Università di Sassari. Contemporaneamente tenne a lungo l’incarico di Glottologia o di Linguistica Generale. Fu tra i fondatori, oltre che il primo ordinario, della Facoltà di Magistero di Sassari; in seguito insegnò nella Facoltà di Lettere dove concluse la propria carriera congedandosi col titolo di professore emerito. Tra gli anni ’50 e i primi anni ’60 conobbe personalmente il linguista Max Leopold Wagner, Maestro della Linguistica sarda, col quale è stato in rapporto epistolare nell’intero decennio che precedette la morte del celebre studioso tedesco. Per quasi cinquant’anni è stato socio effettivo della Società Italiana di Glottologia e per circa quarant’anni del Sodalizio Glottologico Milanese.
Pittau ha mostrato sempre delle spiccate doti didattiche e comunicative che mise a disposizione sia dei suoi allievi sia come conferenziere partecipando a svariati convegni e congressi nazionali e internazionali nei cui atti è possibile rintracciare una parte della sua produzione scientifica. I suoi studi toccarono questioni di linguistica, onomastica, filologia, filosofia del linguaggio e altri argomenti che mettono in risalto la sua non comune poliedricità.
Per le sue attività e per la vastissima bibliografia occorre tener conto dei vari campi in cui si manifestarono i suoi molteplici interessi. Egli pubblicò una cinquantina di libri e circa cinquecento lavori a stampa, cioè più di quanti egli stesso se ne attribuisse nel proprio sito ufficiale. Per il vero, se si prescinde dalla lunghezza dei singoli scritti, il numero dei contributi si aggira intorno agli ottocento. Il numero delle sue pubblicazioni, dunque, è talmente elevato da richiedere uno specifico studio. Sono molti, infatti, i contributi apparsi in volumi collettanei, in atti di convegni e congressi come pure in diversi periodici sardi (specialmente nella rivista “Quaderni Bolotanesi”) e in siti web. Per avere un’idea, seppure parziale, della sua attività di saggista e scrittore è utile consultare il “Catalogo del Polo regionale SBN Sardegna” nel sito web “SardegnaBiblioSar” (http://opac.regione.sardegna.it/ SebinaOpac/.do) nel quale Massimo Pittau è presente con ben 417 titoli e citazioni distribuiti in 42 pagine. Oltretutto, per inquadrare il suo instancabile dinamismo, si deve tenere presente che parecchi suoi lavori contano centinaia di pagine e in alcuni casi costituiscono dei veri e propri monumenti superando le mille pagine.
Linguistica sarda. Uno dei settori che fin dalle origini caratterizzò l’interesse di Pittau è la Linguistica sarda. Non a caso, egli è stato forse l’autore più produttivo di questa branca della Linguistica romanza. Anche in questo campo Pittau fu protagonista di interventi polemici, in particolare contro l’unificazione forzata e a tavolino della lingua sarda (per es. http://web.tiscali.it/papiros/limbasarda/ articulos/pittauaristo.html). D’altro canto, egli stesso ebbe un ruolo non secondario nel proporre, nel 2000-01, il logudorese illustre come lingua di riferimento della Regione Autonoma della Sardegna con l’acronimo LSU (Limba Sarda Unificada). Ciò in vista di una possibile adozione come lingua ufficiale da affiancare all’italiano alla luce del riconoscimento del sardo come lingua minoritaria da parte dello Stato avvenuto con la legge n. 482/99 (cfr. La commissione regionale: proposte fatte e provvedimenti da prendere, 2001, in http://opac.regione. sardegna.it/SebinaOpac/resource/la-commissione-regionale-proposte-fatte-e-provvedimenti-da-prendere/CAG0536289?tabDoc= tabloca).
Tra i suoi principali lavori in questo settore sono da ricordare i seguenti: L’arcaicità dei dialetti sardi, Sassari, Gallizzi, 1951; Questioni di linguistica sarda, La Cultura, 1956; Il dialetto di Núoro: il più schietto dei parlari neolatini, Bologna, Pàtron, 1956; Studi sardi di linguistica e storia, Pisa, 1958; L’avventura sarda di Max Leopold Wagner, Sassari, Gallizzi, 1958; Lingua e civiltà di Sardegna, Cagliari, Fossataro, 1970, 2^ ediz. Cagliari, Edizioni Della Torre, 2004; Grammatica del sardo-nuorese: il più conservativo dei parlari neolatini, 2^ ediz. Bologna, Pàtron, 1972; 5ª ristampa 1986; La lingua sarda e i suoi dialetti, 1975; Problemi di lingua sarda, Sassari, Dessì, 1975; Pronunzia e scrittura del sardo-logudorese, Sassari, Dessì, 1978; Grammatica della Lingua Sarda – varietà logudorese, Sassari, Delfino, 1991; La Lingua Sardiana o dei Protosardi, Cagliari, Gasperini,2001; Lingua e civiltà di Sardegna, Cagliari, Edizioni Della Torre, 2004; Grammatica del Sardo Illustre, Sassari, Delfino, 2005.
