“Don Stefano Bacchitta 1936-2011” di Pietro Meloni
Don Stefano Bacchitta era nato a Dorgali il 21 aprile 1936, ordinato sacerdote il 15 luglio 1962, morto a Nuoro il 25 agosto 2011
Alleluia! Dice Gesù: “le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono” (Gv 10,27).
Don Stefano Bacchitta ha ascoltato la voce di Gesù Buon Pastore e lo ha seguito nella missione sacerdotale, la più bella missione nella storia dell’umanità. Strappato all’improvviso alla vita e al servizio sacerdotale, è salito verso l’altare del Cielo e ha rivolto a Dio la preghiera del Salmo: “Ricordati, Signore, della tua misericordia” (Sal 23). Tutto il bene che ha compiuto il nostro sacerdote e parroco don Stefano, Dio lo ha dinanzi ai suoi occhi ed è un tesoro prezioso per il Paradiso.
La nostra preghiera vuol essere un segno di riconoscenza, con l’augurio che il Signore gli prepari un posto accanto a Lui vicino alla madre di Gesù lassù nel Cielo; e una preghiera domanderemo sempre alla intercessione di don Stefano, che nella fede sentiamo ancora presente e misteriosamente vivo nella nostra Chiesa di Nuoro e in modo speciale nella comunità di Orosei. Il giorno della sua morte sono stato raggiunto dalla notizia dalla voce di don Carlo mentre ero lontano dalla Sardegna, e ho detto subito una preghiera al Santuario di Sant’Antonio a Padova sperando di essere presente nel giorno del trigesimo della morte. Ho guardato il giornale L’Ortobene ed ho visto che proprio il 25 settembre, 30° giorno dal 25 agosto, era la Messa per ricordare con gratitudine il sacerdote don Stefano. E ringrazio i sacerdoti e il Vescovo e tutta la comunità, che mi consentono di celebrare il pane della vita nel ricordo di questo sacerdote che la sua vita l’ha dedicata all’annunzio del Vangelo, alla testimonianza della carità e dell’amicizia, alla mensa del pane dell’Eucaristia.
Devo confidare che non mi sembra vero, tornando a Orosei, di non vedere e abbracciare don Bacchitta. Tutte le volte che sono venuto qui lui era pronto ad accogliermi, a pregare insieme, celebrare le feste, la liturgia, la Cresima e ad ospitare me e tutti nella preghiera e nella convivialità in questo glorioso santuario di Nostra Signora del Rimedio. Don Stefano era sempre gioioso e sereno nella sua giovialità, nel suo senso dell’amicizia, nella sua profonda umanità, che era frutto del suo zelo sacerdotale, della sua dedizione apostolica, della sua generosità.
Ora Gesù nel Vangelo ci dice che le pecore che ascoltano la sua voce e seguono la sua chiamata saranno sempre con Lui. Il “buon pastore” le chiama per nome. Dio stesso ora a don Stefano dirà: “Vieni nella gioia del Padre tuo” (Mt 25,21), come dice agli altri parenti e amici che hanno vissuto nella fede; Dio donerà ad ognuno la ricompensa per il bene compiuto, dimenticando se c’è qualche ombra di imperfezione nella vita di chi muore ed anche nella missione del sacerdote, perché, come il Signore ci ha rivelato questa domenica attraverso la voce del profeta Ezechiele, non è più il tempo in cui ai figli sarà domandata la responsabilità per quello che hanno compiuto i padri. Dio rivela che ogni persona dovrà rispondere per le sue azioni, per le azioni più che per le parole.
Ecco il senso chiarissimo e umanissimo della parabola di Gesù, semplice e grandiosa: “Un uomo aveva due figli” (Mt 21,28). Al tempo di Cristo le famiglie erano numerose, ma i due figli servono a Gesù per indicare due atteggiamenti di risposta alla voce del padre. Al primo figlio il padre disse: “Va’ a lavorare nella vigna”. E il figlio rispose: “Non ne ho voglia”. Forse capita anche oggi, anche se poi della vigna piacciono i frutti, i grappoli maturi e il succo dell’uva. “Non ne ho voglia”, disse quel figlio, ma poi si pentì e andò. Al secondo figlio il padre disse: “Va’ a lavorare nella vigna”. “Sì” rispose subito quello, ma poi non ci andò. Gesù domanda agli ascoltatori, come fa ora a noi: “Chi è che ha obbedito al padre, quello che ha risposto sì con le parole o il figlio che ha risposto sì con i fatti, con le azioni?”. “Proprio questo” dice la gente (Mt 21,28-31).
