Giovanni Corona, cronaca su un Maestro della scrittura di Salvatore Rondello
La Sardegna, per la letteratura di Giovanni Corona, così come per la pittura di Aligi Sassu, diventa “un luogo favorevole al raccoglimento e alle illuminazioni, uno scenario evocativo dove fenomeni, spazi e presenze acquistano, per reciproca interferenza, una speciale intensificazione, che propizia il loro trascolorare in simbolo”, come ha osservato Simona Cigliana.
Amico di Marinetti, in gioventù aderì per un breve periodo al Gruppo futurista sant’Elia. Successivamente fu apprezzato da Mario Luzi per “la profonda umanità del suo sguardo poetico e il limpido lirismo dei suoi versi”. La sua curiosità intellettuale lo spinse a seguire le correnti letterarie che si andavano manifestando in Europa come il simbolismo, il crepuscolarismo, l’ermetismo, la poesia di impegno civile e lo sperimentalismo delle neo-avanguardie. Persona di vasta cultura e di grande umiltà, visse schivo e appartato e pubblicò in vita una sola ‘plaquette’.
Dopo la sua morte, l’interesse per lui è cresciuto in parallelo con la pubblicazione postuma della sua opera, che continua a riscuotere sempre maggiori consensi. La miscellanea di studi pubblicata da Carocci, raccoglie contributi di studiosi sia italiani sia americani, poiché ‘negli Stati Uniti il mondo dell’italianistica ha recentemente manifestato una notevole attenzione per Corona’, apprezzando non solo la concentrata intensità delle sue liriche ma anche l’impegno morale e gli esiti sperimentali del suo romanzo “Questo nostro fratello”, che nella prima stesura si intitolava “L’Uomo è uomo”.
Nel saggio su Giovanni Corona emerge la figura del maestro dedito a scrivere senza preoccuparsi della necessità di pubblicare. Con la sua profonda analisi, Simona Cigliana va oltre gli aspetti letterari svelando gli aspetti umani di Giovanni Corona. Con l’acuta eleganza di questo brano, la Professoressa ha colto la sintesi saliente sul maestro lussurgese: “La natura è infatti per lui un grande libro, in cui l’anima e l’intelligenza si riflettono, riconoscendosi consustanziali agli esseri e alle manifestazioni che, di quel libro cifrato, costituiscono il linguaggio. Proprio il senso di reciproca e intima corrispondenza, fa si che paesaggi e animali, fenomeni atmosferici, ore e luci possano assumere, in Corona, una speciale risonanza simbolica per il solo fatto di essere nominati o per il modo in cui si compongono sulla pagina, senza bisogno di alcuna enfasi retorica. Il mondo degli affetti quotidiani, il qui e ora di giornate senza colore, l’alternarsi di dolore e gioia di vivere trovano rispecchiamento e figura nel cielo fisso eppure cangiante di questa dimensione naturale e oltreumana”.
Nella lirica di Corona non ci sono soltanto gli aspetti contemplativi, ma si riscontra anche il poeta che esprime l’impegno sociale e lo sdegno per quella politica che non riesce a soddisfare le esigenze della collettività.
Durante il periodo del fascismo, Giovanni Corona pagò a caro prezzo il suo antifascismo dichiarato ed il suo rifiuto a partecipare alle sfilate del ‘sabato fascista’.
Dopo il suo contributo alla lotta partigiana in Sardegna, Giovanni Maria Corona, credente cattolico, riprese l’insegnamento e aderì alla Democrazia Cristiana per la quale svolse attività politica fino al 1975 quando si ‘dimise per il suo dissenso alle dinamiche interne di partito’.
Oggi, la figura etica di Giovanni Corona, insegnante, poeta e uomo di fede cattolica, oltre l’importanza letteraria delle Sue opere, assume anche un significato emblematico a testimonianza della validità di quel dialogo costruttivo tra cattolici e socialisti che fece diventare grande l’Italia.