Va notato che Pittau assegnò diverse tesi di sociolinguistica, lessicografia e sui rapporti tra la lingua italiana e la lingua sarda (comprese le altre lingue storiche dell’Isola: gallurese, sassarese, algherese ecc.), con particolare riguardo al bilinguismo e alla diglossia come pure alle strutture morfosintattiche. Non mancano degli studi perfino sul suspu, forma di comunicazione alternativa tipica dell’Isola. Alcuni di questi lavori sono dedicati all’insegnamento scolastico del sardo con un anticipo di decine di anni rispetto a un dibattito sempre attuale e tuttora irrisolto.
Oltre che nei lavori di linguistica storica e descrittiva il suo interesse per la sardistica si manifestò profondamente anche nei campi collaterali dell’onomastica e dell’etimologia. Tutto ciò può dare un’idea della enorme conoscenza che Pittau aveva della Sardegna e mostra, nel contempo, che chiunque voglia argomentare di linguistica sarda non può prescindere dai suoi studi.
Etruscologia. Agli inizi degli anni Ottanta Pittau rivolse il suo interesse alla lingua etrusca, le cui dibattute origini lo affascinarono fin dal suo lungo soggiorno in Toscana. La sua prima opera si intitola La lingua dei Sardi Nuragici e degli Etruschi, Sassari, Dessì, 1981. Questo volume gli procurò pesanti attacchi sia dagli etruscologi sia da parte dei linguisti stimolando comunque un dibattito accademico e non solo (cfr. Ferruccio Bravi, I sardo-etruschi: note in margine allo studio La lingua dei sardi nuragici e degli etruschi di Massimo Pittau, Centro di studi atesini; 1982; Stefano Marroni, Stessa lingua per i Sardi e gli Etruschi: consensi e polemiche tra gli esperti per l’ultimo libro di Massimo Pittau, linguista di Sassari, 1981). Una delle accuse di fondo che furono mosse a Pittau è quella di avere prospettato per l’etrusco un’origine comune con la lingua parlata dagli antichi sardi costruttori dei nuraghi. In realtà, come ebbe a precisare in un successivo lavoro, egli voleva portare all’attenzione degli studiosi alcuni caratteri delle due lingue che, a suo avviso, avevano comuni origini anatoliche, più precisamente nella Lidia.
La polemica si protrasse a lungo per impulso degli archeologi che contestavano a Pittau il volersi interessare di un argomento sul quale essi fino ad allora avevano esercitato una sorta di esclusiva. A queste obiezioni Pittau replicò sempre che il preteso mistero che circondava l’etrusco era una conseguenza del fatto che se ne fossero interessati soltanto gli archeologi anziché i linguisti. A questo lavoro iniziale seguirono Lessico etrusco-latino comparato col nuragico, Sassari, Chiarella, 1984; Testi etruschi tradotti e commentati – con vocabolario, Roma, Bulzoni, 1990; Origine e parentela dei Sardi e degli Etruschi – saggio storico-linguistico, Sassari, Delfino, 1995; La Lingua Etrusca – grammatica e lessico, Nùoro, Insula, 1997; 2^ ediz. Dublino, Ipazia Books, 2015; Tabula Cortonensis – Lamine di Pirgi ed altri testi etruschi tradotti e commentati, Sassari, EDES, 2000; Dizionario della Lingua Etrusca, Sassari, Dessì, 2005; Dizionario Comparativo Latino-Etrusco, Sassari, Delfino, 2009; I grandi testi della Lingua Etrusca tradotti e commentati, Sassari, Delfino, 2011; Toponimi Italiani di origine etrusca, Sassari, Magnum-Edizioni, 2006; 2^ ediz. Dublino, Ipazia Books, 2016; Lessico italiano di origine etrusca – 407 appellativi 207 toponimi, Roma, Società Editrice Romana, 2012; Lessico della Lingua Etrusca – appellativi antroponimi toponimi, Roma, Società Editrice Romana, 2013; 600 Iscrizioni Etrusche – tradotte e commentate, Dublino, Ipazia Books, 2013; Toponimi toscani di origine etrusca, Dublino, Ipazia Books, 2016; Nomi di luogo etruschi o etrusco-latini in Italia Settentrionale, Dublino, Ipazia Books, 2016; Gli Etruschi nell’Antica Svizzera, Ipazia Books, 2018.
