“Alghero, dai Doria ai Catalani, rendiconto degli scavi che integrano la storia”di Marco Milanese recensione a cura di Angelino Tedde
Marco Milanese, Alghero Archeologia di una città medievale in “Sardegna Medievale, 4 “Carlo Delfino Editore, Sassari 2013 pp. 170 con molte fotografie degli scavi.
La lettura di questo libro del grande medievalista Marco Milanese è davvero appagante. Visitare Alghero attraverso gli scavi che vanno dall’epoca dei Doria che l’hanno fondata fino e oltre la conquista dei catalani e aragonesi cioè dal XII al XV e giù fino al XIX secolo.
Una città che emerge come fortezza più che come città che pure era popolata da sardi e genovesi prima e poi dall’arrivo dei catalani che rafforzeranno la fortezza usando tecniche costruttive più sicure, passando dalle pietre legate col fango alle pietre legate con la calce. Scoprire l’ing. Cappellinoe i Fortino che con la loro esperienza europea rendono sicura la fortezza caposaldo dell’Isola insieme alla fortezza città di Cagliari. Osservare l’attività costruttiva all’interno della città fortezza prima degli operosi sardi e liguri e poi cacciati i sardi e i liguri, quella dei catalani. Osservare oltre alle mura e alle 12 torri anche le maggiori costruzioni pubbliche come le chiese e anche la introvabile sinagoga e il quartiere ebraico. La vita materiale emerge attraverso le maioliche e i recipienti usati per la cucina. Infine le sepolture con gli scheletri che parlano dal momento che le loro ossa costituiscono un vero nastro registratore per indicare il sesso, le malattie, le cause di morte, gli alimenti e spesso anche gli stessi mestieri. Colpiscono le gambe del cavalcatore leggermente deformate, l’anello sulle dita scheletriche di una donna e la posizione dei figli tra le braccia della madre o tra le gambe del padre, evidente segno che sono morte per via di qualche pestilenze o della nota peste contagiata da marinai catalani nel 1652 e che poi si diffuse nell’isola fino al 1657. Peste detta anche manzoniana o dal grande storico Manconi detta “Castigo de Dios e peste barocca“. Il rientro dei sardi nella città catalana e l’incremento della popolazione dopo la peste che la decimò senza misericordia. Marco Milanese, non solo a nostro avviso, ma di tanti studiosi, ha colmato e sta colmando il vuoto di studi approfonditi sulla Sardegna Medievale dall’ottica archeologica..Mi spiace averlo rintracciato soltanto ora che mi sto occupando con due altri colleghi degli studi sulle sepolture per meglio identificare quella della nostra nobildonna chiaramontese del settecento Donna Lucia Tedde Delitala. Allo stesso autore e ai suoi allievi dobbiamo anche le scoperte e i siti dei villaggi medievali inventariati dallo studios manicano Jhon Day. Tra i suoi allievi archeologi più noti a noi vicini sono da ricordare Maria Cherchi, Gian Luigi Marras e Franco Campus senza ovviamente dimenticare gli altri. Il numeroso stuolo degli allievi sta contribuendo alla scoperta della Sardegna archeologica medievale, mentre gli storici Meloni, Castellaccio e Soddu ,D’Arienzo e Simbula, per citare i miei colleghi medievalisti continuano a occuparsi dei Doria, dei Malaspina, degli Spinola e di tante famiglie genovesi che fecero sentire la loro influenza sulle vicende medievali della Sardegna.
Chiaramonti, illustrato ampiamente in altro quaderno, fa parte dell’interesse archeologico dello stesso Marco Milanese. La vasta bibliografia oltre alle numerose immagini rendono davvero interessante e appagante la lettura di questo ulteriore saggio.