Stamattina il Papa Benedetto XVI, parlando alla Chiesa e alle comunità della sua Germania, ha detto: “Ci sarebbe un terzo figlio, quello che dice sì e va alla vigna”. Gesù forse lo ha pensato, ma voleva istruirci che bisogna fare il bene non a parole ma nei fatti. E certo se uno è all’altezza di dire sì alla chiamata di Dio e di vivere la sua vocazione, questa è la perfezione. Io penso che di don Stefano si possa dire che ha risposto sì e realizzato il suo sì con la sua testimonianza nel servizio missionario a Dio e alla Chiesa. Il Papa voleva anche dire che chi ha detto sì e ha fatto sì è soprattutto Gesù, il figlio di Dio: “Eccomi, Signore, io vengo per compiere la tua volontà”.
Nella seconda lettura l’Apostolo Paolo parlando ai cristiani della città di Filippi ricorda che Gesù, il figlio di Dio, si è umiliato fino a diventare uomo e a morire sulla croce e raccomanda a noi oggi: “Abbiate gli stessi sentimenti di Cristo”. San Paolo aggiunge: “Voi siete la mia gioia” (Fil 2,1-5).
Don Stefano ha seguito il Signore perché aveva gli stessi sentimenti di Gesù sacerdote, imparati nella preghiera dalla fede dei genitori in una bellissima famiglia cristiana, e noi ci sentiamo particolarmente vicini con affetto ai suoi fratelli e sorelle: Prassede, Antonietta, Elena, Salvatore, Francesco, e alla schiera dei nipoti e pronipoti, e a tutti i suoi figli spirituali. E vogliamo ricordare il grande impegno di Don Bacchitta nei servizi pastorali a lui affidati dal vescovo fin dal giorno della sua ordinazione sacerdotale, avvenuta il 15 luglio dell’anno 1962, alla vigilia della festa della Madonna del Carmelo. E ora gli mancava solo un anno per celebrare le nozze d’oro, i 50 anni del suo sacerdozio; certo poteva ricordarlo e celebrarlo qui sulla terra, ma ora lui lo celebra nel Cielo.
Don Stefano ha seguito Gesù fin da bambino e da ragazzo, è entrato nel Seminario nei tempi dell’immediato dopoguerra quando non c’era il pane e questo certamente lo ricordava nel volgere lo sguardo e la mano verso i poveri, verso i deboli. E andava sempre a visitare gli ammalati nelle famiglie e nelle corsie dell’ospedale, e accompagnava anche me vescovo in tutte le visite pastorali casa per casa per dire una preghiera con gli anziani, gli ammalati, anche nella gioia di celebrare i 100 anni di alcune persone più fortunate di Orosei, e qualcuna credo sia ancora vivente.
Ecco: la gioia del sacerdote è la sua fatica, il suo spendersi per annunziare il Vangelo. Ha fatto del Santuario, insieme con i suoi collaboratori, uno splendido giardino che dà ossigeno di fede a tutta la Sardegna. Ha curato sempre la liturgia. La festa di San Giacomo il 25 luglio era la sua grande giornata e chiamava anche sacerdoti, missionari, religiosi da lontano, lui che era amico della famiglia dei Padri Paolini e della Compagnia di San Paolo. Nei primi anni della sua giovinezza sacerdotale, 40 anni fa, a Orosei aveva istituito i gruppi biblici per l’ascolto della parola di Dio per un primo momento della evangelizzazione. Si è impegnato anche nel servizio sociale ed è tra i fondatori della Croce Verde, coadiutore delle opere di misericordia e carità, custode delle reverende suore che guidavano i bambini della Scuola Materna. Se ha speso qualche lira di più è stata per la Chiesa, e lui ha speso se stesso per il Signore, per il Vangelo di Cristo.
Ecco: come dice Gesù, è stato quel figlio obbediente a Dio Padre che il Signore vorrà accogliere ora nel suo abbraccio per la vita eterna. E noi qui, nella profonda commozione ed anche nelle umane lacrime del rimpianto, celebriamo l’Eucaristia che Don Stefano celebra all’altare del Cielo e ringraziamo Dio per lui e per tutti i sacerdoti, domandando al Signore che mandi ancora operai nella sua vigna perché diffondano il suo amore nel mondo.
Orosei- Santuario di N.S. del Rimedio: 25 settembre 2011
OMELIA DI MONS. PIETRO MELONI
ALLA SANTA MESSA DEL TRIGESIMO