“Donna Lucia Tedde (1695/96-1755): identità, morte, funerali e sepoltura in Chiaramonti” di Angelino Tedde, Andreina Cascioni, Giovanni Soro
Iniziamo il discorso sull’identità di Donna Lucia Tedde, successivamente sulla data di morte, su quella della sepoltura e sul luogo della stessa sepoltura.
La brillante storica universitaria cagliaritana, Maria Lepori, nel suo magistrale saggio su Faide. Nobili e banditi nella Sardegna sabauda del Settecento (Lepori, 2010) scrive tra l’altro di Donna Lucia :
” Nella corrispondenza dei viceré è indicata con il cognome comune dei Delitala. Nelle sentenze della Reale Udienza [massima magistratura dell’Isola dal secolo XVI] che riguardano lei come imputata o altri individui coinvolti nello stesso episodio viene citata come Tedde Delitala o semplicemente come Tedde (ASC Reale Udienza Miscellanea 3 e 28 aprile 12 e 17 settembre 1733). Abitava a Chiaramonti, ma era originaria di Nulvi e benché Rivarolo, [senza mai averla vista, ma solo per sentito dire o per aver letto le carte vicereali del predecessore Castagnole], nel 1736 le attribuisce 40 anni” Nota 89 p.149.
Aggiungiamo a maggior chiarimento di chi ci legge che la nostra Donna Lucia era nata a Nulvi, ma il foglio del battesimo è scolorito per cui dobbiamo per forza rifarci all’età indicata dal Rivarolo. Nata da don Andrea Tedde, già cavaliere, e di recente nobilitazione 1693 e da donna Marietta Delitala (f.134 Registri 1694-1705). La data corrisponde all’età indicata dal Rivarolo (Manno).
Nell’atto che ci accingiamo a presentare è detta Donna Lucia Tedde delitala col cognome Delitala in minuscolo (Panzino,2003-2004) quasi a dare minor peso a questo cognome.
Per meglio precisare quanto asserito riportiamo quanto scrive lo storico gesuita Alessandro Monti in merito ai legati per il collegio gesuitico di Ozieri citando Don Bernardino Pes, censore eletto di Chiaramonti, sotto la data del 2 novembre 1762 al viceré di Sardegna Giovanni Battista Alfieri di Cortemilia (Asti,1697- Cagliari,1763):
“La fu Donna Lucia Tedde di questa villa [di Chiaramonti] a favore del Collegio dei PP. Gesuiti della Villa di Ozieri, ha lasciato un legato di terre, case e bestiame, che si reputa di un valore tra i Cinque e i Seimila scudi. Lo stesso collegio, continua, ha posto qui un fratello coadiutore che accudisce alla fruttificazione di quel lascito, e con ciò si va notevolmente accrescendo, tanto più che di tutto quello che egli lavora e gli altri lavorano in società con lui si rimettono le decime. Il coadiutore, poi, ha già avuto cura di fare acquisto di altre terre a nome di esso collegio.” (Monti, 1915).
Altrettanto si può dire della lapide posta nel frontone della sagrestia della parrocchia di San Matteo a valle di Chiaramonti, all’interno del presbiterio, in cui si parla della nobile Donna Lucia Tedde, obliando del tutto Delitala, con i cui legati è stata costruita tra il 1884-1888 e consacrata nel 1888 la stessa chiesa.
“HANC PARAECIALEM ECCLESIAM TITULO S. MATTHAEI APOST. ET EVANG. COLLAPSA SUPER ORATORIO SS. CRUCI D.N.I.C. DICATO EX LEGATO LUCIAE TEDDE PATRICIAE CLARAMONTS CURANTIBUS PAROCHO ET RERUM MUNICIPALIUM GESTORIBUS A FUNDAMENTIS EXTRUCTAM RMUS DNUS DIDACUS MARONGIO DELRIO ARCHIEPISCOPUS TURRITANUS IN HONOREM SS. CRUCIS AC S. MATTHAEI DIE XVI SEPTEMBRIS MDCCCLXXXVIII UNA CUM ALTARI PRINCIPE CONSECRAVIT”
IL 16 SETTEMBRE 1888 IL REVERENDISSIMO DON DIEGO MARONGIO DELRIO, ARCIVESCOVO TURRITANO, HA CONSACRATO QUESTA CHIESA PARROCCHIALE (…) COSTRUITA (…) CON IL LEGATO DELLA NOBILE LUCIA TEDDE DI CHIARAMONTI (…). (Chiesa di San Matteo).
Nel brano della copia del testamento, tradotto in italiano, pervenutoci il notaio estensore dell’atto scrive (ASDSS):
“Copia del testamento di Donna Lucia Tedde (…).
Lo storico Manno (Manno,1856), seguito da Vittorio Angius (Angius, 1834), preferiscono il cognome Delitala,quello della madre di più antica nobiltà 1580. Noi sulla base dei documenti preferiamo chiamarla come lei si faceva chiamare Donna Lucia Tedde.
