Tariffe dei farmaci della Sardegna sabauda di Paolo Amat di San Filippo
Dipartimento di Ingegneria Chimica e Materiali
Università di Cagliari
Regesto: Vengono presentate cinque tariffe dei farmaci, del Regno di Sardegna, rispettivamente: del 1721, del 1738, del 1775, del 1828, e del 1841, reperite presso la Biblioteca Universitaria e l’Archivio di Stato di Cagliari. Nella descrizione si cercherà di evidenziare il progressivo, se pur lento, ammodernamento dei farmaci conseguentemente all’evolversi della Farmacologia e della Medicina.
BUssCa e ASCa,
La prima tariffa del Regno di Sardegna è quella emanata, nel dicembre del 1721, dal primo Vicerè sabaudo Don Filippo Pallavicino, Barone di Saint Remy che, il 16 di Luglio dello stesso anno, aveva preso possesso dell’Isola a nome di Vittorio Amedeo II di Savoia, primo Re di questa casata.
Nel frontespizio della Tariffa (Diap. 1), che è di per sè esaurientemente esplicativo è indicato Vittorio Amedeo I Re; ciò è giuridicamente esatto, anche se nella dinastia dei Savoia è il secondo Vittorio Amedeo
Al fondo della Tariffa, pubblicata nella stamperia Pisano di Cagliari nel 1722, sono indicati, alla catalana, i nomi dei Medici e dei Farmacisti che l’hanno elaborata.
In questa, che probabilmente si riferisce ad una qualche Farmacopea piemontese in vigore, le quantità dei semplici e dei differenti prodotti sono espresse, come di consuetudine, in Manipoli, Libbre, Once, Dramme, Grani e Gocce, mentre i prezzi sono espressi in Lire, Soldi e Denari.
La Libbra “Medicinale” (307,3998 g.), pur corrispondente a 12 Once (Oncia = 25,614 g.), ciascuna di otto Dramme (Dramma = 3,202 g.), ciascuna delle quali corrispondeva a tre Scrupoli (Scrupolo = 1,067 g.), ciascuno dei quali, a sua volta, corrispondeva, fino al 1828, a ventiquattro e poi, nel 1841, a venti grani (Grano = 0,053 g.), era ben diversa da quella “Commerciale”che corrispondeva, invece, a 406,56 grammi.
La stessa Libbra medicinale differiva da città a città; per esempio quella di Piemonte corrispondeva a 307,3998 g., quella di Genova a 316,750 g.; il Grano di Genova però era più piccolo, infatti corrispondeva a 0,046 g. contro i 0,053368 g. di quello di Torino.
La Libbra Medicinale sarda era uguale a quella di Torino.
La Lira, nel Regno di Sardegna, era solo una unità di conto, infatti la monetazione era così suddivisa: uno Scudo corrispondente a10 Reali valeva 2,5 Lire, una Lira corrispondeva a 4 Reali, un Reale corrispondeva a 5 Soldi, un Soldo corrispondeva a 12 Denari.
Circa la moneta corrente c’era, in oro a 21,1 carati, la “Doppietta” da due scudi, il “Carlino” e il “Mezzo Carlino”; in argento: lo “Scudo”, il “Mezzo Scudo”, il “Quarto di Scudo”, e il “Reale”.
Stante la cronica penuria di moneta aurea circolante nell’isola, circolavano, oltre alle monete di Savoia, quali la “Pezza da cinque Doppie”, la “Mezza Doppia”, la “Doppia nuova”, ed il “Quarto”, come se avessero corso legale, anche monete auree estere, quali la “Pezza da otto, di quattro Doppie”, la “Pezza da quattro, di due Doppie”, la “Doppia”, la “Mezza Doppia” di Spagna, i “Luigi” ed il “Mirlitone” di Francia, la “Doppia”, e lo “Zecchino” di Milano, la “Doppia”, e lo “Zecchino” di Genova, il “Ducato” d’Olanda, le “Doppie” e le “Mezze Doppie” del Portogallo, gli “Zecchini” del Granducato di Toscana e della Repubblica Veneta, e gli “Ungari” d’Austria, d’Ungheria, e di Colonia.
Quanto alle monete d’argento oltre allo “Scudo”, “Mezzo Scudo”, “Quarto di scudo”, e “Ottavo di Scudo” di Savoia, circolavano lo “Scudo” ed il “Crosazzo” di Genova, lo “Scudo” di Francia, il “Ducatone”, il “Filippo”, lo “Scudo” ed il “Mezzo Scudo”, di Milano, le “Pezze da otto di uno Scudo” il “Mezzo Scudo”, e la “Mezza Pezza” di Spagna, la “Franceschina” di Toscana, ed il “Ducatone” e la “Giustina o Filippo” della Repubblica Veneta1.
