“Mitologia. Algoritmo in Eden” di Mario Nieddu Scultore
Dolcissimo svegliarsi il mattino nell’intimo tepore di un abbraccio notturno e, nel torpore, stringersi e toccarsi e baciarsi. Egli, come tutte le mattine, infondeva nelle loro nari il profumo della vita e giocava con una brezza leggera e piacevole sui loro capelli e sulle loro palpebre.
Per Adamo ed Eva quel risveglio era un rito piacevolissimo, impagabile, atteso.
Appena alzati, in ascolto dei Suoi dolci passi rassicuranti, si sentivano cospargere e carezzare dalla Luce che, a mano a mano che procedeva, risvegliava l’erba in un verde intensissimo, splendente di brina, i fiori bevevano vita e colori, gli animali vincevano il letargo, l’agnello saltellava con la iena, il leone giocava con la gazzella, il corvo e la colomba beccavano il grano nella medesima pannocchia…
Spesso, sia di giorno che di notte, Egli amava la loro compagnia e faceva toccare loro le stelle, bagnare le mani nelle cascate fragorose, nei torrenti, accarezzare gli animali e le cime degli alberi…
Aveva riservato loro un giardino senza confini e, sotto l’ombra di un albero sempre verde e frondoso, collocato per loro il talamo che, oltre a ravvivare la loro unione, un giorno sarebbe stato la culla di figli e figlie…
Vagava Eva una mattina per diletto nell’immensità di quell’Eden, mentre Adamo adagiato su un albero contemplava una farfalla liberarsi della sua prima dimora…
La donna si avvicinò ad una specie di gabbia luminosa, con le barre dorate, aperta ma sovrastata da una scritta inequivocabile in cui si vietava perentoriamente l’ingresso. Eva si avvicinò per scrutare l’interno, poi però si voltò per andare via, sentiva di dover abbandonare quel luogo…
-Entra pure- esclamò qualcuno dall’interno. La donna si voltò e vide nel fondo una figura rivestita da un alone luminoso. -Entra, entra! – Attratta dalla voce suadente, dall’aspetto lucente e rassicurante, dimentica del divieto, varcò l’ingresso della cella. Un po’ smarrita, ma eccitata dal luogo incandescente e dalla circostanza, chiamò ad alta voce Adamo. Quegli corse, ma si arrestò all’ingresso. -Entra, non aver paura! – Gli disse quella forma di luce viola.
-Qui dentro diverrai padrone di tutto! Vedi questo schermo luminoso? Lo toccherete con le vostre mani e sarete padroni della vostra vita e dell’Eden! Come credete che si sia impadronito di tutto Colui che ogni giorno passeggia con voi per controllarvi? – I due erano affascinati, la prospettiva era fantastica. Adamo ritornò in sé e parlò con sicurezza- Ma quello schermo luminescente e cangiante è Algoritmo, io lo so, è una macchina, può spiegare il come, non il perché, non è nulla, non è nessuno, non ha vita propria, è inerte senza qualcuno che lo guidi. Egli soltanto lo conosce e sa e può manovrare! – Anche Eva era dello stesso avviso.
-Noto con disgusto- riprese quella sagoma con l’aureola violacea, abbagliando con prepotenza i loro occhi- che vi ha riempito la testa di paure e di fandonie. È tutto, la vita, il futuro, il pensiero, all’interno di questo schermo che voi chiamate macchina! Se volete liberarvi dalla prigionia impadronitevi della sua luce… raggiungerete la felicità immensa, la conoscenza, e potrete trastullarvi anche voi fra le galassie e con gli animali, dare e negare la vita-…
Anche Adamo a quel punto entrò nella gabbia dorata, dalle barre di fuoco. I due affondarono le mani nello schermo e vennero pervasi da una luce meravigliosa e accecante. Subitaneo però un rumore secco fortissimo e lancinante, terrificante come un terremoto, scosse la cella, l’intero Eden, l’Universo immenso. Fu buio. Angoscia e pianto si impadronirono dei due mentre precipitavano senza scampo in un baratro privo di confini. Fu sera e fu mattina e fu buio.
Apparve improvvisa per un attimo la Sua Luce, quella di tutte le mattine, che li avvolse, li abbracciò e li strinse a sé. Per un istante. Nell’oscurità i due videro nitidamente soltanto il Suo costato ferito dal quale fuorusciva sangue copioso.
Si risvegliarono adagiati sull’erba bruciata, nudi, infreddoliti, accanto ad un nido di serpenti.
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