La scomparsa dei fogli dei libri defunctorum di Chiaramonti dal 1700 al 1797 dove di sicuro sarebbe stata indicata la sua morte anche se violenta nonché il luogo esplicito della sua sepoltura, ugualmente non ci soccorre.
In una delle clausole del brano di testamento pervenutoci e giacente presso l’Archivio Storico Diocesano di Sassari il notaio riporta:
“Lascio pure legati all’oratorio di Santa Croce 20 scudi, compresa in essa somma i diritti di accompagnamento del mio cadavere.” (Zichi 1994).
L’oratorio di Santa Croce [dei confratelli della Santa Croce] è sottinteso di Chiaramonti e non di altra località e l’accompagnamento della sua salma, dentro un baùl e alle prime luci dell’alba secondo l’uso, non poteva che avvenire nel paese non di nascita, ma di residenza di cui si fregiava nei battesimi nelle cresime facendosi registrare Doña Luguia de esta, de sa presente villa, de custa villa de Claramonte, per ben 28 volte su 30.
Possiamo supporre come i confratelli della Santa Croce nell’anno del Signore 1755 nella festività di San Giacomo il Maggiore di venerdì (Calendario perpetuo) con camice bianco e mozzetta orlata di viola e con cordone bianco alla vita, abbiano fatto ingresso nella camera da letto del suo palazzo alle pendici di Codinarasa così come si erge ancora oggi.
Donna Lucia era già composta dalle sue serve con l’abito del terzo ordine carmelitano , con tunica marrone, cappa bianca con il viso ricoperto da un velo, con rosario dai grani d’ebano tra le mani scarne congiunte sul petto e con lo scapolare della Vergine del Carmelo, deposta su un sudario bianco.
Il parroco e i curati, col gesuita suo cappellano, coi parenti stretti sono scesi per le scale ampie dal piano nobile e salmodiando il Miserere hanno seguito il corteo funebre, con in testa i chierichetti con la Croce alta si è formata la processione funebre che ha visto nell’ordine le consorelle del Rosario con cintura viola, le consorelle del terzo ordine del Carmelo con cintura marroncina, i confratelli della Santa Croce col feretro e il clero. Percorso il tratto adiacente l’Oratorio del Rosario, la discesa degli artigiani e la piazzetta della principale fonte pubblica il corteo affronta l’accidentata salita di Camminu de Cunventu superata la quale giunge all’imponente Convento dei Carmelitani Antico Ordine. Nella chiesa illuminata da cento ceri erano in attesa in cotta bianca e stola nera i sacerdoti carmelitani e in semplice cotta i fratelli laici. Dopo una Messa cantata da parte dei Carmelitani e del clero presente, con le ultime aspersioni la salma fu collocata sotto il pavimento della cappella fatta costruire dl priore e dalla stessa donna Lucia come peer testamento aveva disposto la sorella Maria Gerolama in Delitala a un metro di profondità accanto alla sorella maggiore prematuramente morta all’età di 32 anni sposata col premorto marito Giovanni Battista Delitala del quale non si hanno indicazioni sulla sepoltura.
Sistemato il pavimento con lastre di calcare, licenziati i confratelli della Santa Croce, la cerimonia si concluse. Era il giorno 25 luglio del 1755, essendo morta, non sappiamo con certezza di morte naturale o violenta il 24 dello luglio.
Il giorno successivo alle prime luci dell’alba ebbe inizio la misa rasada perpetua sotto lo sguardo estatico della statua di Sant’Antonio da Padova. Messa che non si diceva nella prima cappella di san Sebastiano appartenente ai Budroni,e nemmeno nella seconda cappella dei Falchi, partendo dall’ingresso della chiesa.
Questa risulta dall’atto dei censi stipulato dal Priore Mura e dall’esecutore testamentario Andrea Satta Tedde, figlio del cognato Giovanni Maria Satta e della sorella di donna Lucia Mariangela Tedde in Satta. La cerimonia si svolse nella chiesa del Carmelo con preci del prontuario predisposto da Pio V.
I Padri Carmelitani non persero tempo e contattarono il nipote, Andrea Satta [Tedde] uno degli esecutori testamentari, per sollecitarlo alla stesura dell’atto a rogito del consueto notaio della nobildonna Juan Vaca Guisu per devolvere ai Carmelitani i censi dovuti annualmente alla nobildonna dai conduttori perpetui di Chiaramonti, di Nulvi, di Laerru e di Perfugas su case e terreni e bestiame di cui agli atti.
In effetti lei era solita cedere in affitto perpetuo un terreno più o meno esteso e in compenso i conduttori erano obbligati a pagarle una rendita annuale perpetua. Se i terreni venivano sfruttati adeguatamente gli stessi potevano guadagnarci e pagare agevolmente il censo, se disgraziatamente gestivano male il fondo finivano per fallire e la proprietà rientrava in possesso dell’oculata nobildonna.