Di rame c’era il “Cagliarese” e la vecchia “Pezza da tre Cagliaresi”2
La moneta sarda valeva più di quella piemontese; infatti la moneta d’oro da 5 lire sarde ne valeva 8 di Piemonte, lo Scudo sardo da 2,1 Lire, valeva 4 Lire di Piemonte; il Reale d’argento da 5 Soldi sardi ne valeva 8 di Piemonte;1 Soldo sardo d’argento, ne valeva 1,7 di Piemonte3 .
La monetazione piemontese comprendeva: la Lira di 20 Soldi ed il Soldo di 12 Denari.
Il monetato d’oro sardo valeva 53 Lire, 12 Soldi e 8 Denari l’Oncia, quello piemontese 53 Lire 9 Soldi e 2 Denari3.
Quanto al monetato d’argento, il valore di 3 lire, 12 Soldi e 9 Denari l’Oncia, per la moneta sarda, superava quello della piemontese di 3 Denari3.
Questa differenza nei valori delle monete conduce sempre a risultati erronei, nei calcoli, quando non sia specificato se si tratti di moneta sarda o di quella piemontese.
Per la conversione si deve tenere presente che 1 Reale sardo equivaleva a 8 Soldi di Piemonte, e che 1 Lira sarda corrispondeva a 32 Soldi di Piemonte, ossia a 1,6 Lire di Piemonte; 1 Lira di Piemonte corrispondeva a 2,5 Reali sardi, ossia a 0,625 Lire sarde.
La Tariffa elenca in ordine alfabetico 786 voci, a partire da un “Abecij” non identificato ( Diap. 2) fino allo “Zenzero polverizzato” (Diap. 3); queste voci comprendono 9 tipi di “Adipes”, compreso quello umano, 5 “Anthidoti”, 22 tipi di “Aquae”, fra le quali quella “Forte” (HNO3) e, anche se non espressamente indicate, anche quelle di numerose erbe, 1 tipo di Balsamo, 19 tipi di “Ceratum”, 6 tipi di “Confectio”, 11 di “Conserva”, 7 tipi di “Decocta”, 13 tipi di “Electuarium”, 11 di ” Emplastra”, 2 tipi di “Essentia”, 29 di “Extracta”, 2 di “Infusiones”, 4 di “Julepes”, 4 di “Loch”, 4 di “Mel”, 2 di “Miva”, 2 di “Mucillagen”, 2 di “Magisterium”, 74 tipi di “Olea”, 6 di “Oximel”, 24 tipi di “Pillulae”, 5 tipi di “Pulver”, 12 di “Quinta Essentia”, 7 tipi di Radix”, 14 tipi di “Salia”, fra i quali il Salnitro, il Salgemma, il Sale ammonico, ed il Cremortartaro, 8 tipi di “Semina”, 19 di “Species”, 14 tipi di “Spiritus”, fra cui quello di Sale Comune (HCl), e di Corno di Cervo (NH4OH), 10 tipi di “Succus”, 68 di “Syrupi”, 2 tipi di “Theriaca”, 3 di “Tintura, 17 tipi di “Trochisci”, e 37 di “Unguenta”.
Il prezzo più basso è di 6 denari l’oncia, il più elevato compete all’estratto d’Agarico (19 Soldi la Dramma) seguito dalle Perle orientali preparate (18 Soldi la Dramma), dall’estratto di Radice di Peonia (17 Soldi la Dramma), e dagli estratti di Sandalo giallo e di Elleboro nero (16 Soldi la Dramma) e dal Cranio umano preparato (15 Soldi la Dramma).
Il Grasso umano costa 1 Lira e 5 Soldi L’Oncia.
La seconda Tariffa, che probabilmente fa riferimento alla Pharmacopoaea Taurinensis del 1736, è quella emanata nel 1738, regnante Carlo Emanuele III (Diap. 4), dal Vicerè Carlo Emanuele Battista di San Martino di Agliè, Marchese di Rivarolo (Diap. 5).
Nella prefazione, scritta in castigliano perchè solo nel 1767 Carlo Emanuele III dispose che in Sardegna cessasse l’uso della lingua spagnola nei documenti ufficiali4, è detto che l’incarico di elaborare la nuova Tariffa era stato conferito ai Medici e ai Farmacisti di maggior fama di Cagliari, essendone il Protomedico impedito dalla avanzata sua età.