Si può affermare pacificamente che Pittau è stato l’autore che più di tutti ha studiato l’etrusco attraverso l’edizione di centinaia di documenti. I suoi studi quasi quarantennali sui testi etruschi finora reperiti, sulle strutture e sul lessico di questa lingua fanno di lui il maggiore etruscologo, tanto che gli valsero l’apprezzamento di vari studiosi stranieri che, non essendo coinvolti nella polemica, hanno espresso delle valutazioni oggettive libere da aprioristiche scelte di campo. Per una disamina più approfondita su questo specifico argomento e per ulteriori contributi di Pittau, qui non citati per ragioni di spazio, cfr. Carlo Altoviti, Ricordo di Massimo Pittau,https://www.ereticamente.net/ 2019/11/ricordo-di-massimo-pittau-carlo-altoviti.html.
Onomastica. Uno dei campi più fecondi frequentati da Pittau fu lo studio dei nomi di luogo e dei cognomi, sardi e non solo. Lavoro d’esordio è il lontano studio su Alcuni cognomi sardi, Brescia, La Cultura, 1958 a cui seguì lo studio su L’origine del nome “Campidanu”, Sassari, Gallizzi, 1957. Tra i suoi lavori principali si ricordano I Cognomi della Sardegna, significato e origine di 5.000 cognomi indigeni, Sassari, Delfino, 1990, ristampe 1992 e 2003; L’origine di Nùoro – i toponimi della città e del suo territorio, Nùoro, Insula, 1996; I nomi di paesi città regioni monti fiumi della Sardegna – significato e origine, Cagliari, Gasperini, 1997, rist. 2004; Dizionario dei Cognomi di Sardegna – origine e significato di 7500 voci, 3 voll., Cagliari-Cles (TN), L’Unione Sarda Editrice, 2005-06; I toponimi della Sardegna – Significato e origine dei nomi di luogo in 83 comuni, vol. IISardegna centrale, Sassari, EDES, 2011; Luoghi e toponimi della Sardegna, Dublino, Ipazia Books, 2015. In questo campo numerosi suoi contributi si presentano sotto forma di saggi e articoli (spesso contenuti in atti di convegni) che in qualche caso si rivelano determinanti per riconsiderare alcune questioni che risalgono all’Età Antica, alla Protostoria e alla Preistoria. Un esempio per tutti: nell’articolo Tibula (Castelsardo), Tibula Minor (Cala Austina) e i tracciati costieri della Sardegna antica Pittau esprime considerazioni e dati onomastici fondamentali per localizzare presso Castelsardo l’antica città di Tibula che fino a non molto tempo fa gli studiosi ritenevano sorgesse presso Santa Teresa Gallura (cfr. http://opac.regione. sardegna.it/ SebinaOpac/resource/tibula-castesardo-tibula-minor-cala-austina-e-i-tracciati-stradali-costieri-della-sardegna-antica/CAG1510281?tabDoc=tabloca).
Va ricordato che Pittau curò la rubrica “Il nome” nel contesto delle dispense settimanali che il quotidiano La Nuova Sardegna di Sassari pubblicò nei primi anni Ottanta e che confluirono in quattro volumi miscellanei di grande formato relativi alle rispettive province della Sardegna. Questi brevi articoli di contenuto etimologico – uno per ogni comune – sono ormai rari e quasi non se ne tiene conto nel contesto della bibliografia di Pittau. In realtà si tratta di pezzi sempre puntuali dall’ampiezza di una pagina oppure di mezza pagina che ammontano a oltre 370 contributi. Questi articoli, a distanza di una quindicina d’anni, diedero a Pittau l’idea del citato volume I nomi di paesi città regioni monti fiumi della Sardegna nel quale i lemmi relativi ai comuni sono completati, sul piano storico, da una densa serie di dati documentari.
È da tener presente, inoltre, che Pittau fu promotore e relatore di decine di tesi universitarie che hanno per oggetto i toponimi, con relativa localizzazione, di numerosi comuni sardi. Di queste tesi egli si servì in parte per la compilazione di alcuni suoi studi non senza avere citato e ringraziato ogni singolo ex allievo.