Dopo varie sollecitazioni il 30 novembre dello stesso anno della morte della de cuius ed esattamente, a circa quattro mesi e cinque giorni, l’atto a rogito del notaio della stessa de cuius fu stipulato nel salone del convento del Carmelo, previo suono della campanilla a non molti passi dalla chiesa dove il corpo dell’amazzone nobildonna ormai riposava in pace.
Non sappiamo se dal 1755 in poi la sua tomba sia stata manomessa dai Padri Carmelitani, per seppellirvi qualche anno dopo il suo cappellano gesuita. A detta di Vittorio Angius, mandato a morte da chi aveva interesse a coprire l’assassinio della nobildonna (Angius, 1856). Di più potranno dire eventuali analisi delle ossa.
Offriamo ai lettori la trascrizione in spagnolo di parte del documento giacente nella Biblioteca dei Beni Culturali di Sassari, detta Universitaria, e la traduzione italiana che ne abbiamo fatto (Panzino, 2003-2004).
“El día 30 de noviembre de la Natividad del Señor 1755 Claramonti. En nombre de Dios, amén. (…) el noble Don Andres Satta domiciliado en la villa de Nulvi, como curador testamentario de la noble Lucía Tedde delitala de la villa de Claramonti de una parte; y de la otra el M.R.fray Simon Mura, actual prior del Combiento de los Reverendos Padres Carmelitas de dicha Claramonti (…) al toque de la campanilla en la pieca en donde soler congregar; (…) que sus curadores hayan que fundar otra misa perpetua quotidiana rasada en la capilla de San Antonio de Padua (…) misas celebradas en el ‘altar previsto y capilla de Sant’Antonio da Padua de dicho Combiento; cuyas misas comenzaron a celebrarse a partir del día imediato al entierro de la citada testadora que fue el 25 de julio del corrente ’55”.
” Il 30 novembre,[dalla] Natività del Signore,[in] Chiaramonti 1755. In nome di Dio, Amen.(…) il nobile Don Andrea Satta domiciliato nel comune di Nulvi, quale curatore testamentario della nobile Lucia Tedde delitala (sic) del paese di Chiaramonti da una parte;e dall’altra il M.R,fra Simone Mura, attuale superiore del Convento dei Reverendi Padri Carmelitani di detto paese di Chiaramonti (…) al suono della campanella [convenuti] nel salone dove ci si è soliti riunire (…) i suoi curatori hanno istituito altra messa perpetua quotidiana recitata nella cappella di Sant’Antonio di Padova di detto Convento; le cui Messe cominciarono a celebrarsi a partire dal giorno successivo alla sepoltura-entierro- della citata testatrice avvenuta il 25 luglio dell’anno corrente [17]55″ (Panzino, 2003-2004)”.
Questi i passi che abbiamo tratto dal lungo documento, pubblicato nell’appendice documentaria, ci svelano, in mancanza di altri documenti, il giorno della morte e della sepoltura di Donna Lucia nella cappella di Sant’Antonio di Padova della chiesa del Convento dei Carmelitani di Chiaramonti la cui costruzione fu seguita dal priore Mura e dalla stessa erede universale donna Lucia nel 1717.
Archivi
Archivio Digitale della Diocesi di Tempio Ampurias (ADDTA).
Archivio storico diocesano di Sassari (ASDSS).
Archivio della Biblioteca Universitaria di Sassari (BuSS).
Bibliografia
Angius V., in “Dizionrio geografico storico statistico commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna” voce Chiaramonti nota 5 p. 353,
Ariés P. Storia della morte in Occidente. Dal Medioevo ai giorni nostri. Milano: Rizzoli, 1978.
Casbarrone L., Il culto della morte nei secoli: ieri, oggi e forse domani in “Accademia Lancisiana”
Dalla Stella M. Il culto della Santa Muerte. The Post Internazionale 2013.
Manno G.Storia di Sardegna,III, V, Tipografia Elvetica, Capolago Canton Ticino, 1840 p. 262.
Monti A., La Compagnia di Gesù in territorio della Provincia Torinese, Chieri, 1915, pp. 383-385
Lepori M., Faide. Nobili e banditi nella Sardegna Sabauda del Settecento, Viella, Roma 2o10 p.149 Nota 89.
Panzino A., in “Coracensis, 6, 2003-2004” p. 26.
Patatu C., Chiaramonti. Le Cronache di Giorgio Falchi, Studium Adp, 2004, pp. 296-297.
Zambrano Gonzalez J. Cultura funeraria popular en Espana y su presencia historiográfica, Universidad de Granada s. d.
Zichi G. (a cura di) I quinque libri .Inventario, Parrocchie Foranee della diocesi di Sassari, Edizioni Gallizzi, 1994, p. 147, 165, San Matteo Chiaramonti.
Idem Fondo Arcivescovile, Clero Diocesano. Inventario vol.I tomo I Parrocchia San Matteo pp. 209, 339. Anno 1999.
Vulpes G., Nobili e notabili del Nord Sardegna, bozze di stampa, Ittiri, 2021.