In questa Tariffa sono indicate 763 voci che elencano, in ordine alfabetico, prima i semplici, successivamente i loro derivati (Diap 6-10).
Queste voci comprendono 13 tipi di “Adipes”, 16 di “Aquae Compositae”, 13 “Balsama”, 15 di “Conservae”, 8 di “Confectiones”, 17 tipi di “Cerati” di cui 8 Sparadrappi, 17 tipi di “Decocta”, 9 di “Electuaria”, 19 di “Emplastra”, 2 di “Julepi”, 2 di Loch”, 2 di “Mel”, 4 tipi di “Olea”, 16 di “Pillulae”, 6 tipi di “Pulver”, 14 di”Species”, 4 di “Succus”, 41 di “Syrupi”, 10 tipi di “Trochisci”, 3 di “Tabellae”, e 30 di “Unguenta”.
Successivamente nell'”Index Medicamentorum Chimicorum” sono indicati svariati composti chimici, inorganici ed organici, in termini alchimistico jatrochimici, che comprendono, accanto alla polvere, o allo Spirito di Cranio umano, ed alla”Aqua Regia”, 10 tipi di “Balsama”, 12 di “Extracta”, 5 di “Elixir”, 11 tipi di “Fiori”, 13 di “Fecola”, 26 di “Olio”, fra cui quello, già citato, di Cranio Umano, 17 tipi di “Sale”, 41 di “Spiriti”, fra i quali, oltre a quello già citato di Cranio Umano, compare anche quello di Sangue Umano, e infine 7 tipi di “Tintura”.
In questa Tariffa, pur essendo il numero di voci all’incirca lo stesso che nella precedente, più voci nuove hanno sostituito le vecchie scomparse.
Il prezzo più basso è 2 denari che compete a un’Oncia di Corteccia essiccata di Melograno, o ad una Goccia di soluzione di Canfora; il prezzo più elevato compete all’Olio di Vipere, (17 Soldi e 6 Denari la Dramma), e all’Olio di Vetriolo caustico (H2SO4), e allo Spirito di Canfora (16 Soldi la Dramma). L’acido Solforico, come Olio di Vetriolo semplice, costa 6 denari la Goccia.
Il Sale Volatile di Cranio Umano, e quello di Vipere costano 2 Soldi e 6 Denari al Grano; l’Ambra Grigia costa 5 Soldi al Grano
La Radice di China costa 40 Soldi l’Oncia, l'”Auri Vitae” 4 Soldi al Grano, mentre l’Oro Fulminante, e l’Essenza di Cannella ne costano 3.
Le Perle preparate costano 25 Soldi la Dramma.
Rispetto alla Tariffa di 17 anni prima, i prezzi dei semplici e dei preparati, nel 1738, sono alquanto ribassati.
Il ribasso può essere dovuto, sia alle maggiori possibilità di approvvigionamento dei semplici, conseguente alla maggior intensità e regolarità degli scambi tra l’Isola ed il Continente, sia al più rigoroso controllo, effettuato dalle Autorità, sulle Farmacie
Nel 1731, infatti, avendo il Vicerè, Tommaso Ercole Roero Conte di Cortanze, constatato che nelle visite annuali effettuate nelle botteghe dei Farmacisti, erano state commesse delle parzialità, emise un regolamento per l’esecuzione di queste5.
In perfetta sintonia con i Capitoli di Corte le visite alle Farmacie sarebbero dovute avvenire due volte all’anno, la prima non più tardi del mese di Settembre, e la seconda nel mese di Febbraio.
La Commissione, composta dal secondo Giurato della Città, dal Protomedico, e da 4 Medici di buona fama della Città stessa, i quali non avrebbero potuto esimersi dall’incarico se non per fondati motivi, e da un Notaio della Città, aveva anche la facoltà di fare provare le medicine ai Farmacisti.
Il giudizio sulla bontà o meno delle medicine sarebbe stato approvato a maggioranza; in caso di parità di voti avrebbe prevalso il voto del Protomedico.
La terza Tariffa è quella emanata nel 1775.