Ma il suo interesse per la toponomastica non si limitò alla Sardegna. Infatti si allargò all’antica Etruria nella sua massima espansione geografica come mostrano le citate monografie Toponimi toscani di origine etrusca; Nomi di luogo etruschi o etrusco-latini in Italia Settentrionale; Toponimi toscani di origine etrusca. A suscitare questo suo interesse per la toponimia toscana contribuirono i lavori di Silvio Pieri sulle valli dell’Arno, del Serchio e della Lima, della Toscana meridionale e dell’arcipelago toscano che Pittau cita puntualmente nei propri libri. D’altronde, egli conosceva bene la Toscana avendovi soggiornato a lungo negli anni Cinquanta. In questo settore, oltre alle monografie, Pittau pubblicò vari altri studi tra cui, per esempio, La città di Roma fondata dagli Etruschi (2015). Su questo argomento, peraltro, egli aveva già argomentato in un articolo del 1994 (Sul significato e l’origine del toponimo Roma).
Lessicologia ed etimologia. In questo campo il lavoro più importante di Pittau è il Dizionario della Lingua Sarda – fraseologico ed etimologico, 2 voll., Cagliari, Gasperini, 2000-2003 che abbraccia tutte le varietà del sardo con i rispettivi traducenti e definizioni in italiano. Il secondo volume, oltre alla traduzione dall’italiano alle diverse varietà del sardo, presenta cinque appendici tra cui una relativa alle etimologie proposte ex novo oppure in via alternativa o come correzione rispetto a quelle presentate nel primo volume. Questo lavoro di Pittau va a collocarsi idealmente tra un dizionario propriamente etimologico e un dizionario generale che, per via della parte dall’italiano al sardo e dei materiali onomastici presentati a corredo del secondo volume, va ben oltre le intenzioni iniziali. Questa sua opera fondamentale, oltre che in una editio minor del 2002, è stata riedita nel 2014 col titolo Nuovo Vocabolario della Lingua Sarda – fraseologico ed etimologico (Selargius (CA), Domus de Janas). Uno dei meriti di Pittau, oltre alle nuove etimologie prospettate, consiste nella presentazione del materiale per singole unità lessicali, ciò che facilita di molto la consultazione di questo lavoro rispetto al dizionario del Wagner (Dizionario Etimologico Sardo, 2 voll., Heidelberg, Winter 1960-62) a sua volta strutturato per sole entrate.
Filosofia, filologia e studi sul linguaggio. Gli studi propriamente filologici e quelli sul linguaggio occuparono Pittau nella parte iniziale della sua settantennale attività di studioso e saggista. Sono da ricordare: La concezione crociana del linguaggio, 1954; L’aspetto logico del linguaggio, Torino, Gheroni, 1954; Il linguaggio: i fondamenti filosofici, Brescia, La Scuola 1957; La natura del linguaggio, Brescia, La Scuola 1957; Lettere a Lucilio, Brescia, La Scuola, 1961; 2^ ediz. 1967; Filosofia e linguaggio, Pisa, Cursi, 1962; Il problema del linguaggio, 1965; L’insegnamento della filosofia nei nuovi licei, 1965; Storia della filosofia, 2 voll., 1965; Scritti di linguistica, filologia e filosofia del linguaggio, Cagliari, Fossataro, 1967; Problemi di filosofia del linguaggio, Cagliari, Fossataro, 1967; Lucio Anneo Seneca, Brescia, La Scuola, 1977; Poetica, Aristoteles, Brescia, La Scuola, 1971; Aristotele – La Poetica, introduzione, testo critico greco, traduzione e commento, Palermo, Palumbo, 1972; Poesia e Letteratura – Breviario di poetica, Brescia, La Scuola, 1994.
