“I. Giovanni Battista Vassallo: itinerario formativo”, recensione a cura di Angelino Tedde
Fabio Pruneri, Giovanni Battista Maria Vassallo e le missioni popolari nella Sardegna sabauda 1726-1775 “Annali di storia dell’educazione”, 19, (2012) pp. 47-66 . (75.499 caratteri pp. 39)
Fabio Pruneri, dopo uno scrupoloso lavoro di ricerca negli archivi dei Gesuiti di Bergamo e di Gallarate, ha pubblicato sulla rivista citata i risultati di questo scavo che, noi obbedendo alle leggi che tutelano i diritti della proprietà, non pubblicheremo, ma ci limiteremo a recensirlo dopo due anni dalla pubblicazione. Non so per quanti secoli la rivista dovrà rigorosamente rispettare i diritti universali della ricerca, per cui, tolti gli addetti ai lavori e coloro che hanno una particolare passione per quest’argomento, che potranno acquistare la rivista, i più non conosceranno mai l’intero contenuto del lavoro. Tentiamo, nei limiti del possibile, di fare una recensione del lavoro, per stimolare chi lo desidera a procurarsi la rivista o a consultarla nelle biblioteche universitarie.
Il numero della rivista è di carattere monografico e tratta “Lumi del Sacro. Territori del sapere formativo. Il contributo è suddiviso in sette paragrafi compresa la premessa e la breve conclusione.
Nella premessa l’autore mette in luce il contesto storico-culturale-religioso entro cui si colloca la lunga esistenza del Vassallo (1691-1775) riferendosi anche alla bibliografia esistente sull’argomento che vede protagonisti i re di Sardegna, i rapporti tra Chiesa e Stato Sabaudo e la spirituralità settecentesca entro la quale si colloca sia la formazione culturale sia quella spiriturale del Vassallo che capitò in Sardegna per una serie di eventi che gl’impedirono di raggiungere la meta agognata dell’America Latina in qualità di missionario. Non accettò volentieri questa diversione, ma obbedì ottemperando al voto di obbedienza che contraddistingue la Compagnia di Gesù.
Le fonti dell’indagine.
Scrive Fabio Pruneri in proposito:” Per quanto Vassallo sia stato studiato nell’Otto-Novecento nell’ambito di un tentativo, privo di successo, di sua acquisizione all’onore degli altari, i suoi esti- matori, preoccupati soprattutto di compiere una lettura apologetica del personaggio, non hanno utilizzato appieno la ricca documentazione archivistica conservata presso l’Archivio dell’ex Provincia Torinese della Compagnia di Gesù (ora a Gallarate)4. In particolare le 72 lettere originali ivi custodite nel fondo Miscellanea Vassallo (oltre alle 200 pagine di trascrizione ottocentesca delle stesse, con l’aggiunta di 14 lettere) e i materiali relativi alla Provincia di Sardegna.”
D’altra parte vi è da tener presente che alla sua morte, 1775, la compagnia era stata soppressa da due anni e l’accanimento contro i suoi membri radicato nei prelati sardi non poteva di certo favorire un processo canonico sereno. D’altra parte la scarsa incisività degli scritti successivi a poco giovarono a promuovere la giusta valorizzazione del nostro missionario. Ci fu il tentativo di qualche biografo per recuperare la memoria del grande apostolo, su cui scrive in proposito Fabio Pruneri, tra tante altre citazioni: “Altra indagine fu compiuta da padre Giommaria Deligios nel 1846. In questo caso il sacerdote, incoraggiato dal vescovo Varesini, chiese a diverse parrocchie turritane se risultassero tracce delle missioni predicate da Vassallo e degli eventuali miracoli del suo zelo apostolico. Risposero i parroci di Sennori, Cargeghe, Thiesi, Osilo, Cossoine, S. Donato, Ittiri, Cheremule, Bonnannaro, Bonorva, Florinas, Tissi, Usini, S. Nicola, Porto Torres, Ploaghe. Alcuni testimoni oculari, lucidi, benché ottuagenari, riferirono episodi fortemente drammatici, come quello in cui Vassallo premette in un palmo di mano della terra, facendone sgorgare sangue (l’episodio era avvenuto nei pressi della chiesa di San Baingio Decapitato, a Balai, nei pressi di PortoTorres), oppure si batté con la disciplina in chiesa fino a ferirsi, per portare i fedeli al pentimento. Cfr. A. Virdis, Giov. Battista Vassallo «Su Missioneri Sanctu», in «Libertà», Sassari, 3 gennaio 1975, p. 6.”