Poichè solo otto giorni dopo la morte di Carlo Emanuele III, nel 1773, il nuovo Re Vittorio Amedeo III aveva licenziato in tronco il Ministro per gli Affari di Sardegna, a lui fortemente inviso, Giambattista Bogino Conte di Migliandolo, fedele ed attivo collaboratore del defunto Re, sostituendolo con un incolore funzionario, il Cavaliere Chiavarina, questa Tariffa, che fa riferimento alla Pharmacopoaea Sardoa elaborata, nel 1771, sotto gli auspici, appunto del Bogino, dal Professore di Materia Medica Giuseppe Giacomo Paglietti, di Canale d’Alba, e pubblicata nel 1773, porta la firma del Cavaliere Chiavarina, Reggente la Segreteria di Stato e di Guerra.
Era Vicerè, in quel periodo, il Conte Antonio Francesco Gaetano Gallean di Robbione.
Nella prefazione alla Tariffa, il cui testo integrale fu anche pubblicato in editto6, sono ricordati, in 11 punti, gli adempimenti che i Farmacisti devono soddisfare, alcuni dei quali non sono altro che la ripetizione degli adempimenti già prescritti negli Ordinamenti per i Farmacisti del 16087 (Diap.11-17); contemporaneamente vengono riconfermate le corrispondenze dei pesi da usarsi nelle Farmacie, pesi che dovranno venir controllati e punzonati dal Regio Bilanciere.
Questi sono: la Libbra di 12 Once, l’oncia di 8 Dramme, la Dramma di 3 Scrupoli, pari a 72 Grani, e lo Scrupolo di 24 Grani.
Le multe per le eventuali infrazioni o inadempienze più gravi, di 25 Scudi, sono le stesse di 37 anni prima.
I proventi delle multe saranno ripartiti tra l’Università ed il delatore, in difetto del quale andranno a beneficio della Confraternita dei Santi Cosma e Damiano.
La Tariffa del 1775 è controfirmata dal Segretario del Protomedicato Cadeddu.
Era costui l’Avvocato Salvatore Cadeddu, Segretario dell’Università e Tesoriere del Comune che, coinvolto, nel 1812, nella Congiura detta “di Palabanda”, dal luogo dove si riunivano i congiurati, perse la vita sulla forca il 2/9/1813.
La Tariffa che denomineremo “del Paglietti”, per il riferimento a questa Farmacopea, comprende, in ordine alfabetico, 959 voci, fra le quali compaiono 6 tipi di “Aceta”, 12 di “Adipes Purgati”, compreso quello Umano, 4 tipi di Allume, 77 di “Aquae”, 5 di “Bacchae”, 14 tipi di “Balsama”, 4 di Burro, 7 tipi di “Condita”, 6 di “Confectiones”, 41 tipi di “Conservae”, 11 di “Decocta”, 13 tipi di “Electuaria”, 6 di “Elixir”, 34 tipi di “Emplastra”, 33 di “Extracta”, 8 di Farina, 22 tipi di Fiori, 19 di Gomme.
Tra le varie Erbe vengono distinte: 6 ortensi comuni, 7 ortensi meno comuni, 5 che, abbondanti, possono venir raccolte vicino, 5 che, seppur meno abbondanti, possono ancora venir raccolte vicino, 8 che debbono venir raccolte lontano, 8 che vengono raccolte solo sui monti, 3, pur volgari, provengono solo dall’estero, e 4, meno volgari, anch’esse solo dall’estero.
Tutte le erbe, inoltre sono vendute fresche, essiccate, oppure ancora polverizzate, naturalmente ad un prezzo superiore.
Nella Tariffa sono compresi anche 9 tipi di Infuso, 6 tipi di Pietre, compresa quella “Infernale” (Ag NO3), 8 tipi di Legno, 8 tipi di “Liquor”, 7 di Miele, 10 di Mercurio, 7 tipi di Mucillagine, 5 tipi di Nitro, 28 tipi di Olio comune,9 tipi di Olio ottenuto per pressione e altri 17 tipi di Olio ottenuto per infusione, 27 tipi di “Pillulae”, 16 tipi di”Pulveres”, 50 tipi di Radice che possono venir vendute a pezzetti, od in polvere, 4 tipi di “Rob”, 7 tipi di Zucchero.
I 21 “Sali” vengono distinti in: “Comuni”, “Essenziali”, “Lisciviali”, e “Volatili”.
Sono indicati 3 tipi di Sego e 22 tipi di Semi, alcuni dei quali possono venir venduti anche in polvere.
