7 Aprile 2021
Categoria : narrativa
“Lezione di educazione civica di una madre speciale” di Sarah Savioli
“Mimi, come mai hai detto una parolaccia e hai fatto anche il ditone a quello della macchina dietro di noi che è arrivato e ha suonato tanto il clacson?”
“Amore della mamma, perché siamo in una via di paese, ero ferma prima che lui arrivasse, non gli ho inchiodato davanti e stavo facendo passare due persone sulle strisce pedonali.”
(e penso, ma non dico: … il ditone, figlio mio, e ringrazia che Gesù o qualsiasi altra divinità non esaudisce mai la mia preghiera di materializzare qui, sul sedile di fianco, un bel cric. Che poi sono quaranta chili vestita fa lo stesso, divinità: tu dammi un cric e poi me la vedo da sola).
“Eri stata gentile, mimi con quelle due persone e lui invece no.”
“No Matteo, attenzione. Non sono stata gentile: quelle due persone avevano la precedenza. Quando la gente attraversa sulle strisce le macchine devono fermarsi non perché gli autisti sono gentili e i pedoni ricevono un atto di cortesia, ma perché è dovere degli autisti fermarsi ed è diritto dei pedoni passare.”
“Tì…”
“In più, quel signore che ci ha suonato e sbraitato contro, non solo era nervoso per gli affari suoi (… e probabilmente con un forte mal di testa dovuto al peso delle numerosissime corna fatte da sua moglie e tutte le compagne precedenti a partire dalle fidanzatine della scuola materna), ma riteneva che le persone che stavano attraversando in qualsiasi caso non avessero diritto di essere lasciate passare.”
“Perché erano persone di colore, mimi…”
“Esatto, tesoro. Quell’uomo (… che gli venisse un’orchite fulminante ora, ma da una palla sola, da una sola. Così appena passa a quella, comincia con quell’altra) suonando il clacson ha fatto una prepotenza a noi che stavamo facendo il nostro dovere e ai pedoni che esercitavano un loro diritto.”
“Mimi, quello lì era un razzista?”
“Da quello che si è messo a urlare alle persone che attraversavano, penso proprio di sì. (… e dopo l’orchite, che gli vengano pure gli orecchioni che non aveva passato da piccolo e quindi, guarda che peccato che era appena passata l’orchite e di nuovo già torna. Di nuovo una palla per volta). ”
“Allora se ci ricapita, gli faccio il ditone anch’io!”
“Però questa cosa dell’essere gentili e invece dei diritti non l’ho mica capita tanto…”
“Matteo, la differenza fra diritti, atti di cortesia, privilegi e colpi di fortuna è qualcosa di molto complicato da capire per tutti . Però c’è una differenza sostanziale e bisogna cercare di averla chiara, perché ci sono persone astute che ti confondono lentamente le idee e finisce che tu ti ritrovi a sentirti grato e in debito per qualcosa che invece ti era dovuto. Oppure credi che i tuoi privilegi siano diritti, che colpi di fortuna siano meriti o cominci a credere di essere bravo, buono e generoso quando invece hai fatto solo ciò che era tuo dovere fare.”
“Allora mimi in questi giorni mi spieghi bene tutte queste cose?”
“Amore, facciamo che ci ragioniamo su insieme. Su questo bisogna fare un lavoro di riflessione continuo perché è un attimo perdere di vista queste cose soprattutto quando ci si sente fragili e stanchi. E quando si comincia a fare confusione, nascono le peggiori ingiustizie.”
“Non ci ragiona e non gli interessa ragionarci perché per lui è più facile decidere solo sulla base delle sue esigenze di comodo e della sua personale gretta pochezza.”
“E cioè…?”
“ E cioè ha l’intelletto di un lombrico, lo spessore umano di uno sgabello e la capacità emotiva di un pezzo di cemento armato.”
Scoppia a ridere il mio bambino.
Rido anch’io.
Ma non me lo dimentico lo sguardo umiliato delle due persone che attraversavano la strada. No, che non me lo dimentico.