L’autore cita, quindi, la bibliografia che di tempo in tempo va zampillando da un’opera all’altra nei saggi di storia della Chiesa Sarda.
Gli anni piemontesi (1691-1726)
Gaspare Giovanni Battista Vassallo nacque il 10 febbraio 1691 a Dogliani (CN) da famiglia nobile e profondamente religiosa, ultimo di cinque figli, che mantennero tra loro fortissimi legami d’affetto anche perché sia i maschi che le femmine abbracciarono la vita religiosa.
L’atmosfera creata in Piemonte dalle interminabili guerre di Amedeo II (1666-1732), per dare dignità e indipendenza sia dalla Francia che dalla Spagna al piccolo Stato, concorsero davvero a disprezzare le glorie mondane per dedicarsi alla sequela di Cristo.
Grazie alla cortesia dell’attuale parroco di Dogliani abbiamo potuto acquisire l’atto di battesimo del Vassallo che qui citiamo ” Il Liber Baptizatorum della parrocchia di Dogliani nel «1691 22 februarij / Gaspar Io(an)nes Bap(tis)ta natus die decimo eiusdem mensis ex D(omi)no / Comite Franciscus Felice et Anna Magdalena Iugalibus / de Vassallis fuit a me solemniter Preposito Perno /baptizatus: Patrini fuere Ill.mus D(omi)nus I(oann)es Ba(pti)sta Carretus Melchio Nouadi et D(omi)na Isabella uxor D(omi)ni Adverati / Perni».
La traduzione «1691 (alli) 2 di febbraio / Gaspare Giovanni Battista nato nel giorno dieci di questo mese dal / Signor Conte Francesco Felice e da Donna Anna Maddalena coniugi / dei Vassallo da me fu solennemente Prevosto Perno / battezzato: i Padrini furono l’illustrissimo Signor Giovanni Battista Carretto Marchese di Novadio e da Donna Isabella moglie di Don Avverati».”
L’atmosfera religiosa che si respirava in casa spinsero il Vassallo fin da piccolo a disdegnare i giochi e a dedicarsi alla preghiera, al digiuno e alla penitenza, tutto preso com’era dalla visione delle sofferenze di Cristo. Esemplari furono sia gli studi sia la condotta nei vari collegi in cui egli ebbe a sostare.
La madre, divenuta prima dama di corte e “governatrice” di 12 damigelle presso il sovrano Vittorieo Amedeo II e Anna d’Orleanas, dovette trasferirsi a Torino e dovette collocare il figlio presso il convitto dei Nobili finché molto presto manifestò il desiderio di entrare nella Compagnia di Gesù, iniziando il suo noviziato a Genova nel 1709, a 18 anni. Da Genova passò a Milano, nel collegio di San Girolamo e poi a Brera, dove frequentò le classi di retorica e filosofia, attorno al 1713. Fu mandato prima a Saluzzo (1718), poi a Mondovì (1719), quindi a Torino dove insegnò nel Collegio dei Nobili. Nello stesso tempo continuò la sua severissima formazione spirituale fatta “di penitenze, maltrattamenti, sempre sotto la guida di un confessore. Per esempio indossava un cilicio, oppure dormiva su stuoie o, peggio, su una sedia.”
“Non mancano episodi che descrivono una certa teatralità nella sua azione pastorale. Per esempio, tenne ferma la mano sopra due fiamme, di fronte alla platea degli studenti invitandoli a confessarsi poiché tra loro ve n’era uno in peccato mortale che sarebbe morto se fosse uscito dalla chiesa senza rimettere le sue colpe. Ottenne così una celebrazione generalizzata di quel sacramento.”
Tornato a Torino per lo studio della Teologia nel 1720. Nel 1721 fu ordinato sacerdote alla presenza della madre e delle due sorelle monache del Convento dell’Annunziata.
L’ormai trentenne Vassallo dà così inizio alle sue più incisive ed efficaci predicazioni promuovendo confessioni e comunioni generali “restituzioni e paci”.
Lo studioso qui attinge dalle lettere del Vassallo mettendo in luce il suo ardente zelo per la salvezza delle anime.