Sono ancora menzionati 10 tipi di “Spiritus ardentes”, 5 di “Spiritus acidi et dulces”, 6 tipi di “Spiritus volatiles” comprendenti anche quello di Cranio Umano e quello di Vipera, 14 “Succi Purgati”, 54 tipi di “Syrupi”, 15 tipi di “Tabellae”, 9 tipi di Tartaro, 22 tipi di “Tincturae”, 7 tipi di “Trochisci, 9 tipi di Vino fra cui un “Vermuth” ante litteram, 31 tipi di “Unguenta”, ed inoltre Turbith vegetale e minerale Vipere vive, Vetriolo ed altri prodotti.
Il composto o il semplice più economico costa 4 Denari l’Oncia, il più caro 9 Soldi e 6 Denari al Grano.
L’Antimonio “crudo”(Solfuro di Antimonio), in pezzi, costa 10 Soldi la Libbra; l’Aqua Antiscorbutica 20; il Burro d’Antimonio (Cloruro basico o Ossicloruro) 15 Soldi la Dramma; Il Croco di Marte vitriolato (solfato ferrico basico) costa 25 Soldi la Dramma; lo Zafferano 50 Soldi l’Oncia; l’Estratto acquoso di Mirra 20 Soldi la Dramma, quello d’Oppio 10 Soldi lo Scrupolo.
Il Mitridate costa 60 Soldi la Libbra e la Miva di Cotogne 15 Soldi. L’Olio di Bacche di Alloro 18 Soldi la Dramma, quello di Galbano secondo Paracelso 15 Soldi la Dramma, mentre quello di Scorpioni composto 15 Soldi l’Oncia.
La Polvere di Cornachina 15 Soldi la Dramma, la Resina del Perù 15 Soldi lo Scrupolo, i granuli di China-China 20 Soldi l’Oncia, il Vino all’Assenzio (il Vermuth ante litteram già citato) 15 Soldi la Libbra.
La Tariffa si conclude col preziario delle operazioni di confezione di particolari preparati o di particolari prestazioni quali disinfestazioni etc.
E’ un pò difficile pensare di poter ricondurre esattamente il prezzo dei farmaci ricavati dalle tariffe ai prezzi d’oggi, e dare una qualche idea del potere d’acquisto della moneta nel XVIII secolo per la mancanza di sicuri riferimenti.
Lo stesso prezzo dell’Oro e dell’Argento non è significativo in quanto il rapporto tra l’Oro e l’Argento oscillò, negli anni 1755-1785, tra 14,5 a 1 e 15 a 1.
Oggi un kg. di Argento costa intorno alle 200.000 lire mentre un Kg d’Oro intorno a 25 Milioni, nel rapporto, pertanto, di circa 125 a 1.
Per contribuire a dare un’idea del valore della moneta, in quel periodo, basti pensare che un Professore Ordinario della Facoltà Giuridica o di quella Medica dell’Università di Cagliari percepiva, nel 1764, complessivamente Lire1.000 all’anno8.
Oggi un Professore di I Fascia percepisce mediamente, 75.000.000 di Lire all’anno.
Un Mastro Fonditore della Fonderia di Villacidro, operaio ultra specializzato, percepiva, nel 1750, 1 Lira al giorno; un Fonditore, operaio specializzato, 16 Soldi sardi; il manovale meno qualificato 4 Soldi al giorno; il Direttore della Fonderia percepiva, mensilmente, 60 Lire sarde, lo Scrivano 209.
Nel 1755 l’Argento veniva pagato 3 Lire e 11 Soldi sardi l’Oncia (39,56 g.), che in moneta di Piemonte facevano 5 Lire 13 Soldi e 7 Denari.
Nel 1759 la Zecca di Torino comprava e vendeva l’Oro “fino” a 83 Lire, 17 Soldi e 6 Denari di Piemonte l’Oncia (39,56 g.)
Nel 1762 sempre il Direttore della Fonderia di Villacidro percepiva 3 Lire sarde al giorno, mentre un Manovale percepiva 13 Soldi; una Cantara (40,66 Kg.) di Carbone vegetale costava 19 Soldi e 2 Denari sardi9.
Lo stipendio annuo del Vicerè, nel 1762, era di 32.000 Lire10.
Un quintale di grano (2 Starelli e mezzo) costava, sull’aia, nel 1783, 25 Reali, ossia 6 Lire e 5 Soldi sardi, una Cantara (40,66 Kg.) di formaggio pecorino 8-9 Lire, una di lardo 12 Lire e 10 Soldi11.
Nel 1786 la Tesoreria di Cagliari pagava l’Oro a 51 Lire, 13 Soldi e 9 Denari sardi L’Oncia, che in moneta di Piemonte facevano 82 Lire e.14 Soldi12.
