Giovanni Corona (Santulussurgiu,1914-Caglari,1987), un maestro elementare, scrittore e poeta di Giovanna Elies
Giovanni Corona nacque a Santulussurgiu (OR) il 17 dicembre 1914. Perse il padre tragicamente a 4 anni. Frequentò le scuole elementari e il ginnasio nel suo paese nativo, il corso magistrale a acgliri. Diplomatosi maestro elementare insegnò per tutta la vita nel suo paese. Lesse moltissimo sia i poeti italiani che europei. A parte qualche parentesi per il servizio militare non lasciò mai la Sardegna. Condusse vita molto appartata e non si sposò ne ebbe figli a parte i suo scolari che come ogni buon maestro predilesse e cercò d valorizzare.
Pubblicò un solo lavoro durante la sua vita, mentre gli altri furono pubblicati postumi. I suoi versi furono apprezzati dal grande poeta italiano Mario Luzi, suo coetaneo, (1914-2006). Oltre le pubblicazioni postume restano di lui circa 400 scritti inediti e la parte specialistica della sua biblioteca costituita da 400 volumi, lasciata a sua nipote Francesca Manca. I rimanenti libri li ha lasciati alla biblioteca parrocchiale. Morì a Cagliari il 12 dicembre 1987 a 73 anni.
Giovanni Corona di Giovanna Elies
Nei nostri paesi, dove la Storia ha lasciato tracce profonde, indelebili, le micro storie personali vanno ad incrociarsi con quelle del territorio e vi restano aggrappate, come muschi e licheni alle rocce.
Santulussurgiu, un paese, una Storia: Giudicato di Torres fino al 1259; giudicato di Arborea fino al 1410, poi dopo la battaglia di Sanluri è passato sotto le dipendenze di Arborea.
Sito ricco di acque, geograficamente situato in una delle zone più belle di Sardegna, nella storica regione del Montiferru, profuma di passato, persino le pietre raccontano e vivono come se l’ieri non fosse mai scomparso.
“Sardegna, quasi un Continente” a detta di Marcello Serra e, forse, un Continente lo è per davvero e proprio in questi nostri “villaggi” crescono e maturano personalità significative che aggiungono valore ad una terra – Sandalio – che a prima vista sembrerebbe essere stata catapultata per caso dal cielo.
Proprio nel Montiferru, in questo angolo di Sandalion nasce e vive un poeta, Giovanni Corona, che incarna segni chiari di modernità, specialmente nella lettura dei simbolisti francesi.
Questo aspetto è determinante nella poetica di Corona, infatti i movimenti letterari francesi sono sempre stati all’avanguardia sia in campo poetico come in campo narrativo.
Il testo “Giovanni Corona, scrittore e maestro” delinea i diversi aspetti dell’attività letteraria, quella di un maestro di scuola che sa attraversare il mare per tuffarsi in quel mare magnum di innovazioni che scuotono il mondo letterario europeo.
Corona ha la capacità o la caparbietà di attraversare a bolu la staticità culturale italiana e nostrana, senza rigettare alcunché ma appropriandosi degli strumenti che dovevano essere, per lui, più congeniali.
Produzione varieta e lungimirante, nella quale l’io narrante gioca con se stesso la partita della vita, andando a scandagliare conscio e inconscio, in una alternanza di immagini custodite in quel Montiferru e regalate alle pagine, prima che “ il vento” le trascini fuori dall’io.
Nella sua poetica e filosofia più immagini che pensieri, più realtà che sogni.
Sicuro di sé e delle proprie certezze, ha solcato le trame letterarie, cercando rifugio oltre la staticità della sua terra, della quale coglie tutti i risvolti della solitudine.
Poeta e scrittore complesso ma, sempre alla ricerca di quell’intuito speciale che slega l’uomo dalla sua sedentarietà.
Voce personale e, forse, unica in una Sardegna che non è ancora pronta per una poetica intimista.
Sicuramente lettore e sostenitore delle grandi correnti letterarie del ‘900 italiano, fonda su di esse il proprio stile, racconta e dà voce a se stesso e alla sua terra, ma sempre in punta di piedi, guardingo e attento verso il mondo.
Per quanto concerne il lato religioso del poeta, egli stesso cita il Vangelo di Matteo, in cui il Cristo, annuncia che ogni atto, se pur piccolo, di solidarietà fatto verso il nostro prossimo è come valutato come se fosse fatto verso il Cristo stesso. La citazione dimostra una sorta di richiamo, di apertura alla socialità, in un contesto ancora non completamente scevro da pregiudizi e forti disuguaglianze.
Il poeta nasce e vive in una Sardegna già fortemente provata dalle estreme condizioni di vita nel periodo post unitario, e non completamente risolte nella prima metà del Novecento, la mancanza di adeguati diritti civili, un sistema economico che non facilita il progresso e la crescita, le continue tensioni sociali legate alla esasperante lotta contro il banditismo, non hanno concesso all’isola una crescita adeguata e capillare.
I continui interventi a carattere repressivo tendono a vanificare sogni e realizzazioni.
Alle proteste di massa seguono terribili repressioni, manca un protocollo di crescita che investe tutti e tutti i settori.
Di male in peggio, dagli squilibri del governo sabaudo, compresa la carneficina delle nostre brigate nella Prima Mondiale, si precipita nella dittatura fascista che affianca il regime sabaudo. L’Italia è in ginocchio, la Sardegna lo è doppiamente.
Corona vive, dunque, gli anni giovanili in un periodo di oscurantismo sociale, di libertà negate, di ristrettezze politiche, di solitudini materiali e intellettuali.
La sua poetica racchiude tempi e spazi che pur non escludendo la Sardegna e la sardità, sviluppano tematiche universalmente conosciute, tracciando un indirizzo personale, dettato più dal sistema interiore che dal sistema letterario in voga.
In realtà, scrive secondo la propria personale direttiva, convinto che i sistemi letterari e gli insegnamenti contenuti nelle opere non siano un bene sociale, preferendo la spontaneità per dare spazio al suo personale mondo fantastico.
Non mancano in lui aspirazioni di grandezza e di successi, tuttavia sempre opportunamente tenuti a bada e mai esageratamente testimoniati.
Per concludere, uno scrittore e poeta che come stile di vita si impone l’antico detto latino “in medio stat virtus”, non pensando che un giorno qualcuno avrebbe fatto uscire dal cassetto le sue opere.
Giovanna Elies