Studi sulla Sardegna antica. Tra i molteplici interessi di Pittau spicca la sua passione per lo studio della civiltà dei sardi antichi da cui scaturì il volume La Sardegna Nuragica, Sassari, Dessì, 1977, 5ª ristampa 1988, 2^ ediz. Cagliari, Edizioni Della Torre, 2006; 3^ ediz. 2013. Questo testo in Sardegna è stato per trent’anni un vero e proprio best seller dato che ha superato le diecimila copie vendute e tuttora si trova in commercio. Il fatto che proponga una rivoluzionaria interpretazione della funzione dei nuraghi rispetto alle tesi degli archeologi scatenò una forte reazione che portò qualcuno di essi a definire quel suo lavoro “sfortunatamente troppo letto”. Per avere un’idea più precisa sui motivi del contendere conviene leggere la recensione di Salvatore Tola (La Sardegna nuragica: un recente studio di Massimo Pittau: recensione, 1977) e la prefazione dello stesso Pittau al volume nel proprio sito http://www.pittau.it/Sardo/sard_nur_pref.html. In seguito Pittau diede alle stampe Ulisse e Nausica in Sardegna e altri saggi, Nùoro, Insula, 1994; Storia dei Sardi Nuragici, Selargius (CA), Domus de Janas, 2007; Il Sardus Pater e i Guerrieri di Monte Prama, Sassari, EDES, 2008, 2ª ediz. 2009; Gli antichi Sardi fra i “Popoli del Mare”, Selargius (CA), Domus de Janas, 2011; Il dominio sui mari dei Popoli Tirreni (Sardi Nuragici ed Etruschi), Dublino, Ipazia Books, 2013; Enciclopedia della Sardegna Nuragica, Dublino, Ipazia Books, 2016; Credenze religiose degli antichi Sardi, Cagliari, Edizioni Della Torre, 2016. In uno dei suoi lavori più recenti (L’espansione coloniale dei sardi nuragici, Nùoro, Le Storie, 2017) Pittau propone una teoria che spezza gli stereotipi di un anacronistico passato non ancora del tutto metabolizzati dagli archeologi. Pittau, cioè, descrive gli antichi sardi non come colonizzati ma come colonizzatori, esportatori di cultura nel Mediterraneo occidentale grazie alle loro riconosciute abilità di metallurghi, guerrieri e navigatori documentate nelle fonti classiche.
Saggi e articoli. Oltre ai suddetti volumi, una parte significativa della produzione di Pittau si espresse attraverso circa 140 saggi e articoli di italianistica, sardistica, onomastica ed etimologia che in parte sono pubblicati nel suo sito ufficiale: http://www.pittau.it/. Ulteriori dati, relativi anche a parecchie recensioni, sono reperibili nel suddetto sito http://opac.regione.sardegna.it/SebinaOpac/.do.
Altri interessi. Tra altre opere di vario argomento è da ricordare Sardegna al bivio (Cagliari, Fossataro, 1973) in cui Pittau denuncia senza mezzi termini le condizioni di colonia in cui lo Stato ha ridotto la Sardegna specialmente sul piano culturale. Di poco precedente è La scuola disumanistica, Cagliari, Fossataro, 1971/72. Un testo poco noto è L’era fascista nella provincia italiana – il littorio a Nùgoro: con lettera di Maria Giacobbe, Sassari, EDES 2011. A una particolare stagione della sua vita e a un certo impegno su determinati temi sociali appartengono i volumi La regolazione delle nascite e la liceità dei suoi mezzi, Cagliari, Fossataro, 1966 e Il divorzio, Cagliari, Fossataro, 1968.
Riconoscimenti. Per le sue pubblicazioni nel 1972 gli fu conferito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri il “Premio della Cultura”. Al termine della sua carriera i colleghi dell’Università di Sassari gli dedicarono due volumi dal titolo Studi in onore di Massimo Pittau, Università degli Studi di Sassari, 1994-95. Nel 1995 il Gruppo Internazionale di Pisa lo gratificò di un riconoscimento nella sezione “Letterati del nostro tempo” per la sua opera Poesia e letteratura – Breviario di poetica cit. Inoltre ottenne due segnalazioni in altrettanti premi nazionali per opere di filosofia del linguaggio e altre due nel Premio Grazia Deledda per la saggistica. Nel 2004 a Bono (SS) gli fu conferito un diploma di benemerenza nell’ambito del “1° Festival della letteratura sarda”. In occasione del Premio Letterario Ozieri del 1995 gli fu assegnato il “Premio per la Cultura” per la letteratura in lingua sarda. Inoltre a Sassari gli fu attribuito il “Premio Sardegna 1997” per la sezione “Linguistica”. Infine, gli fu assegnato il “Premio Città di Sassari – Lingue Minoritarie, Culture delle Minoranze” per il 2009. Nel 2017 gli è stata conferita la cittadinanza onoraria di Orosei (NU). È da condividere l’opinione secondo cui Massimo Pittau “è stato un orgoglio accademico dell’Italia e della Sardegna, avendo dedicato la propria vita di studioso all’approfondimento della lingua e delle origini di due tra i popoli più antichi e misteriosi tra quelli che costituiscono il substrato etnico dell’attuale popolazione italiana: i Sardi e gli Etruschi” (Carlo Altoviti cit.). In un ideale pantheon sardo a Massimo Pittau spetterebbe il titolo di Sardus Pater.
Considero una fortuna l’essere stato suo allievo, l’avere discusso frequentemente con lui durante gli ultimi trent’anni e avere avuto il privilegio di godere della sua sincera stima.
Mauro Maxia