Nel 1796 il Professore Ordinario di Medicina Teorico-Pratica dell’Università di Cagliari, uno dei miei quadrisnonni, percepiva ancora 1.000 Lire di Piemonte all’anno13.
Nel 1799 la Regina percepiva un appannaggio annuo di 18.000 Lire di Piemonte, il Principe ereditario, che allora era il Duca d’Aosta, poi diventato Vittorio Emanuele I, percepiva 95.000 Lire, il Duca del Genevese, diventato poi Carlo Felice, ne percepiva 40.00014.
Nel 1798 un Sottotenente di Fanteria percepiva 500 Lire all’anno15; nel 1799 un Capitano d’Artiglieria ne percepiva 1.50016.
Nello stesso anno un mio antenato, Maggiore di Fanteria, Capitano della Guardia degli Alabardieri del Re, percepiva 2.000 lire di Piemonte all’anno17.
Un Capitano di Squadrone dei Dragoni Leggeri di Sardegna, ancora nello stesso anno, percepiva la stessa cifra18
Un altro mio quadrisnonno, Giudice della Sala Criminale della Reale Udienza, come Consigliere e Referendario nel Consiglio di Stato, percepiva 2.000 Lire di Piemonte all’anno19
Di due miei altri antenati, l’uno Capitano di Compagnia delle Guardie del Corpo del Re, e Maggiore Generale di Cavalleria e Dragoni, percepiva, nel 1799, 5.000 lire di Piemonte all’anno20, l’altro, Governatore Militare della Città e del Capo di Sassari nel 1801, ne percepiva 2.55921.
Questi dati potrebbero venir confrontati con gli eventuali dati di alti funzionari di pari rango dei nostri giorni.
La quarta Tariffa, emanata nel 1828 (Diap. 18), sotto il Viceregno del Conte Giuseppe Tornielli di Vergano, regnante Carlo Felice, elenca 1241 voci di semplici e dei loro derivati, ed altre 57 voci di “Fatture” indicanti il costo della loro manipolazione e confezione.
Anche in questa Tariffa nella prefazione sono sottolineati gli stessi adempimenti della precedente, ma questa volta solo in 10 punti.
E’ sparita, infatti, la norma che esimeva i Farmacisti dall’obbligo di tenere tutti i composti menzionati nella Farmacopea, limitando l’obbligo di detenzione solo ai più importanti (Diap. 19-22).
In questa Tariffa, che stranamente è denominata “Tassa” (Diap. 23). compaiono, per la prima volta, i nomi dei composti chimici, col nome più corretto della nomenclatura del tempo, esteso, cosa molto importante, anche a composti dal nome alchemico o jatrochimico non citati nelle “Voci di Spezieria” del Masino22
Le voci di questa Tariffa in italiano sono disposte, sempre alfabeticamente, in modo più razionale e moderno che nelle precedenti (Diap. 24-30).
Per la prima volta compaiono elementi come il Fosforo, lo Iodio, e lo Stagno, e, accanto alle usuali voci di Botanica Farmaceutica tradizionalmente connesse con la Materia Medica, vengono citati molti reagenti, inorganici ed organici.
I prezzi, complessivamente, salvo che per qualche composto, sembrano stabili rispetto a quelli della Tariffa precedente, se non, addirittura più bassi.
Il prezzo più basso compete all’aceto di vino bianco che costa 1 Soldo e 4 Denari la Libbra, quello più alto al Fosforo, che costa 7 Soldi al Grano.
Seguono l’Olio di Crotontiglio, e l’Ambra grigia (5 Soldi al Grano), l’Emetina, il Muschio del Tonkino, la Narcotina, la Polvere di Algarotti (4 Soldi), e infine l’Olio di Rose e di Cannella del Ceylan (3 Soldi e 4 Denari al Grano).
Anche in questa Tariffa è citato il Grasso Umano, che costa come quello di Vipera e quello di Volpe (3 Soldi e 4 Denari la Dramma)
Abbastanza alto è il prezzo dello Iodio (5 Soldi e 4 Denari lo Scrupolo), che però è inferiore a quello del Magistero di Gialappa (5 Soldi e 4 Denari lo Scrupolo), e a quello del Magistero di China (8 Soldi lo Scrupolo), e a quello del Nitrato di Argento (8 Soldi e 4 Denari lo Scrupolo).
Fra le “Fatture” le più care sono la preparazione dei fogli grandi di Cerotto (7 Soldi), l'”Estinzione” del Mercurio nel Grasso (7 Soldi), e l'”Estinzione” della Trementina nelle Polveri (8 Soldi) (Diap. 30-31).
La quinta Tariffa è quella emanata il 25/5/1841, Sotto il Viceregno del Conte Giacomo de Asarta, regnante Carlo Alberto, e pubblicata, a Cagliari il 6/3/1842, che fa riferimento, molto probabilmente, alla Pharmacopoea Taurinensis del 1833.
Nella prefazione, però, della “Farmacopea per gli Stati Sardi” del 1853, sono menzionati alcuni Regolamenti precedenti, per esempio quello per i distretti del Protomedicato: di Torino, del 16/3/1839, e di Genova del 16/1/1841.
E’ probabile, però, che questi si riferiscano esclusivamente solo alle norme per la conservazione sotto chiave, e la vendita dietro ricetta di alcuni medicinali pericolosi.
La prefazione di questa Tariffa, prescrivendone la conformità con quella di Torino, indica, in 19 punti, nuovi adempimenti accanto a quelli ormai tradizionali (Diap 31-42).
I nuovi obbligano il Farmacista a conservare sotto chiave i 50 semplici o composti contrassegnati con un asterisco, e a vendere, solo dietro presentazione di ricetta medica, i 541 contrassegnati da una crocetta, ed a provvedersi della una serie dei pesi metallici della Libbra Medica, e dei suoi sottomultipli, di cui è stabilita la corrispondenza in”gramme”.
Ogni Farmacia dovrà esser dotata, inoltre, di: un peso da 2 Libbre, uno da 1 Libbra, uno da 6 Once, uno da 3 Once, uno da 2 Once, uno da 1 Oncia, uno da Mezza Oncia, quattro da I Dramma, uno da 2 Scrupoli, uno da 1 Scrupolo, uno da Mezzo Scrupolo, uno da 6 Grani, uno da 3 Grani, uno da 2 Grani, e uno da 1 Grano.
I pesi “Medici” dovranno venir conservati rigorosamente separati da quelli “Commerciali”.
Nel 1841 lo Scrupolo non è più di 24 Grani, ma di 20, per cui la Dramma non corrisponderà più a 72 Grani, ma a 60.
La multa più pesante per le eventuali inadempienze è la stessa di cento anni prima: ancora 25 Scudi.
La Tariffa è firmata dal Segretario del Protomedicato Valle e controfirmata dal Primo Segretario di Stato per gli affari di Sardegna Villamarina, lo stesso che anni prima, nel 1812, scoperta la Congiura “di Palabanda”, aveva mandato al patibolo quell’Avvocato Cadeddu che, Segretario del Protomedicato, aveva firmato la Tariffa del 1775.
Don Giacomo Pes, Marchese di Villamarina, regnante Vittorio Emanuele I nel 1816, era stato nominato Vicerè.
Fra le 1629 voci.di questa Tariffa, più moderna e razionale delle precedenti, al vecchio nome alchimistico-jatrochimico dei 139 Sali, 30 Acidi, 2 Basi, e degli altri 53 composti chimici citati, è affiancato quello corrispondente alla nomenclatura vigente (Diap. 43-46).
Sono citati 61 tipi di Acqua, 4 di Bacca, 23 di Balsamo, 4 di Butirro, 8 di Cataplasma, 5 di Cenere, 17 tipi di Conserva, 15 di Corteccia, 20 di Decotto,17 di Elettuario, 8 di Elisir, 30 di Empiastro, 94 tipi di Estratto, 8 di Farina, 13 di Gomma, 6 di Grasso,7 tipi di Legno, 5 di Linimento, 4 di Liquore, 6 di Liscivio, 3 di Magistero, 24 tipi d’Olio ottenuto per distillazione, 13 per pressione, 19 per infusione; 4 tipi di Ossimiele, 8 di Pasta, 5 di Pietra, 24 tipi di Pillola, 19 di Polvere, 15 di Pomata, 8 di Radice, 4 di Resina, 7 tipi di Rob, 22 tipi di Sale, 56 di Sciroppo,10 tipi di Semi, 16 tipi di Spirito,17 di Sugo, 18 tipi di Tavolette, 36 di Tintura, 6 tipi di Trocisco, 32 tipi di Unguento, 6 di Vino, e 6 di Zucchero.
Da questa Tariffa sono finalmente scomparsi sia il Grasso che i varii derivati del Cranio Umano, così come la Mummia che pure era ancora presente, anche se”Egiziaca” in quella precedente
I prezzi non sono più espressi in Soldi e Denari, ma in Lire e Centesimi; infatti anche se il sistema Metrico-Decimale non era stato ancora introdotto, poichè ciò avvenne, infatti, solo nel 1845, il Re Carlo Alberto già prima del suo Editto del 26/11/1842, col quale aveva imposto in Sardegna la monetazione centesimale, aveva stabilito, per le monete sarde i valori corrispondenti seguenti23:
Oro
Carlino 50,00 Lire
Mezzo Carlino 25,00 “
Doppietta 10,00 “
Argento
Scudo 4,80 “
Mezzo Scudo 2,40 “
Quarto di Scudo 1,20 “
Eroso Misto
Reale 0,48 Lire
Mezzo Reale 0,21 “
Rame
Soldo 0,10 “
Mezzo Soldo 0,05 “
Cagliarese 0,01 “
Il prezzo più basso compete al Latte di Vacca (10 Centesimi la Libbra), il più alto all’Asparagina (90 Centesimi al Grano), seguita dal Sublimato Corrosivo (50 Cent./Grano), dall’Acido Succinico (3 Lire /Dramma), e dagli Eteri Muriatico e Nitrico (2 Lire/Dramma).
Nel 1861 lo Scudo sardo di 10 Reali corrispondeva a 4 Lire e 80 Centesimi, il Reale di 5 soldi a 48 Centesimi, il Soldo di 12 Denari a 9,6 Centesimi; il Denaro 0,8 Centesimi; la Lira sarda di 20 Soldi a 1 Lira e 92 Centesimi24
Per portare al valore del 1987 una Lira del 1861, secondo una tabella dell’Istat, bisogna moltiplicarla per il coefficiente di rivalutazione 4175,6098.
1 Archivio di Stato di Cagliari (A.S.C.), Fondo Regie Provvisioni, Vol. 14, 21/12/1785.
2 A.S.C., Fondo Regie Provvisioni, Vol. 3, 29/12/1763.
3 A.S.C., Fondo Regie Provvisioni, Vol. 7, 28/3/1768.
4 A.S.C., Fondo Regie Provvisioni, Vol. 4, 7/2/1767.
5 A.S.C., Fondo Segreteria di Stato e di Guerra, II Serie, Vol. 863, 23/11/1731.
6 A.S.C. Fondo Atti Governativi ed Amministrativi Vol. 6, n.340.
7 P.Amat di San Filippo: Antichi Ordinamenti dei Farmacisti di Cagliari – Atti e Memorie dell’A.I.S.F., 1990, VII, (2), 87-104.
8 A.S.C. Fondo Regie Provvisioni, Vol. 4, 1/7/1764.
9 G. Rolandi: La Metallurgia in Sardegna; Ed. l’Industria Mineraria , Roma 1971, pag. 100.
10 A.S.C. Fondo Regie Provvisioni, Vol. 3, 7/5/1762.
11 G. Rolandi: Loc. cit. pag 110.
12 Archivio di Stato di Sassari (A.S.S.); Manoscritto 33, carta 108 v.
13 A.S.C.: Fondo Regie Provvisioni, Vol. 22; 8/6/1796.
14 A.S.C.: Fondo Regie Provvisioni, Vol. 24; 20/5/1799.
15 A.S.C.: Fondo Regie Provvisioni, Vol. 23; 31/4/1798.
16 A.S.C.: Fondo Regie Provvisioni, Vol. 24; 22/4/1799.
17 A.S.C.: Fondo Regie Provvisioni, Vol. 24; 9/5/1799.
18 A.S.C.: Prec. cit.; 13/9/1799.
19 A.S.C.: Fondo Regie Provvisioni, Vol. 25; 11/12/1799.
20 A.S.C. Prec. cit.; 17/5/1799.
21 A.S.C.: Fondo Regie Provvisioni, Vol. 26; 15/6/1801
22 C. Masino: Voci di Spezieria dei secoli XIV-XVIII – Ed. A.I.S.F. Piacenza 1988.
23 Tavole Comparative fra i Pesi e Misure del Sistema Metrico Decimale ed i pesi e Misure antiche del Regno di Sardegna; Cagliari Tip. A.Timon 1845, pag.16
24 A. Del Panta: Un Architetto e la sua Città – L’opera di Gaetano Cima (1805-1878) nelle carte dell’Archivio Comunale di Cagliari; Ed. La Torre Cagliari 1983, pag. 356.